“L’insostenibile leggerezza dell’essere”, longseller di Milan Kundera scritto nel 1982 e pubblicato per la prima volta in Francia due anni dopo, questa volta sembra aver conquistato anche il pubblico di #BookTok. Ecco una serie di motivi per (ri)scoprire questo romanzo, ormai considerato un classico della letteratura

Era prevedibile, perché di tanto in tanto torna a far parlare di sé: L’insostenibile leggerezza dell’essere (Adelphi, traduzione di Giuseppe Dierna), capolavoro di Milan Kundera, questa volta sembra aver conquistato anche il pubblico di #BookTok. Scritto nel 1982 e pubblicato per la prima volta in Francia due anni dopo, il romanzo, che è certamente un longseller sul mercato editoriale, negli ultimi mesi viene consigliato molto spesso online.

Perché? Ecco otto motivi per (ri)scoprire questo romanzo, che possiamo ormai considerare un classico della letteratura.

copertina del libro L'insostenibile leggerezza dell'essere di Milan Kundera

1) Vi farete molte domande durante e dopo la lettura

Già dal titolo e dalle prime pagine, L’insostenibile leggerezza dell’essere ha un fascino magnetico: sono le domande che vi riecheggiano, molte a sfondo filosofico ed esistenziale, a coinvolgerci immediatamente. È dalla storia dei protagonisti che traiamo mille interrogativi, mettendoci in gioco con le nostre certezze e lasciando che la narrazione le scardini o che le metta perlomeno in crisi. La dialettica tra pesantezza e leggerezza apre il romanzo e ci porta a chiederci, insieme all’autore: vista la transitorietà e l’irripetibilità delle nostre vite, “che cosa dobbiamo scegliere, allora? La pesantezza o la leggerezza”? Neanche rileggendo il romanzo troveremo risposta, perché la trama innesca tra personaggi e lettori continui giochi di specchi, destinati a non esaurirsi con la fine del libro.

2) Leggerezza o pesantezza in amore?

I personaggi principali de L’insostenibile leggerezza dell’essere, Tereza e Tomáš, rappresentano fin dall’inizio della loro storia d’amore due opposti: Tomáš, un neurochirurgo affermato, dopo il divorzio non ha intenzione di legarsi nuovamente e frequenta innumerevoli partner sessuali con “leggerezza”; al contrario, Tereza, cameriera e aspirante fotografa, desidera un uomo che colga la sua unicità, un compagno di vita, avvertendo il “peso” di questo vincolo. Allo stesso modo, la pittrice Sabina, talentosa artista, amica sincera e amante occasionale di Tomáš, non desidera un vincolo esclusivo, ma qualcosa sembra cambiare in lei quando incontra Franz, professore universitario, che immagina la sua vita con Sabina, a costo di lasciare la moglie e i figli. Questi modi diversi di vivere la relazione, sulla carta incompatibili, trovano invece contatti, compromessi, frizioni, allontanamenti, in una dinamica che è a sua volta piena di contraddizioni. E, d’altra parte, non sono forse profondamente complesse le storie d’amore?

3) Un narratore che commenta

Tutta la vicenda è osservata dal narratore, che coincide con Milan Kundera: è lui a tenere saldamente le fila di una narrazione cronologicamente disordinata, pronta a rivelarci eventi cruciali della vita dei personaggi e poi a riprendere la narrazione come se niente fosse. Perché? Perché la storia dei quattro protagonisti viene ora analizzata al microscopio, ora lasciata fluire liberamente, senza intrusioni. Il tutto, a discrezione del narratore. Le riflessioni metanarrative sono frequenti, e non di rado svelano meccanismi della narrazione fondamentali per anticipare i futuri snodi del romanzo o per cogliere l’idea di letteratura dell’autore. Ad esempio, nel quindicesimo capitolo della quinta parte leggiamo: “I personaggi del mio romanzo sono le mie proprie possibilità che non si sono realizzate. Per questo voglio bene a tutti allo stesso modo e tutti allo stesso modo mi spaventano: ciascuno di essi ha superato un confine che io ho solo aggirato”. Se da un lato è, dunque, Kundera a guidarci nella storia, dall’altro la sua voce interviene solo laddove serve, per ricordarci di tenere ben desta la nostra attenzione critica.

4) Il fascino della seduzione

A muovere Tomáš e Sabina è spesso la passione erotica: malgrado i sentimenti che provano per i loro compagni di vita, la serialità pare fondamentale per il loro equilibrio. Anche solo per tollerare di essere in coppia. E così la parola “tradimento” si risemantizza, per loro perde la sua “pesante” condanna etica e rappresenta l’unica via per perseguire la “leggerezza dell’essere”. È invece con profondo senso di colpa che Tereza pensa al tradimento, perché lei ha chiaro fin dall’inizio della sua storia con Tomáš di non voler essere “una delle tante”. Qualunque sia il punto di partenza dei diversi personaggi, è nel sesso che si stabiliscono ponti o si accumulano esperienze di incomunicabilità: a Kundera basta spostare il punto di vista per farci sentire come uno stesso momento venga vissuto e interpretato in modi diversissimi dai due amanti. E nel romanzo troviamo numerosi passi di pura incisività: «Andavano tutti e due verso le lontananze che desideravano. Erano ebbri del tradimento che li liberava. Franz cavalcava Sabina e tradiva sua moglie, Sabina cavalcava Franz e tradiva Franz».

5) Personaggi che si lasciano cambiare dal tempo e dalla storia

Altro aspetto fondamentale del romanzo L’insostenibile leggerezza dell’essere è rappresentato dalla scena politica nell’allora Cecoslovacchia del 1968 e negli anni successivi: nell’Insostenibile leggerezza dell’essere troviamo uno sguardo disincantato sia sulla Primavera di Praga, sia sulla successiva invasione sovietica, che ha posto fine anche alle illusioni di molti praghesi. I personaggi, che vedono crollare le proprie aspettative per il futuro e mettono in discussione il proprio credo politico, devono scegliere da che parte stare, se andarsene dal proprio Paese o se restare; se tacere e vivere altrove o se aprire bocca e subire le conseguenze della propria scelta, rimanendo così fedeli a sé stessi. I quattro personaggi prenderanno effettivamente strade diverse e imprevedibili, che è bene non svelare. In ogni caso, la voce di Kundera nel denunciare la violenza fisica e psicologica è critica, a tal punto da aver portato l’autore a non pubblicare il romanzo in territorio ceco fino al 2006 (per la casa editrice Atlantis).

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6) Il “peso” delle conseguenze

Niente e nessuno passa per caso: come le scelte politiche e civili portano a conseguenze particolarmente lesive delle proprie libertà, così anche i rapporti con gli altri modellano i personaggi. Tomáš e Teresa all’inizio della loro storia, a Praga, sono profondamente diversi da come li ritroviamo in campagna; le persone che frequentano lungo la loro vita di coppia li formano, spesso loro malgrado; e anche la convivenza plasma entrambi cercando di prevedere cosa l’altro desideri o come l’altra reagirà. Sia loro sia gli altri due personaggi si chiedono a quali compromessi siano disposti ad arrivare, pur di stare in coppia, e troveranno effettivamente risposte diverse.

7) Uno struggente legame tra… cane e padroni

Accanto alle storie d’amore di cui abbiamo parlato, ce n’è una che non viene mai messa in discussione e che, invece, cresce nel tempo senza strappi: è il sentimento che lega Teresa e Tomáš al loro cane, Karenin. In particolare è la donna a prendersi cura dell’animale, che la accompagna in momenti particolari della sua storia con Tomáš, ritma il tempo delle sue giornate e la rassicura con sguardi di profonda adorazione. Accudimento in cambio di amore disinteressato e fedele: la parabola esistenziale di Karenin non è poi molto lontana da quella dei suoi padroni, ma sarete voi a scoprire via via richiami e spunti di riflessione.

8) Un bel film tratto dal libro

Se fate parte del gruppo di lettori che, finito il romanzo, non riesce ad abbandonare i personaggi e la storia, sappiate che da L’insostenibile leggerezza dell’essere è stato liberamente tratto un film omonimo con la regia di Philip Kaufman: si tratta di una produzione statunitense del 1988, che ha avuto successo soprattutto in Europa e ha ricevuto più candidature agli Oscar e ai Golden Globe del 1989. Tra gli interpreti, citiamo almeno Daniel Day-Lewis nei panni di Tomáš, e Juliette Binoche in quelli di Tereza. Resta in parte un mistero quanto sia stata attiva la partecipazione di Milan Kundera: è risaputo che alcuni interventi che si discostano dal libro sono autoriali, ma in varie sedi l’autore ha sostenuto che i suoi romanzi, a suo parere, sono poco adatti a essere trasposti sul grande schermo.

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