Il mondo del libro, anche quello russo, si mobilita a favore dell’Ucraina: scrittrici, scrittori, editori e librai condannano l’invasione russa. “Oggi più che mai ci auguriamo che in ogni nazione si alzi la voce critica degli intellettuali”, dichiara il presidente di AIE Ricardo Franco Levi. Il presidente dell’Associazione Librai Italiani Paolo Ambrosini dal canto suo invita le librerie a vestire le vetrine di giallo e blu, i colori della bandiera ucraina. E mentre fa il giro dei social la foto di Margaret Atwood alla manifestazione di Toronto per la pace, altri autori (e non solo) prendono posizione: Jonathan Safran Foer ricorda la nonna ucraina, Fernando Aramburu attacca Putin e la Bologna Children’s Book Fair sospende ogni collaborazione con le organizzazioni russe per la partecipazione alla prossima edizione della Fiera

Il mondo del libro si mobilita a favore dell’Ucraina: centinaia di scrittrici e scrittori hanno condannato l’invasione russa ed espresso la loro solidarietà al popolo ucraino, firmando una lettera aperta di PEN International nella quale è sottolineato che “non può esserci un’Europa libera e sicura senza un’Ucraina libera e indipendente”, come riporta anche il Guardian.

Tra i firmatari, Salman Rushdie, Tsitsi Dangarembga e Margaret Atwood, la cui foto alla manifestazione di Toronto per la pace (in copertina, ndr), con tanto di bandiera ucraina e cappello da gatto lavorato a maglia, ha fatto il giro del mondo.

Bandiera Ucraina

La presa di posizione degli editori

Nei giorni scorsi è intervenuta l’Associazione Italiana Editori, esprimendo vicinanza al popolo ucraino alle prese con l’invasione da parte delle forze armate russe: “La guerra in Europa ci riporta ad anni e vicende storiche che non avremmo mai voluto rivivere. La pace è la precondizione e allo stesso tempo il frutto della libertà di pensiero e di espressione, valori che sono al centro della democrazia e della missione di ogni editore. Il nostro pensiero va alle donne e agli uomini ucraini, in particolare ai nostri colleghi editori e al mondo della cultura tutto, impegnato a mantenere viva la coscienza di un popolo oggi sotto le bombe. Oggi più che mai ci auguriamo che in ogni nazione si alzi la voce critica degli intellettuali, degli scrittori, degli uomini di pace e del mondo della cultura, perché sappiano riportare l’Europa sulla strada della libertà e della convivenza”, ha dichiarato il presidente di AIE Ricardo Franco Levi.

Le vetrine delle librerie con i colori della bandiera ucraina

Anche il mondo delle librerie si è mobilitato: l’Associazione Librai Italiani- Ali Confcommercio ha infatti invitato le librerie a vestire le vetrine di giallo e blu, i colori della bandiera ucraina: “I libri, la lettura, da sempre sono dei ponti tra culture e storie diverse, e da donne e uomini che amano la cultura guardiamo con grande preoccupazione a quanto avviene in queste ore e auspichiamo che le parole possano prevalere sul rumore della guerra; per questo abbiamo suggerito che in vetrina trovino posto anche opere russe, perché tutti noi dobbiamo molto a quella tradizione culturale e non possiamo accettare che oggi la Russia sia causa di una tragedia annunciata“, ha sottolineato il presidente Paolo Ambrosini.

Jonathan Safran Foer e il ricordo della nonna ucraina

Per lo scrittore americano Jonathan Safran Foer, autore di Ogni cosa è illuminata (Guanda), che ha una nonna ucraina di origini ebraiche sopravvissuta alla guerra e all’Olocausto e che è stato intervistato da La Stampa, “è molto facile esprimere solidarietà, appuntarsi uno sticker sul petto o andare a una marcia per la pace ma non è necessariamente voglia di cambiamento. Lo abbiamo visto con il clima. La stragrande maggioranza degli americani si dicono preoccupati, il 70 per cento, compresi la maggioranza dei repubblicani, vogliono che gli Stati Uniti stiano negli accordi di Parigi, ma pochissime persone poi, a livello personale, fanno quello che sarebbe necessario“. Nell’intervista Foer parla del legame suo e della sua famiglia con l’Ucraina e ricorda che suo fratello maggiore, il giornalista e saggista Franklin, ha appena scritto un articolo per l’Atlantic intitolato Una preghiera per Volodymyr Zelensky, dove parla del suo coraggio.

Fernando Aramburu: “Putin? Un classico prepotente”

Sempre La Stampa raccoglie i pensieri di un altro grande nome della letteratura contemporanea, Fernando Aramburu, autore di Patria e de I rondoni (entrambi editi in Italia da Guanda), che si sofferma sulla figura di Putin: “In lui vedo le caratteristiche del classico prepotente del cortile di una scuola”. Per l’autore basco, “la Russia non è Putin. La Russia sono i bambini russi, la Russia è Tolstoj e Dostoevskij, Prokofieve Shostakovich, i boschi, i fiumi“.

Bologna Children’s Book Fair sospende ogni collaborazione con le organizzazioni ufficiali russe 

Anche la Bologna Children’s Book Fair, attraverso un comunicato, condanna la guerra dichiarata dalla Russia nei confronti dell’Ucraina, sospendendo con effetto immediato ogni collaborazione con le organizzazioni ufficiali russe per la partecipazione alla prossima edizione della Fiera. “I libri sono da sempre ponti tra le culture“, scrive l’ufficio stampa, “e mai come oggi l’industria editoriale, per bambini, ragazzi e per tutti i lettori, è di fondamentale importanza per costruire la pace“.

L’appello degli scrittori russi

In rete è apparsa una lettera aperta firmata da oltre mille scrittori russi per protestare contro le operazioni militari in Ucraina e chiederne l’immediata cessazione. “Sosteniamo e applaudiamo al coraggio di editori, librai, distributori, autori, bibliotecari, traduttori russi” afferma il presidente di AIE Ricardo Franco Levi, “che in più di mille hanno firmato un appello a favore della pace e per la fine delle operazioni militari in Ucraina, dimostrando così il loro dissenso rispetto alle scelte del presidente Vladimir Putin. Sappiamo tutti quanto in condizioni come queste manifestare e comunicare il proprio dissenso possa essere pericoloso: consapevoli e ammirati di tanto coraggio, siamo loro vicini“.

Paolo Nori denuncia la sospensione del corso su Dostoevskij da parte dell’Università Bicocca di Milano

Fa discutere la decisione dell’Università Bicocca di Milano, che comunica allo scrittore e traduttore Paolo Nori che, per evitare ogni forma di polemica, soprattutto interna, in quanto momento di forte tensione, le lezioni che avrebbe dovuto tenere nelle prossime settimane sullo scrittore russo Dostoevskij, sono rinviate. Nori racconta: “Non solo essere un russo vivente è una colpa oggi in Italia. Ma anche essere un russo morto, che quando era vivo nel 1849 è stato condannato a morte perché aveva letto una cosa proibita lo è. Che una università italiana proibisca una corso su un autore come Dostoevskij è una cosa che io non posso credere”.

La risposta, attraverso i social, dell’Università Bicocca

La rinuncia dello scrittore

In serata, sul proprio sito, risponde Nori: “Il prorettore di Bicocca Casiraghi (qui l’intervista al Corriere della Sera, ndr) racconta i motivi per cui hanno sospeso il mio corso. Per ‘ristrutturare il corso e ampliare il messaggio per aprire la mente degli studenti. Aggiungendo a Dostoevskij alcuni autori ucraini’. Non condivido questa idea che se parli di un autore russo devi parlare anche di un autore ucraino, ma ognuno ha le proprie idee. Se la pensano così, fanno bene. Io purtroppo non conosco autori ucraini, per cui li libero dall’impegno che hanno preso e il corso che avrei dovuto fare in Bicocca lo farò altrove (ringrazio tutti quelli che si sono offerti, rispondo nel giro di pochi giorni)”.

La Federazione degli Editori Europei accoglie come ospite speciale l’associazione UPBA, Editori e Librai Ucraini

AIE ha inoltre deciso di supportare la decisione della FEP – Federazione degli Editori Europei – di aprire le porte come invitato speciale all’Associazione degli Editori e Librai Ucraini, UPBA. Questa la dichiarazione del presidente Ricardo Franco Levi: “AIE, che si è espressa fin dal primo giorno dell’invasione a sostegno del popolo ucraino e dei suoi editori è parte attiva nella proposta di aprire le porte a UPBA. Con questa decisione vogliamo dare concreto supporto ai nostri colleghi, ma anche sottolineare come l’invasione dell’Ucraina sia una questione che interpella e riguarda tutti gli europei”.

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