“Il fantasy va bene, se hai meno di 10 anni. Il rosa va bene, se sei donna e hai meno di 18 anni…”. Su ilLibraio.it, Megi Bulla, che con il profilo @labibliotecadidaphne è tra le più seguite e apprezzate booktoker in Italia, riflette sui pregiudizi, che ancora non mancano, verso quelle lettrici e quei lettori che amano determinati generi narrativi. “Noi ‘lettori di serie B’ non dobbiamo più giustificare l’affetto verso determinati libri…”

Pare che leggere sia un po’ come il calcio… c’è la serie A e la serie B

 

Il dizionario definisce il lettore come colui che legge, che attende alla lettura, e definisce la lettura come la funzionale decodificazione e interpretazione di un testo scritto.

Ma c’è chi non è d’accordo.

Il lettore è colui che legge un determinato genere di libri. O, meglio ancora, il lettore è colui che non legge un determinato genere di libri.

Cresciamo con la convinzione per cui o sei bravo in italiano o lo sei in matematica. Quindi o ti piace stare tra i libri o ti piace risolvere calcoli aritmetici. Eppure, pare che per capire che libro sia giusto leggere, sia necessario risolvere un problema logico: se a X piace il libro Y, quanti anni ha X? La soluzione è una e una sola. Il sistema non ammette soluzioni diverse.

Perché il fantasy va bene, se hai meno di 10 anni.

Il rosa va bene, se sei donna e hai meno di 18 anni.

Se leggi classici, hai trovato una soluzione indeterminata, poiché infinita: ogni età va bene per un classico.

Il giudizio. Quello è un processo mentale interessante.

Giudicare, prevedere gli effetti di una scelta – e quindi valutare le conseguenze – porta a un funzionale adattamento alla propria persona e allo spazio circostante. È un processo naturale e istintivo. Ma è anche soggettivo.

Definire una legge non scritta su ciò che è giusto o sbagliato, tenendo in considerazione un giudizio personale, anche se condiviso da più persone, è, a tutti gli effetti, presunzione.

Presunzione, sinonimo di supposizione, è l’argomentazione o congettura per cui da fatti noti, o anche in parte immaginati, si ricavano opinioni e induzioni più o meno sicure intorno a fatti ignorati. Sì perché troppo spesso si ignora che la lettura non è solo cultura e arricchimento. È anche svago, passione, intrattenimento. Come quando si guarda un programma televisivo che non è necessariamente un documentario.

Amare un passatempo, piuttosto che un altro – esercizio che vede protagonista la persona singola e non la comunità, che non fa male a nessuno e che fa invece molto bene alla persona – pare ferire in qualche maniera coloro che non lo reputano nobile.

Ed è un attimo che dal giudizio, si passa al pregiudizio. Poco importa il vissuto del singolo e quanto il lettore stia rivedendo sé stesso in ciò che legge. Se ama un determinato genere, deve adattarsi al “tag” di lettore di serie B.

Nasce così un tacito accordo per cui, se leggi un determinato genere, hai diritto di parlare e di portare con orgoglio il nome di lettore ma, se invece esci da questi schemi, allora meglio se eviti di aprire l’argomento, non nominare i libri che – con i tuoi soldi, guadagnati con il tuo lavoro, a cui dedichi il tuo tempo e le tue energie – hai deciso di comprare e leggere. Guai se il tuo libro preferito fa parte di questa collezione. Non parlarne e, se ti capita di farlo, giustifica immediatamente il perché ti piacciono questo tipo di testi.

Ed ecco che la passione diventa fisica: un rapporto di causa-effetto, in cui, se vuoi determinare perché ti piace una cosa, devi capire qual è l’evento nella tua vita che lo ha causato.

“Vedo numeri dalla mattina alla sera. A casa voglio leggere di draghi, spade ed eroi. Avventure fantastiche per compensare”, ecco cosa rispondevo io.

Mentirei se dicessi che ancora oggi il primo istinto non è quello di giustificarmi. La verità è che questa convinzione nasce proprio a scuola.

“Megi, non hai più 10 anni, puoi leggere anche un vero libro ora” – , le parole della docente di lettere a proposito della mia lista di libri letti durante l’estate.

Mi sono sentita sbagliata, strana. Le risate dei compagni non hanno aiutato granché. Umiliata, ho messo via ciò che amavo per provare qualcosa che loro amano. Ci ho provato, e non mi è piaciuto. Tornare ai miei fantasy era fuori discussione, mi sentivo a disagio. Così ho smesso di leggere.

Una volta ogni tanto tornavo in biblioteca e prendevo un paio di libri in prestito, ma li leggevo di nascosto. Avevo paura che qualcuno potesse venire a casa a fare i compiti e vedere le copertine di libri fantasy sulla mensola.

Leggi?
Cosa leggi?
Ah”.

E poi ho messo via del tutto. Perché se devi leggere quelle cose, meglio tu non legga affatto.

E poi c’è il “Lasciateli leggere quello che vogliono. Da qualche parte devono pur cominciare“. Come se alcuni generi – o alcuni libri – fossero accettabili solo come punto di partenza. Inconcepibile un altro modo.

Alla fine sono libri che creano futuri lettori“, come i Pulcini per il calcio. E, se si fermano a quello stadio, sicuramente c’è qualcosa che è andato storto.

C’è del senso di superiorità nel targettizzare qualcosa come sciocco e superficiale solo perché lontano dal gusto personale. Mettere l’opinione altrui, per quanto diversa, sullo stesso piano della propria, significa accettazione, valorizzazione e rispetto.

Il cambiamento arriva, lentamente certo, ma arriva. Magari da un articolo come questo, anziché da uno che dedica solo parole di frustrazione e astio. Magari da un video positivo, anziché da uno in cui si accusa determinati libri di essere il male della società.

Tuttavia, il vero cambiamento deve partire da noi: i cosiddetti lettori di serie B. Non dobbiamo più giustificare l’affetto verso determinati libri e generi narrativi. Quando ci viene chiesto quanti anni abbiamo o perché continuiamo a leggere quelle cose, non sentiamoci in dovere di offrire una risposta. Quando sentiamo “libri veri”, non diamo peso a quelle parole. Sono parole povere che non meritano di essere ripetute. Se leggete, siete lettori. Se amate ciò che leggete, siete felici. E qui, non c’è partita.

L’AUTRICE – Megi Bulla con il profilo @labibliotecadidaphne è tra le più seguite e apprezzate booktoker in Italia. Appassionata di fantasy, vive in provincia di Trento, è un’ingegnera e tra i suoi format più amati su TikTok troviamo le “live di lettura”, come ha raccontato in questa intervista, in cui ha parlato del suo percorso e delle dinamiche di #BookTok.

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Fotografia header: Megi Bulla (@labibliotecadidaphne) in un video su TikTok

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