Alessandro Mari, in libreria con un romanzo che racconta l’adolescenza, su IlLibraio.it consiglia agli studenti, tra gli altri, romanzi come “Molto forte, incredibilmente vicino” di Jonathan Safran Foer e “L’enigma del solitario” di Jostein Gaarder. Ecco perché…

Su IlLibraio.it i consigli di Alessandro Mari*

Molto forte, incredibilmente vicino, Jonathan Safran Foer:
“Chiunque creda che un secondo passi più in fretta di dieci anni non ha vissuto la mia vita.” Parola del protagonista Oskar, e c’è da fidarsi: raccontandosi Oskar dilata infatti ogni secondo, allarga ogni frase perché possano entrarci la generosità e il disorientamento, la curiosità e il dubbio, ogni certezza e crepa dell’infanzia. Quando suo padre muore nella strage dell’11 Settembre, Oskar fa a pugni col dolore complicato del lutto e, pur di non lasciarsi abbattere, insegue “Black” – il segreto che ridarà senso alle sue giornate, guidandolo nella mappatura di New York e dei sentimenti. Finché la ferita, insanabile nella solitudine, si rimarginerà in cicatrice nell’incontro con altri esseri umani eccezionali. Dal romanzo è stato tratto un film, ma su carta la voce di Oskar è indimenticabile: leggere le prime pagine per credere.

Foer

Niente, Janne Teller:
Se fosse stato pubblicato pochi anni prima, mi sarei imbattuto in Niente da ragazzo e chissà cos’avrebbe generato in me la cruda onestà con cui parla proprio ai ragazzi, di ragazzi. Creature di infinta dolcezza e cattiveria. La storia inizia così: “Pierre Anthon lasciò la scuola il giorno in cui scoprì che non valeva la pena far niente, dato che niente aveva senso. Noi restammo.” Quei noi dovranno impegnarsi a fondo per far scendere Pierre Anthon dall’albero su cui è salito; convincerlo che la vita ha un senso. Inventeranno un gioco dapprima innocente, la “catasta del significato”, poi brutale. Niente ha suscitato polemiche perché un “romanzo per ragazzi”, categoria equivoca, secondo alcuni non dovrebbe raccontare per e di ragazzi così, senza intenerimenti moraleggianti. Ma ciò che ha intimorito i censori – il sentimento oscuro e sacro che ci resta dentro a fine lettura – è la letteratura stessa. Niente è un libro da maneggiare con cura, ma irrinunciabile per la scoperta di sé. Del bene e del male.

Niente Janne Teller

La vita davanti a sé, Romain Gary: 
Parigi del dopoguerra, Belville, periferia dove religioni, razze e ruoli si mescolano. Dove la vita va conquistata, inventata. Dove ogni ragazzo è chiamato a imparare in fretta: “Avevo già nove anni o poco meno e quella è un’età in cui si pensa già, eccetto forse quando si è felici.” La famiglia del protagonista Momo è strana, allargata: le madri fanno la vita, i padri latitano ignoti, e a governare il branco di marmocchi c’è Madame Rosa, grassa donna scampata ai campi di concentramento e abitata da un terrore che la spinge, di notte, a rintanarsi in un certo angolo di cantina. In La vita davanti a sé risuonano gli orrori della Storia, il presente è una battaglia quotidiana e il futuro un’idea fragile, una voglia. Sotto la maschera irriverente di Momo – “Io alla vita non voglio mica dargli il belletto, io ci caco sopra” – si cela la dolcissima storia di un ragazzo che grida tutta la necessità di una guida da seguire o contrastare. Un ragazzo che, tra ironie e fatiche, sa amare la donna che gli fa da madre. Momo è uno dei fratelli maggiori che non ho mai avuto.

-Le voci del mondo, Robert Schneider:
È commovente quando una storia, conducendoci in epoche e luoghi remoti, ci fa incontrare personaggi come Elias, in cui ritrovarci. Niente di più lontano dal me che leggeva di lui, sia chiaro: io studente svagato della Milano di oggi, lui ragazzino sprofondato in un paesino austriaco dell’Ottocento; io che strimpellavo a malapena la chitarra, lui organista con un orecchio geniale per la musica, e per le voci del mondo: “Gli sembrava che il rumore dei passi, del respiro, lo scricchiolio della neve gelata, i tonfi lontani nel bosco, il mormorio dell’acqua sotto il ghiaccio della Emmer, che intorno a lui tutto dovesse crescere e fondersi in un unico suono grandioso.” Per quanto la nostra epoca sia diversa dalla sua, e noi da Elias, nel racconto della sua inquietudine talentuosa, del destino avverso e della passione, io ho riconosciuto qualcosa di mio. Mi sono rispecchiato nella sua tristezza: la stessa che a volte, specie da ragazzi, può apparire insormontabile. Una lettura delicata e dolorosa.

Le voci del mondo

L’enigma del solitario, Jostein Gaarder:
“Non capivo perché la mamma, per ritrovare se stessa, dovesse andare via, lontano… Il mio consiglio a chiunque desideri ritrovare se stesso è di restare esattamente dov’è altrimenti rischia davvero di perdersi una volta per tutte.” Ed è proprio questo il rischio corso da Hans Thomas, che dalla Norvegia parte in cerca della madre. Lungo il viaggio, appassionante come un giallo, Hans inciampa in personaggi e oggetti magici che lo aiuteranno ad arginare le tante domande che agitano la sua mente filosofica. E quando lui comincerà a sfogliare un curioso libricino, noi vedremo spalancarsi storie fantastiche di panettieri, isole lontane, carte da gioco. L’enigma del solitario è pura forza dell’immaginazione, un antidoto all’eccesso contemporaneo di storie ispirate alla cronaca: pura forza di una mente ragazza libera di vagabondare ed esplorare senza abitudini né preconcetti adulti. Avrei voglia di chiacchierare con Hans: se solo potessi trovarlo in questo nostro mondo reale.

tea

*L’autore di questi consigli di lettura per gli studenti delle scuole superiori, classe ’80, narratore, editor e traduttore, è appena tornato in libreria con L’anonima fine di Radice Quadrata (Bompiani). La protagonista del romanzo (ambientato in una scuola) è una studentessa 16enne svagata, oltre che blogger pungente. L’incontro che le cambia la vita è quello con un coetaneo  che non ride e che vive in un mondo di silenzi e taccuini chiusi con l’elastico…

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