Scrittore, reporter, saggista e romanziere inglese, George Orwell è uno dei grandi maestri del Novecento letterario: opere come “1984” e “La fattoria degli animali” hanno consacrato il duraturo successo di un autore già noto come uno dei più importanti saggisti del suo tempo, grazie a titoli come “Omaggio alla Catalogna” e “Senza un soldo a Parigi e Londra”. In occasione del settantesimo anniversario dalla morte dello scrittore, un approfondimento dedicato alle sue opere e al suo indiscusso capolavoro, una distopia che non ha ancora smesso di essere attuale…

Ispirato al fiume Orwell, nel Suffolk, George Orwell è lo pseudonimo di Eric Arthur Blair (1903-1950), nome anagrafico del celebre scrittore, saggista e giornalista inglese, autore del celebre romanzo distopico 1984 e de La fattoria degli animali, veri e propri classici della letteratura, titoli che mantengono un posto nelle classifiche di vendita grazie alla loro continua attualità agli occhi del pubblico e dei media. Quest’anno, il 21 gennaio del 2021, ricorre il settantesimo anniversario dalla morte dell’autore, una data che sancisce lo scadere dei diritti sulle sue opere, portando con sé numerose nuove edizioni e traduzioni dell’opera di George Orwell, che torna sugli scaffali delle librerie in nuovi volumi freschi di stampa (qui il nostro approfondimento sulle numerose edizioni in uscita dei suoi romanzi, saggi e reportage).

Nato nel nord dell’India e studente a Eaton, dove fu allievo di Aldous Huxley, George Orwell servì nella Polizia Imperiale in Birmania, un’esperienza che lo segnò profondamente e cha racconta nel romanzo Giorni in Birmania; disgustato dall’imperialismo e dall’oppressione esercitata dalle forze imperiali, lo scrittore decise ben presto di lasciare la sua posizione, una scelta che fu dettata dall’intolleranza nei confronti dello sfruttamento, della prevaricazione, dell’abuso e del classismo, tutti temi che saranno caratteristiche costanti dell’opera dello scrittore, sia come saggista sia come romanziere.

Famoso, per buona parte della sua vita, come reporter e autore di riflessioni politiche e di critica letteraria, George Orwell fu considerato tra i più grandi saggisti del suo tempo, meritandosi la fama di romanziere soltanto nell’ultimo periodo della sua vita, grazie a La fattoria degli animali e a 1984, testi che lo consacrarono anche come autore di fiction dopo una vita trascorsa a essere ammirato per le sue opere di non-ficiton. Ciò nonostante, i saggi più celebri dello scrittore e giornalista inglese possono essere letti come un lungo processo di crescita artistica che trovò il suo inevitabile apice nella pubblicazione di testi finzionali il cui contenuto tematico e ideologico riflette quanto precedentemente espresso nelle opere non finzionali, quali Senza un soldo a Parigi e Londra, La strada di Wigan Pier e Omaggio alla Catalogna.

Usando le parole dello stesso Orwell, “ogni riga delle opere che ho scritto dal 1936 è stata scritta, direttamente o indirettamente, contro il totalitarismo e a favore del Socialismo democratico”: lo stesso vale per La fattoria degli animali e per 1984.

Pubblicato nel 1933, Senza un soldo a Parigi e Londra è un memoir del periodo trascorso a girovagare nei quartieri più poveri delle due città, imparando ad apprezzare cibo e sonno come beni preziosi, tutt’altro che scontati: l’opera costituisce una vivida testimonianza dell’umanità costretta ai margini della società, relegata nei bassifondi, in condizioni di vita spesso disumane; un ritratto sincero e talvolta brutale di quelle realtà che, troppo spesso, si preferisce ignorare.

Sulla stessa scia si inserisce il reportage del 1937, La strada di Wigan Pier, dettagliato resoconto delle condizioni della classe operaia nella zona industriale di Wigan Pier, tra Leeds e Liverpool, dove l’autore si reca per indagare da vicino la vita dei lavoratori e la povertà della gente del luogo. Quanto osservato e descritto nella prima parte dell’opera viene usato, nella seconda parte, come spunto di una riflessione politica sul socialismo democratico, di cui George Orwell fu per tutta la vita un fermo sostenitore.

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Basato su un’esperienza fondamentale nella vita dello scrittore, Omaggio alla Catalogna (1938) è forse il testo più significativo della produzione saggistica orwelliana, fondamentale per comprenderne le opere successive, profondamente influenzate dall’esperienza della guerra civile spagnola: recatosi in Spagna come corrispondente di guerra, Orwell si unì alle forze repubblicane e prese parte al conflitto fino a quando una ferita alla gola lo costrinse a ritirarsi e a fuggire per mettersi in salvo. Omaggio alla Catalogna racconta la guerra civile spagnola dalla prospettiva delle forze repubblicane, soffermandosi anche sul conflitto interno che ne lacerò irreparabilmente la coesione, quella distinzione ideologica che sarà alla base de La fattoria degli animali.

La guerra civile spagnola lascia un segno molto profondo nel pensiero politico di Orwell, pensiero che incarna il cuore pulsante della sua opera di saggista e romanziere: in Spagna si consolida definitivamente la sua posizione come trotskista e convinto antistalinista, differenza che pone le premesse per la stesura de La fattoria degli animali.

Pubblicata nel 1945 con il sottotitolo A fairy story, Una storia fiabesca, l’opera racconta gli eventi della rivoluzione russa, del conflitto tra Stalin e Trotskij, alcune delle principali politiche dello stalinismo dell’URSS attraverso la rappresentazione allegorica degli animali di una fattoria che si ribellano ai padroni umani. Il testo descrive le dinamiche del controllo e dell’oppressione attuate dal regime sovietico e raffigura l’amara delusione delle buone intenzioni naufragate miseramente nella corruzione e nella sete di potere dei singoli, offrendo un accurato ritratto di ciò che l’Unione Sovietica rappresentava per chi, come l’autore, credeva nel socialismo democratico.

La fattoria degli animali incontrò un immediato successo, sottoponendo l’autore a un’estenuante vita letteraria, spingendolo a recludersi in una fattoria sull’isola di Jura, in Scozia, per poter portare a termine l’ultimo romanzo, 1984, scritto negli anni conclusivi della sua vita, durante un periodo di dura lotta contro la tubercolosi, che lo avrebbe ucciso poco dopo la pubblicazione dell’opera, a soli 46 anni.

Dapprima intitolato L’ultimo uomo in Europa (The Last Man in Europe) e pubblicato nel 1949 con il titolo definitivo 1984, il capolavoro di Orwell è un romanzo distopico ambientato in un ipotetico futuro, i primi anni ’80, in cui è stato realizzato un nuovo ordine mondiale e l’Inghilterra, parte del blocco Oceania, vive sotto un regime totalitario fondato sul controllo assoluto della popolazione e la manipolazione dell’informazione.

Fulcro dell’opera sono le strategie impiegate dalla dittatura per plasmare l’opinione pubblica e soggiogare la mente dei cittadini, manipolandone le convinzioni e perfino i sentimenti: le politiche del controllo e della sorveglianza, la riscrittura della storia, la costruzione ad arte dell’informazione pubblica sono temi centrali del libro, un labirinto di trappole in cui si inserisce la vicenda del protagonista, determinato oppositore del sistema destinato, tuttavia, a caderne vittima.

Sebbene si tratti, ancora una volta, di un totalitarismo di stampo stalinista, nella propaganda e nella retorica del Partito si scorgono chiaramente tecniche e slogan che possono essere ricondotti a qualsiasi dittatura, facendo dell’opera un racconto distopico di ogni totalitarismo; il romanzo ispirò anche l’omonimo film, una pellicola diretta da Michael Radford con estrema fedeltà rispetto al libro e uscita nelle sale proprio nel 1984.

Tra gli aspetti che hanno più colpito il pubblico vi sono proprio le modalità di sorveglianza dei cittadini e di manipolazione dell’opinione pubblica, stratagemmi sottili e crudeli che ancora oggi non smettono di interessare i lettori: il controllo della popolazione rappresentato nel testo è stato spesso paragonato, più o meno a proposito, alle moderne tecnologie, cui ogni giorno affidiamo tutti i nostri dati senza battere ciglio; così come la riscrittura della storia da parte del regime nel romanzo viene paragonata alle odierne fake news, come scrive la rivista americana The Atlantic: quando il Presidente degli Stati Uniti d’America annuncia al suo elettorato che “quello che vedete e sentite non è quello che sta accadendo”, non sorprende che i dati di vendita di 1984 registrino un nuovo aumento.

“Big Brother is watching you”. “La guerra è pace. La libertà è schiavitù. L’ignoranza è forza”. “Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato”. Citazioni memorabili, come queste, sono entrate a far parte dell’immaginario e del linguaggio di uso comune, determinando la popolarità di un’opera che fin dalla sua pubblicazione incontrò i gusti del pubblico e della critica, meritandosi un successo non soltanto immediato, ma anche duraturo, fino a diventare una lettura d’obbligo nelle scuole: grazie alla prosa limpida e affilata che ne aveva determinato il successo di saggista, George Orwell diede vita a un testo che ancora oggi, settanta anni dopo, non ha smesso di essere attuale e affascinare il pubblico.

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