Da Gaio Valerio Catullo (84-54 a.C.) a Edmond Rostand (1868-1918), passando per Dante Alighieri (1265-1321) e per Sándor Márai (1900-1989), una rassegna di frasi sui baci tratte dalla letteratura, dalle quali prendere ispirazione per scrivere una dedica alla propria dolce metà, o anche solo per riflettere sul significato di questa romantica dimostrazione d’affetto…

Ci sono esperienze che, a qualunque età vengano vissute, restano avvolte da un fascino e da un mistero totalizzanti: innamorarsi è senza dubbio una di queste, visto che un sentimento come l’amore finisce per coglierci sempre alla sprovvista e per farci restare a corto di parole con cui descriverlo.

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Fortunatamente, però, i grandi scrittori e le grandi scrittrici del passato che si sono ritrovati nella nostra stessa condizione hanno saputo dar voce, con il loro talento, a questa vasta gamma di emozioni, trovando il modo di spiegare perfino un gesto di passione e intimità come quello di un bacio.

Da Gaio Valerio Catullo (84-54 a.C.) a Edmond Rostand (1868-1918), passando per Umberto Saba (1883-1957) e per Sándor Márai (1900-1989), ecco quindi, di seguito, una rassegna di frasi sui baci tratte dalla letteratura, dalle quali prendere ispirazione per scrivere una dedica alla propria dolce metà, o anche solo per riflettere sul significato di questa romantica dimostrazione d’affetto

Cominciamo da una frase sui baci del sommo poeta Dante Alighieri (1265-1321), che nel V Canto dell’Inferno, nella sua Divina Commedia (Garzanti, a cura di Emilio Pasquini e Antonio Quaglio), descrive con con delicata sensualità il primo bacio tra Paolo e Francesca mentre leggono insieme la storia di Lancillotto e Ginevra:

Quando leggemmo il disïato riso
esser baciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante.

Una frase sui baci tratta dalla Divina Commedia di Dante Alighieri

Uno slancio al quale, messi davanti all’oggetto del nostro desiderio, risulta pertanto difficile sottrarci se l’attrazione è reciproca, e che abbiamo ereditato dalle popolazioni arrivate su questo pianeta prima di noi, come osserva lo scrittore Umberto Saba (1883-1957) nel volume Scorciatoie e raccontini (Einaudi):

Anche la civiltà cannibalica ci ha lasciato, morendo, qualcosa di apprezzabile: il bacio.

Se ci pensiamo, d’altronde, le relazioni umane non sarebbero mai state le stesse senza la possibilità di un contatto tanto ravvicinato ed esclusivo fra le nostre labbra e quelle di chi amiamo, al punto che secondo l’autore Sándor Márai (1900-1989), come scrive in una frase sui baci contenuta nell’opera Il gabbiano (Adelphi, traduzione di Laura Sgarioto):

Si è sempre in cammino verso la persona alla quale un giorno si darà un bacio.

Una frase di Sándor Márai sui baci tratta dalla letteratura

Come riuscire, però, a definire con esattezza il bacio? Ci ha provato, fra gli altri, il poeta francese Edmond Rostand (1868-1918), quando nel suo Cirano de Bergerac (Pierro Editore, traduzione Mario Giobbe) si è posto proprio questo interrogativo e ha provato a elaborare la sua risposta:

Ma poi che cosa è un bacio? Un giuramento fatto
un poco più da presso, un più preciso patto,
una connessione che sigillar si vuole,
un apostrofo roseo messo tra le parole
t’amo; un segreto detto sulla bocca, un istante
d’infinito che ha il fruscio di un’ape tra le piante,
una comunione che ha gusto di fiore,
un mezzo di potersi respirare un po’ il cuore,
e assaporarsi l’anima a fior di labbra!

Un’altra descrizione degna di nota è contenuta in un’evocativa frase sui baci dello scrittore napoletano Erri De Luca, il quale ne Il contrario di uno (Feltrinelli) fa esprimere come segue il giovane protagonista del romanzo che è alle prese con il suo primo amore:

I baci non sono anticipo d’altre tenerezze, sono il punto più alto. Dalla loro sommità si può scendere nelle braccia, nelle spinte dei fianchi, ma è trascinamento. Solo i baci sono buoni come le guance di pesce.

Una frase di Erri De Luca sui baci tratta dalla letteratura

Essendo tanto “buoni” e “trascinanti”, non stupisce che i baci agli innamorati sembrino simili alle ciliegie: l’uno tira l’altro – e soprattutto l’uno chiama l’altro, come spiegano bene i versi dell’autrice francese Louise Labé (1524 circa-1566), della quale in Storia della letteratura erotica (Rusconi, traduzione di Basilio Luoni) di Sarane Alexandrian troviamo la seguente versione italiana:

Baciami ancora, e poi di nuovo e ancora,
dammi un bacio dei tuoi con più sapore,
dammi un bacio dei tuoi con più amore,
te ne renderò quattro più caldi della brace.

Ti lamenti, infelice? Lascia che plachi il tuo male
con altri dieci, dolci come il miele.
Così unendo i nostri baci tanto avventurati
l’uno dell’altro godiamo a piacer nostro…

E concludiamo ora con una delle frasi sui baci più famose della letteratura, a cui le parole di Labé non possono non averci fatto ripensare, contenuta nel Carme 5 del poeta latino Gaio Valerio Catullo (84-54 a.C.), qui riportato nella traduzione di Salvatore Quasimodo (1901-1968):

Tu dammi mille baci, e quindi cento,
poi dammene altri mille, e quindi cento,
quindi mille continui, e quindi cento.
E quando poi saranno mille e mille
nasconderemo il loro vero numero,
che non getti il malocchio l’invidioso
per un numero di baci così alto.

(Le grafiche sono state realizzate con Canva)

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