“Se esiste un perdono”, il nuovo libro di Fabiano Massimi, è il racconto di uno straordinario esempio di umanità e coraggio, un romanzo storico dai sentimenti delicati. Nella Praga degli anni Trenta, in mezzo alla cupezza dell’inverno e delle follie della guerra, lo spirito di solidarietà riesce a mantenere viva l’inestinguibile fiamma della speranza…

Da qualche anno, a periodi alterni, gira sul web un video estrapolato da una puntata di un programma della BBC del 1988. La presentatrice fa il nome di Nicholas Winton, ospite in studio, e poi indica la donna seduta accanto a lui. Lei lo abbraccia, lo ringrazia. Lui non riesce a crederci. Accade lo stesso con la donna sull’altro sedile e poi con l’intera platea. Uomini e donne che gli dicono grazie, con gli occhi lucidi. Tutti loro gli devono la vita.

Quella di Nicholas Winton è un’impresa eroica che gli è valsa la fama di “Schindler britannico” e che fino ad allora era rimasta nascosta. Era stata la moglie di Winton, Grete, a farla riemergere quando aveva ritrovato un vecchio album di ritagli e appunti che documentava i salvataggi.

In un’epoca in cui spesso opere di altruismo vengono sminuite dalla frenesia dell’ostentazione, è importante riesumare e raccontare dalle pagine della nostra storia recente la storia di chi, del proprio eroismo votato a una causa autenticamente umanitaria, ne aveva tenuto invece silenzio per quasi cinquant’anni.

Ma è altrettanto fondamentale poi che di queste vicende straordinarie venga garantita la memoria. Ed è (anche) a questo bisogno che risponde Se esiste un perdono, il nuovo romanzo di Fabiano Massimi, autore al suo terzo titolo con Longanesi e vincitore del Prix Polar 2022.

Fabiano Massimi, Se esiste un perdono – Copertina

Dopo L’Angelo di Monaco (Longanesi, 2020) e I demoni di Berlino (Longanesi, 2021), Massimi realizza il suo primo libro stand-alone, in cui il lavoro di ricerca storica viene declinato all’interno di una narrazione romanzata, piacevole e delicata.

Siamo nella Praga del 1938, alla vigilia dello scoppio della Seconda guerra mondiale: mentre il furore nazista dilaga in Europa e incombe minaccioso sulla Cecoslovacchia, Nicholas Winton, inglese di origini ebraiche, allestisce da Praga dei treni diretti nel Regno Unito per mettere in salvo quanti più bambini possibile.

Un’impresa folle? Forse. Le difficoltà, gli ostacoli sono di ogni natura: burocratica, politica, economica. Bisogna preparare una lista con i nomi dei bambini, trovare fondi e appoggi, parlare con le associazioni che permettano di affidare i piccoli a famiglie britanniche e, soprattutto, organizzare la partenza dei treni, nella speranza che non si presentino improvvise novità sul fronte militare.

Nicholas, ai tempi nemmeno trentenne, non è solo a occuparsi di tutto questo: ad aiutarlo ci sono Trevor Chadwick, Doreen Warriner e la giovane Petra Linhart, guida e punto di riferimento per Winton in una città a lui sconosciuta.

Ma al di sopra delle difficoltà organizzative campeggia il dramma umano: genitori costretti ad abbandonare i loro figli per garantirgli un futuro, anzi la sopravvivenza stessa; bambini strappati alle loro case e ai loro affetti, ai quali nessuno può spiegare il perché di questo sacrificio, reso necessario dalla sorda macchina della guerra e dalle follie della propaganda nazista.

Praga è un coacervo di stradine e figure di ogni genere, di luci soffuse, ombre e gelo. In mezzo a questo grigiore c’è una figura, che si staglia quasi come un simbolo epifanico di luce, di candore, e che abbaglia Winton: la chiamano la Bambina del Sale, perché tutte le sere vende ai passanti sacchetti in tela azzurra con dentro una manciata di sale, introvabile da tempo. È schiva, misteriosa e, a differenza degli altri bambini, sembra che non voglia essere salvata. La Bambina del Sale ha un segreto da proteggere, un dolore da tenere nascosto. Ma, quando tutto sembra volgere per il meglio, una rivelazione giunge a sconvolgere una missione umanitaria già disperata.

In Se esiste un perdono Fabiano Massimi accompagna il lettore in mezzo alle strade della Praga degli anni Trenta in un tempo storicamente determinato, ma anche sospeso e pittoresco.

I punti di partenza del testo sono ambiziosi: una storia vera relativa alla Seconda guerra mondiale, un’ambientazione estera e personaggi dalla valenza universale. Se esiste un perdono riesce a combinare insieme questi elementi, candidandosi come modello contemporaneo di romanzo di argomento storico.

Inoltre, l’ambientazione all’interno di una Praga onirica, tratteggiata con lievi tocchi impressionistici, conferisce alla narrazione un tocco di realismo magico, che trova un suo rappresentante privilegiato proprio nel personaggio, quasi ectoplasmatico, della Bambina del Sale: quest’ultima, ricordando la protagonista di Storia di una ladra di libri di Markus Zusak (Frassinelli, traduzione di Gian Maria Giughese), figura come un simbolo di purezza e un correlativo oggettivo dell’impresa di Winton.

In punta di penna, dosando fra storia e invenzione, l’autore riesce ad accendere quel barlume di speranza con cui illuminare e rischiarare una delle pagine più oscure e tristi del nostro passato.

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