“È difficile riconoscere la fragilità di chi ci circonda, perché siamo abituati a mascherare la nostra. Nascondiamo tutto ciò che può farci apparire ‘deboli’, tutto ciò che mina la nostra immagine”. In occasione dell’uscita di “Sindrome”, il suo nuovo romanzo, Rokia si racconta con ilLibraio.it, ripercorrendo i suoi primi passi nel mondo della lettura e della scrittura e parlando del nuovo libro (“È una bandiera per le malattie mentali, un’ancora con la forma di una rosa bianca”), per sottolineare l’importanza di chiedere aiuto nei momenti di difficoltà (“Io l’ho fatto, sono in terapia da quasi un anno, e non avrei potuto compiere scelta migliore”) e di mostrarsi per chi si è, guardando negli occhi le proprie paure (“La paura ha a sua volta altre paure e questo la rende un’emozione più umana e fragile di quello che pensiamo. Se iniziassimo a vederla così, saremmo molto più clementi con le nostre emozioni”) – L’intervista (senza dimenticare l’appuntamento di martedì 27 giugno, alle ore 18.30, sul canale TikTok del sito ilLibraio.it, con il dialogo in diretta tra Erin Doom e Rokia moderato da Jolanda Di Virgilio)

“Da bambina ero sempre molto malata, venivo ricoverata in pediatria e stavo lontana da chi aveva la mia stessa età. Il tempo in clinica non passava mai, così, per distrarmi, le infermiere mi portavano da leggere dei libri di fiabe, racconti che divoravo con una fame insaziabile. È nato lì il mio amore per la lettura. Quando poi finivo di leggere una storia che mi appassionava particolarmente, iniziavo a scrivere per conto mio un seguito o una trama alternativa nel mio diario segreto. Mi succedeva non solo con i libri, ma anche con i film e con le serie tv: vedevo una scena e la mia mente costruiva infiniti intrecci che davano vita a piccole storie“.

ilLibraio Estate 2023

Il numero estivo della rivista Il Libraio. In copertina, Rokia

È così che la giovane Rokia si racconta a ilLibraio.it, ripercorrendo i suoi primi passi nel mondo della scrittura e della lettura, passi che – una piccola storia alla volta – dal 2016 l’hanno portata a pubblicare i suoi testi su Wattpad quasi per gioco, con lo pseudonimo di Clarine Jay, permettendole di raggiungere ben presto milioni di letture.

Il suo esordio editoriale, The Truth Untold (Magazzini Salani) è uscito nel 2022. Ora Rokia (in copertina nel numero estivo della rivista Il Libraio, ndr) torna in libreria con il suo primo romanzo inedito: Sindrome (Magazzini Salani), una fiaba al contrario che narra di una strega, un principe, un drago e una sirena. Quattro ragazzi che conoscono il dolore e che vanno alla ricerca di un modo per guarire.

Ciascuno di loro, infatti, fin dall’inizio lotta da solo contro i propri demoni: tenta di fronteggiarli senza chiedere aiuto, ma la sofferenza è troppa e la battaglia sembra perduta. Un giorno, però, per intuizione di una geniale dottoressa, i quattro si ritrovano insieme, a competere per costruirsi un futuro nel mondo del giornalismo e lasciarsi alle spalle il dolore.

I loro caratteri si preparano a reagire come elementi nella provetta di un chimico. Sia è invadente e anticonformista. È l’acerrima nemica di Derek, un principe di ghiaccio con un segreto tenebroso che lo rende diffidente e scostante. L’odio che scorre tra i due non ha limiti, ma cela un’infinita e incontrollabile attrazione.

Olivia ha perso la voce per via di un fantasma che le impedisce di respirare. Cova dentro di sé il desiderio di dissolversi nel nulla. La fiamma di Edgar è la sola a ricordarle la bellezza delle piccole cose. Disordinato, autoironico e fin troppo impacciato, Edgar vive tra attacchi di panico ed esplosioni di rabbia, e il canto di sirena di Olivia riesce ad accarezzarlo con delicatezza.

Man mano che i giorni passati insieme si sommano, la loro amicizia cresce fino a diventare la chiave per elaborare la sofferenza. Eppure, il passato non smette di minacciarli, le ferite non cessano di riaprirsi. Ma se nessuno può illudersi di rimanere illeso mentre combatte i suoi demoni, l’amore ha il potere di ricucire un cuore che sanguina

Copertina del libro Sindrome di Rokia

Rokia, Sindrome è il primo romanzo che ha scritto senza pubblicare su Wattpad un capitolo alla volta. Come ha vissuto questa esperienza di scrittura diversa dalle precedenti, e come si sta preparando ad accogliere tutte insieme le reazioni di chi leggerà il libro?
“In realtà, avevo pubblicato Sindrome su Wattpad capitolo per capitolo, proprio come il romanzo precedente. L’unica differenza è che è rimasto sulla piattaforma per poco tempo rispetto alle altre storie: ho dovuto infatti rimuoverlo per editarlo insieme a Magazzini Salani e pubblicarlo poi in cartaceo.
Per quanto riguarda le reazioni di chi lo leggerà, devo ammettere che sono un po’ agitata: Sindrome rappresenta per me un passo importante, non solo per i messaggi che trasmette, ma anche per il significato che ha avuto per me. È una bandiera per le malattie mentali, un’ancora con la forma di una rosa bianca. Un modo per ricordare a chi legge che anche la nostra mente può stare male, non solo il nostro corpo; che esiste qualcosa di profondo e radicato dentro ognuno di noi, e che è bene prendersene cura e notarlo”.

Proprio com’era successo con The Truth Untold, anche nel caso di Sindrome lei ha definito il romanzo una fiaba: da dove nasce la scelta di recuperare questa forma narrativa per raccontare la storia di Derek, Edgar, Olivia e Sia?
“Amo le fiabe da sempre, è grazie ad esse che ho iniziato a leggere. Le trovo romantiche, affascinanti e magiche. Non si dimenticano mai, sono storie che trasportano personaggi e colori di generazione in generazione. Mi piace il fatto che abbiano sempre una qualche morale, un messaggio implicito tra le righe. Per questo, all’inizio di ogni capitolo di Sindrome, c’è una fiaba (inventata da me) che pone le basi per ciò che si leggerà di lì a poco”.

Una citazione tratta dal libro "Sindrome" di Rokia

I caratteri dei personaggi, tutti così lontani fra loro, sembrano a loro volta venire da fiabe di tradizioni differenti l’una dall’altra: quali sono state le sue fonti di ispirazione nel creare la loro personalità?
“Sì, ognuno dei personaggi di Sindrome rappresenta una figura fiabesca, e il motivo di questa scelta si scoprirà nel corso della storia, quindi al riguardo non anticipo nulla. Posso dire, però, che quando ho creato questi quattro personaggi, ho scelto volutamente degli apici opposti, dando a ciascuno di loro una personalità diversa, e costruendoci sopra un filone che mi permettesse di mostrare la loro lotta contro ‘i demoni della mente’. Tutti loro nascono quindi dalla mia necessità di narrare e mostrare i diversi lati della psiche umana”.

Un fattore che in Sindrome facilita fin dall’inizio l’evoluzione dei protagonisti è la presenza di una dottoressa che sa accompagnare e illuminare il loro percorso: quanto è importante avere nella propria vita una figura di riferimento come questa?
“È fondamentale poter contare su qualcuno che sappia porgerti la mano quando crolli negli angoli più bui di te stesso. Io l’ho fatto, ho chiesto aiuto. Sono in terapia da quasi un anno, ormai, e non avrei potuto prendere scelta migliore. Stavo precipitando in un baratro fatto di pensieri corrosivi e vicoli ciechi, non riuscivo a uscirne da sola, e le persone attorno a me non sapevano come aiutarmi. Così, ho provato a rivolgermi a una professionista e ho iniziato a notare che, nonostante pensassi di essere completamente sana, in realtà c’era una parte di me molto malata che continuavo a trascurare. Quando mi sono resa conto di quanto fossi spezzata e frantumata, ho pianto. Mi stavo distruggendo con lentezza, e avevo bisogno di qualcuno che mi permettesse di vederlo con delicatezza. La mia psicologa ci è riuscita, mi ha aiutata a ritrovarmi, e di questo le sarò sempre grata”.

In foto: Rokia

In foto: Rokia

Ad aprire il capitolo 31 c’è una fiaba che si conclude così: “Se si sapesse che la paura ha altre paure, probabilmente si inizierebbe a guardarla con occhi diversi”. Con quali occhi dovremmo iniziare a guardarla, secondo lei, e in che modo questo potrebbe cambiare le nostre esperienze quotidiane?
“La paura è un’emozione primaria: fa parte di noi, e provarla non fa altro che ricordarci che siamo umani. Spesso tendiamo a fuggire dalle nostre emozioni, quasi rinnegandole a noi stessi. Comportandoci così, però, non facciamo altro che demonizzare un’emozione che non può essere controllata e che, soprattutto, non rappresenta un male di per sé. Perché le emozioni sono solo campanelli, ci avvisano al minimo cambiamento interno e ci permettono di assaporare le diverse sfumature da cui è composta la vita. La paura ha a sua volta altre paure e questo la rende un’emozione più umana e fragile di quello che pensiamo. Se iniziassimo a vederla così, saremmo molto più clementi con le nostre emozioni e con tutto ciò che ne deriva”.

Nel romanzo ricorre l’idea che chi cerca di scappare dalla propria sofferenza, quando non è capace di affrontarla, venga percepito dall’esterno come un mostro. Da cosa può dipendere un’impressione simile e perché a volte è difficile riconoscere la fragilità di chi ci circonda?
“È difficile riconoscere la fragilità di chi ci circonda perché siamo abituati a mascherare la nostra. Nascondiamo tutto ciò che può farci apparire ‘deboli’, tutto ciò che mina la nostra immagine. E questo diventa un circolo vizioso in cui nessuno mostra al prossimo la sua vera essenza, fatta di crepe e di luci, di ombre e di raggi. Cadiamo in quella che si definisce la ‘trappola della felicità’, mostrando agli altri di non essere fragili e convincendoci in qualche modo di essere forti. Eppure, se qualcuno iniziasse a mettere in dubbio questa immagine di eterna perfezione, salterebbero fuori realtà molto diverse”.

I ringraziamenti che ha inserito alla fine della storia, così intimi e toccanti, si concludono con una promessa: “A presto con un’altra fiaba”. Ha quindi già qualche spunto per il prossimo libro, o qualche altro progetto che sta per prendere il via?
“Sto lavorando a tanti progetti, ma non posso dire altro. Scrivere ‘A presto con un’altra fiaba’ rappresenta un po’ una promessa tra me e i miei lettori: finché continuerò a inserire questa frase alla fine dei miei libri, significa che andrò avanti a scrivere storie e racconti da condividere con tutti loro”.

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