Dal ciclo bretone alle crociate, dall’amor cortese all’inquisizione, dai templari a Re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda… Una selezione di libri per raccontare i “secoli bui” del Medioevo sotto una nuova luce: quella della letteratura

Restituire chiarezza alle immagini del passato, anche questa è una funzione del romanzo; a tratti frammentarie se non anche lacunose, le informazioni riguardanti certi eventi della Storia meritano pur sempre una narrazione di riguardo, che ne valorizzi i contenuti anziché giudicarli in maniera aprioristica. Come avvenuto per il Medioevo: a lungo considerato un tempo “oscuro”, poiché posto in contrapposizione con i fasti dell’età classica, quello che comincia con la caduta dell’Impero romano d’Occidente (476) ed ha termine con la scoperta dell’America (1492) è in realtà un periodo di straordinaria rilevanza culturale, e ciò non soltanto per le importanti vicende storiche che l’hanno caratterizzato (dalla nascita del feudalesimo al Grande Scisma della chiesa cattolica, giusto per citarne alcune) ma anche per i moltissimi autori che ce l’hanno rappresentato sotto una luce totalmente nuova: quella della letteratura. In tal senso, e per meglio apprezzarne ogni singolo aspetto vi proponiamo una lista di opere che, senza pretesa di completezza alcuna, ci raccontano la tematica medievale attraverso i suoi argomenti principali, ordinati in sequenza cronologica. Nella speranza che la prossima Dark Age (quella dell’era Internet) si faccia ancora attendere, almeno per un po’.

I secoli bui (anno 861): La terra maledetta di Juan Francisco Ferràndiz

La copertina de La Terra Maledetta di Juan Francisco Ferràndiz

Che non fosse propriamente un paradiso, questo è poco ma sicuro: eventi catastrofici, battaglie sanguinarie e perfino una piccola glaciazione, ogni angolo del Medioevo pare avverso alla fortuna, quasi che con il suo arrivo (siamo a ridosso dell’anno mille) già si prevedesse un anticipo di Apocalisse. Soprattutto ai confini del Sacro Romano Impero; poco più che un avamposto militare, La Terra maledetta (di Juan Francisco Ferràndiz, Longanesi, traduzione di Stefania Cherchi e Claudia Marseguerra) ci descrive la (futura) città di Barcellona come un territorio dominato dalla paura – oltreché dai franchi – abitato da malfattori e costantemente minacciato dall’esercito saraceno. Un inferno sulla terra, insomma, ma anche il luogo in cui il vescovo Frodoino (un emissario di re Carlo il Calvo qui in missione per ristabilire la pace) farà la conoscenza della misteriosa Gota, una giovane di nobili origini con cui realizzare un progetto ambizioso: restituire alla Marca Hispanica (così pure a se stesso) la tanto agognata libertà.

Il ciclo bretone (anni 1135 – 1190 ca.): Il re che fu, il re che sarà di T.H. White

Questa è la copertina della tetralogia Il re che fu il re che sarà di T.H. White

Qualche volta una finzione, altrettante verità, i poemi di cappa e spada hanno reso il Medioevo l’ambiente simbolo di un intero universo letterario: quello fantastico. Fra i tanti (anche relativi alle gesta di Carlo Magno), sono certo quelli del ciclo bretone i romanzi che meglio interpretarono i capisaldi narrativi del genere: ispirate alle mitologie celtiche così come tramandate dai pellegrini in transito sulla Via Francigena, le avventure di Re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda ci raccontano di un mondo epico in cui passione fa rima con fata (Morgana) e per ogni evenienza c’è sempre un mago (Merlino) a disposizione. Per riscoprirne il potenziale allora come ancora, la tetralogia Il re che fu, il re che sarà di T.H. White (Mondadori, traduzione di Maria Benedetta De Castiglione e di Antonio Ghirardelli) è il punto di partenza ideale: conserva le atmosfere dell’epoca ma con le vibes di una nuova edizione, molto acclamata sui social.

Le crociate, (anno 1150): Il templare di Jean Guillou

Il templare di Jan Guillou, ecco la copertina

Vera e propria milizia ecclesiastico-militare fondata nel 1118 per supportare la Chiesa di Roma durante le guerre di religione contro le forze musulmane in Gerusalemme, quella dei templari è la Storia che si sovrappone alla leggenda; tanto ricca di regole – povertà, obbedienza e castità – quanto pure di misteri (dai legami con la massoneria ai ritrovamenti di reliquie portentose) la vicenda dei soldati di Cristo è da sempre oggetto di molteplici speculazioni, e tutte alla ricerca di una medesima risposta: che fine ha fatto il Santo Graal? Nell’attesa di scoprirlo, tanto vale rileggere Il templare di Jean Guillou (Tea, traduzione di Katia De Marco); primo capitolo di un’intera saga dedicata alle crociate, il racconto dell’esilio in Terra Santa del piccolo Arn Magnusson (e di come venne in contatto con l’Ordine dei Cavalieri del Tempio di Salomone) è ancor oggi e a distanza di anni una proposta estremamente valida, tanto più se ragionata nel contesto socio-politico della questione mediorientale e della capitale di Israele.

L’amor cortese, (anno 1170): Tristano e Isotta di Thomas

La copertina di Tristano e Isotta di Thomas

Fra i tanti modi per dichiarare l’amore, quello medievale si chiamava “cortese”; declamato in lingua d’oc e poi anche nel Dolce Stil Novo, l’ideale del sentimento romantico riconosceva nel rapporto di vassallaggio – quello fra il vassallo e il suo signore – la perfetta forma di relazione. Un sentimento inappagato, dunque, in cui il nobile (d’animo) si metteva a disposizione della propria donna (domina) senza richiedere in cambio nulla, e che incontra la sua massima realizzazione nel mito dell’amore impossibile fra Tristano e Isotta (di Thomas, Garzanti, traduzione di Fabio Troncarelli). Nonostante un incantesimo li abbandoni al desiderio e malgrado a ogni incontro si innamorino sempre più, la fedeltà verso Re Marco (che è puranche il marito di Isotta) rimarrà comunque un legame indissolubile, che nemmeno un cavaliere ardirebbe di tradire. Ma la morte, quella sì.

L’arte, (anni 1267-1337) L’artista dell’anima. Giotto e il suo mondo, di Alessandro Masi

L’artista dell’anima. Giotto e il suo mondo di Alessandro Masi, la copertina

In un’inedita biografia che ce lo racconta quasi fosse il protagonista di un romanzo, L’artista dell’anima. Giotto e il suo mondo, (Neri Pozza) ci accompagna nel Medioevo italiano attraverso l’arte di chi, più di tutti, ha saputo catturarne le sfumature (in particolare quelle dell’oro). E non di certo un’impresa facile; numerosi i capolavori ma sconosciuta la sua figura, Alessandro Masi ricostruisce i profili di Giotto con la pazienza di un miniaturista, raccontandoci per le vie collaterali tanto gli eventi che contribuirono a formarlo – tipo quando, nel 1902, dedicò un ritratto giovanile a Dante Alighieri – quanto le emozioni che lo misero alla prova – come la paura dell’attivismo politico o l’accusa di praticare l’usura -.“Figlio di un secolo nuovo”, ci dice l’autore, “il pittore fiorentino agì (…) in quel clima epocale che segnò la fine del Medioevo dischiudendo l’era moderna, progenitrice di quell’Umanesimo universalistico che fu il Rinascimento italiano».

Il potere ecclesiastico, (anno 1327), Il nome della rosa di Umberto Eco

La copertina del classico contemporaneo Il nome della rosa di Umberto Eco

Quando la sede papale viene trasferita da Roma ad Avignone (durante la “cattività avignonese”) lo scontro fra Papato e Impero raggiunge il suo culmine massimo: già sfiancate dal lungo contenzioso per stabilire a chi spettasse la supremazia su tutta la società cristiana (se alla Chiesa o allo Stato laico), le istituzioni ecclesiastiche si ritrovano ad affrontare molteplici spaccature interne, con la disputa sulla povertà apostolica ad accendere il dibattito fra ordini mendicanti e rappresentanti della curia papale. Proprio come ci descrive Umberto Eco nel suo romanzo di debutto ll nome della rosa (La Nave di Teseo): ambientato in un monastero del Nord Italia e raccontato in prima persona dal suo protagonista, il novizio Adso da Melk, il resoconto dei misteriosi omicidi che vedono i monaci benedettini indagati dalle contrapposte delegazioni imperiali e pontificie è un’immagine precisa del rapporto Stato-Chiesa negli anni del Medioevo: una lotta all’ultimo sangue che non fa sconti a nessuno. Tantomeno agli sperperi del patrimonio ecclesiastico.

La peste, (anno 1346), Andromeda di Michael Crichton

Il romanzo Andromeda di Michael Crichton, ecco la copertina

Trasportata dalle navi mercantili che, in arrivo dalla Mongolia, ne diffusero il batterio seguendo le rotte commerciali più frequentate, la peste bubbonica investì l’Europa occidentale fra il 1346 e il 1353, provocando la morte di pressappoco venti milioni di individui. Una tragedia di proporzioni immani, dunque, ma anche un’esperienza fondamentale nella gestione delle numerose situazioni epidemiche che, da allora in poi, ci avrebbero interessati nel corso dei secoli. Ciò detto, quale minaccia di nuova generazione si prepara ad affrontare la popolazione terrestre in un prossimo futuro? Secondo Michael Crichton il rischio maggiore proverrebbe dallo spazio (in Andromeda, Garzanti, traduzione di Vincenzo Mantovani) e si chiamerebbe “agente patogeno alieno”; atterrato in Arizona dove viene per errore smantellato dagli abitanti del paese, un satellite per la raccolta di materiale biologico rilascia un potente virus in grado di sterminare per sempre la vita sul pianeta. Riuscirà il “Project Wildfire” a debellarlo? Forse, ma solo se metterà in campo tutte le competenze acquisite durante le precedenti crisi pandemiche (peste medievale compresa).

L’inquisizione, (anno 1357), Il Labirinto delle streghe di Jeanne Kalogridis

Questa è la copertina del romanzo Il Labirinto delle streghe di Jeanne Kalogridis

Nuovamente attuale proprio come nel Medioevo, l’emergenza relativa alla violenza sulle donne – e ai femminicidi in particolare – ci conferma ancor più quanto il modello patriarcale risulti tossico all’interno di una società contemporanea (o degna di chiamarsi tale). Sembra di essere arretrati ai tempi della santa Inquisizione: dedito alla tortura pubblica così anche alla pena di morte, il tribunale fondato da papa Lucio III per indagare le eresie all’ortodossia cattolica vedeva nella libertà femminile una delle principali manifestazioni del demonio, tal ché ogni atto di emancipazione richiedeva di essere represso con la forza (se non pure con la condanna al rogo). Per saperne di più, Il Labirinto delle streghe di Jeanne Kalogridis (Newton Compton, traduzione di Rita Gatti) è il libro che fa per voi; nonostante il tempo trascorso, una Storia sempre al passo con le notizie di oggigiorno. Purtroppo.

La scoperta dell’America, (anno 1492), Oro puro di Fabio Genovesi

Il nuovo romanzo di Fabio Genovesi Oro Puro, questa è l'immagine di copertina

Pur non potendosi affermare con esattezza quale sia la data che conclude il Medioevo (per alcuni coincide con il 1453, fine della Guerra dei Cent’anni) l’evento storico che per convenzione più si associa all’inizio dell’età moderna è l’approdo di Cristoforo Colombo sulle coste dell’Isola di San Salvador, il 12 ottobre del 1492. Il cosiddetto Nuovo Mondo, insomma, un periodo “alla scoperta” che nel suo ultimo romanzo Fabio Genovesi ben ci comunica con tutto l’entusiasmo del suo impavido protagonista: reclutato sulla Santa María senza nozione di navigazione alcuna, il sedicenne Nuno impara ad esplorare – la vita – con l’impulso al cambiamento che soltanto l’adolescenza sa donare. Ma puranche con la consapevolezza (forse acquisita nei “secoli bui”, quelli appena trascorsi) che persino dietro all’Oro puro (Mondadori) sa nascondersi la tenebra. Un romanzo che ci accompagna a vele spiegate verso un’ultima considerazione…

Digital Dark Age, (anno 20XX) Error 404. Siete pronti per un mondo senza Internet? di Esther Paniagua

La copertina del saggio Error 404 di Esther Paniagua

Che una Dark Age possa tornare, questa è una possibilità che siamo chiamati a considerare: dipendenti dalla rivoluzione digitale che caratterizza la società storico-contemporanea, che cosa accadrebbe se, per un qualsiasi motivo (si pensi alle tempeste solari o ad eventuali cyber-offensive), la rete Internet dovesse tutt’a un tratto collassare? Per non farci cogliere di sorpresa, l’autrice di Error 404 (Einaudi, traduzione di Marta Zucchelli) ci racconta un mondo senza connessione ma pur sempre con un briciolo di speranza: “quello che mi auguro è che vedremo l’emergere di nuovi modelli, più rispettosi dei nostri dati e delle nostre esperienze digitali, più allineati ai nostri bisogni piuttosto che a quelli degli inserzionisti pubblicitari” dichiara in una recente intervista, “la battaglia per un internet migliore comincia anche da qui”. Perché un nuovo Medioevo (fosse solo digitale) è sempre dietro l’angolo.

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