Fa discutere la nota disciplinare ricevuta da un ragazzino di 13 anni che, a scuola, si è rifiutato di salire su una scala arcobaleno, dipinta nel suo istituto per la Giornata nazionale contro l’omofobia. Lo studente, che si sarebbe messo in pericolo arrampicandosi sulla ringhiera della scala, si sarebbe dichiarato “contrario alle idee Lgbtq”. I genitori hanno definito “inaccettabili” le motivazioni della punizione data al figlio. La riflessione di Enrico Galiano, insegnante e scrittore, che tiene conto di un “elemento fondamentale: l’età. A 13 anni si può ripetere uno slogan sentito a casa, in tv, sui social, senza averlo davvero elaborato. Magari il ragazzo non intendeva negare diritti a nessuno, ma esprimere un disagio, un’idea superficiale, un’educazione ricevuta…”
Succede in una scuola: un ragazzo di 13 anni prende una nota disciplinare per essersi messo in pericolo, arrampicandosi sulla ringhiera, dopo essersi rifiutato di salire su una scala arcobaleno, dipinta nel suo istituto per la Giornata nazionale contro l’omofobia. Il ragazzino si sarebbe dichiarato “contrario alle idee Lgbtq“, e sarebbe stato definito “omofobo” dal preside. Così, è scoppiata la polemica, tra chi difende la libertà di espressione del ragazzo e chi invece sottolinea come le sue parole siano discriminatorie.
Ma la vera domanda è: aveva ragione il preside? E soprattutto, cosa voleva dire davvero il ragazzo?
LEGGI ANCHE – Nota allo studente di 13 anni che non è salito sulla scala arcobaleno, il padre: “A mio figlio tolta la libertà di pensiero” (da Corriere del Veneto)
Libertà di pensiero, ma fino a dove?
Partiamo da un punto fermo: la libertà di pensiero esiste ed è sacrosanta. Nessuno dovrebbe essere zittito per le proprie idee, anche quando non piacciono alla maggioranza. Se non possiamo dire quello che pensiamo, allora non siamo davvero liberi. Quindi sì, il ragazzo aveva tutto il diritto di esprimersi.
Ma ora viene la parte complicata.
Dire di essere “contro la comunità LGBT+” è una frase ambigua.
Potrebbe voler dire molte cose. Ad esempio: essere in disaccordo con alcune rivendicazioni politiche – e ci sta – ma anche negare diritti o dignità a una categoria di persone – e ci sta molto meno.
E qui arriva il nodo centrale: se sei “contro” un’intera comunità di persone solo per quello che sono, allora stai escludendo, rifiutando, marginalizzando. E questo, per definizione, è omofobia.
Sì, insomma: se il senso è quest’altro, stai esercitando la tua libertà di parola, ma anche la libertà di essere omofobo.
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Ma il ragazzo ha 13 anni
C’è però un altro elemento fondamentale: l’età. A 13 anni si può ripetere uno slogan sentito a casa, in tv, sui social, senza averlo davvero elaborato. Magari il ragazzo non intendeva negare diritti a nessuno, ma esprimere un disagio, un’idea superficiale, un’educazione ricevuta.
Invece di incasellarlo subito come “omofobo”, forse sarebbe stato più utile chiedergli: “Cosa intendi, esattamente? Cosa significa per te essere ‘contro’?” Un professore, un educatore o anche un compagno avrebbe potuto aprire un dialogo con lui, aiutarlo a riflettere, a vedere il lato umano della questione.
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Quindi? Come si risolve?
La libertà di pensiero esiste, ma anche la responsabilità delle parole. Se dici di essere contrario a un’intera comunità di persone solo per ciò che sono, la tua libertà si sta esercitando in una direzione ben precisa.
A questo punto, la domanda da fare al ragazzo non è solo “puoi dire questa cosa?”, ma anche: “Sei sicuro di voler dire proprio questo?”.
L’AUTORE – Enrico Galiano, insegnante e scrittore friulano classe ’77, in classe come sui social, dove è molto seguito, sa come parlare ai ragazzi.
Dopo il successo di romanzi (tutti pubblicati da Garzanti) come Eppure cadiamo felici, Tutta la vita che vuoi, Felici contro il mondo, e Più forte di ogni addio, ha pubblicato un libro molto particolare, Basta un attimo per tornare bambini, illustrato da Sara Di Francescantonio. È poi tornato al romanzo con Dormi stanotte sul mio cuore, e sempre per Garzanti è uscito il suo primo saggio, L’arte di sbagliare alla grande. Con Salani Galiano ha quindi pubblicato la sua prima storia per ragazzi, La società segreta dei salvaparole. Ed è poi uscito, ancora per Garzanti, il suo secondo saggio, Scuola di felicità per eterni ripetenti. Dopo il romanzo Geografia di un dolore perfetto, è tornato in libreria con Una vita non basta… E da poco ha pubblicato con Salani il suo nuovo libro per ragazzi, L’incredibile avventura di un super-errore.
Qui è possibile leggere tutti gli articoli scritti da Galiano per il nostro sito, con cui collabora con costanza da diversi anni (anche in versione video, su Instagram e TikTok).
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