Nato dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle (1859-1930), Sherlock Holmes è il personaggio che più di tutti ha contribuito a formare nella mente dei lettori il prototipo di investigatore. Il suo personaggio si è costruito nel tempo, dal 1887 (anno di pubblicazione di “Uno studio in rosso”) fino a oggi, passando per centinaia di racconti e numerosi adattamenti cinematografici e televisivi. Ripercorriamo quindi la storia e l’evoluzione di un vero e proprio fenomeno culturale, capace di influenzare ancora oggi il genere giallo. Spazio, inoltre, a diverse curiosità… a proposito, sapevate che nei romanzi non pronuncia mai la frase-tormentone “Elementare, Watson!”?

Se ci venisse chiesto di immaginarci un detective, probabilmente apparirebbe nella nostra mente un uomo con un lungo cappotto, una pipa, un insolito cappello e una lente d’ingrandimento. E se ci venisse domandato il nome di quell’uomo, non esiteremmo a rispondere: Sherlock Holmes, il detective londinese.

Nato dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle (1859-1930), Sherlock Holmes è il personaggio che più di tutti ha contribuito a formare nella mente dei lettori del XXI secolo (ma non solo) il prototipo dell’investigatore. A partire dalla sua prima apparizione, nel romanzo del 1887 Uno studio in rosso, la sua popolarità non ha fatto che crescere, anche grazie ai successivi contributi di letteratura, teatro e cinema, che hanno reso il detective di Baker Street quello che conosciamo oggi.

Quando parliamo di Sherlock Holmes, quindi, ci riferiamo a un vero e proprio fenomeno culturale, che influenza il nostro presente e il nostro modo di pensare al genere giallo.

Ripercorriamo dunque la nascita e l’evoluzione di questo personaggio, le sue caratteristiche più iconiche e le sue avventure, oltre che gli innumerevoli adattamenti che lo vedono protagonista.

Chi è Sherlock Holmes?

Sherlock Holmes è un consulente investigativo, cioè un detective privato che si occupa di risolvere i casi di persone che necessitano delle sue deduzioni: sparizioni, morti inspiegabili, furti, assassinii e molto altro. Non accade però di rado che Holmes si interessi ad alcuni casi su richiesta degli investigatori di Scotland Yard, districando misteri apparentemente irrisolvibili grazie alle sue incredibili capacità. In questo senso, il nome più noto ai lettori è quello dell’ispettore Lestrade, le cui abilità investigative, però, non attirano molto la stima di Sherlock.

Il detective vive a Londra, al 221B di Baker Street (un numero civico che all’epoca non esisteva nemmeno), in un appartamento che inizialmente condivide con il dottor John Watson, medico dell’esercito britannico rimasto ferito nella guerra in Afghanistan del 1880. È proprio Watson, attento osservatore dei ragionamenti e dei comportamenti dell’amico, a raccontare in prima persona gran parte delle loro avventure.

Sherlock Holmes Museum Baker street

“The Sherlock Holmes Museum”, aperto nel 1990, sorge su Baker Street. Anche se riporta il civico 221b, il museo si trova in realtà al numero 239

L’aspetto fisico di Holmes viene descritto in diverse occasioni, facendo riferimento alla sua agilità e forza, che lo rendono anche un eccellente pugile e spadaccino. In particolare, in Uno studio in rosso leggiamo: “Il suo sguardo era acuto e penetrante; e il naso sottile aquilino conferiva alla sua espressione un’aria vigile e decisa. Il mento era prominente e squadrato, tipico dell’uomo d’azione”. Nonostante ciò, le sue mani, “invariabilmente macchiate d’inchiostro e di scoloriture provocate dagli acidi, possedevano un tocco straordinariamente delicato”.

Le conoscenze di Sherlock Holmes sono quasi completamente rivolte al suo lavoro: è un esperto di chimica, di cui si serve per esperimenti e analisi dei materiali, e possiede buone conoscenze di anatomia e di biologia. Inoltre, ha una fitta rete di informatori che gli permette di rimanere sempre aggiornato su ciò che accade nel mondo criminale londinese. D’altra parte, però, a volte risulta meno aggiornato su vari aspetti della vita sociale e politica, e non conosce granché l’astronomia e la fisica.

Suona il violino, e, come gran parte degli uomini della sua epoca, fuma la pipa. È invece più insolito ai nostri occhi (ma sicuramente meno a quelli di un lettore di fine ‘800) il suo uso di morfina e cocaina, che utilizza per superare la noia e l’inattività tra un caso e l’altro.

Un capitolo a parte servirebbe per descrivere le straordinarie capacità deduttive di Sherlock Holmes, e il suo modo di comprendere svariate informazioni solo osservando attentamente la realtà, alla ricerca di dettagli nascosti agli occhi degli altri: una macchia su una mano, un rammendo su un cappello, l’impronta di un piede. Uno dei pochi personaggi a competere con le sue abilità (anche se troppo pigro per metterle davvero in pratica) è suo fratello maggiore, Mycroft Holmes, importante funzionario del governo.

La mente di Sherlock è analitica e rigorosa: è molto nota la frase in cui afferma che “una volta eliminato l’impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, deve essere la verità”. Il detective segue la logica e non si lascia sviare dalle emozioni, ma non per questo non possiede dei principi morali. Spesso infatti prende la decisione di non denunciare un crimine commesso da chi considera nel giusto, e la sua continua ricerca della verità lo porta a difendere fino alla fine chi reputa innocente.

Al contrario di Watson, sposato (probabilmente più di una volta) e molto attento al genere femminile, Holmes non è interessato alle relazioni. L’unica donna a catturare la sua ammirazione (oltre a essere l’unica ad averlo battuto) è Irene Adler, apparsa una sola volta nel racconto Uno scandalo in Boemia, ma in grado di lasciare un segno nella storia del personaggio: “Per Sherlock Holmes ella è sempre la donna. Raramente l’ho sentito accennare a lei in un altro modo…”.

Un altro iconico rivale di Holmes è certamente lo spietato professor Moriarty, “il Napoleone del crimine”, subdolo orchestratore di centinaia di delitti, al centro di un’intricata rete criminale che controlla da lontano.

Passiamo ora a osservare più da vicino l’evoluzione del personaggio attraverso le sue numerose investigazioni.

 Dalle origini al caso letterario

Arthur Conan Doyle fa nascere la figura di Sherlock Holmes nel 1887, con il già citato Uno studio in rosso, il primo di quattro romanzi che vedono protagonisti il detective londinese e il medico John Watson.

Con le sue opere Doyle riprende il genere del giallo deduttivo, inaugurato da Edgar Allan Poe con I delitti della rue Morgue. Diventa così uno dei fondatori del genere, contribuendo alla definizione di alcuni dei meccanismi usati ancora oggi dagli scrittori di libri gialli.

Sherlock Holmes Uno studio in rosso

Il successo delle investigazioni di Sherlock Holmes crebbe nel corso degli anni, a partire dal secondo romanzo Il segno dei quattro (1890) e a seguire con le raccolte di racconti, Le avventure di Sherlock Holmes (1892) e Le memorie di Sherlock Holmes (1894), apparsi sulla rivista The Strand Magazine. È proprio grazie alle illustrazioni che appaiono sulla rivista, a opera del disegnatore Sidney Paget, che si afferma l’uso del cappello da caccia deerstalker (mai menzionato nelle storie) per rappresentare il detective: una scelta che arriva fino ai giorni nostri.

Nelle intenzioni di Doyle, il racconto che chiude la raccolta del 1894, L’ultima avventura (in originale The final problem) avrebbe dovuto essere davvero l’ultima avventura del celebre investigatore, che nella lotta contro il famigerato professor Moriarty sarebbe dovuto morire, precipitando assieme a lui in un burrone.

Il rapporto tra Sherlock Holmes e il suo creatore fu conflittuale e ambivalente: Doyle avrebbe preferito dedicarsi ad altri generi, come quello del fantastico, dell’avventura e dell’orrore, e la decisione di uccidere il detective fu legata alla volontà di liberare la mente dalla sua presenza ingombrante.

Ma Doyle non aveva previsto la reazione dei lettori, che fu immediata e intensa: Sherlock Holmes era ormai divenuto un caso letterario, e il pubblico si ribellò alla sua morte, rivolgendo la sua indignazione contro The Strand Magazine e contro lo stesso autore. Osserviamo così quanto il personaggio avesse guadagnato sempre più influenza, diventando un vero e proprio “fenomeno pop”.

Facciamo allora un salto avanti fino al 1901, anno in cui Doyle, cedendo alle pressioni di pubblico ed editore, pubblicò a puntate Il mastino dei Baskerville, il terzo romanzo sul detective di Baker Street, ambientato prima della sua morte, in una brughiera nebbiosa attraversata dalla maledizione di un terribile mastino. A questo libro seguirono i racconti della raccolta Il ritorno di Sherlock Holmes (1905), che segnano l’effettivo “ritorno in vita” di Holmes, il quale spiega di aver finto la sua morte e di essere pronto a tornare in attività.

La valle della paura (1915), l’ultimo romanzo di Sherlock Holmes, assume toni più di tesi e avvincenti, mentre nella raccolta L’ultimo saluto (1917) veniamo a sapere che il detective si è ritirato in pensione fuori città.

L’effettiva ultima pubblicazione riguardante l’investigatore inglese risale al 1927, con Il taccuino di Sherlock Holmes: qui, eccezionalmente, due racconti sono narrati dal punto di vista dello stesso Holmes, che si congeda così dal lettore, dopo 40 anni esatti.

Questa però non è che una piccola parte della sua storia. Col passare degli anni, infatti, le generazioni successive hanno dimostrato il loro amore per il detective londinese tramite citazioni, omaggi, rivisitazioni e adattamenti, che hanno arricchito di dettagli la sua personalità e il suo mondo.

 Sherlock Holmes nella letteratura

Gli scritti apocrifi realizzati dopo la morte di Doyle sono innumerevoli, soprattutto in seguito allo scadere dei diritti d’autore. Questi testi approfondiscono periodi della vita di Holmes non trattati dall’autore, oppure recuperano la sua storia in modo innovativo e inedito. Sherlock Holmes è stato ripreso e omaggiato da molti autori successivi a Doyle, che dalle sue avventure hanno tratto ispirazione per costruire nuove storie intriganti.

Esempio emblematico quello di Umberto Eco, che nel suo celebre romanzo Il nome della rosa (Bompiani, 1980) si ispira a Holmes per tratteggiare il personaggio di Guglielmo da Baskerville: un erudito frate francescano, che con la sua origine rimanda chiaramente al romanzo di Doyle Il mastino dei Baskerville, e che come il detective di Baker Street possiede una mente rigorosa e brillante, adatta alle investigazioni.

Il nome della rosa

Parlando ancora di grandi nomi della letteratura contemporanea, nel 1999 Stephen King rievoca la figura di Sherlock in uno dei racconti della sua raccolta Incubi e deliri (Sperling & Kupfer, traduzione di Tullio Dobner), dove il dottor Watson ricorda l’unica occasione in cui è riuscito a battere Holmes nella soluzione di un caso.

Le vicende del giovane Sherlock sono trattate dallo scrittore e sceneggiatore canadese Shane Peacock, che dal 2007 ha creato una serie di romanzi sul giovane Sherlock Holmes, pubblicati in Italia da Feltrinelli.

Per concludere questa breve panoramica sul personaggio di Holmes nella letteratura, passiamo alla serie di Enola Holmes, di Nancy Springer, incentrata sulle vicende della sorella minore di Sherlock e Mycroft, Enola. Questo  personaggio, non presente nei racconti e romanzi originali, è protagonista di sei libri (in Italia pubblicati da DeAgostini) e di due adattamenti cinematografici per Netflix, rispettivamente usciti nel 2020 e nel 2022.

Enola Holmes

Sherlock Holmes: film, serie tv e altri adattamenti

Sherlock Holmes è stato uno dei personaggi letterari più celebrati dalla settima arte, ma la sua fortuna comincia ancora prima, sul palcoscenico, dato che già nel 1899 il detective è protagonista del dramma teatrale Sherlock Holmes, scritto in collaborazione con lo stesso Doyle e interpretato dall’attore e drammaturgo William Gillette.

È qui che probabilmente si fonda un altro dei tormentoni che lo riguardano: “Elementare, Watson!“, chi non l’ha mai sentito dire? Questa frase, in realtà, non viene mai pronunciata nei romanzi di Arthur Conan Doyle, ma si è gradualmente affermata nelle successive rappresentazioni cinematografiche (e quindi nella nostra cultura) come uno dei principali motti dell’investigatore.

Uno dei nomi più conosciuti per aver vestito i panni di Sherlock Holmes è quello di Basil Rathbone, che tra il 1939 e il 1946 realizza quattordici film, cristallizzando l’aspetto slanciato e longilineo di Holmes nella mente degli spettatori.

Il nome dell’attore britannico, inoltre, fa da ispirazione anche per il personaggio di Basil l’investigatopo (1986), il piccolo topo detective che nell’omonimo film Disney vive proprio a Baker Street, sotto la casa di Sherlock Holmes, e che come lui risolve misteri di ogni genere.

A oggi, l’adattamento cinematografico forse più conosciuto è quello diretto da Guy Ritchie nel 2009, con Robert Downey Jr. e Jude Law a interpretare Holmes e Watson. Questa pellicola, ambientata nel 1890, presenta un Holmes meno distaccato ma altrettanto geniale, oltre che una rivisitazione del personaggio di Irene Adler, avvenente e scaltra ladra con cui Holmes ha una relazione. Il film ha avuto anche un seguito, Sherlock Holmes – Gioco di ombre (2011) che presenta invece il personaggio del professor Moriarty.

Sherlock Holmes il film

Ma Holmes non è stato al centro dell’attenzione solo sul grande schermo: appare in diverse serie televisive, tra cui una per la BBC già nel 1964. Ed è sempre la BBC a realizzare nel 2010 la serie tv Sherlock, ambientata ai giorni nostri e liberamente tratta dai romanzi e racconti originali, con Benedict Cumberbatch e Martin Freeman. Questa serie prende spunto dagli intrecci costruiti da Doyle e crea uno Sherlock contemporaneo, eccentrico, geniale e asociale. L’episodio Uno studio in rosa, chiaramente ispirato a Uno studio in rosso, inaugura la prima di quattro stagioni.

Anche Elementary (2012-2019) porta Holmes nei tempi moderni, ma sposta le sue indagini a New York, dove il detective (interpretato da Jonny Lee Miller), appena uscito da una clinica di riabilitazione, collabora con la polizia. Lo affianca la sua terapista di riabilitazione, la chirurga Watson, interpretata da Lucy Liu.

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