Tornato alla ribalta grazie al passaparola dei booktoker e alle recensioni social, a oltre dieci anni dalla sua prima pubblicazione “Un giorno questo dolore ti sarà utile” di Peter Cameron è uno dei romanzi di formazione più apprezzati (anche) dalla generazione Z. Un motivo in più per riscoprirlo? Noi ve ne suggeriamo almeno otto, dal vero significato del titolo alla trama sull’adolescenza, dalla parodia sulla borghesia americana all’anticonformismo di nonna Nanette

Tornato alla ribalta grazie al passaparola dei booktoker e alle recensioni social che non mancano di inserirlo fra “i migliori consigli di lettura del 2022”, a oltre dieci anni dalla sua prima pubblicazione (2007) Un giorno questo dolore ti sarà utile di Peter Cameron (Adelphi, traduzione di Giuseppina Oneto) si conferma nelle classifiche di vendita uno fra i romanzi di formazione più apprezzati dalla generazione Z, consolidando quel successo di gradimento che, già in passato, lo aveva reso fenomeno di costume fra gli appassionati di storie di iniziazione e letteratura young adult.

un giorno tutto questo dolore ti sarà utile

Un motivo in più per riscoprirlo? Noi ve ne suggeriamo almeno otto, dal vero significato del titolo alla trama sull’adolescenza, dalla parodia sulla borghesia americana all’anticonformismo di nonna Nanette.

  • Un titolo che è tutto una citazione

A differenza di ciò che potrebbe sembrare di primo acchito, Un giorno questo dolore ti sarà utile non è un romanzo drammatico, né tantomeno pesante. Anzi, nel lirismo del titolo – che altro non è che la citazione del celebre motto ovidiano “Perfer et obdura, dolor hic tibi proderit olim” – è presente quell’auspicio di buona riuscita che ben dovrebbe sostenere ogni esperienza, e in particolare quelle che aiutano a crescere.

  • Una trama sull’adolescenza

Basti pensare che il giovane protagonista (a detta di molti un moderno Holden Caulfiled) è proprio in quella fase della vita – l’adolescenza – in cui tutto sembra collocarsi fuori posto: da poco terminate le scuole, in una New York deserta al tempo delle vacanze, l’asociale James Sveck si interroga su cosa significhi diventare grandi in un mondo di adulti che in larga parte l’ha deluso. “Ero sempre stato impaziente di diventare un adulto, perché credevo che il mondo degli adulti fosse… beh… adulto (…) ma ormai cominciavo a capire che quel mondo era stupidamente brutale e pericoloso come il regno dell’infanzia”.

  • La parodia della borghesia americana

E come biasimarlo: senza nemmeno un amico su cui fare affidamento, un carattere difficile che gli è valso l’appellativo di “disadattato”, James è cresciuto in un contesto familiare che non sembra rispecchiarlo affatto, ancor più quando gli propone modelli di maturità cui il ragazzo mai e poi mai sceglierebbe di aderire (i genitori lo vorrebbero iscritto all’Università Brown, mentre James sogna di acquistare una casa nel Midwest, dove abitare in completa solitudine). È così che l’autore ci presenta la famiglia Sveck, un nucleo di individui strampalati incapaci di relazionarsi fra di loro come pure di realizzarsi nella vita: Marjorie, la madre, è una gallerista d’arte “spazzatura” ora alle prese con l’ennesimo divorzio; Paul, il padre, un avvocato di grido con la fissazione per la chirurgia estetica; Gillian, la sorella, una pretenziosa studentessa innamorata del suo professore di teoria del linguaggio, Rainer Maria Schultz. La perfetta parodia della borghesia americana, insomma; uno spaccato narrativo in cui ogni personaggio è talmente concentrato su se stesso da perdere completamente di vista ciò che James nasconde in fondo al cuore. Con una sola eccezione…

  • L’anticonformismo di nonna Nanette

È lei “la persona che gli piace di più in assoluto”: anche quando la madre affida il ragazzo alla supervisione della dottoressa Rowena Adler (una psichiatra vecchio stampo, che dovrebbe risolvere i presunti problemi di James), è Nonna Nanette l’unico personaggio a intercettare la fiducia del nipote, sapendogli offrire ascolto con tutta la presenza che solo il vero affetto sa dare. “Sai una cosa,” gli dice la nonna dopo che James gli ha confidato di essersi creato un finto profilo online al solo scopo di “fare uno scherzo” a John, il suo collega di lavoro, “in fondo quello che mi hai raccontato mi pare incoraggiante (…) Perché volevi una cosa e hai cercato di prendertela (…) E spesso le persone si comportano in modo stupido quando c’è di mezzo l’amore”.

  • Senza bisogno di etichette

E chissà che non sia proprio questo ciò che James si aspetta dal complicato mondo degli adulti: essere riconosciuto per chi semplicemente è, senza bisogno di etichette o di confessioni premature. L’autore, che in maniera delicata affronta il tema dell’orientamento sessuale di James senza mai centralizzarlo nella trama, davvero ci ricorda quanto l’identità di un individuo possa essere raccontata attraverso le sue sfumature di contorno, lasciando alla sensibilità del singolo la possibilità di iper-leggerla oltre il dato testuale.

  • Un finale pieno di emozioni

Liberatorio e struggente, il romanzo si chiude nella perfetta linearità dello svolgimento: James, che nel percorso di un’estate ha imparato a far tesoro delle proprie esperienze (anche le più dolorose) ci conferma che diventare adulti non significa “sapere cosa fare da grandi”, ma piuttosto vivere nella consapevolezza di sé traendo il meglio da tutto ciò che la vita ci offre.

  • La scrittura di Peter Cameron

Autore del recente Cose che succedono la notte, un raffinato capolavoro del linguaggio noir con un pizzico di brivido (ma anche di Andorra, Anno bisestile, nonché del famosissimo Quella sera dorata), con Un giorno questo dolore ti sarà utile Peter Cameron si apre a una lettura fresca e moderna, adatta a un pubblico giovane ma altresì piena di rimandi intellettuali – James è quello che definiremmo un lettore forte, come anche un appassionato di musei e di opere d’arte – che contribuiscono a impreziosire l’opera di parentesi colte e davvero eleganti.

  • Un film tratto dal libro

Per concludere – ma vi consigliamo, se non l’avete già fatto, di (ri)leggere prima il libro – ricordiamo il film del 2012 diretto dal regista italiano Roberto Faenza, con Tony Regbo a interpretare James Sveck ed Ellen Burstyn nel ruolo della dolcissima Nanette.

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