Le librerie sono chiuse da decreto e le consegne a domicilio possono avvenire solo tramite corriere, a costi spesso insostenibili per i piccoli negozi. Lidia Ravera, scrittrice ed ex Assessore alla Cultura e Politiche giovanili nella Regione Lazio, si appella al ministro Franceschini per farle riaprire, con tutte le precauzioni del caso (“I tabaccai sono aperti, ma le librerie sono chiuse. Fumare sì, è essenziale. Leggere è superfluo”). Intanto, mentre l’intera filiera vive settimane di forte preoccupazione, le associazioni di categoria si appellano al Governo per chiedere, tra le altre cose, la deduzione fiscale per gli acquisti di libri e strumenti per far fronte alla crisi di liquidità e ammortizzatori sociali in grado di preservare ogni professionalità interna al settore e scongiurare, così, perdite di posti di lavoro. Va poi considerato che mancano ormai pochi giorni al 25 marzo, data in cui entrerà in vigore la nuova legge che limita gli sconti al 5% (tra l’altro, sugli scaffali di supermercati e autogrill saranno milioni i libri, già etichettati, “fuorilegge”) – Il punto della situazione

Nei giorni scorsi abbiamo parlato in più occasioni del pesante impatto dell’emergenza covid-19 anche nel mondo del libro, e della cultura in generale (settori che coinvolgono decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori, e le loro famiglie, da Nord a Sud): si va dall’inevitabile calo delle vendite alle presentazioni e agli eventi annullati, passando per le case editrici costrette a rimandare le uscite – con le librerie fisiche chiuse per decreto. Tra l’altro, proprio in un momento in cui i libri sono un momento di conforto, riflessione, informazione e, perché no, evasione.

Nel frattempo, le librerie di tutta Italia – che già vivono di piccolissimi margini – si sono mobilitate sui social (con iniziative di promozione della lettura e inviti a condividere i libri letti nei giorni dell’#iostoacasa, con il supporto di autrici, autori, editori, bookinfluencer e addetti ai lavori – qui, a proposito, l’articolo che racconta come anche noi de ilLibraio.it stiamo coinvolgendo lettrici e lettori sui social), ma anche puntando sulle consegne a domicilio.

Da decreto, però, come ha spiegato a ilLibraio.it il presidente dell’Associazione Librai Italiani Paolo Ambrosini, “l’impressione è che sia consentita solo la consegna attraverso corrieri regolamentati. In pratica, le consegne a casa non possono essere fatte dai librai stessi”. Una modalità, però, difficilmente sostenibile per le piccole librerie. Ad esempio, Cristina Di Canio, libraia della Scatola Lilla di Milano, ha scritto: “Amici, me lo state chiedendo in tanti. Non posso più fare le consegne a domicilio personalmente. Il decreto prevede che ci si affidi solo a vettori professionisti (corrieri). Economicamente non è per me sostenibile pagarli per ogni consegna. Mi spiace, spero possiate pazientare”.

Ci sono però anche librerie indipendenti che stanno ottenendo buoni riscontri con le vendite tramite corriere (certo, non per un libro alla volta…). E’ il caso della Libreria Volante di Lecco, di cui abbiamo già scritto per le tante iniziative virtuali che sta mettendo in pratica in queste settimane, e che propone questi costi per le vendite tramite corriere:

libreria volante

L’INIZIATIVA DI GOODBOOK.IT

A proposito di consegne a domicilioGoodBook.it, ecommerce delle librerie indipendenti (che permette ai lettori di ordinare online e scegliere in quale libreria ritirare senza spese di spedizione; e che resta attivo e viene sfruttato per la raccolta ordini proprio da quelle librerie che offrono il servizio di consegna a domicilio), in collaborazione con la casa editrice marcos y marcos ha creato un evento su Facebook per sensibilizzare a richiedere i propri libri a quelle librerie indipendenti che offrono il servizio di consegna a domicilio tramite spedizione. Nell’evento sono elencate le librerie che offrono il servizio con relativi dettagli.

#LIBRERIEAPERTE: L’APPELLO DI LIDIA RAVERA

La scrittrice Lidia Ravera, che dal 2013 al 2018 è stata Assessore alla Cultura e Politiche giovanili nella Regione Lazio, ha manifestato su Facebook la sua perplessità sulla decisione: “Dunque: i tabaccai sono aperti, ma le librerie sono chiuse. Fumare sì, è essenziale. Leggere è superfluo. Chiusi in casa, in eremitaggio, accendiamoci una sigaretta in più, ma non prendiamo in mano un libro, no, questo mai. Non sfruttiamo questa strana pace coatta, questa sosta nel turbinare di tutte le distrazioni possibili, per leggere, per incominciare o ricominciare a leggere, per imparare a leggere. Per leggere. Se avessi avuto bisogno di indizi ulteriori per giustificare la sensazione che mi ha fatta soffrire per tutti i 5 anni in cui sono stata assessore alla cultura della regione Lazio, questa chiusura selettiva, questa discriminazione fra l’essenziale e il superfluo sul piano degli esercizi commerciali, sarebbe l’indizio principale, la prova definitiva che trasforma un sospetto in realtà: ai professionisti della politica importa ben poco della cultura. La sostengono, se la sostengono, per convenienza, la includono nel breviario delle buone maniere, se la infilano nell’occhiello della giacca come un fiore. Un tocco di primavera, di distinzione, di chic, ma non la amano veramente. Non credono, non sanno, che un libro può salvarti la vita. Può ridarti la voglia di stare nel mondo, di ascoltare, di fare tesoro dell’intelligenza degli altri. Far entrare un buon romanzo nelle case degli italiani costretti a casa, è un dovere democratico, una misura terapeutica, un supporto essenziale per superare un momento difficile, che durerà ancora parecchio”. E poi l’appello: “Mi rivolgo a Lei (a te) ministro Dario Franceschini, che sei anche scrittore e alla cultura ci tieni: riapri le librerie, con un commesso solo, con le mascherine, con i guanti, con l’ingresso di due clienti per volta, con il numerino come fuori dal supermercato, con l’amuchina, il disinfettante, con tutte le accortezze necessarie per tutelare lavoratori e titolari… ma riaprile. Permetti ai piccoli librai di fare servizio a domicilio come può fare il colosso Amazon, e di portare a casa dei cittadini un buon libro, così come si può portare una pizza o un sacchetto di arance. I libri sono generi di prima necessità. Come il pane. E senza questo pane, in questo momento, rischiamo di morire di fame. Chiediamolo tutti. Per il bene di tutti. #librerieaperte“.

L’APPELLO DEGLI EDITORI AL GOVERNO

Nei giorni scorsi il presidente dell’Associazione Italiana Editori Ricardo Franco Levi è tornato a intervenire rivolgendosi al Governo: “Affrontiamo l’emergenza, come tutti, con spirito di sacrificio e responsabilità, ma è indispensabile e urgente che il governo e il parlamento facciano tutto ciò che serve per far sì che il mondo del libro, con tutte le sue imprese e i suoi lavoratori possa, al pari e insieme a tutta l’Italia e tutti gli italiani, reggere e superare questo difficilissimo momento. Tutto ciò che serve. Niente di meno”. Aie chiede in particolare il sostegno della domanda di libri: “Deduzione fiscale per gli acquisti di libri, ricostituzione della dotazione originaria della carta cultura per i giovani (la cosiddetta 18App), un rafforzamento del fondo destinato alle famiglie bisognose per l’acquisto dei testi scolastici fermo da vent’anni alla cifra di 103 milioni di euro”. E chiede inoltre, accanto alle altre associazioni confindustriali, strumenti per far fronte alla crisi di liquidità e ammortizzatori sociali in grado di preservare ogni professionalità interna al settore e scongiurare così perdite di posti di lavoro. “Stiamo rischiando – spiega Levi – un circolo vizioso fatto di calo dei consumi, cui segue diminuzione delle prenotazioni, delle tirature, quindi del lancio delle novità. Questo si può tradurre in un calo della lettura i cui bassi indici già adesso segnalano che siamo in emergenza. L’Italia che uscirà dalla crisi Coronavirus non può permettersi di ripartire senza libri e lettori”.

Anche Adei (Associazione degli Editori Indipendenti) si è rivolta al Governo: “La grave epidemia di covid-19 rischia di gettare l’intero settore editoriale in una nuova pesantissima crisi. Librerie chiuse, produzione editoriale in gran parte sospesa, mettono a rischio fatturati e posti di lavoro, ma anche i livelli generali di lettura in cui purtroppo l’Italia è da sempre agli ultimi posti in Europa. Per questo Adei chiede al Governo, nell’ambito più generale degli interventi a sostegno delle imprese, e in particolare modo per quanto riguarda il settore culturale, un intervento tempestivo per sostenere da una parte le piccole e medie imprese editoriali e dall’altra la domanda. “Accanto a sospensioni e agevolazioni previste per gli altri comparti produttivi, riteniamo importante varare al più presto un provvedimento di tax credit – sull’esempio di quanto opportunamente fatto per le librerie indipendenti – per dare fiato a piccole e medie aziende editoriali indipendenti. Riteniamo giunto il momento di introdurre detrazioni fiscali per l’acquisto di libri e sostenere una efficace campagna di promozione dedicata, insieme, a libro e lettura”, ha dichiarato il presidente Marco Zapparoli.

E LA NUOVA LEGGE SUL LIBRO?

A proposito di librerie, c’è poi un altro tema, non meno rilevante. Negli ultimi mesi molto si è detto sulla “legge sulla lettura” (in particolare sulla parte relativa al limite di sconto consentito, che scende al 5%), e nel mondo dell’editoria libraria non sono mancate le divisioni (qui i particolari, le novità, e i diversi punti di vistandr).

Dopo l’approvazione alla Camera del 16 luglio 2019, il 5 febbraio 2020 la legge è passata al SenatoNonostante la richiesta di un rinvio, causa coronavirus, da parte dell’Associazione Italiana Editorila legge è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale: dal 25 marzo il provvedimento entrerà in vigore.

LA RICHIESTA DELL’AIE A SEGUITO DELL’EMERGENZA CORONAVIRUS

Già subito dopo l’approvazione di Palazzo Madama, Levi, presidente dell’Associazione Italiana Editori (che rappresenta l’editoria italiana da 150 anni – il 100% della scolastica, quasi il 100% dell’Universitaria e l’80% della varia), aveva posto l’attenzione su un tema non di poco conto: “Richiediamo l’assoluta garanzia e certezza sui tempi dell’entrata in vigore delle nuove norme, essendo in gioco, con conseguenze pesanti, l’organizzazione dell’intero mercato del libro, che, come qualsiasi altro settore produttivo, richiede tempo per adeguarsi al mutare delle regole”. Da questo punto di vista, la richiesta di dare alla filiera (case editrici grandi e piccole, librerie indipendenti, di catena e online, distributori) il tempo per riorganizzarsi non è stata presa in esame, neppure a seguito dell’emergenza Covid-19 che, come stiamo raccontando, sta mettendo in seria difficoltà il mondo del libro (come ogni altro settore, della cultura e dell’economia in generale).

Della nuova legge (che invece è sostenuta da Ali – Associazione Librai Italiani e da Adei – Associazione degli editori indipendenti, che con il presidente Zapparoli, dopo l’approvazione in Senato, aveva parlato di “una legge che non ha effetti depressivi. Rende invece più equo e bilanciato il mercato”) l’Aie è tornata a parlare lo scorso 25 febbraio, rivolgendosi così al Governo: “Si tratta di un provvedimento rispetto al quale non abbiamo nascosto le nostre critiche, preoccupati per l’impatto che la riduzione degli sconti potrebbe avere sui lettori, ma che oggi è legge e di cui tutti condividiamo senza riserve gli obiettivi: far crescere la cultura del libro, allargare il pubblico dei lettori e quindi, in definitiva, alimentare lo sviluppo democratico del Paese. Daremo con convinzione e in tutte le forme possibili, a partire dalle scuole, il nostro contributo affinché questi obiettivi possano essere raggiunti. Nel garantire questo impegno, segnaliamo la necessità di consentire alle nostre imprese, di adeguarsi e prepararsi per tempo al nuovo assetto del mercato, evitando inefficienze, sprechi e doppie lavorazioni che possono danneggiare editori, rivenditori, autori e lettori“.

IL DESTINO DEI LIBRI “FUORILEGGE” NELLA GRANDE DISTRIBUZIONE

Ad ogni modo, all’entrata in vigore mancano meno di dieci giorni. Quel che appare ormai certo è che, purtroppo, il 25 marzo la fase eccezionale che da giorni vive l’intero Paese (oltre al resto del mondo) non sarà passata. Viene da pensare al destino dei libri (se ne stimano ben 5 milioni) – etichettati con il “vecchio sconto” consentito sugli scaffali e sui banchi dei negozi -, che dal 25 marzo saranno considerati “fuorilegge” (ci riferiamo in particolare al settore della GdO, in cui i libri arrivano già etichettati in autogrill e supermercati). Tra l’altro, proprio in un periodo in cui la domanda di lettura è alta e l’ecommerce e i supermercati suppliscono come possono alla chiusura momentanea delle librerie. Non ci sembra questo il momento di mandare libri al macero.

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