La scrittrice americana Madeline Miller, diventata celebre in tutto il mondo per “La canzone di Achille” e “Circe”, torna in libreria con una nuova riscrittura dei miti classici, dedicata stavolta a “Galatea”. La storia si sviluppa lungo un sentiero inedito, che vede l’amore di Pigmalione trasformarsi in possesso e la sottomissione di Galatea lasciare il posto a un commovente percorso di autodeterminazione, impreziosito da tante ed evocative illustrazioni

Siamo in un ospedale dei nostri giorni, o forse no. E la paziente di cui controllano il colorito pallido è una donna, o forse no. Forse siamo piuttosto in un mondo antico e sfumato, e quella che ci racconta la sua storia è una statua. Forse è malata, questa insolita creatura che dice di chiamarsi Galatea, o forse vogliono solo farglielo credere per tenerla buona. Per controllarla meglio.

Di tanto in tanto va a trovarla suo marito – o forse no. Forse non va da lei per prendersene cura, ma solo perché ha voglia di possederla, perché lo eccita vederla sottomettersi. Forse Pigmalione non è nemmeno il suo compagno d’anima, in fondo, ed è rimasto solo lo scultore che un giorno aveva visto esaudirsi la sua preghiera alla dea Afrodite, e davanti al quale il marmo si era fatto carne.

Copertina del libro Galatea di Madeline Miller

È da queste premesse suggestive e ambigue che muove i passi la rielaborazione del mito di Galatea a opera della scrittrice statunitense Madeline Miller, diventata celebre in tutto il mondo (anche grazie al social TikTok, il cui passaparola l’ha di recente riportata in classifica, dagli Usa all’Italia) per il suo romanzo d’esordio La canzone di Achille (Sonzogno 2013, Marsilio 2019) e per Circe, uscito invece per Marsilio nel 2021.

Si tratta di una raffinata edizione pubblicata da Sonzogno, che in sole 80 pagine unisce lo stile ammaliatore dell’autrice (tradotta in italiano da Marinella Magrì) alle conturbanti illustrazioni di Ambra Garlaschelli, in grado di avvolgere il testo (arrivando in qualche caso perfino a sostituirlo) con i loro chiaroscuri plastici e al tempo stesso poetici.

Illustrazione tratta dal libro "Galatea" di Madeline Miller

Come se non bastasse, la storia si sviluppa lungo un sentiero mai battuto prima, che vede l’amore di Pigmalione trasformarsi in possesso, in gelosia, in ossessione: in una parola, in machismo. La convivenza reale con la sua donna ideale, così fragile e così ammirata dal mondo esterno, è infatti per lui motivo di angoscia, anche e soprattutto dopo la nascita della loro prima figlia, la vivace e intelligente Pafo.

Galatea capisce tutto questo, o forse no. Sottovaluta il pericolo, o forse no. Sta di fatto che pian piano si scopre troppo legata alla vita per separarsene e per accettare che venga negata anche alla sua bambina, solo perché Pigmalione ha paura che qualcuno gliele strappi via, o che loro un giorno decidano di allontanarsi dal loro padre-padrone-creatore.

Foto dell'autrice Madeline Miller

Madeline Miller (foto di Nina Subin)

Ecco allora che Galatea, nel parlare del ricovero forzato che subisce, del trattamento illogico e a volte brusco del personale medico, così come delle visite rapide e animalesche di suo marito, tutte uguali a sé stesse e tutte svuotate di ogni significato che vada al di là di un becero rapporto sessuale, prova a fare ordine dove prima c’era solo prigionia e a illuminare con l’astuzia l’esistenza oscura a cui è stata relegata, nonostante i suoi tentativi di dialogica persuasione.

E infine, un giorno, architetta un piano per scappare, per salvare sé stessa dall’isolamento e sua figlia dall’ignoranza, dal momento che non le è più concesso di studiare con un precettore e che intanto Pigmalione sta intagliando una nuova opera, la statua di una bambina di pochi anni.

Illustrazione tratta dal romanzo "Galatea" di Madeline Miller

Nel lanciarsi in un estremo tentativo di ribellione, nel ribaltare il paradigma che la vedeva subalterna e obbediente, Galatea onora la vita di cui non ha mai potuto godere descrivendo però ogni suo gesto senza ideologie, senza vittimismo e senza nemmeno ergersi a eroina: a muoverla è solo un istinto di sopravvivenza ineluttabile, feroce, lirico.

Lo stesso che la accompagna a livello visuale, un dettaglio agghiacciante dopo l’altro, e che arricchisce e amplifica la sua esperienza anticipandone la sofferenza e l’oscurità. Un istinto che, fra l’altro, le parole ipnotiche di Madeline Miller scolpiscono un rigo dopo l’altro componendo un inno alla libertà e all’autodeterminazione, mentre questa Galatea inedita diventa un monito e un esempio dal respiro universale.

Dopotutto, in cosa risiederebbe la potenza simbolica dei miti greci e delle loro variazioni sul tema, come già faceva notare il filosofo e scrittore Ernst Jünger (1895-1998), se non nel fatto che siano storie capaci, “al pari della metafisica”, di restare “un ponte gettato verso la trascendenza”?

Un ponte ancora agibile, a quanto pare, che grazie alla penna affilata di Miller e alla mano leggiadra di Garlaschelli ci porta a osservare certi incubi ancora presenti nel nostro mondo, rivelandoci in che modo soffocarli prima che siano loro a non fare più respirare noi.

Illustrazione tratta da "Galatea" di Madeline Miller

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