“Ora tutto gira attorno alla scrittura, anche se non avevo mai sognato di poter essere davvero una scrittrice. Ho sempre amato tantissimo leggere, ma non mi ero mai vista dall’altra parte, per me era semplicemente impensabile. Adesso i miei sogni si sono plasmati su quello che sto vivendo e quello che desidero di più è poter continuare a regalare nuove emozioni a chi mi legge”. Dopo lo svelamento in diretta tv a “Che tempo che fa”, Erin Doom (Matilde) si racconta a tutto tondo a ilLibraio.it, parlando del nuovo romanzo “Stigma” (“Una storia di cicatrici, che sono come marchi a cui diamo il potere di definirci”), del suo carattere timido e introverso (“Amo dipingere, la natura, gli spazi aperti, gli animali”), del rapporto con le critiche ricevute (“Cerco sempre di migliorarmi, di prendere tutto quello che mi succede come uno stimolo per andare avanti”) e della sua idea di amore (“C’è molta differenza tra l’amore di cui scrivo e quello che vorrei vivere tutti i giorni nella mia vita. Ma un aspetto in comune forse ce l’hanno…”)

Un sogno avverato, senza nemmeno sapere di averlo mai espresso. La vita di Erin Doom (in copertina, nella foto di Carlotta Coppo, ndr) è questo: una fortuna inaspettata, che non poteva essere neppure immaginata. Accade solo nelle fiabe e nei romanzi, o forse no. A volte succede anche nella vita vera, a persone comuni che mai avrebbero sperato di arrivare a tanto.

Così, dopo il successo di Fabbricante di lacrime e Nel modo in cui cade la neve, Matilde – questo il nome dell’autrice misteriosa che ha svelato la sua identità domenica sera in diretta tv su RaiTre con Fabio Fazio a Che tempo che fa – ha capito che era il momento di farsi avanti, di non restare più dietro le quinte. Il modo in cui lo fa è spontaneo, delicato e incredulo. Qualche sorriso imbarazzato di fronte alle domande più personali, silenzi per ponderare bene le risposte, occhi grandi color nocciola che ascoltano concentrati ogni domanda.

Bolognese, under 30, Matilde si presenta al mondo con grazia e coraggio, pronta finalmente a raccontare di sé, dei suoi libri, della scelta dell’anonimato e dei sogni futuri. Al collo indossa una catenina dorata, su cui appare la sagoma di una farfalla nera che ricorda la copertina del libro che l’ha resa celebre, facendola diventare la scrittrice più letta del 2022 e la più virale su TikTok. In occasione della sua rivelazione e dell’uscita del nuovo romanzo Stigma (Magazzini Salani, come i precedenti), ilLibraio.it l’ha intervistata.

Erin Doom a che tempo che fa

Circa un anno fa rilasciava la sua prima intervista per ilLibraio.it. Rigorosamente via mail, perché non desiderava esporsi. Cos’è cambiato da allora?
“Tutto. All’epoca mi sentivo ancora inesperta, alle prime armi. Temevo di non essere all’altezza e quindi per me era impossibile pensare di mostrarmi o di parlare direttamente con qualcuno. Poi le cose sono cambiate”.

Quando, nello specifico?
“Non c’è stato un momento preciso che mi abbia fatto cambiare idea. Diciamo che scegliere l’anonimato è stato una sorta di compromesso: mi ha dato tanto, ma mi ha anche tolto tanto. Da un lato ho potuto vivere questa esperienza nel modo più adatto alla mia indole timida e introversa, dall’altro ho sentito in diverse occasioni che mi stavo perdendo qualcosa”.

Cosa le è mancato di più?
“Sicuramente l’incontro con i lettori. Poterli vedere agli eventi con il mio libro in mano, parlarci, confrontarmi con loro. Credo sia un passo molto importante per chi scrive. Ho avuto bisogno di tempo per realizzare di voler uscire allo scoperto… ma tassello dopo tassello ce l’ho fatta, ed eccomi qui”.

La sua famiglia l’ha sostenuta?
“All’inizio nessuno sapeva cosa scrivessi. Anzi: all’inizio nessuno sapeva proprio che scrivessi. Scrivere è sempre stato un atto profondamente intimo e personale, che non ho mai condiviso con nessuno. Poi, quando è arrivata la proposta di Magazzini Salani per Fabbricante, ho dovuto dirlo alle persone che mi erano più care. Mi sembrava un’ingiustizia nei loro confronti nascondere un evento così grande. Però ho fatto promettere a tutti di non leggerlo!”.

E hanno mantenuto la promessa?
“La maggior parte sì, sono stati bravissimi… Per la mamma però ho fatto un’eccezione”.

Ha mai realizzato davvero quanto successo stavano riscuotendo i suoi romanzi?
“Essendo stata sempre in disparte, era difficile per me capire che risonanza potessero avere le mie storie. Però ricordo che un giorno mio padre arrivò a casa con il giornale, e Fabbricante di lacrime era al primo posto in classifica. Ecco, forse quello è stato uno degli episodi in cui ho iniziato a capire. Soprattutto perché, prima di allora, avevo visto alcune reazioni dei lettori sui social, ma questa volta era diverso: era lì, nero su bianco, potevo toccarlo con mano. Non c’erano schermi a filtrare la realtà”.

Il suo è stato il libro più venduto in Italia nel 2022. Un dato che parla da solo, che ha portato molti apprezzamenti, ma anche critiche. Quali sono state quelle che l’hanno ferita di più?
“Sono un tipo di persona che non si sente mai arrivata. Cerco sempre di migliorarmi, di prendere tutto quello che mi succede come uno stimolo per andare avanti. Questo chiaramente a volte mi porta a dare più attenzione ai commenti negativi rispetto a quelli positivi. È vero, ci sono state tante critiche, e ammetto che all’inizio non è stato facile affrontarle. Tuttavia sono entrata nell’ottica che fare questo lavoro significa esporsi al giudizio degli altri, nel bene e nel male. Fa parte del gioco e, in alcuni casi, può diventare un’occasione di crescita”.

Al di là dei dati di vendita, il suo romanzo ha segnato la rinascita del genere romance definendo un nuovo canone, all’interno del quale sono nati e continuano a nascere molti romanzi ispirati al suo. Cosa ne pensa?
“Devo dire che ne sono felice, anche se non ne sono del tutto consapevole. Mi fa piacere sapere che ci sono altre persone che possono raggiungere un pubblico che non avevano mai sognato, magari riuscendo a trasformare la propria passione in un lavoro. Certo, essere stata l’apripista ha comportato anche i suoi rischi… un po’ come quando sei il primo lupo del branco e ti prendi tutte le mazzate. Ma va bene, sono contenta così”.

Stigma di Erin Doom libri da leggere estate 2023

Veniamo al nuovo libro, Stigma, una storia d’amore e di cicatrici.
“Sì, ma non nel senso comunemente inteso. Si parla di cicatrici che hanno un valore affettivo, segni che scavano sotto la pelle ma che non si vogliono comunque cancellare. Sono stigmi, marchi a cui diamo il potere di definirci e che per questo fanno parte di noi. C’è un motivo per cui nella copertina vediamo uno strappo da cui passa la luce. E non perché dobbiamo trovare la bellezza in qualsiasi cosa, ma perché in qualsiasi cosa ci può essere una parte di noi. E sta solo a noi capire se siamo in grado di accettarla”.

Da un punto di vista di scrittura e di trama, Stigma è un romanzo più maturo e completo rispetto ai precedenti. Il suo approccio alla scrittura ha subìto trasformazioni?
“Ho sempre avuto ben a fuoco come sviluppare e far terminare le mie storie, tuttavia con Stigma è accaduto qualcosa che non avevo mai sperimentato prima. Ho iniziato a prendere appunti su un quadernino, dove segnavo qualsiasi cosa mi passasse per la mente: aspetti caratteriali dei personaggi, colpi di scena, svolte di trama… Rispetto a Fabbricante e Neve c’è stata una costruzione più ponderata, specialmente perché i primi romanzi nascevano su Wattpad (piattaforma di scrittura online, ndr), che mi portava a scrivere per capitoli. Ma è rimasto comunque un approccio spontaneo e naturale, per me era fondamentale riuscire a mantenere un certo calore”.

Anche dal punto di vista dei temi affrontati, però, ha compiuto un passo in avanti.
Fabbricante era una favola raccontata attraverso gli occhi di una ragazza sognante, di conseguenza anche lo stile era poetico e ridondante. Anche Nel modo in cui cade la neve aveva dietro uno sguardo dolce, quello di una giovane che aveva perso il padre ma che aveva comunque vissuto un’infanzia piena di affetto. La storia di Stigma parte da premesse completamente diverse. Nella mia nuova protagonista Mireya non c’è nulla di fiabesco, se non verso la fine dove, secondo me, anche lei ritrova il desiderio di amare”.

Restiamo sul carattere delle sue protagoniste. In quale si rivede di più?
“Probabilmente in Ivy (protagonista di Nel modo in cui cade la neve, ndr). Come lei, anch’io ho sempre disegnato e dipinto fin da quando ero piccola. Amo la natura, gli spazi aperti, gli animali. E sono molto legata al mio papà. Ci accomuna anche il carattere introverso di cui parlavo prima. Mi piace pensare, però, che ogni mia protagonista attinga a una piccola parte di me”.

Ad esempio?
“Anche se è davvero distante dal mio modo di essere, Mireya è stata quella che mi sono più divertita a scrivere. Mi ha dato forza”.

Ha mai pensato di scrivere di se stessa?
“Assolutamente no, non lo farei mai. Mi piace inventare storie che non sono la mia”.

Nei suoi romanzi ha raccontato vicende sentimentali tormentate, relazioni oscure, a volte tossiche, che girano attorno al trope “Enemies to lovers”. Qual è la sua idea di amore?
“Credo che l’amore sia diverso per ciascuno di noi, non penso possa esserci una concezione che vale per tutti. L’amore si adatta al nostro carattere, ai nostri sogni, alle nostre paure. Siamo noi che gli diamo forma, che lo modelliamo attraverso i nostri occhi. Naturalmente c’è molta differenza tra l’amore di cui scrivo e quello che vorrei vivere tutti i giorni nella mia vita. Ma un aspetto in comune forse ce l’hanno: ed è la convinzione che sia possibile riuscire ad amarsi nonostante le diversità”.

Sappiamo già che Stigma sarà il primo una serie. Ci può dare qualche anticipazione?
“Posso dire che sono a lavoro per il prossimo romanzo e che so già come andrà a finire”.

Qualche indizio per capire meglio la direzione?
“Nei ringraziamenti c’è qualche accenno a una possibile direzione, ma non è facilissima da decifrare. Ho sempre parlato di destini nei miei romanzi, ma questa volta il destino non c’entra. Anzi: quello che c’è da capire è se può esistere qualcosa più forte di un destino per scrivere una storia”.

Erin doom

Ultima domanda. In questi anni lei ha realizzato tanti sogni che sembravano impossibili, dalla pubblicazione dei romanzi, al successo, passando per la realizzazione di un film. Ora qual è il suo nuovo sogno?
“Adesso tutto gira attorno alla scrittura, anche se non avevo mai sognato di poter essere davvero una scrittrice. Ho sempre amato tantissimo leggere, ma non mi ero mai vista dall’altra parte, per me era semplicemente impensabile. Ora i miei sogni si sono plasmati su quello che sto vivendo e quello che desidero di più è poter continuare a regalare nuove emozioni a chi mi legge. Spero di non deludere le persone che ripongono fiducia in me, di avere sempre qualcosa di nuovo da raccontare finché ci sarà qualcuno disposto ad ascoltarmi”.

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Fotografia header: Erin Doom, nella foto di Carlotta Coppo

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