“Esistono libri che dopo averli letti ti accorgi di non essere più la stessa persona”. Guendalina Middei, alias Professor X, in libreria con “Innamorarsi di Anna Karenina il sabato sera – L’arte di leggere i classici in dieci brevi lezioni”, ci parla dei classici russi, e in particolare dei capolavori di Fëdor Dostoevskij, a partire da “Delitto e castigo”, e spiega come avvicinarsi a queste opere (“inutile farlo svogliatamente”): “La letteratura russa mi fece capire che giusto e sbagliato, bene e male sono categorie incredibilmente complesse…”

Esistono libri che dopo averli letti ti accorgi di non essere più la stessa persona. Libri che racchiudono una parola, un’idea, un’immagine talmente potenti e profonde da rivoluzionare il tuo mondo. Delitto e castigo è stato per me uno di questi libri.

Nel capolavoro di Fëdor Dostoevskij trovai tutto quello che la letteratura dovrebbe suscitare: un fremito di sorpresa, un brivido lungo le scapole, una lettura in grado di farmi sentire ora euforica ora braccata.

Quando lo lessi per la prima volta non riuscivo a staccarmi dalle sue pagine, perché quel libro scritto più di un secolo prima da un autore russo dal nome quasi impronunciabili, esprimeva con incredibile precisione quello che non riuscivo a formulare neppure a me stessa. Delitto e castigo fu per me ciò che la madeleine fu per Marcel Proust:

Nello stesso istante in cui il liquido al quale erano mischiate le briciole del dolce raggiunse il mio palato, trasalii, attratto da qualcosa di straordinario che accadeva dentro di me. […] Di colpo, m’aveva reso indifferenti le vicissitudini della vita, inoffensivi i suoi disastri, illusoria la sua brevità, allo stesso modo in cui agisce l’amore, colmandomi di un’essenza preziosa: o, meglio, questa essenza non era in me, era me stesso.[1]

Un nostro scrittore, Paolo Nori, dice che leggere Dostoevskij gli piace perché lo fa sanguinare. Qualcuno si chiederà: “Che c’è di bello a sanguinare?”.

A vent’anni il mio mondo era andato in frantumi, tutto sembrava disintegrato, sconnesso, lacerato. Soffrivo di neuropatia, e nessuno all’inizio capiva che cosa avessi e perché stessi tanto male. Non capivo che cosa mi stesse succedendo, mi sembrava che la vita mi avesse giocato un terribile scherzo. Ero in cerca di qualcosa, ma non di parole di conforto: non cercavo lo scrittore che parlasse della bellezza o della gioia o della nobiltà dell’uomo, ma qualcuno che desse voce al mio dolore, che mi desse le parole per esprimerlo. È stato allora che ho scoperto Delitto e castigo.  C’è questo giovane che sente e pensa troppo intensamente e si chiede “perché c’è tanta ingiustizia sulla terra? Da dove nasce la sofferenza?”. E siccome nessuno gli risponde, è a se stesso che rivolge queste domande.

Anche io, proprio come lui, avevo cominciato a dar voce ai miei pensieri. Anche io, proprio come lui, sentivo dentro di me queste terribili domande che mi agitavano la mente. Ecco perché ho così amato i suoi libri che hanno segnato la mia iniziazione ai classici della letteratura russa. Da allora non ho mai smesso di leggerli e di rileggerli, di abitare le loro pagine alla ricerca delle risposte alle domande che mi bruciavano dentro.

Nella letteratura russa trovai le domande prime e ultime dell’uomo. È tutta un dibattersi di enigmi e dubbi morali. Vi trovai studenti febbricitanti che sognano di essere Napoleone, asceti scalzi, sognatori, rivoluzionari, meschini impiegati di provincia, atei che parlano di Dio e che sognano il diavolo e criminali che vorrebbero diventare santi. In Delitto e castigo uno studente uccide una vecchia usuraia per dimostrare a se stesso di avere il diritto di uccidere. Nei Fratelli Karamazov un figlio desidera la morte del padre ubriacone e dissoluto. È un concetto disturbante, no? O pensate ad Anna Karenina. Provate a immaginare l’effetto che produsse sulla società ottocentesca la storia di una donna sposata che abbandona il marito per stare con l’amante.

Che cos’hanno in comune questi romanzi? Ci turbano, ci costringono ad esempio a domandarci: è giusto punire una donna che ha commesso adulterio? E cos’è più importante: il rispetto di un voto o l’amore? La letteratura russa mi fece capire che giusto e sbagliato, bene e male sono categorie incredibilmente complesse. La San Pietroburgo del principe Andrej, di Raskolnikov e di Oblomov è stato il posto dove mi sono lasciata alle spalle le certezze dell’infanzia.

In tanti mi hanno chiesto nel corso degli anni: ma come posso avvicinarmi alla letteratura russa? La risposta a questa domanda non è un come ma un quando. I classici russi vanno letti, sono la più grande esperienza che possa capitare a un lettore, ma devono essere letti al momento giusto, assaporati, gustati fino in fondo: è inutile leggerli svogliatamente, o, peggio ancora quando non siete del giusto umore.

Vi saranno momenti in cui sarete stanchi di ciò che vedete e sentite e pensate tutti i giorni, e vorrete vedere con i vostri occhi ciò che ha visto chi si è arrampicato sulla montagna più alta del mondo. Momenti in cui avrete sete di poesia, di “infinito” e sentirete in voi l’urgenza di dare un nome a quelle terribili domande che sentite dentro di voi, e allora sarete pronti per le vertiginose scalate nel pensiero di Raskòl’nikov e di Ivan Karamazov[2].

[1] Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto, traduzione di Giovanni Raboni, Mondadori, Milano, 2017

[2] Tratto da Innamorarsi di Anna Karenina il sabato sera

guendalina middei libro

L’AUTRICE E IL LIBRO – Guendalina Middei, alias Professor X, è nata a Roma nel 1992. Fin da adolescente coltiva la sua passione per la letteratura e la cultura classica. Dopo aver conseguito la laurea in Lettere e un master in Giornalismo culturale, si è dedicata all’insegnamento nei licei e alla scrittura. Ha collaborato con diverse riviste letterarie, e nel 2019 ha aperto la sua pagina Facebook “Professor X” (nella primavera del 2022, l’omonimo profilo Instagram). Nel 2021 ha esordito con il suo primo romanzo storico, Clodio, seguito nel 2023 dalla sua seconda opera di narrativa, Intervista con un matto, entrambi editi da Navarra editore.

Arriva in libreria per Feltrinelli Innamorarsi di Anna Karenina il sabato sera – L’arte di leggere i classici in dieci brevi lezioni (da cui è tratta questa riflessione). L’autrice accompagna lettrici e lettori alla scoperta di nove giganti della letteratura (Leopardi, Tolstoj, Manzoni, Mann, Kafka, Dostoevskij, Austen, Tomasi di Lampedusa e Orwell) e, superando l’idea che serva una cultura enciclopedica per comprenderli e amarli, e contagia con il desiderio irresistibile di leggerli.

Possiamo ritrovare la capacità di meravigliarci leggendo Tolstoj? Sentirci di nuovo amanti della vita grazie a Leopardi? O assaporare il tempo con Il Gattopardo? Il libro risponde a queste e altre domande

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