Torna con la seconda edizione “Leggere il mondo”, la guida gratuita del progetto “Il Libraio Scuola” (scaricala sul nostro sito), con tanti consigli per promuovere la passione per la lettura tra gli adolescenti. In questa riflessione, la scrittrice Alice Basso parla (con la sua consueta autoironia) del suo rapporto (da autrice) con il genere giallo, che “spesso è un pretesto” per…

Tutte le volte che vado a qualche Festival del Giallo, Serata in Giallo, Giallo in Città, Giallo in Campagna, Giallo sulla Costa, Isole Comprese, c’è sempre questa scenetta in cui dico che grazie, sono felicissima, poi il giallo mi piace un sacco come colore, però c’è questo dettaglio che io non scrivo proprio proprio dei gialli. (Di solito va dritta, ridono e non mi cacciano dal panel.)

La prima argomentazione che sfodero, a quel punto, è che i miei in effetti non sono gialli veri, canonici: sì, okay, c’è un delitto di cui alla fine del libro si scopre l’autore, ma nell’economia generale del libro la trama strettamente investigativa conta per me molto meno di un sacco di altri temi o pratiche narrative. Quello che però non dico, perché è sempre scortese parlare a nome di altri, ma che però penso e che sono certa pensiamo in molti, è che questo ragionamento non vale solo per me, bensì per una
percentuale enorme di giallisti, italiani e stranieri. Il giallo è un pretesto.

La trama investigativa è un supporto. Un supporto molto specifico, direi: un attaccapanni.
Una specie di albero, che punta dritto in alto (verso la verità, la soluzione del caso), ma la cui funzione principale è avere tutti quegli utilissimi rametti e pomellini a cui appendere sciarpe e cappotti. Un attaccapanni perde molto del suo senso se non gli si appende sopra nulla, giusto? Per il giallo è lo stesso: funziona appieno solo quando è un sostegno per altri “oggetti”, altri temi, altre narrazioni.
Facciamo un esempio. Per non fare torto agli autori italiani (che poi magari incontro alle serate Giallo a Mezza Montagna e Giallo in Scooter) cito un mystery straniero, uno che ha fatto abbastanza la storia del genere negli ultimi decenni, ossia Il senso di Smilla per la neve, di Peter Høeg, del 1992.

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Smilla è tecnicamente un mystery perché inizia con un omicidio da risolvere, o meglio con una morte di cui si crede di conoscere già la dinamica ma che in realtà, secondo la protagonista Smilla, ancora chiede verità. Ci importa di scoprire cosa sia accaduto davvero al piccolo Esajas, che tutti credono sia scivolato da un tetto? Certo che ci importa.

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Però la vicenda di Smilla e di Esajas – l’attaccapanni – è tutta rivestita dai cappotti della descrizione dell’odierna comunità inuit groenlandese, delle sue difficoltà di integrazione con la società danese, delle sue tradizioni e frustrazioni, eccetera. Sono questi cappotti – peraltro molto originali e ben confezionati – a dare… spessore all’attaccapanni. Anzi, a dirvela tutta, quando ho letto Smilla per la prima volta ho anche pensato che l’investigazione in sé a un certo punto prendesse una piega troppo bizzarra. Però il libro mi era piaciuto tantissimo (e da allora anche per me come per Smilla esistono mille nomi per la neve: la Neve Di Quando Posso Stare A Casa, la Neve Di Quando Devo Guidare, la Neve Appena Scesa Che Sembra Una Granita e la Neve Di Città Che Dopo Due Giorni Fa Mucchi Zozzi Al Bordo Della Strada).

Scherzi a parte. Questa capacità del giallo di farsi veicolo per parlare di tutt’altro non la sto certo rivelando io, eh. È nel DNA della giallistica sin dai primordi; o meglio, più che della giallistica in generale – che in una prima e anche gloriosa stagione è stata soprattutto intrattenimento enigmistico – del noir, ossia di quella declinazione della narrativa d’investigazione nata negli anni Venti del Novecento che, per usare le parole di Raymond Chandler, ha “restituito il delitto alla gente”.

Una frase che mi ha sempre fatta un po’ sorridere (scusa, Raymond, tanto lo sai che ti amo follemente, Raymond) e venir voglia di rispondere «grazie, non dovevi disturbarti», ma che – di nuovo, scherzi a parte – significa che ha dato una nuova impronta all’esplorazione del delinquere, dei suoi moventi, della linea sottile che separa la brava persona dal fuorilegge, della vendetta, della necessità, del rimorso e così via. E come? Così, appunto: facendo l’attaccapanni. Abbracciando pienamente l’intuizione che il racconto di un’indagine potesse diventare il racconto di tutto ciò che riguarda le persone coinvolte dall’indagine stessa, e per esteso la società che esse rappresentano.

Delle loro vite, dei loro disagi, ma anche semplicemente dei loro caratteri, delle loro relazioni, delle loro passioni (io per esempio nei miei gialli parlo tantissimo di letteratura, editoria e libri. Cose che, ammettiamolo, all’apparenza non dovrebbero avere granché a che fare con il crimine – a parte quando si incappa in qualche sanguinoso vilipendio di grammatica o sintassi. Ma io so di essere definita un’autrice di cosy crime, e il cosy crime è la branca della giallistica che per definizione può permettersi di spaziare con la maggiore spudoratezza fra tutti i temi umani, non solo strettamente sociali, di cui all’autore salti il ticchio di parlare. E comunque questo non fa che confermare la regola: grazie al giallo, possiamo parlare di tutto, ma veramente di tutto, ciò che ci interessa).

C’è questa frase che gira da decenni: “Il noir è il nuovo romanzo sociale”. Con alcune delle gialliste che incontro più spesso a Giallo in Pineta e Giallo in Pedalò scherziamo sempre dicendo che se non viene pronunciata almeno una volta nel corso della rassegna di turno la rassegna non riceve il bollino di convalida. Però è una frase vera: a volte c’è una ragione per cui delle affermazioni diventano dei cliché.
Il noir è il nuovo romanzo sociale. Perché è un grandioso, efficientissimo, attaccapanni.

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IL NUOVO NUMERO DELLA GUIDA LEGGERE IL MONDO E IL PROGETTO IL LIBRAIO SCUOLAUn progetto, partito nel corso dell’estate 2023, tutto dedicato alla promozione della passione per la lettura tra le ragazze e i ragazzi delle scuole superiori, e che si rivolge in particolare alle docenti e ai docenti, ma anche a famiglie, educatrici, educatori, associazioni e a chi lavora nelle librerie e nelle biblioteche.

Parliamo di Il Libraio Scuola, che tante lettrici e tanti lettori del nostro sito hanno già avuto modo di scoprire, iscrivendosi alla nuova newsletter dedicata, scaricando il primo numero della guida digitale gratuita Leggere il mondo, e leggendo ogni settimana nuovi articoli a tema nell’apposita sezione.

Considerando cruciale il ruolo dei libri e delle storie nella crescita degli adolescenti, sin dal debutto online del 2014, infatti, la piattaforma ilLibraio.it dedica molta attenzione, anche sui profili social del sito edito dal Gruppo editoriale Mauri Spagnol, al tema della promozione della lettura tra i più giovani e ai dibattiti legati alla scuola e all’educazione. Lo conferma, tra l’altro, la scelta di aprire (nell’ottobre 2022) un profilo TikTok, oggi seguito da oltre 56mila follower.

L’obiettivo del progetto Il Libraio Scuola è quello di proporre un luogo digitale – ricco di articoli e consigli di lettura – interamente dedicato alla promozione della lettura nelle scuole superiori, accompagnato da uno strumento innovativo, una guida periodica, per presentare alle insegnanti e agli insegnanti in particolare, e a chiunque interagisca con le studentesse e gli studenti, una selezione di letture, oltre ad altri contenuti speciali.

Il secondo numero di Leggere il mondo presenta decine di suggerimenti di lettura, tra cui quelli di Alice Basso*, ed è pensato in vista delle vacanze estive 2024

L’AUTRICE E IL NUOVO ROMANZO  – Alice Basso è nata nel 1979 a Milano e ora vive in un ridente borgo medievale fuori Torino. Lavora per diverse case editrici. Con Garzanti ha pubblicato le avventure della ghostwriter Vani SarcaL’imprevedibile piano della scrittrice senza nomeScrivere è un mestiere pericoloso, Non ditelo allo scrittoreLa scrittrice del mistero e Un caso speciale per la ghostwriter. Nel 2020 è uscito Il morso della vipera, il primo capitolo di una nuova serie ambientata nell’Italia degli anni ’30, con protagonista il personaggio di Anita, e nel 2021 è stata la volta de Il grido della rosa. Nel 2022 è poi uscita una nuova avventura della stessa serie, Una stella senza luce, e nel 2023 è stata la volta di Le aquile della notte, con un ritorno di Anita e degli anni ’30. Il nuovo romanzo, Una festa in nero. ambientato nella Torino del 1935, chiude la serie con Anita…

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