“Ci stanno solo facendo una semplice domanda: perché non ci siamo fatti trovare pronti?”. Enrico Galiano, insegnante e scrittore, parla su ilLibraio.it dei ragazzi e delle ragazze di “Schools for future”, che organizzano flashmob per chiedere allo Stato di ridare a studenti e studentesse la scuola in presenza

Niente urla, vetrine spaccate, fumogeni: solo un banchetto – ma spesso neanche quello – un pc portatile, e seduti per terra a fare lezione fuori dalle scuole.

Chi sono? I ragazzi e le ragazze di “Schools for future”, flashmob spontanei nati in varie città d’Italia per chiedere allo Stato di ridare a studenti e studentesse la scuola in presenza.

Pare che la prima sia stata Anita, una dodicenne che ai primi di novembre ha deciso di seguire parte delle lezioni dalla strada appena fuori la sua scuola, la media Calvino di Torino.

Oh, non so voi, ma quando i ragazzi fanno queste cose io li amo. Cioè: li amo sempre, ma in questi casi ancora di più.

Quando ci fanno vedere quanto ci tengono. Quando poi appare chiaro che fanno ‘ste cose non per un cellulare nuovo o per un paio di scarpe, ma per poter esercitare un loro diritto: in questo caso, quello all’istruzione.

Lasciamo per un secondo stare quanta ragione possano avere: amo il fatto che ci mettano la faccia e il corpo, che prendano un pezzo di cartone, un pc e ce lo sbattano in faccia, il loro disagio. Che è tanto, adesso, soprattutto per tutti quelli che non possono più seguire le lezioni in presenza.

Non sono pazzi, non è che non hanno capito la gravità della situazione: lo sanno benissimo che il nemico è il virus e non i politici: leopardianamente, la natura, non gli uomini.

Ci stanno solo facendo una semplice domanda: perché non ci siamo fatti trovare pronti? Perché non è stato fatto tutto il possibile per scongiurare il pericolo di un ritorno alla didattica a distanza? Perché le scuole – ad esempio – sono luoghi tendenzialmente sicuri e poi ci sono i trasporti che sono tali e quali a prima, così da vanificare tutti gli sforzi fatti per mettere le scuole in sicurezza?

Come è normale, certo, l’entusiasmo dei giovani li porta magari a non considerare tante cose, come ad esempio quanto lavoro sia stato in realtà fatto, quanta fatica stiamo facendo tutti per non perdere nessuno per strada, e quanto la dad possa essere un salvagente, anche, per molti.

Però alla fine penso che, con la loro protesta, loro ci stiano comunicando più che altro una sensazione, e questa sfido chiunque a dire che sia sbagliata del tutto. Una sensazione che si presenta nella forma di una domanda, lapidaria, che ci lascia un po’ a bocca aperta a guardarli lì seduti per terra fuori dalle scuole.

E quella domanda è: perché la scuola, in questo Paese, non è considerata la priorità?

L’AUTORE – Enrico Galiano sa come parlare ai ragazzi. In classe come sui social, dove è molto seguito. Insegnante e scrittore classe ’77, dopo il successo dei romanzi Eppure cadiamo feliciTutta la vita che vuoi e Più forte di ogni addio, ha pubblicato un libro molto particolare, Basta un attimo per tornare bambini, illustrato da Sara Di Francescantonio. È tornato al romanzo con Dormi stanotte sul mio cuore, e sempre per Garzanti ora è uscito il suo primo saggio, L’arte di sbagliare alla grande (Garzanti).

Alla pagina dell’autore tutti gli articoli scritti da Galiano per ilLibraio.it.

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