“Favola di Amore e Psiche” di Apuleio, il “Paradiso” di Dante, il “Canzoniere” di Petrarca, “I Versi Satanici” di Salman Rushdie, la saga di “Fallen” di Lauren Kate, “Angeli minori” di Volodine e tanti altri: un percorso fra i più bei titoli che ci hanno fatto innamorare della letteratura “a presenza angelica”

Affidatario di ogni umana preghiera e portavoce dell’aldilà con il terrestre, da sempre la figura dell’angelo – dal greco ánghelos, il messaggero – presiede all’ispirazione creativa come pure alla comunicazione con il divino; quasi un fratello maggiore se non la versione più evoluta di noi stessi, ci accompagna nelle scelte di ogni giorno dirigendo le nostre azioni verso ciò che maggiormente le nobilita: il principio del Bene assoluto.

E ciò a prescindere dalla  sua raffigurazione tradizionale; nonostante il canone medievale ce l’abbia raccontato quale essere soprannaturale dotato di ali, mantello e riccioli biondi, quello dell’angelico è in realtà un archetipo in continuo mutamento, e che varia di contesto in narrazione assumendo sembianze, e significati, i più sacri (o profani) possibili.

In tal senso, e per meglio conoscerne le tante figurazioni che l’hanno visto supportarci nei secoli dei secoli, ecco a voi un percorso di evocazione fra i grandi titoli antichi e moderni che ci hanno fatto innamorare della letteratura a “presenza angelica”. Intervento di Cupido a parte…

L’insostenibile divinità degli angeli di David Hamidovìc, il tratto d’unione fra le religioni

La copertina del saggio L'insostenibile divinità degli angeli di David Hamidovic

Sarebbe quindi opportuno relazionarvisi al plurale; già perché se fin dall’alba dei tempi divinità “al confine” sono intervenute nel progresso spirituale dell’intero genere umano, allora è evidente come sotto il termine angeli siano da ricomprendere tutta una serie di entità inferiori ma comunque accomunate da un medesimo scopo di base: annunciare sulla Terra il potere di un Altissimo (ce lo spiega bene lo storico francese David Hamidovìc nel suo L’insostenibile divinità degli angeli, Queriniana, traduzione di Gloria Romagnoli). Nulla a che vedere, dunque, con una specifica appartenenza teologica: dagli antropomorfici Malak venerati nella fede islamica ai culti angelici diffusi nello Zohar ebraico, ogni grande religione – sia essa monoteista o politeista – presenta il suo palco di emissari celesti, preposti sul cammino del credente al fine di proteggerlo e indirizzarlo (se non, all’occorrenza, obbligarlo sulla retta via).

Favola di Amore e Psiche di Apuleio, un angioletto in giro per il mondo

La Metamorfosi di Apuleio, l'opera da cui è tratta la Favola di Amore e Psiche

Un esempio? Nelle Metamorfosi di Apuleio (Garzanti, a cura di Nino Marziano), l’incantevole racconto Favola di Amore e Psiche ci propone la visione di un angelico di raccordo, in grado di trasvolare da epoca a religione diventando tanto veicolo quanto immagine del sentimento più sacrosanto che ci sia: l’Amore. É d’altronde Cupido l’angelo per antonomasia; figlio della Comunicazione (Mercurio) e della Bellezza (Venere) quando per sua stessa imprudenza si innamora della mortale Psiche ciò solo basterà a scatenare l’ira degli dei, sottoponendo la fanciulla a una molteplicità di pericoli pur di guadagnarsi lo status di immortale. Di come poi la funzione di Cupido venga assorbita nel contesto moderno questa è un’altra storia e tutta da attribuire all’autore de I racconti di Canterbury Geoffrey Saucer, il poeta inglese che per primo l’ha associato al santo cristiano Valentino, un sacerdote del III secolo d.C. famoso per aver legato in matrimonio i legionari romani di Claudio II nonostante l’imperatore ne avesse fatto espresso divieto…

Il Paradiso di Dante Alighieri, nove facce di un angelico soltanto

La copertina del Paradiso di Dante Alighieri, parte finale della Divina Commedia

Così pure trasversale è la loro qualità estetica: se nella cultura egizia lo spirito dei defunti (Ba) veniva raccontato quale entità ibrida avente volto d’uomo e corpo di uccello e nella spiritualità induista le divinità Gandharva venivano rappresentate come provviste di ali piumate al pari degli angeli del cielo, è nel cristianesimo di stampo occidentale che l’iconografia angelica consolida la propria connotazione più riconoscibile, e tale da renderla effigie tanto dell’arte pittorica quanto dell’Umanesimo rinascimentale italiano. Tant’è che proprio nel canto XXVIII del Paradiso di Dante Alighieri (Garzanti), gli angeli trovano la perfetta collocazione letteraria: suddivisi in schiere e poi ancora in cori, le nove tipologie angeliche – tra le quali i tetramorfi Serafini e le iridescenti Potestà – ci raccontano divinità dalle apparenze le più disparate, ma tutte accomunate da una medesima prerogativa: roteare attorno a Dio e, del suo riflesso, illuminare l’interezza del creato.

Il Canzoniere di Francesco Petrarca, una donna-angelo ma mortale

La copertina del Canzoniere del sommo poeta FRANCESCO PETRARCA

Financo da intercettare colei che, nella comune visione poetica, più si avvicina alla dimensione dell’Altissimo, ovverosia la celeberrima donna-angelicata medievale; virtuosa, impeccabile e archetipica, l’idealizzazione femminile per eccellenza tanto somiglia a un angelo da divenire musa ispiratrice di un intero movimento – quello stil-novistico – in grado di esaltare la qualità femminina come pure di imprigionarla in stilemi narrativi ancor oggi difficili da superare. Delle tante e celebrate dai massimi poeti, è di certo la Laura di Francesco Petrarca quella che meglio incarna l’argomento in discussione: oggetto di un amore non corrisposto a causa della sua stessa morte, la protagonista indiscussa di tanti sonetti del Canzoniere (Garzanti) non solo meraviglia l’autore alla stregua di un’apparizione inaspettata ma permane altresì alla memoria ricordandoci l’incolmabile differenza che separa l’umano dal divino, vale a dire il mistero della fine.

I Versi Satanici di Salman Rushdie, l’eterna lotta fra il bene e il male

L'immagine di copertina de I Versi Satanici di Salman Rushdie

Se si vuole parlare di esseri di luce è davvero impossibile prescindere dalla loro controparte d’ombra, ovverosia i diavoli; guidati dal primo angelo caduto (Lucifero), i soldati delle tenebre si frappongono al proposito del bene contrastandolo in ogni circostanza utile, e ciò tanto nella vita reale, quanto in quella romanzata. Come ben ci raccontano i nove capitoli del celeberrimo I versi satanici di Salman Rushdie (Mondadori, traduzione di Ettore Capriolo): liberamente ispirato alla vita del profeta Maometto, il capolavoro del realismo magico alterna capitoli di stampo saggistico a una narrazione di fantasia relativa alle vicende di due musulmani indiani che, salvi per miracolo a seguito di un disastro aereo, vengono di repente trasformati l’uno in un messaggero del divino e l’altro in un emissario del maligno. Una trama che è costata all’autore non solo una condanna a morte per bestemmia, ma anche una fatwā ancor oggi in corso da parte del Grande Ayatollah Khomeyni. Di straordinaria attualità, purtroppo.

I diari dell’angelo custode di Carolyn Jess-Cooke, imparare a credere in noi stessi

L'immagine di copertina de I Diari dell'angelo custode, il romanzo di Carolyn Jess-Cooke

Dei molti termini per definire un angelo, quello di custode è senza dubbio il più familiare; abituati ad esso sin da quando siamo bambini, l’idea di qualcuno che possa tutelarci dall’alto infonde comunque conforto, sia esso per preghiera e/o per semplice speranza. Ma, ricordiamo bene, siamo sempre noi i responsabili delle nostre scelte, sicché è nel nostro potere tutto quanto necessario per realizzare ciò che meglio crediamo. Come vive (sulla propria pelle) la protagonista del romanzo I diari dell’angelo custode di Carolyn Jess-Cooke (Longanesi, traduzione di Elisabetta Valdrè) Margot; quarant’anni compiuti e un passato impossibile alle spalle, quando la donna morirà all’improvviso (e per circostanze tutte da scoprire) alla stessa verrà affidato un compito che ha dell’incredibile: diventare l’angelo custode di se stessa e, mettendo a frutto gli insegnamenti della precedente incarnazione, direzionare la nuova vita proprio lì dove l’aveva sempre sognata. Perché nessuno ci potrà salvare, se prima non saremo noi a volerlo.

Fallen di Lauren Kate, vietato innamorarsi di un angelo

La saga di Fallen di Lauren Kate, questa è la copertina dei primi quattro volumi

Proibito sin dai tempi dell’Antico Testamento, il rapporto (carnale) fra angeli e mortali genera non soltanto una progenie dalle dimensioni bibliche – i cosiddetti Nephilim – ma puranche una quantità di intrecci tale da poterci scrivere su un’intera serialità young-adult. Parliamo, a tal proposito, della saga Fallen di Lauren Kate; paranormal-romance all’ennesima potenza, i sei volumi che la compongono (tutti per Rizzoli, traduzione di Maria Concetta Scotto di Santillo) ci raccontano del sentimento impossibile fra la studentessa Lucinda Price e l’arcangelo caduto Daniel Grigori, da secoli destinati l’una all’altro ma costretti a separarsi (e dimenticarsi) a cicli di diciassette anni, ogniqualvolta la ragazza muore e l’angelo ricomincia a cercarla. Che in tutto questo ci sia lo zampino di Lucifero, è presto detto; che nella scelta fra il bene e il male Lucinda e Daniel abbiano scelto l’amore, questa è la vera magia dell’opera e ciò che ci farà sentire le farfalle nello stomaco (o saranno forse angeli?)

Anche gli animali vanno in Paradiso di Sylvia Browne, i nostri cari animali custodi

L'immagine di copertina del saggio Anche gli animali vanno in Paradiso della medium Sylvia Browne

C’è chi crede in qualcosa di superiore e chi invece no, ma nessuno potrà dissentire da un assunto fondamentale: di tutti gli esseri che popolano la Terra, i migliori amici dell’uomo sono di certo quelli che più si avvicinano alle creature angeliche, e ciò tanto per purezza di intenzioni quanto per lo straordinario affetto che sempre ci dimostrano senza pretendere nulla in cambio. Cani, gatti, pappagallini e pesci rossi, nulla stupirebbe se anche ad essi fosse riservato un posto nell’alto dei cieli (o quantomeno lo spereremmo); per questo non possiamo che accogliere con gratitudine le  parole della medium americana Sylvia Browne che, nel suo Anche gli animali vanno in Paradiso (Mondadori, traduzione di Valeria Pazzi), ci rassicura circa la possibilità di ritrovarli comunque al nostro fianco, anche e soprattutto una volta attraversato il ponte dell’arcobaleno. Con tanto di testimonianze personali – e canine, e feline – a sostegno della meravigliosa ipotesi.

L’angelo di Monaco di Fabiano Massimi, illuminare il fondo della Storia

La copertina dell'angelo di Monaco di Fabio Massimi

Spesse volte “angelo” è soltanto un modo di dire, ma dovunque appaia sa portare chiarezza e un briciolo di speranza. Anche nel buio più pesto, come quello della Seconda Guerra Mondiale; ambientato nel 1931 sullo sfondo della Repubblica di Weimar, L’angelo di Monaco di Fabiano Massimi (Longanesi) riporta alla luce un episodio di cronaca realmente accaduto, ma troppo a lungo tenuto nascosto per ragioni propagandistiche e/o di pubblico decoro: quello dell’omicidio-suicidio della giovane Angela Raubal, nipote di Adolf Hitler e a lui legata da un profondo affetto (oltreché da un rapporto di discutibile convivenza presso l’appartamento di Prinzregentenplatz numero 16). Nel romanzo, preposti alle indagini saranno i commissari Sauer ed Helmut Foster; nella realtà, la raccolta di informazioni ha richiesto un meticoloso lavoro di ricerca da parte dello stesso autore che, nel recuperare documenti secretati, ce li documenta per intero nella bibliografia in calce all’opera.

Gli Angeli minori di Antoine Volodine, cosa ci attende dopo l’Apocalisse

Il libro di Antoine Volodine Angeli Minori

Ma chi sono gli angeli oggi? Difficilissimo a dirsi, e allora tanto vale abbandonarsi alla poetica visionaria del francese Antoine Volodine che con il suo Angeli minori (L’Orma, traduzione di Albino Crovetto) ci trasporta in un futuro (alla deriva) più simile a un Inferno in Terra che a un luogo d’elezione per esseri celesti. Ispirati al Libro tibetano dei morti e al periodo di quasi-nulla che precede ogni successiva reincarnazione, il padre fondatore del post-esotismo popola i 49 narrat (o racconti) che compongono il libro di anime dissidenti, vagabonde e prigioniere, tutte prive di un nome nonché di una sessualità specifica, tal che delle loro esistenze non rimangono altro che un paio di ali strappate: “Chiamo qui narrat quarantanove immagini organizzate su cui si fermano, nella loro erranza, i miei mendicanti e i miei animali preferiti, nonché qualche vecchia immortale”, confonde a tal proposito l’autore, parlando del destino che ci attende nell’oblio, “almeno una di loro è stata mia nonna. Perché si tratta anche di minuscoli territori d’esilio dove continuano a esistere, bene o male, coloro di cui mi ricordo e coloro che amo”. E che gli angeli (minori) ce la mandino buona.

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