Ripercorriamo la vita della grande scrittrice britannica Charlotte Brontë (sorella di Emily e Anne) e approfondiamo le sue opere e il suo stile: non solo “Jane Eyre”, ma anche “Il professore”, “Shirley” e “Villette”…

La vita di Charlotte Brontë (1816-1855), autrice britannica nota soprattutto per il suo romanzo più ispirato, Jane Eyre, è stata segnata sin dall’infanzia da un’atmosfera piuttosto cupa, che la scrittrice ha cercato di compensare impegnandosi con anima e corpo nelle attività che amava di più.

Fortemente legata al fratello Branwell e alle sorelle Emily Brontë (1818-1848) e Anne Brontë (1820-1849), diventate a loro volta dei capisaldi della letteratura inglese dell’Ottocento, Charlotte Brontë ha avuto infatti una vita breve ma segnata da esperienze di grande spessore, che spesso ha riportato – fra le righe – nelle sue opere.

Ecco quindi un excursus che ripercorre le tappe fondamentali della sua vita, e che mette in luce gli elementi principali dei suoi romanzi: non solo Jane Eyre, ma anche Il professore, Shirley e Villette

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In salute e in malattia

Venuta al mondo il 21 aprile del 1816, a Thorntorn, Charlotte Brontë è figlia dell’insegnante religiosa Maria Branwell e del curato irlandese Patrick Brontë, il cui vero cognome è in realtà Porunty.

Laureato a Cambridge, nonostante le sue umili origini, l’erudito comincia infatti a firmarsi Brontë da quando l’ammiraglio Nelson viene nominato da Ferdinando di Borbone duca di un borgo siciliano che si chiama proprio Bronte.

Quando ha ancora quattro anni, la famiglia si trasferisce a Haworth, nello Yorkshire, dove il padre acquisisce una piccola proprietà parrocchiale affacciata sul cimitero locale. È qui che poco dopo sua madre perde la vita dopo aver dato alla luce ben sei figli, affidando le loro cure alla sorella Elizabeth e a un’affettuosa governante.

Circondata dal grigiore della brughiera, Charlotte Brontë cresce coltivando il suo amore per la lettura, che eredita dal padre, e stringendo un rapporto sempre più affezionato con il fratello Branwell e le sorelle minori Emily e Anne: è per quest’ultima che, a soli dieci anni, scrive infatti il suo primo racconto, creando poi in loro compagnia dei mondi letterari sempre più elaborati.

L’equilibrio che Charlotte sembra aver raggiunto con fatica nella suggestiva ma desolata atmosfera domestica si infrange quando, iscrittasi alla Clergy Daughter’s School, vede morire prematuramente le due sorelle maggiori a causa delle pessime condizioni alimentari e igieniche dell’istituto, per poi tornare a casa turbata e indebolita.

Decide allora di proseguire gli studi alla scuola di Roe Head, dove già da giovanissima inizia poi a lavorare affiancando le sue mansioni di insegnante a quella di istitutrice privata, salvo cambiare strada nel 1842 – nel momento in cui decide di trasferirsi a Bruxelles con Emily per studiare il francese.

Da Currer Bell al successo postumo

All’epoca Charlotte Brontë ha 24 anni, e quando conosce il professore di retorica Constantin Héger comincia a provare per lui una passione genuina e totalizzante, da cui però è costretta a prendere le distanze dopo un legame sempre più personale con il docente, dal momento che si tratta di un uomo più grande di lei e già sposato.

Rientrata in Inghilterra nel 1844, si dedica a dei progetti letterari più strutturati insieme alle sorelle, che nel 1847 pubblicheranno in contemporanea Cime tempestose e Agnes Gray, mentre l’opera Il professore di Charlotte viene rifiutata e la scrittrice esordirà con un romanzo di formazione intitolato Jane Eyre, che come i suoi libri successivi dà alle stampe sotto lo pseudonimo di Currer Bell.

La copertina di due libri di Charlotte Bronte, intitolati Il professore e Jane Eyre

Dopo aver visto spegnersi l’uno dopo l’altro Branwell, Emily e Anne, Charlotte Brontë accantona l’idea di sposarsi per amore – in passato ha rifiutato per questo motivo più di una proposta di matrimonio – e, contro il volere del padre, sposa nel 1854 il reverendo Nicholls, coadiutore della sua parrocchia.

Con il passare degli anni, del resto, l’autrice ha maturato la consapevolezza che sia difficile trovare un marito in grado di accettare una personalità come la sua, bisognosa della propria indipendenza e al tempo stesso al corrente dei limiti culturali della società in cui vive, e decide di unirsi a un uomo che quantomeno la rispetti, la capisca e le voglia bene.

Sfortunatamente, però, le loro nozze non sono destinate a durare a lungo, perché mentre aspetta il primo figlio Charlotte Brontë va incontro a numerose complicazioni dovute alla gravidanza, e muore il 31 marzo 1855.

La sua cara amica e intellettuale Elizabeth Gaskell (1810-1865) curerà nel 1857 la sua prima biografia, rivelando al mondo la vera identità di Currer Bell (che intanto non ha lasciato indifferente la critica) e contribuendo a rendere note ai posteri le sue opere, proprio come faranno in seguito le biografe Winifred Gérin (1901-1981), Lyndall Gordon (1941) e Juliet Barker (1958).

La poetica e i romanzi di Charlotte Brontë

Le opere di Charlotte Brontë sono caratterizzate da una grande padronanza del linguaggio, con cui è verosimile ipotizzare che l’autrice abbia cercato di fare ordine nella sua turbolenta e spesso sofferta vita personale, segnata invece da sfide e cambiamenti repentini.

Non è un mistero, dopotutto, che nei suoi testi abbia sempre inserito degli elementi ispirati alle vicende che l’hanno interessata in prima persona, dal trauma del collegio a quello della perdita dei suoi cari, passando per un amore travolgente ma impossibile fino ad arrivare alla dedizione con cui ha svolto il suo ruolo di istitutrice.

Il suo stile, sempre raffinato, lirico eppure misurato, si accompagna a tematiche sociali, familiari e sentimentali molto profonde, che denunciano i costumi vittoriani coinvolgendoci contemporaneamente in episodi di grande spessore psicologico e dalle tinte gotiche, che rendono i suoi romanzi unici nel loro genere.

Il più conosciuto fra tutti è senza dubbio Jane Eyre (Garzanti, traduzione di Ugo Dettore), che come Il professore (Fazi, traduzione di Martina Rinaldi) prende spunto dai suoi sentimenti per Héger, presentandoci una protagonista sfortunata e maltrattata, ma che grazie alla sua forza d’animo, alla sua etica e al suo percorso di maturazione saprà gestire i propri impulsi e trovare la felicità in un rapporto alla pari con il tenebroso Mr. Rochester.

Shirley (Fazi, traduzione di Sabina Terziani) si concentra invece sull’amicizia fra una ricca ereditiera e una donna ben più umile, mentre Villette (Fazi, traduzione di Simone Caltabellota) ha per protagonista la giovane insegnante di un severo collegio femminile, che deve affrontare condizioni di vita, di lavoro e di sentimenti sempre più complesse.

Più in generale, tutti i libri di Charlotte Brontë, già acclamati quando l’identità della loro autrice era ancora ignota, hanno ispirato intere generazioni di intellettuali, fungendo anche da spunto per diversi adattamenti cinematografici, e configurandosi come alcune fra le opere più evocative e sfaccettate del panorama anglosassone del XIX secolo.

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