La storia della filosofia non ha mai reso giustizia alle donne e tuttora sembra non riconoscere loro piena cittadinanza nella “vera filosofia”. Così, nel saggio illustrato “Le regine della filosofia. Eredità di donne che hanno fatto la storia del pensiero”, a cura di Rebecca Buxton e di Lisa Whiting, si tenta di combattere tale percezione mettendo in luce la vita e le opere di venti filosofe del passato – Su ilLibraio.it un estratto dedicato a Mary Warnock (1924-2019)

Sfogliando i manuali di filosofia o passeggiando tra gli scaffali di una libreria, ci si imbatte in pochissime donne diventate grandi filosofe. La domanda sorge dunque spontanea: le filosofe esistono oppure no? E, nel caso esistano, perché soltanto alcune di loro sono state incluse nei libri? Perché abbiamo finito per dimenticarle?

La risposta è che la storia della filosofia non ha mai reso giustizia alle donne, continuando tuttora in molti casi a non riconoscere loro piena cittadinanza nella “vera filosofia”. Ecco perché, nel nuovo saggio pubblicato da Edizioni Tlon, Le regine della filosofia. Eredità di donne che hanno fatto la storia del pensiero, a cura di Rebecca Buxton e di Lisa Whiting, si tenta di combattere tale percezione mettendo in luce la vita e le opere di alcune importanti filosofe del passato.

Rebecca Buxton e Lisa Whiting

Rebecca Buxton e Lisa Whiting

Per riuscirci, nello specifico, viene ripercorsa la storia di venti figure di spicco provenienti da differenti epoche, discipline e percorsi, ognuna con le proprie idee ed esperienze: da Ipazia a Hannah Arendt, passando per Angela Davis e per Iris Marion Young, questo ricco volume illustrato da Caterina Ferrante, e con la prefazione di Maura Gancitano, permette quindi di raccontare molte posizioni diverse dal punto di vista di altrettante donne studiose di filosofia, offrendo una prospettiva di osservazione nuova e decisiva.

Alcune delle personalità descritte nell’opera saranno già conosciute – forse persino studiate – da parte di molti lettori e lettrici, altre si incontreranno forse qui per la prima volta, ma tutte restano una fonte d’ispirazione in grado di contribuire senza eccezioni a una sempre maggiore comprensione della filosofia.

Perché, come sottolineano le due curatrici del testo, “le intuizioni filosofiche del passato e del presente possono aiutarci a navigare in questo mare di sfide che il è nostro tempo, ma rischiamo di perderne la saggezza se rimaniamo confinati nelle liste di lettura convenzionali che ci vengono affidate tra i banchi di scuola”.

Copertina del libro Le regine della filosofia

Per gentile concessione della casa editrice, su ilLibraio.it pubblichiamo un estratto:

Mary Warnock (1924-2019)

di Gulzaar Barn

Anche se l’esigenza che ispirato questo libro sia stata quella di mostrare che le filosofe donne sono state solitamente trascurate dal canone, uno dei primi libri di filosofia che mi è capitato di leggere fu scritto proprio da una filosofa. Si trattava di An Intelligent Person’s Guide to Ethics (1998) di Mary Warnock, e mi venne regalato dai miei genitori durante l’ultimo anno di liceo, dopo che gli avevo confessato di voler studiare filosofia all’università. Purtroppo il libro mi portò a maturare la falsa impressione che la filosofia riuscisse sempre a essere così lucida e comprensibile. Tornai a incontrare le opere di Warnock durante il dottorato, mentre scrivevo un articolo sulle problematiche etiche legate alla commercializzazione della maternità surrogata. Fu allora che venni a sapere che la filosofa fu a capo della Commissione d’inchiesta sulla fecondazione ed embriologia umane (1984), che influenzò direttamente il Surrogacy Arragements Act del 1985. Rimasi sbalordita nello scoprire che un ruolo del genere potesse essere affidato a una filosofa, e che questa avesse avuto un impatto così netto su una questione tanto delicata. Il modo in cui Warnock ha applicato la filosofia al mondo pubblico mi toccò profondamente, ispirandomi tra le altre cose a scrivere questo capitolo.

Warnock nacque nel 1924 a Winchester, ultima di sette fratelli e sorelle. Suo padre, che insegnava Lingue moderne al Winchester College, morì sette mesi prima della sua nascita. Nonostante questa tragedia, nelle sue memorie Warnock descrive la sua infanzia come estremamente felice. Fu a tutti gli effetti una bambina privilegiata: i pasti le venivano serviti direttamente in camera dalla cameriera di famiglia, lei e i suoi fratelli avevano una tata – verso la quale sviluppò un profondo attaccamento –, frequentò scuole private e circoli d’élite. Warnock ricorda con divertimento che già dall’età di quindici anni sapeva di essere una «conservatrice nata»: «Amavo la caccia; amavo le gerarchie consacrate dal tempo; amavo le cattedrali».[1] In ogni caso, durante gli sviluppi della Seconda guerra mondiale, Warnock comprese che continuare ad assecondare questi «istinti vittoriani» sarebbe stato sbagliato. Decise di «esaminare il suo privilegio», e diventare consapevole dei propri vantaggi e pregiudizi.

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Devo riprendere il controllo di me stessa, riconoscere l’ingiustizia che il mio privilegio e il mio stile di vita confortevole comportano per chi non ha avuto la mia stessa fortuna, cominciare a impegnarmi per una società senza classi, pensare alla politica, cominciare a frequentare ciò che fino a poco tempo fa consideravo niente più che semplici riunioni. Nel 1945 mi spostai a sinistra.[2]

Tecniche di comunicazione che farebbero impallidire le campagne politiche di oggi! Warnock aggiunse che suo marito, Geoffrey Warnock – collega e docente di Filosofia al Magdalen College, preside dell’Hertfort College, e in seguito vicerettore dell’Università di Oxford – era molto più di sinistra rispetto a lei e fu determinante nel portare a compimento il suo cambio di rotta politico.

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La vita di Warnock a Oxford può sembrare invidiabile. Vinse una borsa di studio di Lettere classiche alla Lady Margaret Hall. Lei stessa ammise che non sarebbe stata in grado di ottenerla se non avesse frequentato la Prior’s Field School nel Surrey, che contribuì enormemente a darle fiducia nelle sue capacità. La scuola, fondata dalla famiglia Huxley e frequentata sia da Aldous che da Julian Huxley, prestava grande attenzione alla politica e alla cultura. In ogni caso essere una laureanda durante la guerra non fu poi così divertente. Le misure straordinarie comportarono che il suo corso, che normalmente durava quattro anni, dovesse essere abbreviato. Gli studi di Warnock vennero ulteriormente interrotti dalla guerra: andò a insegnare alla Sherborn School for Girls per due anni, fino a quando poté tornare alla Lady Margaret Hall. Dopo essersi laureata, Warnock si affrettò a completare il Bachelor in Filosofia – allora appena istituito – in un solo anno invece che in due. In seguito fu incaricata come docente al St. Hugh’s College, e suo marito Geoffrey vinse un assegno di ricerca al Magdalen College.

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La filosofia a Oxford raccoglieva un grande successo durante il periodo in cui vi insegnava Warnock. Il Bachelor in Filosofia attraeva laureati da tutto il mondo, e personaggi del calibro di Philippa Foot, Gilbert Ryle e J. L. Austin si aggiravano per i chiostri dell’università. Warnock e suo marito strinsero amicizia con Isaiah Berlin, Peter e Ann Strawson e ospitarono Kingsley e Hilary Amis. Come preside dell’Hertford College, Geoffry Warnock si fece addirittura dipingere un ritratto da David Hockney. Warnock ricorda come, durante questo periodo, i professori di sinistra di Oxford avessero legami molto stretti con il partito laburista. Senza dubbio fu tra queste persone che si discusse una prefigurazione della Comunità economica europea.

[1] M. Warnock, A Memoir: People and Places, Duckworth, London 2009, p. 135.

[2] Ibidem.

(continua in libreria…)

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