Tra i romanzi tornati di recente protagonisti grazie a TikTok troviamo anche “Norwegian Wood – Tokyo Blues” di Haruki Murakami. Che abbiamo riletto: dietro l’apparente semplicità di una storia d’amore tra ragazzi, si cela la fame d’affetto, la difficoltà di accettare e farsi accettare dal mondo esterno, di individuare un proprio posto. L’amato autore giapponese riflette così sulla giovinezza in un’opera magistrale, di amore e di morte, in cui sono sempre vividi, e attuali, i sentimenti di rimpianto e di sconfinata tristezza di un dolore esistenziale che è inesprimibile a parole…

“Sollevai il viso, e mentre guardavo le nuvole scure sospese sopra il Mare del Nord, la mia mente andò a tutte le cose che avevo perduto nel corso della vita. Il tempo passato, le persone morte o mai più riviste, le emozioni che non possono rivivere”.

Dedicato ai suoi amici “che sono morti e a quelli che restano”, Norwegian Wood di Haruki Murakami è tornato protagonista negli ultimi mesi insieme ad altri classici contemporanei, con una felice riscoperta da parte delle nuove generazioni: è stato #BookTok, ancora una volta, a dare la spinta, un nuovo slancio vitale, e virtuale, che ha riportato in tendenza alcuni titoli con una nuova nicchia di appassionati.

Norwegian wood Haruki Murakami

Tradotto da Giorgio Amitrano, in Italia il romanzo era stato pubblicato da Feltrinelli negli anni ’90 con il titolo Tokyo Blues. Ne ha poi curato una nuova edizione Einaudi, con il titolo originale nella sua traduzione inglese.

I once had a girl
Or should I say she once had me

I versi della canzone dei Beatles sono la madeleine di Tōru Watanabe, capaci di riportarlo indietro con la memoria, ai suoi vent’anni, nel 1969. Su un prato, in un silenzio assoluto, sotto un cielo infinito, Tōru passeggia con Naoko, e la sente raccontare dell’oscurità pericolosa di un pozzo nascosto nelle vicinanze.

Inizia così il più intimo romanzo di Haruki Murakami, che affronta un tema difficile e doloroso, quello della perdita della giovinezza, e della crescita.

Tōru è proprio su quel ciglio, in un territorio accidentato e un po’ paludoso, di un’età incerta che non sa ancora come muoversi verso la vita. Le agitazioni sociali e studentesche sono uno scenario presente ma appannato, fuori fuoco, perché al centro del romanzo ci sono altre agitazioni, più complesse perché più oscure.

Pur negandosi i luoghi immaginari e surreali di altri suoi romanzi, Murakami viaggia anche in questo Norwegian Wood attraverso le sue simbologie, la sua poesia immaginifica, a descrivere la massa fangosa dei ricordi, le incertezze e le paure che stringono l’animo dei protagonisti, lo sfondo senza figure nel quale sembrano muoversi: il pozzo è presente, nei loro cuori, un buco che accoglie l’imperfezione e che fa svanire le immagini, lasciando un grumo d’aria, a togliere fiato e vita.

Murakami si muove in una cristalleria di sentimenti, e lo fa con una delicatezza inconsueta piena di comprensione, sfiorando i giovani e le loro insicurezze che li fanno sembrare capaci di infrangersi al minimo tocco.

“Se io provassi a rilassarmi, andrei a pezzi. Ho sempre vissuto così, da tanto tanto tempo, e anche adesso è l’unico modo in cui posso vivere. Se una sola volta mi lasciassi andare, non potrei più tornare indietro. E se andassi a pezzi, il vento mi spazzerebbe via. Perché non lo capisci? Come pensi di potermi aiutare se non riesci a capire questo?”.

Dietro l’apparente semplicità di una storia d’amore tra ragazzi, si cela la fame d’affetto, la difficoltà di accettare e farsi accettare dal mondo esterno, di individuare un proprio posto. C’è chi non ce la fa, e l’amico Kizuki si suicida a diciassette anni.

È la scoperta della perdita, della sofferenza per Tōru, il più grande e duro insegnamento della vita: è il confine da superare, l’accettazione che il dolore fa parte dell’esistenza, come la morte.

Oscilla, Tōru , come un pendolo tra i silenzi e la vivacità, tra l’apatia e l’azione, tra due ragazze che sono due mondi diversi: Naoko è il silenzio, la bellezza fine di un fermaglio da accarezzare per timidezza, ma anche la sofferenza di un malessere profondo, è una selva nella quale perdersi per sempre. Midori è l’opposto, è il sole, l’esuberanza, sfacciata e vivace, provocante come le sue minigonne, i suoi capelli cortissimi, gli occhiali scuri come una corazza. La morte e la vita sono seduzioni uguali e contrarie, travestite di dolcezza o sfrontatezza, nelle quali Tōru si perde, in un percorso intimo che non è meno misterioso di tutti i mondi onirici di Murakami, e che non ha nulla di ordinario.

“Non riuscivo a vedere niente né davanti né dietro di me: solo quella buia palude che si estendeva a perdita d’occhio. Gli altri andavano avanti, li guardavo avanzare spediti mentre mi trascinavo faticosamente attraverso il fango”.

Murakami riflette così sulla giovinezza in un’opera magistrale, di amore e di morte, in cui sono sempre vividi, e attuali, i sentimenti di rimpianto e di sconfinata tristezza di un dolore esistenziale che è inesprimibile a parole.

Quello dell’incomunicabilità è un tema importante che Murakami affronta per immagini, attraverso la mancanza delle parole giuste, la scrittura come balsamo e la musica, interprete delle complessità emotive di ogni generazione. La seduzione di scendere, e rimanere ventenni in eterno, è a tratti più agibile di quella di scegliere di vivere, e diventare adulti, imperfetti in un mondo imperfetto, pagandone il prezzo: accettare la morte come parte intrinseca della vita, convivere con quel grumo d’aria dentro di sé.

La sofferenza è trovare un significato accettabile, una verità, il senso della nostra esistenza, ma è anche riuscire a parteciparlo agli altri: in questa eterna difficoltà l’amicizia è il più resistente legame con il mondo. Perché una volta incontrata la morte, è difficile tornare a vivere ignorandone la presenza, e mentre i dettagli svaniscono, e i profili dei visi amati perdono i loro contorni, ci si ritrova custodi di un museo senza visitatori, ed è una sensazione terribile. La solitudine fa paura come la morte.

And when I awoke I was alone
This bird had flown

Oltre ai Beatles, Norwegian Wood ha una sua colonna sonora ricchissima, una playlist sentimentale che va da Debussy a Bob Dylan, e fa parte del mondo dell’autore, cultore che nutre di musica le sue parole, ne riempie i suoi romanzi. Qui più che altrove lo stile di Murakami è struggente e poetico, lieve in ogni passaggio a raccontare un’irrequietezza che i ragazzi di oggi continuano a riconoscere: è un tono delicato che vela di malinconia le pagine, attraversa le stagioni, della natura e delle emozioni, con immagini che arrivano in profondità, quasi a trattare con rispetto, e un po’ di nostalgia, la fatica di chi guarisce aprendo il proprio cuoree imparando a vivere.

“Quando tutto attorno è buio non c’è altro da fare che aspettare tranquilli che gli occhi si abituino all’oscurità”.

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