Continua a far discutere la proposta di Giuseppe Valditara, Ministro dell’Istruzione e del Merito, sugli stipendi degli insegnanti differenziati per area geografica. Su ilLibraio.it la provocazione di Enrico Galiano, insegnante e scrittore, che propone un’alternativa: “Ci sono situazioni scolastiche e situazioni scolastiche. Con tutto il rispetto, e conscio di quanto sia comunque difficile, ma fare il prof al Liceo in una cittadina di provincia è una cosa, farlo in certi quartieri di periferia un’altra, anche se il costo della vita è lo stesso…”

Eh già: il nuovo Ministro dell’Istruzione ha scelto fin dall’inizio di farsi sentire.

In netta contrapposizione rispetto al suo predecessore, le cui uscite pubbliche sono state più rare dei goal del Milan nel 2023, Valditara si è imposto da subito come protagonista.

Prima con quella clamorosa boutade di cambiare addirittura nome al dicastero: un’idea che in realtà così boutade non era, dato che ora si chiama “dell’Istruzione e del Merito”.

Poi con quello scivolone carpiato di quando si è lasciato scappare che l’umiliazione è un ottimo metodo educativo, spostando l’orologio della storia della pedagogia indietro di un buon mezzo secolo.

Ma, come si dice: non importa che se ne parli bene o male purché se ne parli, no?

Già.

Ma ora? Ora il neoministro arriva a ventilare la proposta di differenziare gli stipendi in base al costo della vita dell’area in cui gli insegnanti lavorano.

Al di là di quanto ci suoni a tutta prima un po’ discriminatoria, come idea, almeno in linea di principio di equità non è neanche così male: se estesa però a tutti i campi e tutte le professioni, non solo per la scuola. Pensando per iperboli, ovvio che per lavorare in centro a New York ti serve un certo tipo di salario, se no finisci in mezzo a una strada. E possiamo affermare tranquillamente che gli affitti di certe grandi città non sono poi così diversi da quelli di Manhattan.

Il mondo della scuola, però, ha caratteristiche che ne fanno un po’ un unicum per cui, dal basso del mio incarico in una scuola media e della mia poca esperienza, vorrei umilmente proporre al signor Ministro un’idea alternativa, qualcosa di leggermente diverso.

Tre, due, uno: eccola.

Va bene stipendi differenziati, ma non per area geografica: facciamolo per difficoltà di insegnamento.

Provo ad argomentare.

Vuoi mettere quanto più difficile è un professionale a Scampia o a Lambrate? Lì l’espressione “insegnare col coltello fra i denti” non ha niente di metaforico, e riuscire ad arrivare a fine giornata non traumatizzati fisicamente o psicologicamente è già un traguardo.

Lo so: è una provocazione. Ma quello che voglio dire è che ci sono situazioni scolastiche e situazioni scolastiche. Con tutto il rispetto, e conscio di quanto sia comunque difficile, ma fare il prof al Liceo in una cittadina di provincia è una cosa, farlo in certi quartieri di periferia un’altra, anche se il costo della vita è lo stesso.

Ipotizziamo una cifra?

Cinquemila euro al mese sarebbe la cifra congrua, ma tremila potrebbero bastare, per chi scegliesse quella strada (sì, temo che questa suoni davvero come una boutade).

Vantaggi?

In questo modo si incentiverebbero gli insegnanti migliori, più preparati e motivati, a prendere e fare domanda di assunzione proprio in quei quartieri difficili, portando una ventata d’aria nuova in posti dove, di solito, ci finiscono spesso tantissimi precari che poi puntualmente fuggono verso altri lidi.

Però può essere anche un fatto di coerenza: se davvero vogliamo dare onore al merito, quale merito più grande di scegliere consapevolmente di scendere in mezzo a ragazzi con situazioni famigliari complicate, per cercare di salvarli  e di dare loro una possibilità di riscatto?

L’AUTORE – Enrico Galiano sa come parlare ai ragazzi. In classe come sui social, dove è molto seguito. Insegnante e scrittore classe ’77, dopo il successo dei romanzi (tutti pubblicati da Garzanti) Eppure cadiamo feliciTutta la vita che vuoi, Felici contro il mondo, e Più forte di ogni addio, ha pubblicato un libro molto particolare, Basta un attimo per tornare bambini, illustrato da Sara Di Francescantonio. È tornato al romanzo con Dormi stanotte sul mio cuore, e sempre per Garzanti è uscito il suo primo saggio, L’arte di sbagliare alla grande.

Con Salani Galiano ha pubblicato la sua prima storia per ragazzi, La società segreta dei salvaparole, un inno d’amore alle parole e alla lingua.

Ora è in libreria per Garzanti con il suo nuovo saggio, Scuola di felicità per eterni ripetenti.

Alla pagina dell’autore tutti gli articoli scritti da Galiano per ilLibraio.it.

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