“Non li vogliamo stare a sentire. Vogliamo che se ne stiano buoni e in silenzio, lì in un angolino, mentre i grandi si danno da fare… e invece in questo momento abbiamo bisogno della loro rabbia, delle loro domande scomode”: Enrico Galiano, insegnante e scrittore, su ilLibraio.it parla delle nuove rivendicazioni dei ragazzi di oggi e commenta gli scontri in piazza tra studenti e forze dell’ordine

Forse l’avete visto anche voi, quel video.

Quello dove si vedono schiere di poliziotti con elmetto caricare su un corteo di giovani: ragazze e ragazzi dai quindici ai vent’anni, che a un certo punto le prendono di santa ragione, con colpi di manganello, sangue che scende, come in certe scene che arrivano da lontano, dai primi anni duemila, da Genova e dintorni.

Oggi i motivi sono diversi, e sono diversi anche i giovani: da qualche anno, infatti, le loro richieste sono cambiate, non li riguardano più in prima persona in modo diretto, ma hanno uno sguardo più ampio, globale e soprattutto solidale.

Giovani che scendono in piazza per il clima del pianeta come nei Fridays for Future, o per la sicurezza sul lavoro come in questi giorni: non sono più, come negli ultimi anni, chiusi dentro la bolla della scuola, di quello che è il loro mondo, ma decidono di metterci la faccia anche in questioni più ampie, che riguardano tutti.

E come reagiamo di fronte alle loro richieste? Come ci comportiamo davanti le loro domande, al loro sguardo che chiede risposte?

Può sembrare forse azzardato, ma da un lato quello che ha fatto la polizia coi manganelli è lo specchio di quello che la società oggi fa con le richieste dei giovani: li zittisce. Rubrica la loro rabbia come “disturbo della quiete pubblica”, li vuole disperdere e portare al silenzio anche con la forza: e non importa che loro siano totalmente non violenti, inermi, che usino come armi – stavolta per davvero – solo le parole.

Anche noi facciamo qualcosa di simile, quando non li stiamo a sentire. Quando declassiamo le loro istanze a perdite di tempo, a giochi da bambini viziati, a piccole questioni senza reale importanza.

La salvezza del pianeta da una catastrofe? La richiesta di andare a lavorare e di tornare vivi a casa? Più investimenti su scuola e ricerca? Sarebbero queste le questioni di scarsa importanza?

Ma noi non li vogliamo stare a sentire. Vogliamo che se ne stiano buoni e in silenzio, lì in un angolino, mentre i grandi si danno da fare.

Ci fanno paura, diciamolo. La stessa paura che fanno le cose quando sono più vere.

E invece in questo momento abbiamo bisogno della loro rabbia. Abbiamo bisogno delle loro domande scomode. Abbiamo bisogno anche delle loro intelligenze e delle loro braccia per trovare delle risposte.

Quello che ha fatto la polizia caricando dei ragazzi inermi e pacifici è terribile: ma stiamo attenti a non fare lo stesso anche noi, solo in modo diverso. Stiamo attenti che dietro il nostro farli tacere non si nasconda in realtà un grande terrore. Cominciamo a dare loro ascolto per davvero. Facciamoli entrare in gioco. Anche sbagliare, in caso. Tanto, peggio di come stiamo facendo noi, sarà molto difficile, no?

L’AUTORE – Enrico Galiano sa come parlare ai ragazzi. In classe come sui social, dove è molto seguito. Insegnante e scrittore classe ’77, dopo il successo dei romanzi (tutti pubblicati da Garzanti) Eppure cadiamo feliciTutta la vita che vuoi e Più forte di ogni addio, ha pubblicato un libro molto particolare, Basta un attimo per tornare bambini, illustrato da Sara Di Francescantonio. È tornato al romanzo con Dormi stanotte sul mio cuore, e sempre per Garzanti è uscito il suo primo saggio, L’arte di sbagliare alla grande. Il suo nuovo romanzo, in uscita a giugno 2021, è Felici contro il mondo (Garzanti), seguito del bestseller Eppure cadiamo felici.

Alla pagina dell’autore tutti gli articoli scritti da Galiano per ilLibraio.it.

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