Pubblicato per la prima volta nel 1979 e considerato un capolavoro-mai-dimenticato della letteratura contemporanea, “Un amore senza fine” di Scott Spencer torna all’attenzione anche grazie all’interesse nato su TikTok tra la generazione Z. Un “Romeo e Giulietta” raffinato e a tratti disturbante, un dramma romantico da rileggere con il gusto della tradizione, capace di parlare al passato col linguaggio della narrazione online

Un amore adolescenziale che tramuta in ossessione: pubblicato per la prima volta nel 1979 e ancor oggi in libreria anche grazie a TikTok, Un amore senza fine di Scott Spencer (Sellerio, nella preziosa traduzione di Tommaso Pincio) si riscopre nei consigli della generazione Z tanto fra i romanzi che “ti devasteranno la vita”, quanto fra quelli che “non riuscirai a chiudere prima di arrivare all’ultimo capitolo”. Ciò detto, e dato per indiscusso il valore complessivo dell’opera, che cosa ha permesso a un capolavoro-mai-dimenticato della letteratura contemporanea di tornare all’attenzione a distanza di anni, sulla scorta di young-adult e della popolarità romance?

Col proposito di non soffermarci troppo nell’elencare i vari pregi della trama, è di certo in essa il motivo di un tale successo; raffinato e a dir poco disturbante, il racconto in medias res del rapporto fra David Axelrod e Jade Butterfield (questi i giovani Romeo e Giulietta dell’opera) ci sconvolge sin dalle prime battute, iniziando proprio lì dove tutto supporrebbe una fine: un gesto incendiario appiccato dal diciassettenne per vendicarsi della famiglia della ragazza, colpevole (a suo dire) di averne ostacolato la frequentazione con la figlia. Che a tale rappresaglia ne conseguano l’interdizione presso un ospedale psichiatrico e l’abbandono della sua vita da borghese, a David poco importa: sopraffatto dal dominio della passione, il seducente stalker – così lo definirebbero i tempi moderni – farà di tutto pur di assecondare il proprio sentimento, ivi compreso violare le prescrizioni di legge come pure quelle dettate dal buon senso.

Un amore senza fine di Scott Spencer

Già, perché malgrado una stretta sorveglianza gli impedisca di lasciare Chicago e nonostante i suoi genitori gli abbiano intimato di tenersi alla larga dai Butterfield – siamo nel 1967 e quelli sono “gente strana, erano «drogati» la sera dell’incendio” – il ragazzo riuscirà comunque a contattare la madre di Jade e, una volta assicuratosi la sua fiducia, a ottenere le informazioni necessarie per rintracciare la sua ex.

Di come, e se, l’incontro fra i due meriterà un (lieto) epilogo, questo lo affidiamo alla lettura; ciò che è certo è che dal momento in cui David si riaffaccia nel perimetro di Jade, quello che dapprincipio si presentava come un romanzo sull’innamoramento si rivela, per di contro, un racconto sulla fine in ogni sua sfaccettatura utile (e sulla difficoltà di accettarne le conseguenze, come anche in Un oceano senza sponde, sempre dello stesso autore per Sellerio).

Ma, badate bene, che si tratti della separazione dei suoi genitori, dell’incidente del signor Butterfield o della prolungata disabitudine sessuale, non vi sarà conclusione alcuna in grado di frenare il sentimento del giovane; e anche quando Jade si dimostrerà all’improvviso scostante nei confronti del ragazzo – che voglia magari riprendere in mano la sua vita? – questi rimarrà comunque saldo nella folle convinzione che il suo amore basti, di per sé, a superare tutto. Anche la fine dell’amore altrui (“No, quello che sento non è violenza né pazzia (…) I matti sono soli e non li capisce nessuno. Ma non è il caso nostro. Noi siamo in due e questo dà un senso a tutto”).

Con un finale senza censure che rafforza la carica erotica dell’intera narrazione, Un amore senza fine di Scott Spencer si conferma al grande pubblico sia come dramma romantico da rileggere con il gusto della tradizione – “Questo matrimonio non s’ha da fare”, verrebbe da dire – sia quale #Booktok della nuova era in grado di parlare al passato ma col linguaggio della narrazione online (dal #ghosting al #manifesting, dal #no-contact al #bookcrush).

E per tornare alla domanda iniziale, ecco un’ultima osservazione: intervistato di recente al Salone del Libro di Torino, Scott Spencer ha così dichiarato: “Di che cosa parliamo quando parliamo d’amore? Di solito – perlomeno quando io parlo d’amore – parliamo del collegamento profondo che può esistere con un’altra persona (…) è uno dei sentimenti più forti fra gli esseri umani, ma può contemporaneamente essere terribile e distruttivo, può annientare una persona. E allora quello che ho cercato di fare in questo romanzo è riconoscere ambedue gli aspetti dell’amore”. Eros e Thanatos, in altre parole.

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