“Estate: compiti sì o compiti no? La questione è annosa…”, come osserva su ilLibraio.it Enrico Galiano, insegnante e scrittore, che analizza (con ironia) le varie opzioni e, alla fine della sua riflessione, si rivolge ai suoi colleghi docenti

Estate: compiti sì o compiti no? La questione non è solo annosa, ma secolare. Credo perfino l’uomo delle caverne si sia interrogato su questo dilemma, con il primo pelosissimo insegnante che fissava le stelle e domandava loro: li faccio sgobbare o li faccio riposare?

Le scuole di pensiero qui sono molteplici: ai due estremi, c’è chi ritiene necessario far partire gli aerei da bombardamento carichi di esercizi e testi e chi invece lascia i pargoli allo stato brado, divertitevi, pensate a godervela, l’estate dei vostri anni non tornerà più.

In mezzo a queste due eccessi, le tante variabili che proverò qui ora ad elencare (ci ho aggiunto un pizzico di ironia, quindi non vi arrabbiate se vi ci rivedete!)
(ah: se ve ne vengono in mente altre, fatecelo pure sapere nei commenti!)

#1 Il libro delle vacanze

Temuto a tutte le latitudini eppure ancora utilizzatissimo, è una sorta di eserciziario con simpatiche copertine colorate in cui non mancano mai i disegnini degli ombrelloni e del secchiello; dentro, attività che possono essere di una singola o più materie, interlinea illegali in cui gli spazi bianchi superano quelli delle poesie di Ungaretti e un sacco di illustrazioni. Sicuramente avrà una sua utilità, ma un innegabile difetto: quasi tutti lo compilano sì e no due giorni prima del rientro a scuola. Alcuni il giorno stesso.

#2 Finire il programma

Anche questo dovrebbe essere dichiarato illegale dalla convenzione di Ginevra: intanto perché non si capisce come mai circoli ancora questa parola – il programma – anche se ormai i programmi non esistono più; ma, soprattutto, perché agli occhi dello studente medio risuona come una dichiarazione di resa, di “non ce l’ho fatta, pensateci voi”, “armiamoci e partite”. Sicuramente avrà una sua utilità, ma un innegabile difetto: quasi tutti ci si mettono sì e no due giorni prima del rientro a scuola. Alcuni il giorno stesso.

#3 Leggere libri

Ecco, questo è il mio preferito. Assegnare come compito la sola lettura di testi mi sembra il migliore compromesso possibile, oltre che – in realtà – un atto rivoluzionario, visto che ormai i libri non li legge più nessuno. Con una sola prece rivolta a tutti i colleghi e colleghe d’Italia: basta, per favore basta, mettere in mano loro liste di libri che comprendano sempre e solo i soliti dieci classici. Allarghiamo la prospettiva! Osiamo di più! Proviamo a fare quel piccolo passo per l’uomo ma grande per l’umanità di segnalare anche – oddio – libri scritti dopo il 2000 o – addirittura – lasciare libera scelta. Non immaginate le sorprese! E questo ha anche una sua implicita arma di difesa contro i lavori lastminute: non puoi leggere tutto l’ultimo giorno. Come dite? Che puoi leggere il riassunto su internet? Ok come non detto.
Per cui: sicuramente avrà una sua utilità, ma un innegabile difetto: quasi tutti ci si mettono sì e no due giorni prima del rientro a scuola. Alcuni il giorno stesso.

#4 Naif solution

L’ho battezzata così, ma certo ne avrete sentito parlare: sono quei compiti originali che circolano sui social ogni tanto. Composti da frasi come “guarda un tramonto insieme al nonno” e “parla con un pescatore per ore ed ore”, sono degli elenchi di cose molto semplici ma piene di significato, nessuna delle quali di solito prevede la presenza di un libro o di un qualsiasi materiale per scrivere. Belle da leggere, per carità: ma non sono un grande fan. Mi sembra sempre di invadere un po’ il campo: dovrebbero essere i genitori a far fare quelle cose, no? Sarebbe come se un genitore dicesse al figlio: ehi, visto che il tuo prof non te li dà, fai un po’ questi esercizi che ti dico io. Stona un po’, no? Sicuramente avrà una sua utilità, ma un innegabile difetto: quasi tutti ci si mettono sì e no due giorni prima del rientro a scuola. Alcuni il giorno stesso.

#5 Fare “una ricerca”

Questo non è male, se non fosse che spesso queste ricerche vengono fatte – quasi sempre due giorni prima, o il giorno stesso del rientro – ma non importa: perché poi giacciono non lette e non corrette nei cassetti di noi insegnanti per i secoli a venire.

Ecco: questo è un po’ il grande problema dei compiti per le vacanze: che poi li devi correggere. E non saprei quanti sono ma a occhio e croce molto pochi gli insegnanti che si prendono la briga di farlo sul serio.

Per cui direi che il patto più equo e solidale dovrebbe essere questo: dare solo compiti che poi si correggerà e valuterà a puntino. Altrimenti non darli.

L’AUTORE – Enrico Galiano sa come parlare ai ragazzi. In classe come sui social, dove è molto seguito. Insegnante e scrittore classe ’77, dopo il successo dei romanzi (tutti pubblicati da Garzanti) Eppure cadiamo feliciTutta la vita che vuoi e Più forte di ogni addio, ha pubblicato un libro molto particolare, Basta un attimo per tornare bambini, illustrato da Sara Di Francescantonio. È tornato al romanzo con Dormi stanotte sul mio cuore, e sempre per Garzanti è uscito il suo primo saggio, L’arte di sbagliare alla grande. Il suo nuovo romanzo, in uscita a giugno 2021, è Felici contro il mondo (Garzanti), seguito del bestseller Eppure cadiamo felici.

Alla pagina dell’autore tutti gli articoli scritti da Galiano per ilLibraio.it.

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