Alla (ri)scoperta dell’irresistibile figura del Grinch, creata nel 1957 da Dr. Seuss e poi resa iconica in tutto il mondo grazie al film di Ron Howard del 2000, con Jim Carrey nei panni del protagonista: dalle origini di questo insolito personaggio alle differenze tra il libro e i suoi adattamenti per il grande e il piccolo schermo, per riflettere, tra una rima e l’altra, sul significato più vero del Natale…
Ogni anno chi ama il Natale e vuole tornare a immergersi nella sua magica atmosfera non ha che l’imbarazzo della scelta: può scegliere una storia commovente come Canto di Natale di Charles Dickens, suggestiva come Lo schiaccianoci di E. T. A. Hoffmann o avvincente come Natale addio! Agatha Raisin di M. C. Beaton, giusto per citare alcune delle più note della letteratura.
E chi, invece, ha un rapporto più controverso o conflittuale con il Natale? In quale storia potrebbe rifugiarsi, in quale atmosfera, se non in quella evocata con ironia e profondità nel breve ma irresistibile racconto dedicato alla figura del Grinch?
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Com’è nato Il Grinch
C’era una volta, indovinate un po’,
una città chiamata Chi-non-so
piena di gente simpatica e cordiale
che amava soprattutto la gran festa del Natale.

Dr. Seuss, l’autore de “Il Grinch” (GettyImages)
Forse non tutti lo sanno, ma la storia resa famosa a livello mondiale dal film del 2000 con Jim Carrey, diretto da Ron Howard e intitolato proprio Il Grinch, prende infatti spunto da una storia per bambini firmata dallo scrittore, fumettista e pubblicitario statunitense di origine tedesca Theodor Seuss Geisel (1904-1991), meglio noto con lo pseudonimo di Dr. Seuss.
L’autore, conosciuto anche per i racconti Prosciutto e uova verdi e Il gatto col cappello, e per aver ispirato con le sue opere i lungometraggi animati Lorax – Il guardiano della foresta e Ortone e il mondo dei Chi, ha dato vita nel corso della sua carriera a oltre sessanta storie per bambini, composte in rima e in versi trisillabici, che nel 1984 gli sono valse una menzione speciale al Premio Pulitzer “per il suo contributo di quasi mezzo secolo all’educazione e al divertimento dei bambini americani e dei loro genitori”.
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Fra tutte, quella che più si è imposta nell’immaginario collettivo, diventando un cult del periodo natalizio tanto per i più piccoli quanto per gli adulti, è proprio Il Grinch (Mondadori, traduzione di Fiamma Izzo e di Ilva Tron): una breve filastrocca, peraltro riccamente illustrata da Dr. Seuss stesso, che vede la luce nel 1957 e che ci presenta un vero e proprio “mostro delle feste“, intenzionato a rovinare il Natale della cittadina di Chi-non-so, per poi rendersi conto che non sono gli oggetti materiali a rendere tutti così gioiosi.
Un testo che critica dunque la deriva commerciale e capitalistica del Natale e di cui, tempo dopo, Dr. Seuss ha scritto anche il seguito: si intitola Il Grinch e il Natale perduto (Mondadori, traduzione di Augusto Macchetto) ed è ambientato un anno dopo il primo, quando il Grinch ha ormai il cuore più largo di tre taglie e vuole dimostrare ai Non-so-chi di saper addobbare un enorme abete tutto da solo, anche se l’impresa si rivelerà più faticosa e rischiosa del previsto…
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Le differenze tra libro e film
C’era soltanto il Grinch che non l’amava affatto:
anzi, solo a pensarci diventava mezzo matto.
Chiuso nella sua grotta sul monte Briciolaio
Pensava che il Natale fosse un grosso, orrendo guaio!
Tornando, invece, al racconto originale de Il Grinch, va detto che il testo ha sì dei punti di contatto con la sua trasposizione cinematografica, ma che presenta anche alcune differenze. A cominciare dalla lunghezza, se consideriamo che il libro conta 64 pagine e che si conclude in maniera piuttosto rapida, mentre per il cinema la vicenda è stata ampliata pur di renderla più coinvolgente e sfaccettata.
Per diretta conseguenza, diversi elementi del film del 2000 (che si è poi aggiudicato l’Oscar per il miglior trucco), sono stati inventati al fine di approfondire il rapporto tra il Grinch e Cindy-chi-lù, la quale gioca un ruolo più centrale nell’intreccio, rappresentando di fatto l’unica ancora capace di battersi per dare un senso al Natale.

Una scena tratta dal film “Il Grinch” di Ron Howard (GettyImages)
Ma gli adattamenti dell’opera sono stati più di uno, così come le licenze poetiche che ci si è concessi per l’occasione: nel 1966, per esempio, usciva Dr. Seuss’ How the Grinch Stole Christmas!, un film televisivo animato diretto da Chuck Jones e Ben Washam, che negli Stati Uniti è considerato ancora oggi un classico intramontabile e nel quale il Grinch e il narratore (anche per ragioni di budget) hanno la stessa voce, ovvero quella di Boris Karloff.
Più di recente, nel 2018, è uscito invece il film di animazione The Grinch, diretto da Yarron Cheney e da Scott Mosier e prodotto dalla Illumination: in questo caso il piano del Grinch di travestirsi da Babbo Natale viene intralciato da Cindy-chi-lù, che pur di recapitare in tempo la sua letterina al Polo Nord è intenzionata a rapire Babbo Natale e si imbatte nella creatura sbagliata al momento sbagliato…
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I significati de Il Grinch
“Insomma” grugnì il Grinch. “Qui devo darci un taglio!”
È più di mezzo secolo che faccio questo sbaglio!
Devo trovare un modo, il modo più efficiente,
per bloccare il Natale di tutta questa gente!”
Ma come mai una storia pensata inizialmente per un target di piccoli lettori e lettrici è riuscita a far breccia anche nel cuore di intere generazioni di lettrici e lettori più grandi? Certamente una ragione è da rintracciare nella creatività espressiva, ritmica e di ambientazione del suo autore, che ha costruito un racconto fuori dal tempo, dal sapore quasi fiabesco, in grado di trasmettere un messaggio universale.
Da sottolineare è poi la sua capacità di porsi come un testo divertente e al tempo stesso di spessore, che oltre al consumismo denuncia il bullismo, mostrandoci fino a che punto le nostre azioni possano influenzare lo stato d’animo di chi ci circonda e le sue reazioni future, e quanto sia importante maturare un proprio spirito critico per interpretare al meglio la realtà ed evitare ai nostri pensieri di appiattirsi e omologarsi.
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Anche se forse il suo maggior punto di forza risiede nella delicatezza e spontaneità con cui Il Grinch ci aiuta a riconnetterci con lo spirito più autentico del Natale, distogliendoci dagli addobbi, dal cenone e dalla corsa ai regali per ricordarci che questa ricorrenza è di chi si dedica ai bisogni del prossimo, facendolo sentire accolto e amato perfino quando la sua visione del mondo (o del Natale stesso!) è opposta alla nostra:
“Forse”, pensò, “il Natale non viene dai negozi,
dagli empori, dai market o dagli altri servizi.
Forse ha un significato più profondo e vitale…
Chissà se è proprio questo il vero senso del Natale!”

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