A lettori e lettrici capita spesso, una volta terminato un libro, di desiderare un incontro con l’autrice o l’autore, per poter scambiare delle riflessioni o per dare una risposta alle mille domande che sono sorte durante la lettura. A volte un dialogo non è possibile, altre volte i festival letterari vengono in aiuto. Ci sono poi le volte in cui dagli incontri con scrittori e scrittrici sono persino nati nuovi libri…

Ci sono delle autrici e degli autori capaci, grazie all’intensità dei loro racconti, di far immergere così tanto nella storia narrata da farci sentire molto vicini a loro. Da qui, a fine libro, scaturisce nelle lettrici e nei lettori la voglia di incontrarli: le domande che si vorrebbero porre sono molte, così come le curiosità sui frammenti della narrazione che più ci sono rimaste impresse.

A volte il desiderio è quello di conversare del tema che lega le vicende dei protagonisti, per conoscere più a fondo la loro opinione; ci sono invece scrittrici e scrittori che, dopo tante ore di lettura, instillano la voglia di incontrarli nella speranza che possa nascere un’amicizia con una persona percepita come interessante o affine, pur non avendola ancora incontrata.

Non sempre, però, un incontro è possibile: lo scrittore potrebbe provenire da un paese distante, oppure ancora da un periodo storico ormai lontano. Altre volte invece, complici i festival letterari o gli eventi a cui gli scrittori sono chiamati a partecipare, l’incontro è alla portata. A questo punto è bene armarsi di pazienza per affrontare le code che si formano al momento del firmacopie, limitando magari le proprie aspettative: l’autore potrebbe non avere il tempo e la forza per coinvolgersi in tutte le conversazioni che sta per affrontare.

Altre volte invece, gli incontri con scrittori e scrittrici possono condurre ad amicizie e più raramente a storie d’amore, oppure ancora essere la scintilla per la creazione di altre opere. Uno degli esempi più celebri è proprio Frankenstein, romanzo gotico di Mary Shelley, nato da una conversazione con Percy B. Shelley e Lord Byron e da una gara all’insegna del miglior racconto horror che si riproposero.

Più recentemente quando lo scrittore David Lipsky, inviato per l’occasione da Rolling Stone, trascorse cinque giorni con David Foster Wallace per un’intervista, dalle sue trascrizioni nacque Come diventare se stessi, un libro (che ha ispirato anche il film The End of the Tour) che racconta un incontro tra scrittori che è forse uno dei ritratti più approfonditi che ci restano di uno degli scrittori più influenti e innovativi del ‘900.

Più controverso è stato l’incontro, a cui poi è seguita una relazione, tra Joyce Maynard, scrittrice oltre che giornalista per il New York Times, allora diciottenne e J. D. Salinger, allora cinquantenne, dalla quale la prima ha tratto il racconto autobiografico At home in the world.

Anche chi scrive i libri, in fondo, è una persona come le altre: e proprio come le nuove conoscenze di tutti i giorni, anche quelle con le autrici e gli autori possono lasciarci indifferenti o addirittura deluderci, oppure far nascere l’ispirazione.

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