“La scuola ce l’ha il coraggio di cambiare impostazione, di pensare una alternativa, o dobbiamo sempre demandare tutto all’empatia e alla buona volontà dei singoli insegnanti?”. Mentre, inevitabilmente, si continua a discutere del caso della docente accoltellata da uno studente di sedici anni, Enrico Galiano, insegnante e scrittore, su ilLibraio.it si rivolge ai suoi colleghi e alle famiglie: “Finché non capiremo che questa generazione sta attraversando una crisi profonda e che ha bisogno di noi, adesso, di tutto il nostro rispetto, di tutto il nostro amore, questi episodi non solo non si fermeranno, ma aumenteranno sempre più”
Oggi apro internet e la notizia mi arriva addosso ovunque: insegnante accoltellata a scuola da uno studente di sedici anni.
Da lì in poi, tutto un profluvio di notizie simili: scuole come un campo di battaglia, continue aggressioni agli insegnanti, Skuola.net che parla addirittura di “Far west”.
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Leggo e gli occhi mi si spalancano sempre più. Ma davvero?
Provo a sdrammatizzare un po’: ok che mi dicono sempre che insegnare è una missione, ma non credevo intendessero missione di guerra!
Rido per non piangere, più che altro.
Ma che succede? E soprattutto: perché succede?
Provo ad azzardarla io, qualche ipotesi. Sono solo opinioni personali eh? Ma ne butto lì due.
La prima è basilare: lo vogliamo capire o no, che questi ragazzi stanno male?
Non parlo di singoli insegnanti, perché là fuori è pieno di brave persone che ce la mettono tutta per andare controvento e opporsi a un sistema che, quei ragazzi, li sta letteralmente schiacciando.
È proprio la macchina, il problema: loro che implorano un po’ di aiuto, un po’ di ascolto, e la scuola che prosegue come se nulla fosse successo in questi anni, gli passa sopra pensando solo alle competenze, ai voti, alle verifiche e alle interrogazioni.
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Insomma: ce l’ha, la scuola come sistema dico, il coraggio di fermare tutto, portarli metaforicamente fuori in cortile e chiedere ad ognuno, guardandolo negli occhi: come stai? Ce l’ha il coraggio di cambiare impostazione, di pensare una alternativa, o dobbiamo sempre demandare tutto all’empatia e alla buona volontà dei singoli insegnanti?
E non è solo quello. Perché è un vero e proprio assedio.
Lo dico alle famiglie, non tutte, ma molte: la vogliamo smettere di riempirli di ansie, di caricare il loro zaino con tutto il peso delle nostre aspettative?
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E poi a tutti quelli che giovani non sono più: la vogliamo smettere di dire di loro che sono una generazione di smidollati senza mordente, di fannulloni che non hanno voglia di fare sacrifici, di apatici indolenti che signora mia io alla loro età saltavo i fossi per lungo?
Perché – lo dicono i numeri – gli attacchi non sono solo verso gli insegnanti: spesso c’è di mezzo l’autolesionismo. Questi ragazzi sanno e decidono di fare del male prima di tutto a sé stessi.
Finché non capiremo che questa generazione sta attraversando una crisi profonda e che ha bisogno di noi, adesso, di tutto il nostro rispetto, di tutto il nostro amore, questi episodi non solo non si fermeranno, ma aumenteranno sempre più.
Secondo: possiamo smetterla di diffondere continuamente questa immagine degli insegnanti italiani come di una masnada di incapaci rubastipendio?
Perché le botte e gli schiaffi e le coltellate cominciano molto prima: iniziano nei discorsi al bar, o sui social, iniziano quando si parla di loro infilando sempre le frasi “tre mesi di vacanza” o “lavorano 18 ore a settimana”.
Se continuiamo a descriverli così, ad attaccarli, a non sostenerli – in una parola: a non attribuirgli il valore fondamentale che hanno – è abbastanza prevedibile che poi alcuni ragazzi si convincano che siano loro il problema, siano loro il nemico da combattere.
E invece è proprio l’adolescenza il momento per scoprire che, a volte, un insegnante può essere la tua unica speranza di salvarti dal nemico che ti porti dentro.
L’AUTORE – Enrico Galiano sa come parlare ai ragazzi. In classe come sui social, dove è molto seguito. Insegnante e scrittore classe ’77, dopo il successo dei romanzi (tutti pubblicati da Garzanti) Eppure cadiamo felici, Tutta la vita che vuoi, Felici contro il mondo, e Più forte di ogni addio, ha pubblicato un libro molto particolare, Basta un attimo per tornare bambini, illustrato da Sara Di Francescantonio. È tornato al romanzo con Dormi stanotte sul mio cuore, e sempre per Garzanti è uscito il suo primo saggio, L’arte di sbagliare alla grande. Con Salani Galiano ha quindi pubblicato la sua prima storia per ragazzi, La società segreta dei salvaparole, un inno d’amore alle parole e alla lingua. Ed è poi uscito per Garzanti il suo secondo saggio Scuola di felicità per eterni ripetenti. Il suo nuovo romanzo è Geografia di un dolore perfetto (Garzanti).
Qui è possibile leggere tutti gli articoli scritti da Galiano per ilLibraio.it.
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