“Domani, domani” di Francesca Giannone – autrice del bestseller d’esordio “La portalettere” – è una storia di scelte e di rimpianti, di sogni inseguiti e di rinunce sofferte in un Salento che negli anni ’50 sta scoprendo il benessere dell’era industriale, ma anche la radicalizzazione dei mondi dei padroni e degli operai. Al centro della trama un burrascoso legame fraterno, la conquista della propria libertà, la ricerca della felicità nelle avversità e l’amore, una conferma di indipendenza alla quale abbandonarsi…
“Siamo Lorenzo e Agnese Rizzo. Nipoti di Renato Rizzo. Saponieri dal 1920. Questo siamo”.
La nostra storia è fatta di tanti piccoli frammenti di umanità, che raccontano la realtà di un’Italia genuina, operosa e piena di speranze. La semplicità, che Francesca Giannone racconta nei suoi romanzi, è quella delle generazioni che hanno saputo creare il loro domani con sacrifici, minuscole battaglie che hanno dato grandi vittorie, scoperte di un progresso che iniziava a mostrare i suoi traguardi e i suoi dolorosi compromessi. Sono scenari carici di novità, di possibilità, a volte di rassegnazione, ma di grandi legami con la terra e con le proprie radici.
Lorenzo e Agnese sono cresciuti con il senso della famiglia e l’amore per il saponificio: il nonno è stato un pioniere, ha creato un’etichetta di cui essere orgogliosi, ha trasmesso la passione per il lavoro. Agnese ha il naso, la creatività delle essenze, la visione della creazione, Lorenzo ha la fantasia delle immagini, l’intuizione della comunicazione e del marketing. I nipoti di Renato Rizzo sono saponieri nel cuore, ed è lì che albergano progetti e idee per la crescita e il successo di Casa Rizzo, per quelle saponette che diffondono profumi di casa e di sincerità.
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Per questo, quando scoprono che il padre ha venduto Casa Rizzo senza nemmeno consultarli, entrambi restano attoniti, traumatizzati da un gesto impensabile e inaccettabile: loro senza il saponificio non sono niente. Il padre invece con la vendita si libera di un peso che l’ha ossessionato dall’infanzia, perché quello non è mai stato il suo sogno, è sempre stata una strada imposta, senza possibilità di libertà. Lui nel cuore ha sempre tenuto un progetto di vita diverso, quello del mare, del cantiere navale, di un’imbarcazione che rappresenti la sua rinascita. Su quella barca non c’è posto per il profumo di talco.
“Non vivere una vita che non ti appartiene, perché prima o poi ti presenterà il conto. E lo pagherai in infelicità”.
Domani, domani di Francesca Giannone (Nord) è una bella storia di scelte e di rimpianti, di sogni inseguiti e di rinunce sofferte in un Salento che negli anni ’50 sta scoprendo il benessere dell’era industriale, ma anche la radicalizzazione dei mondi dei padroni e degli operai, il cinismo del commercio, il bisogno di “soldi veri”. In un mondo che fa fatica a lasciarsi alle spalle le abitudini patriarcali, le donne emergono anche qui, come ne La portalettere, protagoniste di scelte coraggiose, artefici del loro destino: lavoratrici, indipendenti, capaci di prendere decisioni criticate, di fare il lavoro dei maschi, di andare a studiare e diventare professioniste.
Le donne di Francesca Giannone sono postine, imprenditrici, sono casalinghe forti delle loro idee, avvocati, operaie orgogliose.
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Quando d’improvviso si trovano senza più nulla, senza il saponificio, senza un futuro, i due fratelli Rizzo scelgono ognuno la propria strada. Lorenzo reagisce con violenza, sbattendo la porta di fronte al nuovo padrone, promettendosi di trovare i soldi per ricomprarsi l’azienda, a qualunque costo: la sua decisione lo porterà lontano, in un mondo che non gli appartiene, e che gli presenterà un conto salato, perché c’è sempre un prezzo da pagare per ottenere ciò che si vuole. Agnese invece sembra accettare il presente e resta lì, dove ritiene che sia la sua casa, tra i macchinari, tra il profumo di sapone, e sotto un’insegna che non è più la sua, operaia per scelta, o per rassegnazione. Rabbioso e in fuga Lorenzo, resistente e radicata Agnese: la loro è una storia di perdita e di attaccamento, di cambiamenti personali e della società.
“Non esiste una persona che possa rendermi più felice di quando sto al saponificio. Impossibile”.

La cover de La portalettere, esordio bestseller di Francesca Giannone.
Agnese, un fiuto esperto, i capelli pazzi e gli insegnamenti del nonno Renato nel cuore, va avanti, piedi a terra, naso nei fiori. Le sue creazioni, saponette inebrianti di vaniglie e mandarino, di talco e mirtilli, la ripagano del suo orgoglio ferito. E quando incontra l’amore, scopre che c’è chi la può capire, entrando con un sorriso nel suo mondo di stranezze, con i suoi gesti sempre pari, per sfuggire le cose brutte che possono succedere, un quaderno dove scrivere le sue idee e le sue ricette di saponi. L’amore è una conferma di indipendenza.
Agnese è libera di scegliere, di decidere del proprio futuro, di poter gestire le proprie rinunce così come le proprie conquiste: è una donna che rivendica un diritto così semplice e così complicato nelle sue conseguenze. Perché è vero che sono sempre le donne a rinunciare a una parte della propria vita, e l’avventura di Casa Rizzo porta Agnese a guardare sua madre con uno sguardo nuovo, a fermarsi sull’eterno grembiule, sul vezzo di un paio di orecchini solo nei giorni di festa, su una lavatrice desiderata come una bandiera di libertà.
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Non si dovrebbero mai lasciare indietro le persone che ci vogliono bene, perché sono la più grande ricchezza, e la più terribile rinuncia: Lorenzo e Agnese si muovono su percorsi diversi, uno traditore dell’altro, ma capiscono, ognuno a modo suo, quanto può far male perdere gli affetti inseguendo la vittoria, o l’orgoglio, quanta tristezza c’è in una promessa mancata e in un regalo rimasto impacchettato per decenni, quanta bellezza c’è in un rapporto che fa essere se stessi.
Francesca Giannone scrive, con delicatezza e realismo, con un’apparente leggerezza con cui svela sentimenti e parla di dovere, di ciò che davvero conta, con la vivacità di uno stile insieme moderno e classico: in Domani, domani ci sono strade che vanno dritte e altre che procedono tortuose, affetti feriti e cuori liberati, progetti di libertà e di amore, mentre la famiglia è una calamita robusta che continua ad attrarre a sé, in un mondo che cambia velocemente, sulle note di Sergio Endrigo e Domenico Modugno.
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In quel mondo che sta imparando le leggi del progresso ma conosce la nostalgia di “qualcosa c’era una volta e poi non c’era più”, la felicità è ancora una cosa semplice.
“Col cuore in subbuglio, Agnese si chinò, prese una saponetta tra le mani e la fissò con occhi liquidi, quasi increduli.
La avvicinò al naso: era profumatissima…”.
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Fotografia header: Francesca Giannone, nella foto di Federico Patrocinio