Da Mark Twain a Jack Kerouac, da Bram Stoker a Raymond Chandler, passando per Vita Sackville-West e una lontana zia di Lev Tolstoj, tanti spunti fuori dalle righe per evitare, tra il serio e il faceto, il blocco da “ultima riga” che a volte ci assale quando scriviamo un’email…

Quante volte vi sarà capitato di arrivare in fondo a una email e fermarvi a chiedervi come concluderla? “Cordiali saluti” suona troppo formale, un “grazie” potrebbe apparire troppo spicciolo, “a presto” rivelerebbe un desiderio di risentirsi che magari non è sincero. E allora?

Si può prendere spunto da alcune singolari conclusioni scelte dai grandi scrittori del passato, creative e al tempo stesso efficaci, fuori dagli schemi e proprio per questo incapaci di passare inosservate

Raymond Chandler

Nel 1945, l’autore de Il grande sonno mandò una lettera a un redattore del The Atlantic per presentargli il suo gatto Taki. Sospettava che l’animale fosse capace di un qualche strano controllo della mente, così le ultime parole che scrisse al suo destinatario furono: “Ho paura“. Possiamo solo immaginare quanta ne provò il redattore, quando poi la ricevette…

Bram Stoker

Forse, in apparenza, penseremmo all’autore di Dracula come a un uomo più misurato di Chandler, eppure chi ha letto le sue storie lo sa, non c’è niente di peggio di una minaccia velata. Ecco perché è rimasta nella storia questa sua riga di congedo, dall’ambigua stoccata finale: “Ti auguro tanta buona salute e felicità, credimi“. Visto il tono sottile, da usare tanto con i nostri amici quanto con i nostri più acerrimi nemici.

Vita Sackville-West

Era il gennaio 1926 quando la poetessa e botanica scrisse a Virginia Woolf che sentiva la sua mancanza, indirizzandole una lettera piena di amore e desiderio. Nella conclusione, però, fece quasi un passo indietro, o comunque ci tenne a specificare: “Scusami se ti ho scritto una lettera così avvilente“. Una maniera diversa dal solito per chiudere i messaggi nei quali ci sembra di esserci lasciati più andare…

Jack Kerouac

Sapevate che l’autore di Sulla strada contattò Marlon Brando per proporgli un adattamento cinematografico del suo romanzo, nel quale Kerouac avrebbe potuto interpretare Sal e Brando cimentarsi nel ruolo di Dean? A fine lettera, dopo avergli espresso l’ambizione di rivoluzionare il cinema americano, gli scrisse: “Cordialmente, a dopo“. Come a dire: “Ci tengo, ma non vorrei essere troppo enfatico. Però parliamone, e presto!”.

Lytton Strachey

Virginia Woolf, che abbiamo già menzionato, è nota per avere intrattenuto molti scambi epistolari durante la sua vita, un altro dei quali fu quello con l’amico e scrittore Lytton Strachey, il quale le spedì il 6 febbraio 1922 una lettera che finiva così: “Ti scriverò ancora presto, se puoi sopportarlo“. Spunto utile per quando ci rivolgiamo a un collaboratore freelance a cui far apportare l’ennesima modifica di venerdì pomeriggio.

Aleksandra A. Tolstaja

La contessa russa era zia in secondo grado dello scrittore Lev N. Tolstoj, con cui per anni intrattenne una corrispondenza calorosa e profonda. I due parlavano di filosofia, mondanità, letteratura, ma soprattutto di sentimenti. Al punto che, il 21 aprile 1859, la donna gli scrisse in calce: “Strappate, ve ne prego, le mie lettere“. Un evergreen che, per preservare la privacy e l’intimità, potremmo riprendere anche ai nostri giorni.

Mark Twain

Concludiamo con le parole furiose dell’autore de Le avventure di Tom Sawyer e Le avventure di Huckleberry Finn, che a un venditore ambulante in grado, a suo dire, di curare le malattie di cui erano già morti due dei suoi figli con un elisir, rivolse il seguente congedo in francese: “Adieu, adieu, adieu!“. Una maniera elegante, ma definitiva, per lasciare intendere al nostro destinatario che non è il caso che si faccia risentire…

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