Sin dalla notte dei tempi che i “libri maledetti” ci catturano per fascinazione (o curiosità, o sete di potere), sicché tutto dovremmo fare fuorché abbandonarci alla loro apertura. Fatta questa premessa, esploriamo insieme una serie di opere legate al concetto di maledizione: per goderci ogni tipo d’avventura – gotica, paranormal o dark-fantasy – pur sempre consapevoli del potere auto-distruttivo delle parole…
Ci coinvolgono per bene anche se ci augurano il male; forti di una tradizione millenaria che si tramanda di generazione in generazione – il primo anatema storico risale all’antico Egitto, quando il figlio di Ramses II venne perseguitato dal fantasma di Naneferkaptah per aver violato le scritture del Dio Toth – è sin dalla notte dei tempi che i “libri maledetti” ci catturano per fascinazione (o curiosità, o sete di potere) sicché tutto dovremmo fare fuorché abbandonarci alla loro apertura.
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È d’altronde, la recitazione del male, una pratica letteraria al pari della preghiera di benedizione: pronunciate e sottoscritte per ottenere gli sfavori delle tenebre, le formule di imprecazione ci raccontano comunque di un dialogo con l’Altromondo, ma stavolta palindromico e/o declinato al negativo (ne sono un esempio le defissioni romane, cartoline di metallo imbucate sotto terra affinché se ne occupino i defunti; ce ne accenna Platone nel suo La Repubblica). E le risposte non si faranno attendere: che si tratti di una morte improvvisa – quella che consegue l’incantesimo dell’Adava Kedavra in Harry Potter di J. K. Rowling – o puranche del ritorno di una strega – in Hex, la maledizione di Thomas Olde Heuvelt – gli spiriti evocati sono sempre ben contenti di avventarsi sulla sorte del malcapitato (o dell’eroe che farà di tutto per contrastarli, si pensi a Percy Jackson contro La maledizione del Titano).
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Ma, badate tutti, anche il ricorso alle arti oscure costa spesso un dazio, e se per Lord Voldemort questo corrisponde alla perdita del naso (è la Legge del tre), in altri casi il postulante ne esce proprio di senno (come il perfido Haddo in Il mago di W. Somerset Maugham).
Fatta questa premessa – e senza il rischio di farci (fare) del male – esploriamo insieme questa serie di opere tutte riguardanti la maledizione: per goderci alfine ogni tipo d’avventura – gotica, paranormal o dark-fantasy – ma comunque consapevoli circa il potere auto-distruttivo delle parole (soprattutto nei tanti accidenti che mandiamo ogni giorno in automobile o sul web). Hater avvisato, mezzo salvato…
Il manoscritto di Voynich, la maledizione spezzata
Volume di incantevole fattura (si ipotizza) risalente al XV secolo e acquistato da un mercante polacco presso un monastero di frati gesuiti nel 1912, attorno a Il manoscritto di Voynich (Bompiani) si sono spese talmente tante teorie che davvero ne è motivata la fama di “libro più misterioso al mondo”. Fra queste, quella che riguarda la sua maledizione: chiunque fosse riuscito a decifrare il significato delle sue illustrazioni – di esseri vegetali, figure femminili e diagrammi interstellari – non solo avrebbe scoperto le radici di un alfabeto segreto (quello che ne costituisce la crittografia) ma sarebbe altresì morto per via di un incantesimo che nessuno avrebbe mai dovuto sciogliere. Peccato soltanto che, è notizia davvero recente, il chiacchierato codice sia stato alfine svelato; da una filologa italiana (Eleonora Matarrese), che ha interpretato le varie sezioni dell’opera nel loro significato originale: un erbario, un lunario, un trattato di scienza idraulica e un trattato agronomico. La maledizione è dunque spezzata.
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I racconti del Necronomicon, una maledizione pseudobiblica
Si chiamano pseudobiblion e sono libri (di pura finzione ma) che vengono citati come reali da altre fonti che ne fanno riferimento. Di tutti, il Necronomicon di Howard P. Lovecraft (Newton Compton Editori, traduzione di Gianni Pillo) è il meglio conosciuto: immaginato esso stesso come un volume maledetto (poiché rilegato in pelle umana, nonché redatto col sangue dallo stregone yemenita Abdul Alzhared), la serie di rituali su come invocare i Grandi Antichi travalica i confini dell’opera di fantasia per divenire quindi oggetto di culto fra i bibliofili di tutto il mondo. Che sperano di recuperarlo in qualche biblioteca dispersa nell’Iraq (oppure di tradurlo fra le pagine della Chiave di Salomone, grimorio altrettanto leggendario utilizzato dal re biblico per comunicare con i demoni e compiere rituali magici). Che disdetta dunque scoprire che “Il libro dei nomi dei morti”– questo il significato del titolo – in realtà non è mai esistito. Maledizione!
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Il detective Kindaichi e la maledizione degli Inugami, la noroi giapponese
Ci vuole poco per venire maledetti: argomento cardine della narrativa crime e fantasy, in Giappone la noroi è una questione all’ordine del giorno; divinità vendicative, leggende metropolitane e fantasmi senza requie (Sadako “Samara” Yamamura di The Ring docet)… ogni scusa è buona per finire mutilati, strangolati e/o trascinati all’inferno. Come ben sa Kindaichi Kōsuke; protagonista di un giallo classico – di tipo deduttivo, pieno di enigmi da risolvere – nel secondo romanzo che si intitola alla sua professione, l’ingegnoso detective dovrà fare i conti con la faida successoria degli Inugami, una famiglia di ricchi ereditieri la cui carneficina si scatena con l’apertura di un testamento. Quello del patriarca Inugami Sahee, che ha destinato la guida dell’industria tessile a un suo figlio segreto fino ad allora tenuto in disparte. E sempre che la giovane Tamayo (è la primogenita di un prete shintoista che ha salvato l’uomo quando era solo un vagabondo) non decida di sposare uno dei tre nipoti carnali del magnate, pretendenti all’impero gli uni contro gli altri. Insomma, la maledizione fra parenti è servita (di Seishi Yokomizo per Sellerio, traduzione di Francesco Vitucci).
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The Ex Hex, maledetti ex!
Quando l‘incantesimo si rompe, può succedere che l’amore si trasformi in odio; e se nemmeno (il rituale) chiodo-scaccia-chiodo riesce a cancellare il ricordo dell’ex, ecco allora che una bella relazione finisce per assomigliare a una vera e propria maledizione. Come ci racconta Erin Sterling nella romcom The Ex Hex (Mondadori, traduzione di Egle Costantino); primo capitolo della trilogia autoconclusiva di Graves Glen, in questo volume dalle tinte young-adult facciamo la conoscenza di Vivienne Jones, una giovane strega che, per vendicarsi del suo ex fidanzato Rhys Penhallow, pronuncia una fattura sottrattiva convinta però di non procurargli alcun danno (o al massimo qualche grattacapo, che sarà mai). Se non fosse che, tornato in città dopo una decina d’anni, l’aitante ragazzo pare proprio perseguitato dalla sfortuna… che siano questi gli effetti collaterali della “maledizione Ex”? “Dea (…) ti supplichiamo, fa’ che Rhys non usi più le sue fossette per fare del male a ragazze innocenti”. Meglio la magia del no-contact, insomma.
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L’occhio del male, una maledizione tira l’altra
Quando due maledizioni si scontrano l’una contro l’altra, il risultato non può che essere devastante. O almeno questo è il presupposto de L’occhio del male di Stephen King (con lo pseudonimo di Richard Bachman, Pickwick, traduzione di Franco Brera); alla guida di un’automobile da corsa assieme alla compagna Heidi, il pingue avvocato Billy Halleck investe un’anziana gitana senza neanche fermarsi a soccorrerla. Scatenando, per l’effetto, la terribile maledizione “Dimagra” (pronunciata dal padre di lei, lo stregone centenario Taduz Lemke); colpito da un’improvvisa infermità e con lui anche le istituzioni che l’hanno aiutato, Billy si rivolgerà dunque al criminale Richard Ginelli per così scatenare, avverso l’accampamento del nomade, la cosiddetta “maledizione dell’uomo di città”: un linciaggio a mano armata che costringerà il vecchio zingaro a rivelare l’origine dell’anatema (perché l’incantesimo è stato lanciato su un particolare oggetto che dovrà essere distrutto affinché la maledizione possa essere sciolta). Anche se, è risaputo, non è affatto facile liberarsi dal malocchio…
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La maledizione di Melmoth, una maledizione senza fine
Personaggio di finzione introdotto da Charles Robert Maturin nell’omonimo romanzo del 1820, Melmoth l’Errante è un incantesimo letterario che si sviluppa di poetica in autore rimanendo però fedele alla sua trama di base: la storia di un uomo irlandese (Melmoth) il quale, dopo aver venduto l’anima al Diavolo, è alla continua ricerca di vittime cui offrire una vita immortale in cambio dell’eterna dannazione. E se anche Honoré De Balzac gli ha dedicato un seguito (Melmoth riconciliato) è interessante vedere come nel suo La maledizione di Melmoth – Neri Pozza, traduzione di Massimo Ortelio – Sarah Perry scelga per la prima volta una protagonista femminile quale interprete della tradizione letteraria; ecco dunque introdotta la figura di Melmoth la Testimone, una delle pie donne – che hanno visitato il Cristo nel sepolcro – costretta a sopravvivere fintantoché il Messia non ritornerà sulla Terra. Inutile dirvi come andrà a finire (anche perché, ve lo anticipiamo, questa è una maledizione che durerà per sempre. O almeno così ci auguriamo).
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E se proprio non riuscite a resistere alla tentazione di sfogliarli tutti, ecco a voi una serie di romanzi maledetti dalla cui lettura rimarrete affascinati a lungo:
- La casa dei sette abbaini di Nathaniel Hawthorne (Il Saggiatore)
- La maledizione delle ombre di Jean-Christophe Grangé (Garzanti)
- La maledizione della famiglia Flores di Angélica Lopes (Mondadori)
- Magick di Alister Crowley (Astrolabio)
- Harry Potter e la maledizione dell’erede di J.K. Rowling (Salani)
- La maledizione del ragno di Frances Hardinge (Mondadori)
- La maledizione della noce moscata di Amitav Gosh (Neri Pozza)
- Maledizione Notre-Dame di Barbara Frale (Newton Compton Editori)
- La magia sacra di Abramelin il mago di Robert Ambelain (Venexia)
- La regina degli inferi. La maledizione di Persefone di Hannah Lynn (Newton Compton Editori)