“Dovremmo fermarci un attimo, editori, librai, bibliotecari e ascoltare. Ascoltare i ragazzi, ascoltare i lettori. Sono sicura che avrebbero molte cose da dirci e molti libri da suggerire…”. Da un lato migliaia di ragazze (in netta maggioranza) e ragazzi che hanno invaso l’ultimo Salone del libro (“La Generazione Z ha fatto le sue scelte. C’è una sincera passione per il genere, sia esso fantasy, romance, romantasy, horror o mistery…”). Dall’altro i numeri, preoccupanti: “Emerge un crollo delle vendite dei libri per la fascia tra i 10 e i 13 anni”. Su ilLibraio.it l’intervento di Renata Gorgani, direttrice editoriale e amministratrice delegata di Editrice Il Castoro, secondo cui non è “tutta colpa del cellulare che porta via tempo e attenzione” (anche agli adulti). Tra i responsabili c’è infatti la scuola, che “presta all’educazione alla lettura scarsissima attenzione”. C’è poi “lo sforzo che facciamo noi editori per pubblicare libri che possano attrarre questo pubblico così difficile…”. Più in generale, però, per Gorgani, che risponde alle critiche rivolte al “photographic novel” “Love Shall Not”, è tempo di mettere i ragazzi al centro, “rispettando le loro scelte di lettura, lasciando che decidano autonomamente, senza doverci mettere per forza il nostro suggello o il nostro veto…”

Il mercato dei libri ansima, ma forse basterà il ritorno della carta cultura, dei fondi per l’acquisto di libri per le biblioteche e qualche bestseller autunnale per aggiustare le cose. Questo ci dicono i dati di vendita presentati da AIE al Salone del Libro di Torino appena concluso. Ma tra le slide c’era un dato più nascosto che riguarda i ragazzi, da cui emerge un crollo delle vendite dei libri per la fascia tra i 10 e i 13 anni. E qui la situazione si fa più complessa.

Penso che la perdita della lettura in una fase così cruciale, e mentre ancora si frequenta la scuola dell’obbligo, sia un problema da guardare con molta attenzione.

Che cosa succede ai nostri ragazzi?

Arriva la scuola secondaria, arriva il cellulare, in dono. Lo schermo e i social media sono come il canto delle sirene: irresistibili. Ma Ulisse aveva trovato la soluzione, e non sarebbe difficile trovarla anche noi. Basterebbe vietare i social fino ai sedici anni, come già alcuni Paesi come l’Australia hanno fatto? O almeno non consentire di utilizzare lo smartphone a scuola, e magari regolamentarne l’uso anche in famiglia?

È tutto qui? Tutta colpa del cellulare che porta via tempo e attenzione? Soprattutto porta via concentrazione, quella che serve per immergersi dentro la storia in un libro. Del resto lo sappiamo e lo vediamo: i ragazzi (ma succede anche a noi adulti) sono sempre meno in grado di concentrarsi per un tempo “lungo” (e “lungo” ai nostri giorni significa dieci minuti).

Tutto vero, eppure sono convinta che ci siano altre concause.

La scuola presta all’educazione alla lettura scarsissima attenzione

Una, molto importante, è la scarsissima attenzione che la scuola presta all’educazione alla lettura, che è cosa diversa dall’imparare a leggere o a decodificare un testo.

I libri letti “per piacere” svolgono una funzione importantissima nell’acquisire abilità complesse che serviranno lungo l’intero corso della vita.

Questi libri dovrebbero stare di diritto nelle biblioteche di classe e di scuola. Dovrebbero essere recenti e attraenti e rispondere all’interesse e alle richieste dei ragazzi. Invece sappiamo in quali condizioni versano le biblioteche scolastiche. Quando ci sono, e non è affatto scontato, sono effetto di una particolare sensibilità dell’insegnante o del dirigente e sono gestite in modo occasionale e spesso su base volontaria, senza nemmeno fondi per incrementarne la dotazione. Quanti genitori e nonni si improvvisano bibliotecari per poter tenere aperta qualche ora la biblioteca scolastica!

Ultimo, ma non certo meno importante, è lo sforzo che facciamo noi editori per pubblicare libri che possano attrarre questo pubblico così difficile. Ci sono i bei romanzi, certo, alcuni divenuti classici. Ma, a parte le doverose eccezioni dei pochi forti lettori, questi libri vengono letti solo in seguito a un “obbligo” che viene dall’insegnante, o a una passione trasmessa da docenti illuminati.

Diverso è per alcune categorie di libri che negli ultimi anni hanno raggiunto spontaneamente i ragazzi. I libri illustrati, con testo legato a vignette come il Diario di una Schiappa, Dogman, I Diari di Nikki. I fumetti, da quelli di Raina Telgemeier a Sonic o Pera Toons. I manga, che hanno riportato i ragazzi a solcare la soglia delle librerie.

Le critiche a Love Shall Not

C’è chi obietta che con queste nuove “categorie” si svilisce la qualità letteraria dei libri, quasi insinuando che, se queste sono le letture “da dare ai nostri ragazzi”, allora meglio niente. Recentemente Il Castoro ha fatto un esperimento di un nuovo genere, il photographic novel, dove al posto dei disegni usuali nei fumetti, vengono utilizzate fotografie, uscite da un vero e proprio set. L’intento è di proporre una storia con un linguaggio molto familiare ai ragazzi. Non certo un linguaggio semplice (è stato il libro più laborioso della nostra storia), e che si presta a molte riflessioni e anche ad attività possibili nelle scuole.

Love-Shall-Not-il-primo-photographic-novel

Love Shall Not, questo il titolo dei due libri del progetto, ha richiesto una lunga post produzione, in cui è stato inserito il linguaggio del fumetto e il trattamento grafico delle fotografie. Gli autori del testo, Manlio Castagna e Marco Magnone, sono stimati e di lungo corso. Gli attori, seppur giovanissimi, professionisti conosciuti.

Alcuni “puristi”, sostenitori di una certa idea di letteratura “alta”, hanno accusato per questo Il Castoro di una sorta di declino della proposta editoriale, rimpiangendo i cari vecchi buoni romanzi. Ma la questione è: vogliamo trovare nuovi lettori, oppure coltiviamo soltanto la minoranza rimasta che legge “letteratura” in attesa che si estingua come i panda?

Si vuole una buona volta mettere i ragazzi al centro, rispettando le loro scelte di lettura, lasciando che decidano autonomamente che cosa può attirare la loro attenzione, che cosa può incuriosirli e appassionarli, senza doverci mettere per forza il nostro suggello o il nostro veto?

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No a una contrapposizione tra alto e basso

Sarà che da ragazzina ho letto tanti Liala, e oltre a non essermi mai sentita sbagliata per averlo fatto, questo non mi ha impedito di leggere qualche anno dopo Anna Karenina e perfino la Recherche (tutta, completa, lo giuro!). Sarà che negli anni della maturità accompagnavo i classici o García Márquez con decine di romanzi di fantascienza della mitica serie Urania, ma non ho mai creduto e non credo che ci sia una letteratura “alta” che si contrappone al genere “basso”.

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Ogni lettore cerca e trova quello che predilige e a volte è il libro che va a pescare il lettore. E poi ciascuno può andare a cercare dove vuole i libri che in quel momento soddisfano una possibilità, un desiderio, un’esigenza che sia evasione o formazione, piacere o studio, divertimento o impegno.

Una cosa è certa: tutte le posizioni che stabiliscono barriere vanno contro la lettura e contro ciò che la lettura dovrebbe essere prima di tutto, uno dei piaceri della vita. Chiediamoci allora quale può essere il piacere per un teenager o, ancora meglio, chiediamoglielo. E lasciamo che si crei un percorso fatto a sua misura.

“Lettrici e lettori della Generazione Z hanno fatto le loro scelte”

La Generazione Z ha fatto le sue scelte. C’è una sincera passione per il genere, sia esso fantasy, romance, romantasy, horror o mistery. Giovani e meno giovani leggono tomoni da centinaia di pagine con grande passione e competenza. Al Salone del Libro abbiamo assistito a code lunghissime per avere i romanzi della nostra collana OFF. Lettrici e lettori in cerca di storie, e in cerca di libri belli e preziosi, che vogliono mettere sui loro scaffali nelle loro case. Non è bellissimo? O vogliamo discutere se le loro preferenze sono accettabili, legittime, sufficientemente “colte” (secondo la nostra definizione di “colto”).

Dovremmo fermarci un attimo, editori, librai, bibliotecari e ascoltare. Ascoltare i ragazzi, ascoltare i lettori. Sono sicura che avrebbero molte cose da dirci e molti libri da suggerire. Forse questo è il segreto se vogliamo invertire la diminuzione del mercato e della lettura che giustamente ci spaventa.

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