Nel cuore della prigione di Evin, a Teheran, la giornalista Cecilia Sala ha trovato nei libri un’ancora di salvezza. La premier Giorgia Meloni ha ammesso di non riuscire a “leggere un libro che non sia il PNRR da circa due anni, purtroppo…”

Nel cuore della prigione di Evin, a Teheran, Cecilia Sala ha trovato nei libri un’ancora di salvezza.

La giornalista, detenuta per 21 giorni in una delle carceri più dure della Repubblica Islamica, ha raccontato la sua esperienza nel podcast Stories, a Mario Calabresi: “La cosa che desideravo di più era un libro”.

La lettura, per lei, ha rappresentato una forma di libertà e una via di fuga mentale: “Un libro è la storia di qualcun altro, e io avevo bisogno di un’altra storia in cui immergermi, che non fosse la mia”.

Privata degli occhiali e dunque della vista, Sala ha affrontato il silenzio e l’isolamento come meglio poteva: “Mi sono ritrovata a contare le ore, le dita e persino a leggere gli ingredienti del pane, l’unica cosa scritta in inglese disponibile in cella”.

Kafka sulla spiaggia

Dopo giorni di attesa (Sala aveva chiesto il Corano in inglese, sperando che fosse più facilmente reperibile in un carcere iraniano, ma il testo sacro dei musulmani non le è stato consegnato per diverso tempo), le è stato concesso di leggere Kafka sulla spiaggia di Haruki Murakami. “Quando mi hanno dato il libro, ho pensato: non è proprio il massimo, un romanzo triste e pieno di sesso, non proprio adatto all’isolamento”, ha detto con una vena di ironia. Tuttavia, quella lettura ha avuto un effetto salvifico. “Leggere mi ha salvato. Quando ho parlato con Daniele (Ranieri, il suo compagno e collega, ndr), gli ho chiesto di prenderlo anche lui, così potevamo essere almeno con la testa nello stesso posto”.

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All’opposto, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha toccato il tema della lettura durante la conferenza stampa di inizio anno. Rispondendo a una domanda sulla serie televisiva tratta dal romanzo M. Il figlio del secolo di Antonio Scurati, ha ammesso: “Non guardo una serie televisiva e purtroppo non riesco a leggere un libro che non sia il PNRR da circa due anni”. Concludendo con un tocco di autoironia, ha aggiunto: “Un giorno tornerò a fare quelle cose che fanno gli umani, che attualmente a me non sono tragicamente consentite e che mi mancano”.

Due donne, due esperienze lontane, unite dal riconoscimento del potere trasformativo della lettura.

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