Una selezione di frasi per la festa del papà tratte dalla letteratura di tutti i tempi, per accompagnare il proprio dono a una citazione speciale, e manifestare affetto e gratitudine prendendo ispirazione da intellettuali come Fëdor M. Dostoevskij, Umberto Saba e Friedrich von Schiller…
Per chi ha l’abitudine di festeggiare la festa del papà, trovare la frase più adatta da accompagnare a un biglietto di auguri può essere più complicato del previsto, dal momento che a volte esprimere i propri sentimenti in poche righe richiede perfino più fatica che raccontarli in una lunga lettera.
Così, se si vuole rivolgere a chi si ama una riflessione profonda e capace di lasciare il segno, una buona idea può rivelarsi quella di attingere alla letteratura, traendo spunto dalle parole delle grandi scrittrici e dei grandi scrittori di tutti i tempi per accompagnare il proprio dono a una citazione speciale, e manifestare al tempo stesso un pensiero di affetto e gratitudine.
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Ecco quindi di seguito una selezione di frasi da dedicare in occasione della festa del papà, e che ci hanno lasciato intellettuali del calibro di Fëdor M. Dostoevskij (1821-1881), Umberto Saba (1883-1957) e Friedrich von Schiller (1759-1805).
E per chi, oltre a delle frasi per la festa del papà, fosse alla ricerca di un libro da leggere o da regalare, ecco anche la nostra lista di romanzi, saggi e memoir che raccontano le molte sfaccettature della paternità:
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Cominciamo con una delle frasi per la festa del papà più antiche della storia della letteratura occidentale, e che dobbiamo nientemeno che al filosofo Democrito (460 a.C. – 370 a.C. circa), vissuto in Grecia intorno al V secolo a.C. In uno dei suoi celebri Frammenti (Bompiani, traduzione di Diego Fusaro e A. Krivushina), si legge infatti:
La saggezza del padre è il più grande ammaestramento per i figli.
Una riflessione che ci ricorda quanto sia importante avere una figura assennata su cui contare, tanto durante la nostra crescita quanto in una fase più adulta della vita, e che non a caso riprese nel 1927 l’autore statunitense Clarence Budington Kelland (1881-1964), quando sulla rivista American Magazine scrisse:
Mio padre non mi diceva come dovevo vivere: viveva e lasciava che io lo guardassi vivere.
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Il padre è quindi visto come un punto di riferimento, un modello da prendere a esempio, non solo come colui che contribuisce al concepimento di un bambino. A sottolinearlo con particolare forza è il romanziere russo Fëdor M. Dostoevskij (1821-1881) nel suo I fratelli Karamazov (Garzanti, traduzione di Maria Rosaria Fasanelli):
Un padre è colui che genera un figlio e se ne rende degno.
Questo, però, non trasforma il modello ereditato dal padre in un paradigma sacro e immutabile, quanto piuttosto nella bussola morale su cui basare poi il nostro percorso.
Del resto, anche secondo il semiologo e filosofo Umberto Eco (1932-2016) – che ne parlava ne Il pendolo di Foucault (La Nave di Teseo) – ispirarsi al padre dipende soprattutto dall’attenzione con cui studiamo i suoi comportamenti mentre lui non pensa di impartirci alcuna lezione:
Credo che si diventi quel che nostro padre ci ha insegnato nei tempi morti, mentre non si preoccupava di educarci. Ci si forma su scarti di saggezza.
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Faro a cui guardare e maestro da imitare, dunque, ma non solo: un padre, infatti, è soprattutto chi riesce a stare al mondo mettendosi nei panni del proprio figlio o della propria figlia, senza dimenticarne i bisogni e i desideri. Sosteneva d’altronde il poeta Umberto Saba (1883-1957), nella sua opera Scorciatoie e raccontini (Einaudi):
“Papà − diceva una giovinetta a una giovinetta sua uguale − “è un bambino con molti mezzi a sua disposizione”.
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Ne consegue che papà è chi è in grado di starci accanto, supportandoci nei momenti difficili e celebrando i nostri traguardi, così da instaurare con noi un legame sincero e indissolubile. Ne era convinto anche il filosofo tedesco Friedrich von Schiller (1759-1805), che ne I masnadieri (Garzanti, traduzione di Enrico Groppali) dichiarò:
Non sono la carne o il sangue, è il cuore che ci rende padri e figli.
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