Il mondo dei social continua a influenzare il nostro modo di leggere. E grazie anche al crescente successo della pubblicazione in digitale, unito allo sviluppo di nuovi modi di classificare le storie, si pongono sempre più al centro dell’attenzione di lettrici e lettori i “microgeneri”: parliamo di raggruppamenti di particolari caratteristiche distintive, che permettono di categorizzare i libri in modo molto, molto preciso: dai “romanzi da leggere in un giorno di pioggia” alla “narrativa storica su donne vere”, ecco come sono nati i microgeneri e quali opportunità (e limiti) comportano…

“Piccole città con grandi segreti”, “amori finiti che ricominciano”, “libri con protagonisti ricchi e sofisticati”… nel mondo della narrativa sembra essere il momento dei microgeneri.

Il “microgenere” nasce a partire dagli anni ’70 per identificare specifici generi musicali sperimentali e di nicchia, ma oggi il termine è ampliamente utilizzato anche per parlare di libri. Un microgenere, infatti, indica il raggruppamento di particolari caratteristiche ed elementi distintivi in una sola categoria, unica (è proprio il caso di dirlo) nel suo genere. Qualche esempio? “Libri con protagoniste dai capelli rossi”, “romanzi da leggere in un giorno di pioggia“: non ci sono limiti alle opzioni che è possibile trovare, se non nella curiosità e nell’interesse del pubblico.

D’altronde, i lettori e l’editoria hanno sempre trovato naturale distinguere i libri, ad esempio, in gialli, thriller, fantasy, romance e così via. Il percorso che ha portato all’imporsi dei microgeneri è passato attraverso la definizione, a partire da queste distinzioni, di numerosi sottogeneri, spesso frutto dell’unione di gusti diversi: dal giallo storico al thriller psicologico, dall’urban fantasy al romance paranormale.

Il microgenere va oltre anche a questo grado di specificità, per diventare ancora più preciso: ma com’è nato questo approccio?

Secondo Bookriot, la nascita dei microgeneri sarebbe da imputare all’affermarsi di internet e dei social e, soprattutto, al crescere del numero di libri pubblicati (e autopubblicati) digitalmente. La classificazione di un romanzo in un genere molto specifico, infatti, permetterebbe al libro di essere riconosciuto e individuato più facilmente dagli algoritmi delle piattaforme di vendita o di scrittura online (come Wattpad).

Proprio su Wattpad, la celebre piattaforma di lettura e scrittura digitale, le storie sono infatti corredate da tag che ne definiscono i tratti distintivi, che passano dal semplice genere (storie d’amore, thriller, horror…) a parole più specifiche e particolari come “lupi mannari”, “coinquilini”, “streghe”.

Tra i tag spiccano spesso anche nomi di celebrità o personaggi di film, serie tv e anime, al centro delle fan fiction, un altro fenomeno esploso grazie a internet e strettamente connesso alla nascita dei microgeneri: le fan fiction sono storie di finzione, appunto, dedicate a un specifico prodotto culturale o a un personaggio celebre, realizzate dai fan per altri appassionati. Ed è proprio all’interno delle community di fan, sottolinea sempre Bookriot, che spesso si definiscono i microgeneri, talvolta fuoriuscendo dalla loro nicchia per ottenere più larga popolarità.

Non è una novità che il mondo dei social network (primo fra tutti TikTok) abbia una particolare predisposizione a classificare le sue storie preferite tramite etichette: il caso più emblematico è quello dei romance trope, motivi ricorrenti della narrativa rosa che hanno portato alla definizione di varie categorie, sulla base degli intrecci narrativi utilizzati.

Nel trope enemies to lovers, per esempio, i due protagonisti si odiano ma saranno destinati a innamorarsi, mentre invece nella forced proximity due personaggi sono costretti a condividere la stessa casa, lo stesso ufficio o addirittura lo stesso letto, con conseguenze prevedibili (ma non per questo meno stuzzicanti).

Proprio come per i microgeneri, anche i romance trope permettono all’autrice o all’autore di turno di farsi conoscere da un pubblico affamato di particolari temi o emozioni; allo stesso tempo, essi danno l’opportunità anche alle lettrici e ai lettori di trovare più facilmente la storia che stavano cercando, proprio con le caratteristiche che più desideravano.

Quest’ultimo argomento, però, se da un lato costituisce il punto di forza della diffusione dei microgeneri, dall’altro rappresenta anche il loro punto di debolezza, perché rende difficile all’autore inserire elementi innovativi, che potrebbero “deludere” le aspettative dei lettori. Proprio per via della sua specificità, infatti, il microgenere limita le storie entro confini precisi.

Sebbene nati “dal basso” come fenomeno tipico della rete, i microgeneri hanno gradualmente attirato l’attenzione del mercato editoriale. Per esempio, Audible, la società di Amazon che produce e distribuisce contenuti di audio entertainment, ha dedicato nella versione inglese del suo sito una sezione che raccoglie libri ascrivibili a particolari microgeneri, che possono essere ascoltati sulla piattaforma.

Tra le proposte troviamo “romance da viaggio”, tra cui spicca Chiamami col tuo nome di André Aciman (Guanda, traduzione di Valeria Bastia), “miti reinventati”, come per esempio Circe di Madeline Miller (Marsilio, traduzione di Marinella Magrì) o Miti del Nord di Neil Gaiman (Mondadori, traduzione di Stefania Bertola) o, ancora, “narrativa storica su donne vere”, che propone romanzi come Ti regalo le stelle di Jojo Moyes (Mondadori, traduzione di Maria Carla Dallavalle) e Le ragazze di Parigi di Pam Jenoff (Newton Compton, traduzione di Tullia Raspini e Chiara Balzani).

La popolarità di un microgenere permette alle case editrici di identificare il crescente interesse del pubblico per storie con specifiche caratteristiche, come è successo per esempio con il boom dei retelling mitologici in libreria sulla scia della riscoperta, da parte del #BookTok, de La canzone di Achille (Marsilio, traduzione di Matteo Curtoni) della stessa Miller.

Quindi, anche se la loro origine risale agli albori del web, i microgeneri hanno trovato la loro massima espressione grazie a piattaforme come TikTok, capaci di alimentare trend e picchi di popolarità improvvisi e difficili da prevedere. Chissà quali novità ci riserveranno in futuro…

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