“Ma come mai quando si parla di togliere i voti la gente si scalda tanto? È da un po’ che me lo chiedo”. Su ilLibraio.it il punto di vista dello scrittore e insegnante Enrico Galiano su un tema molto discusso: “Ogni santa volta che qualcuno osa mettere in discussione l’efficacia del voto numerico come sistema di valutazione, a scuola, il cielo si apre e piove indignazione: ‘I voti non hanno mai fatto male a nessuno!’, ‘È così che si cresce!’, ‘È stato con un bel quattro che ho iniziato a studiare!’…”

Ma come mai quando si parla di togliere i voti la gente si scalda tanto? È da un po’ che me lo chiedo.

Ogni santa volta che qualcuno osa mettere in discussione l’efficacia del voto numerico come sistema di valutazione, a scuola, il cielo si apre e piove indignazione: “I voti non hanno mai fatto male a nessuno!”, “È così che si cresce!”, “È stato con un bel quattro che ho iniziato a studiare!

E così via.

L’ultima in ordine di tempo, la scrittrice ed ex insegnante Paola Mastrocola, con il suo pezzo uscito sulla Stampa “Ma in classe i voti sono importanti”.

Mi preme dire un paio di cose, innanzitutto. La prima è che la pedagogia è una scienza. E quindi che per esprimersi su di essa con un minimo di autorevolezza occorre studiarla, praticarla e aggiornarsi continuamente.

E già qui scremiamo il 90% di quelli che parlano di voti a scuola, che di solito lo fanno solo per esperienza propria (e sarebbe come se pretendeste di esprimervi su come si pilota un aereo solo perché in aereo ci siete stati).

Poi, per quel restante 10%, è fondamentale citare fonti, studi, esperimenti, ricerche.

E invece sapete qual è l’argomento principe che usano tutti, ma proprio tutti i grandi fan del voto?

Eh ma si è sempre fatto così!”.

Non occorre ora essere scienziati per intuire che col “Si è sempre fatto così” non si progredisce facilmente.

Infatti.

Per usare una metafora: voi accettereste di entrare in sala operatoria sapendo che gli strumenti non verranno sterilizzati, come si usava prima del 1800 e di Louis Pasteur?

Eppure, anche all’epoca furono in tanti a non credere ce ne fosse bisogno: “Eh ma si è sempre fatto così!”

Grazie al cielo la medicina ha fatto dei passi avanti, e allora perché non li facciamo fare anche alla scuola?

Che poi la metafora della sala operatoria non è casuale: davvero è dimostrato che il voto numerico è un po’ come uno strumento non sterilizzato, nel senso che ha un’altissima probabilità di non essere oggettivo del tutto. Magari l’operazione riesce lo stesso, eh? Però insomma: meglio non rischiare, che dite?

Chi propende per la sostituzione del voto con altre forme di valutazione non è mica detto sia un pazzo scriteriato, o il classico insegnante buonista. Semplicemente, potrebbe aver studiato ed essersi aggiornato. Aver scoperto, per dire, che abolire il voto numerico non significa abolire la valutazione: semplicemente praticarla in modo più efficace. Più puntuale. Più faticoso, anche: ma in modo educativamente più incisivo.

Che passare a una valutazione formativa incentrata sull’autovalutazione produce risultati strabilianti sia in termini di apprendimento sia di benessere scolastico.

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Sì, lo so: fa torcere il naso a tanti questa cosa del benessere scolastico. Vi puzza, eh? Voi a scuola avete sofferto, e ora siete venuti su in un modo che vi sembra positivo, tutto sommato, e quindi sentite di ringraziare, quasi, quella sofferenza: ma vi è mai venuto il dubbio che siate venuti su così nonostante i voti, nonostante quelle sofferenze, e non grazie a esse?

Magari ci sono degli studi, alla base, delle ricerche. Ci avete mai pensato?

Per cui ve la butto lì: dato che la questione è così importante, dato che ne va del benessere e dell’istruzione dei nostri figli, lasciamo parlare chi sa e fidiamoci.

A fare così, ci meriteremmo un bel dieci e lode.

PS: Per non incorrere negli stessi errori di Mastrocola (che non cita mai, nemmeno nei suoi pamphlet sulla scuola, ricerche sul campo, tranne quelle di tipo statistico svolte dal proprio marito Luca Ricolfi…), vi consiglio un bel libro che dimostra, dati alla mano, quanto il voto eserciti un influsso negativo sull’apprendimento, e quanto altre forme di valutazione invece si siano dimostrate più efficaci e davvero formative: La valutazione che educa. Liberare apprendimento e insegnamento dalla tirannia del voto, a opera di Cristiano Corsini, professore ordinario di Pedagogia sperimentale all’Università Roma Tre, Franco Angeli 2023

L’AUTORE – Enrico Galiano sa come parlare ai ragazzi. In classe come sui social, dove è molto seguito. Insegnante e scrittore classe ’77, dopo il successo dei romanzi (tutti pubblicati da Garzanti)  Eppure cadiamo feliciTutta la vita che vuoi, Felici contro il mondo, e Più forte di ogni addio, ha pubblicato un libro molto particolare, Basta un attimo per tornare bambini, illustrato da Sara Di Francescantonio. È tornato al romanzo con Dormi stanotte sul mio cuore, e sempre per Garzanti è uscito il suo primo saggio, L’arte di sbagliare alla grande. Con Salani Galiano ha quindi pubblicato la sua prima storia per ragazzi, La società segreta dei salvaparole, un inno d’amore alle parole e alla lingua. Ed è poi uscito per Garzanti il suo secondo saggio Scuola di felicità per eterni ripetenti. Il suo nuovo romanzo è Geografia di un dolore perfetto (Garzanti).

Qui è possibile leggere tutti gli articoli scritti da Galiano per ilLibraio.it.

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