Dopo “Manuale per ragazze rivoluzionarie”, Giulia Blasi torna in libreria con “Rivoluzione Z”, un vero e proprio pronto soccorso femminista rivolto alle ragazze (e ai ragazzi) che cercano delle risposte, e anche a chi non saprebbe esattamente cosa chiedere. Ne parla su ilLibraio.it la scrittrice Giusi Marchetta, che parte dalla sua adolescenza negli anni ’90 per poi riflettere sul contesto attuale, molto cambiato anche grazie al web e ai social: “Abbiamo bisogno di femminismo intersezionale ovvero di una battaglia per i diritti umani che abbracci tutta la complessità del reale e si faccia carico di una rivendicazione collettiva e non escludente rispetto alle categorie tradizionalmente emarginate”

C’è qualcosa che ricordo con vivida chiarezza dei miei sedici anni. Non è la sensazione di piena libertà di essere davvero sola nella mia stanza, né la paura di non farcela davanti all’ennesima versione di greco: è il mio essere maschilista.

Nulla di troppo imbarazzante per l’epoca: la tv degli anni novanta era intrisa di veline seminude, di ragazzine seminude, di attrici e annunciatrici seminude e di stereotipi sessisti che molto spesso avevano a che fare con l’essere seminude e con tutte le inevitabili conseguenze.

E poi c’era la realtà, ovviamente, con tutto il suo portato di dogmi: che ci fossero al mondo solo scrittori e filosofi maschi e che solo su questi si potesse essere interrogate; che dopo pranzo toccasse a noi sorelle sparecchiare mentre i fratelli correvano chissà dove; che esistessero parole create per insultare unicamente le donne, soprattutto, per una strana contraddizione, quelle seminude.

Ho impiegato molto tempo per capire cosa significhi “patriarcato” e per accorgermi di tutte le sue manifestazioni. Ancora di più ci è voluto per liberarmi dai residui di sessismo che mi erano rimasti addosso come altrettanti strati di pelle. Sarebbe stato più facile se avessi avuto internet a disposizione e, soprattutto, qualcuno che mi aiutasse a capire l’amarezza di quegli anni e a non accettarla come una cosa data.  È più facile, oggi, per una ragazza di sedici anni perché c’è Giulia Blasi.

giulia blasi generazione z

Ancora di più di Manuale per ragazze rivoluzionarie uscito l’anno scorso per Rizzoli, potremmo definire Rivoluzione Z (Rizzoli) di Giulia Blasi un vero e proprio pronto soccorso femminista rivolto alle ragazze (e ai ragazzi) che cercano delle risposte e anche a chi non saprebbe esattamente cosa chiedere.

Non è una novità per l’autrice, che da scrittrice si è sempre dimostrata attenta alla caratterizzazione di personaggi e storie capaci di sfidare gli eventuali pregiudizi del lettore: da saggista, però, (come anche da conduttrice radiofonica e giornalista) Blasi sfrutta la sua enorme capacità comunicativa per affrontare questioni complesse rendendole alla portata di chiunque senza mai banalizzarle. Si tratta di una capacità che ha sicuramente affinato negli anni attraverso le rubriche femministe ospitate da riviste e magazine (come la meravigliosa Me parlare donna un giorno) e su Instagram, dove un effettivo “Pronto soccorso femminista” è stato offerto sotto forma di stories interattive.

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Non si tratta di un dettaglio da poco: la nuova ondata femminista si muove in parte in rete e sui social ed è abituata a dialogare con un pubblico giovane, che non è affatto più facile o influenzabile a causa dell’età.

Al contrario: chi “lavora” con ragazzi e ragazze sa bene che non c’è interlocutore più temibile perché pretendono molta coerenza, molta chiarezza, e soprattutto, molta resistenza alle contestazioni. Rivoluzione Z  raccoglie la sfida e, a mio parere, la vince perché non si tira indietro sulle questioni più scottanti che l’attualità pone a un adulto o un’adulta che decida di confrontarsi con loro.

Nella prima parte del libro Blasi traccia un piccolo viaggio all’interno degli stereotipi e delle brutture di un mondo patriarcale dai ruoli assegnati alle ragazze (sante o puttane) alla mascolinità tossica. È un modo coraggioso di procedere, perché mette fin da subito le cose in chiaro: questo mondo l’hanno creato gli adulti e i più giovani hanno tutte le possibilità di sopravvivere a queste stupide regole per cambiarlo in meglio.

A mano a mano che il saggio procede, questa volontà di scavare diventa sempre più palese e non rallenta davanti ai dubbi dell’amore e del sesso, condensando in alcune pagine riflessioni preziose e veri e propri consigli che meriterebbero di essere istantaneamente inviati a tutte le giovani donne di nostra conoscenza, almeno a quelle a cui teniamo e che vorremmo vedere felici.

Perché proprio l’idea di un femminismo che liberi e che renda felici fa da filo conduttore a tutti i capitoli del libro: sia nelle parti in cui si affrontano scuola e social come campi di battaglia particolarmente feroci, sia in quelle dedicate alle proposte pratiche per chi desideri cambiare le cose.

L’aspetto più interessante da questo punto di vista (sebbene non giunga affatto nuovo a chi segue l’autrice da anni, come la sottoscritta) è l’interesse per la singola ragazza che non diventa mai un invito a un empowerment personale indifferente, se non direttamente opposto al bene della collettività. Se Blasi incoraggia il perseguimento della propria realizzazione, infatti, (nel lavoro o nell’arte ad esempio, dicendo con forza: “investite su voi stesse”) al tempo stesso indirizza verso l’attivismo di gruppo (“aggregati” scrive “fai ponti”).  Di più: non evita il discorso più difficile, quello che mette sul banco degli imputati il capitalismo e ne riconosce la pervasività e la ferocia nel costituire una società piramidale in cui maschio bianco ed etero occupa una posizione privilegiata che non ha proprio intenzione di abbandonare.

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Non so dire se sia un buon momento per essere un’adolescente italiana. So che è diverso da quando ero adolescente io. Adesso si possono ascoltare Morgana di Murgia e Tagliaferri, Senza rossetto di Giulia Perona e Giulia Cuter e molti altri podcast di chi non ha paura di definirsi femminista. Anzi. Su Instagram si parla con competenza di scrittrici, di abilismo e questioni di genere.

In libreria sono arrivati da poco Il corpo elettrico di Jennifer Guerra ed Eroine di Marina Pierri (Tlon edizioni), due incendi per cui è impossibile non accendersi. Soprattutto, c’è stato il Me too e prima del Me too c’è stato Quella volta che, un hashtag tutto italiano per raccontare storie di molestia, di abuso, di violenza e renderle visibili al mondo. Farebbe strano a quella Giusi sedicenne pensare che nel suo paese si sarebbe mossa una denuncia collettiva così grande ma quella denuncia c’è stata e l’ha fatta partire Giulia Blasi.

Cosa serve a questo Paese per crescere più consapevole delle sue ingiustizie e delle diseguaglianze endemiche al sistema politico, culturale e sociale? Abbiamo bisogno di femminismo intersezionale ovvero di una battaglia per i diritti umani che abbracci tutta la complessità del reale e si faccia carico di una rivendicazione collettiva e non escludente rispetto alle categorie tradizionalmente emarginate.

Serve un femminismo che viaggi sui canali di comunicazione di massa, che insegni a raccontare storie diverse da quelle che sono sempre state raccontate sulle piattaforme di streaming e al cinema. Servono libri e associazioni come Non una di meno che ci aiutino a riflettere e ad agire per cambiare le cose.

Serve un’altra cosa, però, con uguale urgenza: la volontà e la capacità di rivolgersi alle nuove generazioni. È un’esigenza, questa, che a me ha trasmesso la scuola e mi ha spinto a lavorare al Tavolo delle ragazze, uno spazio di dialogo e confronto in cui fossero loro a parlare, le giovani donne, per vedere se ancora studiano scrittori e filosofi maschi, se si sentono obbligate a sparecchiare, se stanno attente a quanto coprirsi.

Non è un caso che a quel Tavolo abbia invitato a “sedersi” Giulia Blasi: è la persona che avrei voluto aprisse gli occhi alla me stessa sedicenne e sono felice che per molte ragazze questa sia una possibilità reale grazie alla passione e alla tenacia di una femminista che non si arrende. “Tutto quello che ti abbiamo insegnato è sbagliato” titola la parte di Rivoluzione Z  più intensa e, forse, più necessaria. Suona come delle scuse che finalmente facciamo a chi cresce in una società ancorata a un mondo vecchio, impari, ingiusto; suona come esigenza di cambiare tutto spazzandone via impari e ingiuste macerie.

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L’AUTRICE – Giusi Marchetta, nata a Milano nel 1982, è cresciuta a Caserta, poi si è trasferita a Napoli. Oggi vive a Torino dove è insegnante. Per Terre di Mezzo ha pubblicato le raccolte di racconti Dai un bacio a chi vuoi tu (2008), con la quale ha vinto il Premio Calvino, e Napoli ore 11 (2010). Il suo primo romanzo, L’iguana non vuole, è stato pubblicato nel 2011 da Rizzoli. Nel 2015 è uscito, per Einaudi, Lettori si cresce. Il suo ultimo romanzo è Dove sei stata, Rizzoli. Per Add ha curato il libro collettivo Tutte le ragazze avanti!, a cui è  ispirato l’omonimo podcast su Spotify.

Qui tutti gli articoli scritti da Giusi Marchetta per ilLibraio.it.

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