“Affamata”, il nuovo romanzo di Melissa Broder, è una storia di ossessioni: di cibo, di sesso, di corpi e di amore. Dentro ci sono gli M&M’s e un po’ di Midge Maisel, c’è molta cultura ebraica e un rapporto madre-figlia complesso. Insieme, c’è una lingua – quella dell’autrice – piena di ironia e senza peli sulla lingua…

Affamata, ultimo romanzo di Melissa Broder (NN Editore, traduzione di Chiara Manfrinato), è – come ha scritto il New York Times – un romanzo impossibile da descrivere in una sola frase.

Così, per una premessa come si deve, prendiamo in prestito le parole che Chiara Manfrinato, traduttrice di Affamata, ha scritto nelle sue note finali: questo “è un libro fatto per il 60% di cibo, per il 30% di sesso e per il restante 10% di ebraismo e mommy issues“.

Affamata Broder

A essere “affamata” è Rachel, venticinquenne che vive a Los Angeles e lavora in un’agenzia di talent management, tra attori di Hollywood e un capo che parla della sua azienda come di una “famiglia” (red flag, sarete d’accordo).

Il primo aspetto di Rachel a cui accediamo è il suo disturbo alimentare: “Importa solo cosa, quando e come mangiavo”, dice l’incipit. La lettura di questo romanzo, in effetti, è prima di tutto un movimento nervoso tra pensieri intrusivi e conto ossessivo delle calorie, così ossessivo da poter risultare triggerante per molte persone.

Ad accompagnare ogni accadimento raccontato da Broder, infatti, c’è sempre un pensiero al cibo e alle ore di palestra che serviranno per smaltirlo. Il ritmo di queste ossessioni, però, si rilassa procedendo nella lettura, pur senza svanire mai.

A questa distensione si accompagnano: una pausa nei contatti di Rachel con la madre, una seduta di psicoterapia particolarmente stimolante e, soprattutto, un incontro

L’incontro è quello con Miriam, la nuova commessa dello Yo!Gurt, tappa quotidiana di Rachel per il suo yogurt ipocalorico in pausa pranzo. È Miriam che, involontariamente, inizia a liberare la protagonista. Miriam è ebrea, proprio come Rachel, ma è un’ebrea ortodossa, figlia di una famiglia molto osservante.

Era “una tipa che doveva avere pressappoco la mia età o appena appena meno. […] E soprattutto era grassa: innegabilmente, incontrovertibilmente grassa. Non era robusta, formoso o paffuta. Era più che carnosa, eclissava l’idea di robustezza. Era proprio grassa, come io non riuscivo a immaginarmi nemmeno nei miei incubi peggiori. Ma sembrava ignorarlo o fregarsene alla grande”.

Miriam conduce Rachel in una spirale di corpi e di amore, di nuove esplorazioni attraverso il cibo, il gusto e il piacere. Non solo: la conduce tra le mura della sua casa per la cena dello Shabbat. Il tavolo della sala da pranzo dei genitori di Miriam, così, diventa teatro casalingo di scontro sui grandi temi della religione e dell’occupazione israeliana della Palestina ma, soprattutto, un’occasione per celebrare la liberazione fisica, più che quella politica.

Intanto, la voce dell’autrice – provocatoria e impetuosa – conduce chi legge attraverso un altro appetito, quello sessuale. È seguendo la pancia in questo modo tutto nuovo che Rachel si scopre, scontrandosi e incontrandosi con il suo golem e affrontando paure lontane e ipocrisie vicinissime.

“Con una lingua ironica e sensuale, Melissa Broder rivela che per sfuggire all’infelicità l’unica strada è tornare a se stesse, affrontando il rischio di non essere conformi e la vertigine del desiderio”. Non a caso, il titolo originale del romanzo è Milk Fed, scelta che parla di origini, del rapporto madre-figlia e, ovviamente, di cibo.

Questo romanzo, dunque, non si può descrivere in una sola frase – ha ragione il New York Times – perché contiene nelle sue pagine temi ancestrali e ossessioni quotidiane impossibili da ridurre. Nonostante questo, però, la sua lettura assicura anche grandi risate.

Affamata è parte della nuova serie NNE Le Fuggitive, che propone storie di donne in fuga, alla ricerca di libertà e di una rifondazione della propria esistenza. “Le fuggitive non si sentono mai aderenti ai canoni del femminile e, in una costante peregrinazione senza meta, accettano il rischio di abitare lo spazio senza tempo del desiderio e dell’amore”. E Rachel è rappresentante perfetta di questo gruppo di donne in fuga.

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