Anche quest’anno tornano al centro dell’attenzione i problemi della scuola, tra concorsi bloccati, pensionamenti, maestre licenziate e disabili senza sostegno, senza dimenticare l’ansia dei supplenti in attesa: su ilLibraio.it Enrico Galiano, prof e scrittore, si chiede cosa possono mai pensare dell’istituzione scolastica i ragazzi, se vedono che, fin dall’inizio, manca proprio l’aspetto più importante, cioè l’insegnante…

È un po’ come quelle malattie che non c’è verso di mandarle via: tipo il fuoco di Sant’Antonio, ma con effetti ben peggiori (il che è tutto dire).
Di cosa sto parlando? Del fatto che quando arriva settembre, ogni anno la stessa storia: non ci sono gli insegnanti.
E quest’anno sarà anche peggio: ci sono stati un sacco di pensionamenti ma, ovviamente, non assunzioni in ruolo. O almeno neanche lontanamente in numero sufficiente.

Ora arriva la parte in cui se non sei dentro la scuola dici: “Ma come? E con tutta la gente che vorrebbe lavorare?”. Già, ma se niente niente hai un pochino a che fare con la scuola – ci lavori, sei studente o hai figli che ci vanno – lo sai benissimo come funziona: da settembre fino almeno a fine ottobre (ma spesso anche fino alle porte del Natale), molte classi si ritrovano a fare due settimane con un prof, tre giorni con un altro, quattro con un altro ancora, o addirittura a non cominciare nemmeno il programma di una materia perché, semplicemente, l’insegnante non c’è.

E dov’è? Ve lo dico io: a casa ad aspettare un telefono che squilla. Che poi non squilla mai.

Se dovessimo spiegarlo con un’immagine, diciamo che è un po’ come avere il frigo pieno fin quasi a traboccare, ma lasciare i nostri ragazzi a digiuno per paura di sprecare cibo. Fa ridere, ma è esattamente così che va.

Ora, qui non voglio parlare di graduatorie, concorsi, punteggi e compagnia bella. Ci sono commentatori molto più preparati di me che vi sanno spiegare cause e conseguenze di questo obbrobrio che si ripresenta puntuale ogni anno.  Né voglio parlare del dramma di molti insegnanti, pur essendoci passato anch’io anni fa come tutti e sapendo benissimo quanto è frustrante stare lì tutta l’estate davanti al pc a studiare una soluzione o, peggio, quando a settembre dopo un mese con una classe scopri che il giorno dopo devi sloggiare, la devi lasciare sul più bello, anche se magari con loro hai iniziato a costruire qualcosa di importante.

Voglio parlare della cosa che mi sta più a cuore, cioè i ragazzi.
Vi siete mai chiesti come può viverla, un ragazzino di prima media, che dopo un mese insieme a un prof, magari valido e capace, deve dirgli addio, ricominciare tutto daccapo, nuovo metodo di studio, nuovo rapporto, nuovo tutto?
Ve lo dico io: male, molto male. È come sperare di costruire una casa che stia in piedi cambiando ogni due giorni fondamenta, materiali e progetto. Dura eh?

Oppure: cosa penserà della scuola un altro che si vede fino a dicembre solo supplenti di altre materie, che giocoforza, ovviamente, dopo un po’ si ritrovano a fare essenzialmente i baby-sitter, più che gli insegnanti?
O, infine – ed è uno dei problemi più gravi – come andranno le cose in quelle classi dove ci sarà bisogno dell’insegnante di sostegno che proprio non ci sarà, e non fino a dicembre, ma per tutto l’anno, visti gli ultimi tagli?

Con tutti gli insegnanti appena usciti dall’università, capaci e motivati che ci sono! Tutta gente che non vede l’ora di entrare in una classe e che potrebbe fare grandi cose, ma rimane a casa. Va detto senza timore di esagerare: non è un paradosso, è semplicemente vergognoso. Un insulto all’intelligenza e al futuro dei nostri ragazzi.

Pensate forse che siano stupidi? Che non le vedano certe cose? Cosa possono mai pensare della scuola, se vedono che fin dall’inizio manca proprio l’aspetto più importante, cioè gli insegnanti?

Ma come pretendiamo che credano ancora in questa istituzione, se i primi a non crederci, a non investire fondi ed energie, non dico per migliorarla ma per farla stare quantomeno in piedi, sono gli stessi che la dirigono? Dappertutto si parla di disaffezione dei nostri ragazzi verso lo studio, di quanto non vedano più nella scuola un modo per realizzare sé stessi: be’, io credo che loro siano esattamente il riflesso di come la vedono quelli che da lassù la guidano.

Da qui, soprattutto da qui, si vede quanto ci tengono al nostro futuro.

L’AUTORE – Enrico Galiano sa come parlare ai ragazzi. In classe come sui social, dove è molto seguito. Insegnante e scrittore classe ’77, Galiano, dopo il successo di Eppure cadiamo felici Tutta la vita che vuoi, torna in libreria, sempre per Garzanti, con Più forte di ogni addio, un romanzo che mostra perché ogni momento è importante. Soprattutto quello in cui dire alle persone che amiamo cosa significano per noi.

Qui tutti gli articoli scritti da Galiano per ilLibraio.it.

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