“Se il vostro bambino entra a scuola per la prima volta, il primo giorno è un momento veramente speciale…”. Su ilLibraio.it i consigli per i genitori di Isabella Milani, insegnante, blogger e autrice de “L’arte di insegnare”

Le vacanze sono finite e i bambini e i ragazzi vanno a scuola. Come in tante cose della vita, l’inizio è importante e, quindi, eccovi qualche consiglio.

Se il vostro bambino entra a scuola per la prima volta, il primo giorno è un momento veramente speciale, soprattutto per voi. Fate di tutto per essere voi ad accompagnarlo a scuola, perché è un’emozione che non si ripeterà più. Chiedete un permesso, trovate una soluzione per essere lì con la manina del bambino nella vostra. E se non vi riesce accoglietelo al suo rientro (o al vostro rientro dal lavoro) in un modo speciale. Palloncini? Una piccola torta come se fosse una festicciola privata per l’inizio della scuola? Non lo so. Ma niente regali, perché non è il suo compleanno.

Proprio perché il momento è così importante, cercate di non rovinarlo con le raccomandazioni: è troppo piccolo per capirle, e riuscirete soltanto a trasmettergli la vostra ansia. Pensate che non sta andando alla guerra, che non lo picchieranno, non piangerà, non avrà paura, non sentirà la vostra mancanza, perché a scuola ci sono insegnanti, preparati ad accogliere i bambini, che sapranno come fare.

Se il vostro bambino il giorno dopo non vorrà andare a scuola non sarà perché le maestre o i compagni lo hanno trattato male, ma perché quando era piccolo forse lo avete tenuto sotto una campana di vetro, lo avete seguito esageratamente da vicino, avete impedito agli altri di prenderlo in braccio, di stare con lui; avete risposto voi al suo posto, quando gli altri gli facevano una domanda. Lo avete reso dipendente da voi, insomma. Allora riflettete sul vostro modo di stare con lui e cercate di correggervi, senza preoccuparvi troppo.

La scuola è uno straordinario luogo di crescita. Se vi dispiace lasciare vostro figlio alle maestre e ai maestri, ricordate che i bambini percepiscono quello che prova la mamma fin da quando sono nel pancione, e perciò anche lorovedrannola scuola come un luogo di detenzione. Convincetevi del fatto che per vostro figlio è un bene stare con altri bambini e con altri adulti, perché è a scuola che si impara a vivere in società.

Ho visto mamme (e nonne) lasciare il bambino dicendo con aria da funerale “Non ti preoccupare, tesoro. La mamma torna presto!”. Se ci pensate bene gli stavano dicendo che c’era da preoccuparsi, che provavano dispiacere nell’essere costrette quasi ad abbandonarlo con estranei. Cercate di accorgervi delle parole che dite al bambino e delle conseguenze che possono avere.

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Se vostro figlio è più grandicello, evitate assolutamente di presentare il rientro come “è finita la pacchia, eh?”. Dite anzi che è bello ritornare a scuola, rivedere i compagni e gli insegnanti. Raccontate di come eravate contenti di tornare a scuola quando eravate bambini. Anche se non è vero. Soprattutto, ripromettetevi di non intervenire nella vita scolastica di vostro figlio, perché non fate il suo bene evitandogli tutti i problemi. È importante che impari a fare da solo e soprattutto che sbagliare è normale.

Non lo lodate per ogni nonnulla come se fosse un genio, e non lo criticate per ogni nonnulla come se fosse un incapace. Non sono le frasi come “Sei fantastico! Sei un genio!” quelle che lo spingeranno a darsi da fare, ma quelle come “Dai! Impegnati! Vedrai che ce la fai!”, o “Non ti preoccupare! Riprova! Puoi farcela!”. E ancora meno possono aiutarlo le frasi come “Ma come è possibile che tu non riesca a prendere più di 6?” o “Guarda tua sorella!”.

Non lo aiutate nei compiti se non con piccoli suggerimenti e solo quando vedete che si è impegnato ma non ce la fa, perché altrimenti si abituerà ad essere aiutato anche prima di avere difficoltà. Voi siete una mamma, non una stampella. Ci sono molti genitori che mi dicono “Ma se non mi siedo accanto a lui, non fa i compiti”. E io rispondo “Non importa. Per crescere deve faticare, misurarsi con se stesso e con le sue difficoltà, imparare a fare da solo. Se lo aiutate non imparerà nulla di tutto questo, anche se vi sembrerà di averlo aiutato perché con il vostro aiuto ha preso voti migliori. Meglio un voto più basso, ma guadagnato con le sue forze. È un insegnamento di vita.

Ripromettetevi di non bombardarlo di domande appena torna a casa.

Niente “Ti ha interrogato?” prima di “Ciao!”

Niente “Che voto hai preso?”, prima di “Che cosa hai imparato oggi?”

Niente “Che cosa hai di compito?”, prima di “Sei stanco, tesoro?”

Niente “Che cosa ti ha detto la maestra?”, prima di “Vieni qui che ti abbraccio un po’”.

Lasciate fare agli insegnanti e intervenite solo per cose gravi. Se l’insegnante gli ha dato un voto più basso di quello che immaginavate non è una cosa grave, come non è grave il fatto che lo abbia rimproverato. Non sono queste le cose che abbassano la sua autostima. L’autostima la abbassate voi quando lo proteggete troppo.
Se il vostro bambino o ragazzo ha un disturbo dell’apprendimento, non andate continuamente a dire all’insegnante come deve comportarsi: si suppone che debba saperlo e se non è così, parlate con lui senza essere prevenuti e aggressivi.

Combattendo una battaglia contro gli insegnanti, e difendendo i vostri figli da ogni più piccolo problema, non li aiutate. Li aiutate credendo nella loro capacità di cavarsela con le loro forze e accettando che possano anche soffrire un po’, affrontare dei disagi e delle frustrazioni. Perché la vita non è un giardino fiorito, ma un luogo dove c’è ogni tipo di pianta: anche quelle con le spine.

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Se poi avete dei figli adolescenti, non sottoponeteli mai a degli interrogatori: avete la possibilità di consultare il registro elettronico. Fatelo, quando sarà il momento. Parlate con vostro figlio facendolo sentire responsabile, capace di prendere le sue decisioni. E anche se in cuor vostro dubitate che riesca a cavarsela, non ve ne fate accorgere. Chiarite soltanto qualche concetto: che sta studiando per se stesso e non per voi, che arriva un’età in cui o si studia o si lavora e la scelta è sua e non vostra, che se in questo momento della sua vita non si impegna può capitare che faccia degli errori che difficilmente potrà rimediare e sarebbe un peccato; che voi lo aiuterete sempre, se si troverà in difficoltà, ma non per evitagli la fatica, perché la vita è faticosa e deve allenarsi ad affrontarla.

Cari genitori, auguro a voi e ai vostri figli un buon anno scolastico.

L’AUTRICE – Isabella Milani è lo pseudonimo di un’insegnante e blogger che ha trascorso la vita nella Scuola. Per Vallardi ha pubblicato L’arte di insegnare – Consigli pratici per gli insegnanti di oggi. Qui il suo blog.


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