“Lo so, c’è poco da sorridere. Ansia a mille, compagni sconosciuti, sei in una specie di giungla. Bene, sappi che in questa giungla, almeno per fronteggiare la belva-prof, un’arma ce l’hai: ed è il sorriso…”. Enrico Galiano, insegnante e scrittore, su ilLibraio.it si rivolge a chi sta per iniziare la scuola primaria, le medie o le superiori. O a chi ha appena cambiato classe o scuola, oppure ancora a chi sa che nel passaggio da biennio a triennio si troverà davanti molti insegnanti nuovi… – Ecco i suoi suggerimenti

Ci sono prime volte che sono più prime volte di altre.

Ogni storia d’amore ha un suo primo bacio, però esiste un primo primo bacio che li contiene, in qualche modo, tutti. C’è un primo giorno di lavoro, ma anche un primo-primo giorno di lavoro.

E, ovviamente, c’è anche un primo-primo giorno di scuola.

Parlo in particolare a chi inizia la primaria, le medie, le superiori. A chi ha appena cambiato scuola, o a chi sa che nel passaggio da biennio a triennio si troverà davanti molti insegnanti nuovi: per voi sta per arrivare anche una – a volte decisiva – prima prima impressione che farete ai vostri insegnanti.

Decisiva, sì. Perché anche se non sembra, noi insegnanti siamo esseri umani. E come tali subiamo, spesso inconsciamente, una sorta di tirannia della prima impressione, che – lo dice la parola – ci resta impressa dentro per molto, molto tempo.

Non è cattiveria: ripeto, siamo umani, e le ricerche dicono che tendiamo a fabbricarci l’idea di una persona perfino da una sua foto, e che quell’idea resta poi quasi sempre invariata.

Mi spiace deludere i fan del “Ma cosa dici, io non mi lascio influenzare dalla prima impressione!”, ma siamo tutti chi più chi meno vittime dei cosiddetti Effetto primacy ed Effetto priming.

Poi, ok, siamo tutti d’accordo: il bravo insegnante è proprio colui che sa rimodellare nel tempo quella prima impressione, ed è in grado di metterla sempre in discussione. Ma partire col piede giusto può essere già un aiuto, no?

Per cui la domanda è: come fare una buona impressione sui tuoi nuovi insegnanti? Come riuscirci senza compromettere quella, altrettanto se non più importante, che farai ai tuoi nuovi compagni?

Tradotto: come partire bene coi prof senza apparire antipatico ai compagni?

È un equilibrio sottile e difficile da ottenere, ma con questi piccoli consigli forse ce la puoi fare. Sono mini accorgimenti, scegline un paio fra quelli che ti sembrano meno forzati da mettere in atto, ok?

E allora, andiamo!

1) Portati un libro, e mettilo sul banco.

Non dev’essere Il mondo come volontà e rappresentazione o l’opera omnia di Shakespeare: basta che sia quell’unico libro che non ti ha fatto morire di noia, o quello che un pochino ti sia piaciuto. Mettilo nello zaino e poi appoggialo lì, in bella vista.

Non hai idea di quanto questo piccolo dettaglio possa fare tanto!

(Ah, e se qualche prof dovesse farti una domanda su quel libro, cerca di avere qualcosa da dire! Basta anche un semplice “Sto finendo di leggerlo, è carino”, eh? Oppure due informazioni sulla trama o sull’autore: vedrai il viso del prof illuminarsi senza sembrare un “lecchino” ai tuoi compagni)

2) Chiedi il significato di una parola

A un certo punto – è matematico – l’insegnante dirà una parola di cui non conosci bene il significato. Tu alza la mano e, con sguardo dubbioso, chiedi: cosa vuol dire quella parola?

Questo denota curiosità e attenzione. E devi sapere che noi prof abbiamo un debole per chi è curioso, ma soprattutto per chi è attento.

3) Sorridi

Lo so, c’è poco da sorridere. Ansia a mille, compagni sconosciuti, sei in una specie di giungla. Bene, sappi che in questa giungla, almeno per fronteggiare la belva-prof, un’arma ce l’hai: ed è il sorriso.

Per cui anche se non ti viene spontaneo, cerca di sforzarti. Vedilo come un investimento sul tuo anno che sta cominciando: un sorriso un po’ tirato oggi è meglio di chili di lacrime da domani, no?

Anche qua è un fatto inconscio: ci fa sentire bene vedere facce sorridenti, e ci dispone meglio.

(poi, se proprio non ce la fai perché sei timido o perché vorresti essere ovunque ma non lì, cerca solo di non avere un broncio respingente, se riesci!)

4) Portati una foto

Di chi, dirai tu? Be’, di un tuo mito personale. Una persona che stimi, un tuo eroe o eroina. E poi appoggiala lì, sul banco.

Questa avrà una duplice funzione: infonderti coraggio e, soprattutto, dare la bellissima impressione che tu abbia dei tuoi punti di riferimento.

(può essere un cantante, uno sportivo, ma anche un tuo parente. Occhio però: no calciatori troppo mainstream, questo potrebbe al contrario fare un’impressione non buonissima. Se sei malato di calcio, scegli piuttosto un calciatore del passato, ok?)

e, da ultimo

5) Sii comunque te stesso, o te stessa

Alla fine quello che conta è che tu ti senta bene, a tuo agio. Vestiti leggermente più elegante del solito, per esempio, ma non dal damerino precisino perfettino che non sei. Sii educato e rispettoso, ma senza sdilinquirti in mille moine. Eccetera.

Devi stare almeno nove mesi con quei prof, e dare un’impressione troppo buona può anche ritorcertisi contro, perché poi sarà difficile restare coerenti con quella, no?

Quindi un bel respiro e via, vedrai che andrai benissimo così come sei!

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PS (dedicato agli e alle insegnanti)

Lo so, lo so. Ci sono fra voi tanti che non si riconoscono in questi consigli. E che si fanno bene impressionare viceversa da ragazzi che un po’ li sfidano, o che sono timidi e introversi, o altri addirittura da quelli un po’ casinisti. Io, per dire, appartengo proprio alla categoria che si affeziona istintivamente agli studenti più marginali, ai timidi, ai distratti (forse perché mi rivedo in loro?)

Questo articolo però l’ho scritto pensando alla maggioranza degli insegnanti, dopo un sondaggio sui social, aggiungendo un paio di tips presi dalla mia esperienza, ed il destinatario sono gli studenti in ansia, bisognosi di qualche cosa cui aggrapparsi in un momento così difficile come il primo primo giorno di scuola.

Quindi, per favore, niente polemiche!

L’AUTORE – Enrico Galiano sa come parlare ai ragazzi. In classe come sui social, dove è molto seguito. Insegnante e scrittore classe ’77, dopo il successo dei romanzi (tutti pubblicati da Garzanti)  Eppure cadiamo feliciTutta la vita che vuoi, Felici contro il mondo, e Più forte di ogni addio, ha pubblicato un libro molto particolare, Basta un attimo per tornare bambini, illustrato da Sara Di Francescantonio. È tornato al romanzo con Dormi stanotte sul mio cuore, e sempre per Garzanti è uscito il suo primo saggio, L’arte di sbagliare alla grande. Con Salani Galiano ha quindi pubblicato la sua prima storia per ragazzi, La società segreta dei salvaparole, un inno d’amore alle parole e alla lingua. Ed è poi uscito per Garzanti il suo secondo saggio Scuola di felicità per eterni ripetenti. Il suo nuovo romanzo è Geografia di un dolore perfetto (Garzanti).

Qui è possibile leggere tutti gli articoli scritti da Galiano per ilLibraio.it.

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