Per Enrico Galiano, insegnante e scrittore, “non è la scelta della scuola superiore che arriva troppo presto, ma l’orientamento che arriva troppo tardi…”. Ecco i suoi consigli per rendere meno complicata una scelta che, almeno sulla carta, potrebbe influenzare il resto della vita…
Sinceri, dai: voi la scuola superiore l’avete azzeccata?
Voglio dire: avete fatto la scelta giusta per voi, oppure verso i vent’anni siete giunti all’amara constatazione che avreste dovuto fare un professionale, o un liceo, o un tecnico, insomma che avreste dovuto scegliere una scuola diversa?
Io, per dire: no. Ho preso lo scientifico quando anche un cieco avrebbe visto che il mio posto era il classico, o anche le allora “scuole magistrali”.
Ero “piccolo”. Non avevo ancora capito se preferivo il dolce o il salato, se mi trovavo meglio in difesa o a centrocampo e se mi piaceva più Zucchero o Vasco: figuriamoci la scuola più giusta per me.
Ammettiamolo: a tredici anni, per come funziona attualmente il nostro sistema scolastico, scegliere la scuola superiore è come dover comporre un menù per la cena di Natale quando al massimo sai fare una pasta in bianco; come scegliere una fidanzata solo dalle foto; come salire su un aereo sapendo solo il continente dove atterrerai.
Insomma: se ci azzecchi, essenzialmente è fortuna.
Per cui la domanda è: è troppo presto? Oppure è l’età giusta, ma avrebbe bisogno di qualche strumento in più?
Proviamo a ragionarci su.
Secondo gli esperti del Centro di Psicologia Ulisse, i ragazzi di questa età stanno ancora costruendo la propria identità, e non hanno una chiara percezione delle proprie attitudini e interessi. Questo rende particolarmente difficile affrontare una scelta che, almeno sulla carta, potrebbe influenzare il resto della loro vita.
Allo stesso tempo, il sistema scolastico italiano propone una vasta gamma di opzioni, dal liceo al tecnico, fino al professionale; inoltre, da qualche anno a questa parte, offre anche molte facilitazioni per chi magari, dopo qualche mese, si accorge di aver sbagliato strada e vuole cambiare. Quindi se al primo colpo ti va male non è così un dramma come un tempo.
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La varietà, però, a volte rischia di essere eccessiva: davanti a un’offerta così ricca e stratificata, arriva inesorabile non la mancanza ma l’imbarazzo della scelta. Che, a pensarci, non è un problema secondario: come emerge da una guida di orientamento di Skuola.net, molti studenti dichiarano di sentirsi spaesati e di non avere ancora obiettivi chiari a questa età.
Guardiamo all’estero. In Germania il percorso scolastico si indirizza verso scelte specifiche già a 10 anni, attraverso la modalità della facoltatività di alcune materie. In pratica, a 10 anni puoi scegliere quali materie facoltative fare, così da poter piano piano capire quali ti stimolano di più. Dall’altro lato, però, c’è una maggiore rigidità una volta che ci si è indirizzati verso un percorso.
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In altri sistemi, la specializzazione avviene più tardi: intorno ai 15-16 anni in Finlandia e Regno Unito, per esempio.
In Francia, poi, le nostre “scuole medie” durano un anno in più, così da dare un po’ più di tempo ai ragazzi per decidere.
Già, però: e da noi? Di cosa si sente soprattutto la mancanza?
Ad ascoltare i miei studenti e quelli che incontro in giro, di questo: di un lungo lavoro di conoscenza di sé, di autoconsapevolezza.
Insomma: non è la scelta della scuola che arriva troppo presto, ma l’orientamento che arriva troppo tardi.
Letture originali da proporre in classe, approfondimenti, news e percorsi ragionati rivolti ad adolescenti.
Le scuole che iniziano a farlo già da quando i ragazzi sono piccoli – dalla primaria, intendo – , che introducono attività facoltative pomeridiane orientanti e che affiancano i ragazzi con figure professionali (psicologi ed educatori) a dare loro una mano in questo labirinto, permettono loro di avere almeno una mappa per districarsi nei suoi gangli: di conoscere insomma un po’ meglio i propri talenti e attitudini.
Tradotto: anche se non azzeccano in pieno la scuola superiore, almeno sanno riconoscere se sono più da professionale, da tecnico, da liceo eccetera.
Le scuole che invece dedicano all’orientamento giusto qualche ora in terza media, che non danno loro altri strumenti oltre ai percorsi standard, è giusto che lo sappiano: la probabilità di sbagliare è molto, molto alta.
E voi, cosa ne pensate?
L’AUTORE – Enrico Galiano, insegnante e scrittore friulano classe ’77, in classe come sui social, dove è molto seguito, sa come parlare ai ragazzi.
Dopo il successo di romanzi (tutti pubblicati da Garzanti) come Eppure cadiamo felici, Tutta la vita che vuoi, Felici contro il mondo, e Più forte di ogni addio, ha pubblicato un libro molto particolare, Basta un attimo per tornare bambini, illustrato da Sara Di Francescantonio. È poi tornato al romanzo con Dormi stanotte sul mio cuore, e sempre per Garzanti è uscito il suo primo saggio, L’arte di sbagliare alla grande.
Qui è possibile leggere tutti gli articoli scritti da Galiano per il nostro sito, con cui collabora con costanza da diversi anni (anche in versione video, su Instagram e TikTok).
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