Un giro tra alcune delle case museo più straordinarie del mondo: dalla casa di Hemingway a Key West a Orchard House, che ha visto nascere “Piccole donne”, dalla dimora parigina di Victor Hugo al giardino di Virginia Woolf nel Sussex… I luoghi dei più grandi scrittori e delle più grandi scrittrici di sempre, raccolti in una lista che può diventare una prima mappa per futuri viaggi alla ricerca degli angoli di mondo hanno contribuito a ispirare giganti capolavori della letteratura…

Raymond Carver raccontava della sua routine di scrittura così: “Mentre sono al lavoro, inserisco la segreteria telefonica e stacco il telefono del piano di sopra, così anche se squilla al piano di sotto non lo sento; la sera poi posso controllare se ci sono messaggi”.

George Simenon, invece, si svegliava alle sei del mattino, qualche volta anche alle cinque, toglieva dalla scrivania tutto ciò che non gli sarebbe servito in quella giornata di lavoro e si assicurava di non essere disturbato appendendo un cartello con scritto Do not disturb alla porta del suo studio. Quando iniziava a scrivere, lo faceva sempre con lo stesso ritmo, impiegando lo stesso tempo per ogni romanzo. Un capitolo al giorno, per otto giorni. E dopo un breve riposo, dedicava tre giorni alle correzioni.

Ernest Hemingway lavorava sempre nel suo studio – nei suoi studi, anzi, perché di traslochi ne aveva fatti parecchi. In quella stanze si circondava di trofei di caccia e di souvenir dai suoi safari, che evidentemente ispiravano i suoi viaggi narrativi.

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Ogni grande scrittore ha avuto la sua “stanza tutta per sé”, come direbbe Virginia Woolf. “Un posto pulito, illuminato bene”, per dirla alla Hemingway. In questi angoli di mondi, scrittori e scrittrici potevano scrivere senza distrazione e costruire la loro personale routine creativa. Senza questi posti e quelle stanze, non esisterebbero molte delle più grandi opere di tutti tempi. Per fortuna, alcuni di quei luoghi sono sopravvissuti al tempo e oggi sono accessibili anche per noi.

Monk’s House: la casa di Virginia Woolf nel Sussex, Inghilterra

Il giardino di Virginia Woolf. La storia del giardino di Monk's House

Il bellissimo giardino di Monk’s House, la casa nel Sussex ai piedi delle Downs, fu una grande fonte di ispirazione per Virginia Woolf, che scrisse qui, nello studio in fondo alla proprietà, la maggior parte dei suoi romanzi. Ne parla aroline Zoob nel libro “Il giardino di Virginia Woolf” (L’Ippocampo)

È il 1919 quando Virginia Woolf e suo marito Leonard comprano, per 700 sterline, una casa seicentesca ai limiti del paesino di Rodmell nel Sussex, Inghilterra. I due vivevano a Londra e, in quella casa di campagna, cercavano un riparo dalla frenesia della città. La dimora che scelsero, infatti, era affacciata sul Monte Caburn e circondata dal verde. “La scegliemmo per la forma, la fertilità e la natura selvaggia del giardino”. Inizia così la storia di Monk’s House, la casa di mattoni e assi in legno dove Virginia Woolf, almeno per un po’, ha trovato pace.

Rincorsa dalla depressione per tutta la sua vita, Virginia Woolf a Monk’s House è stata anche felice e ha scritto molto: Una stanza tutta per sé, La signora Dalloway, Gli anni, Le onde, Tra un anno e l’altro e decine di lettere e racconti brevi sono nati proprio lì. Oggi gli spazi di Monk’s House sono visitabili, compreso The Lodge, il capanno in fondo al giardino che era diventato lo studio definitivo di Virginia Woolf. Nelle stanze della casa, anche a un secolo di distanza, si sentono ancora i Woolf vivere, in mezzo ai loro oggetti quotidiani. Insieme a loro vive l’atmosfera del Bloomsbury Group, il gruppo di intellettuali nato a Londra nella casa della famiglia di Virginia e di cui lei e Leonard facevano parte. Dai giardini straordinari per estensione, cura e colori – si capisce perché i Woolf scelsero quell’angolo di mondo come casa.

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La casa (e i gatti) di Ernest Hemingway in Florida, Stati Uniti

casa Hemingway

Il sito ufficiale della casa museo dello scrittore

Hemingway di case ne ha avute parecchie. E di vite pure. Una delle sue case più straordinarie, però, si trova a Key West, in Florida, a una lingua di mare da Cuba che sarà, per lui, la tappa successiva della sua vita. Nel frattempo, tra il 1931 e il 1940, Ernest e la moglie Pauline Pfeiffer scelsero Key West come casa anche se, quell’isola immersa nell’oceano, sarebbe dovuta essere solo una tappa del loro viaggio in Florida.

La casa di Hemingway a Key West è memorabile per più ragioni ma, di certo, la principale è la sua colonia di gatti polidattili. Normalmente, i gatti hanno cinque dita nelle zampe anteriori e quattro in quelle posteriori. I gatti di casa Hemingway, invece, di dita ne hanno sei o, almeno, hanno il gene polidattile. Questa stramba caratteristica arriva da Snow White, una gattina bianca con sei dita che il capitano di una nave di passaggio a Key West aveva regalato a Hemingway.

Lo studio di Ernest Hemingway

Lo studio di Ernest Hemingway (foto di Giulia Ceirano)

I gatti che oggi abitano la casa museo sono tutti discendenti di Snow White. La colonia felina ha uno staff dedicato e un cimitero nel giardino della casa, poco distante da quello che era lo studio di Hemingway e che, prima ancora, era stato un fienile. La casa di Hemingway – con la piscina che ha visto feste colossali, un orinatoio usato come abbeveratoio per gatti, ricordi di uscite in barca, viaggi in giro per il mondo, esplorazioni nella natura e memorie letterarie – è un gioiello che racconta l’intimità di uno dei più amati e chiacchierati autori di sempre. Anche la sola Key West, straordinaria quanto Hemingway, vale il viaggio. Nelle sue stradine circondate dal mare e nei suoi pub, Hemingway ha trovato ispirazione e, senza dubbio, ha bevuto molti Daiquiri.

Orchard House: la casa di Louisa May Alcott in Massachusetts, Stati Uniti

casa alcott

Il sito ufficiale della casa

Orchard House, “la casa frutteto”. Finalmente la casa definitiva di Louisa May Alcott. Lei e la sua famiglia – mamma, papà e tre sorelle – arrivarono in questa casa a Concord, Massachusetts, nel 1857. Per Louisa era il trentesimo trasloco. Amos Bronson Alcott, suo padre, aveva comprato quella casa per 945 dollari: c’erano cinque ettari di terreno, una grande casa padronale seicentesca e un frutteto con alberi di mele.

Orchard House, nel tempo, vedrà andare via le tre sorelle di Louisa, ma non lei. Sulla scrivania in legno a forma di mezza luna, costruita per Louisa dal padre tra le due finestre della sua stanza da letto, è nato Piccole donne e sono nati anche tutti i libri successivi: Piccole donne crescono, Piccoli uomini e I ragazzi di Jo. Orchard House oggi è una casa museo che conserva l’80% dell’arredamento originale, appartenuto e utilizzato davvero dagli Alcott. Camminare in quelle stanze, dunque, equivale a camminare indietro nel tempo, nell’atmosfera ottocentesca di casa Alcott, ma anche in quella di Piccole donne. Come Key West, anche Concord vale il viaggio. Nonostante sia “solo” una modesta cittadina del Massachusetts, è stata la culla del trascendentalismo, corrente filosofica di cui facevano parte gli Alcott, ma anche Henry David Thoreau e Ralph Waldo Emerson. Il trascendentalismo sosteneva che al centro della vita dell’essere umano ci fossero la natura e i rapporti con gli altri esseri umani. Non a caso, Henry David Thoreau nel 1845 costruirà una capanna sulle sponde del lago Walden, a pochi chilometri dalla città di Concord, dove trascorrerà due anni, due mesi e due giorni della sua vita. Da quell’esperienza nascerà il libro Walden ovvero Vita nei boschi.

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Il Vittoriale degli Italiani e la casa museo di Gabriele D’Annunzio

Vittoriale foto GettyEditorial 18-3-2025

Il Vittoriale (credit: GettyEditorial)

Con il Vittoriale degli Italiani siamo a Gardone Riviera, in provincia di Brescia. Il Vittoriale, restaurato di recente, è un complesso di edifici eclettici, di vie, piazze, giardini, corsi d’acqua e pure un teatro. È difficile definirlo una casa museo, perché è chiaramente molto di più, ma nei suoi spazi abitò effettivamente Gabriele D’Annunzio, dal 1921 fino all’anno della sua morte, il 1938.
L’ultima dimora del Poeta si chiama La Prioria e contiene arredi originali, circa diecimila oggetti e oltre trentamila libri. Oltre alla Prioria, al Vittoriale degli Italiani è possibile visitare il Mausoleo dedicato a D’Annunzio; il Museo D’Annunzio Eroe, che celebra le sue imprese militari, e quello D’annunzio Segreto, che raccoglie documenti, oggetti e altre memorie rimaste a lungo nascoste negli armadi e nei cassetti della Prioria.

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Ancora, al Vittoriale si trova l’Auditorium dove, sotto la cupola, è esposto l’aereo S.V.A. con cui d’Annunzio volò su Vienna per lanciare i volantini con l’annuncio della vittoria italiana. Era il 9 agosto del 1918. E poi ci sono i parchi e molte altre aree espositive legate alla vita di D’annunzio, alle sue passione e ai conflitti mondiali. Visitare il Vittoriale degli Italiani è un’interessante immersione in un periodo storico non poi così distante dal nostro e nella vita di uno dei pensatori più discussi, celebri e celebrati della storia italiana.

Le case di Karen Blixen, tra Danimarca e Kenya

La mia Africa

La vita di Karen Blixen, pseudonimo di Karen Christentze Dinesen baronessa von Blixen-Finecke, non è stata esattamente una vita tranquilla. Nata in Danimarca nel 1885, Blixen frequenta le scuole tra Svizzera e Inghilterra. Nel 1914, dopo il matrimonio con il cugino barone Bror von Blixen-Finecke, si trasferisce con lui a Nairobi, in Kenya. Lì Karen Blixen e marito iniziano la loro attività di coltivatori di caffè e lì, ancora oggi, è possibile visitare la sua casa. A dieci chilometri dal centro di Nairobi, affacciata sulle colline Ngong, la casa museo di Karen Blixen è stata costruita nel 1912 dall’ingegnere svedese Ake Sjogren e acquistata da Karen e dal marito nel 1917.

Si tratta di una casa colonica, con la sua fattoria e oltre duemila ettari di terreno. Karen visse in quella casa fino al suo ritorno in Danimarca, nel 1931. E proprio in Danimarca si trova un’altra casa museo di Blixen. Si tratta del Karen Blixen Museum di Rungsted. Dal 1934 fino alla sua morte, arrivata nel 1962, Karen Blixen visse infatti nella tenuta di famiglia a Rungsted, circondata dalla natura e a due passi dalla costa danese. Oggi gli ambienti di questa casa sono conservati con cura, con mobili originali disposti così come li aveva lasciati lei. Se la parte keniota della vita di Blixen è stata raccontata magistralmente nel film La mia Africa, la casa danese evoca invece le atmosfere di uno dei più celebri racconti di Blixen, Il pranzo di Babette.

La casa di Victor Hugo a Parigi

Il sito ufficiale della casa parigina di Hugo

C’è una piazza, nel centro di Parigi, che sembra quasi un giardino privato. Si tratta di Place des Vosges, una piccola piazza quadrata circondata da casette basse e rosse, tutte uguali tra loro. In una di quelle casette visse Victor Hugo che, dal 1832 al 1848, affittò un appartamento al secondo piano del numero 6. All’interno di quell’appartamento oggi si trova custodita la vita dell’autore de I miserabili e di Notre-Dame de Paris.

Attraverso mobili, opere e oggetti d’arte, creati da lui o appartenuti a lui, è possibile attraversare gli stessi spazi abitati da Victor Hugo, ma anche le diverse epoche della sua vita e della sua scrittura. Maison Victor Hugo ha anche una biblioteca, che si trova al terzo piano del museo, e che oggi è un luogo di ricerca e discussione intorno alle opere dell’autore francese. Questa casa museo, infatti, organizza spesso eventi, conferenze e momenti di formazione, per mantenere vive le opere di Hugo e, soprattutto, per continuare ad allenare il nostro pensiero, come avrebbe voluto lui. I dintorni di Place des Vosges meritano un’esplorazione: la piazza, infatti, si trova in uno dei quartieri più iconici di Parigi, il Marais, con piccole boutique, caffè e vie ancora strette, che ricordalo l’epoca medievale della città, prima della ristrutturazione del barone Haussmann.

Victor Hugo

Greenway House: la casa delle vacanze di Agatha Christie nel Devon, Inghilterra

Anche le più grandi autrici meritano una vacanza. Agatha Christie le sue vacanze le passava a Greenway House, “il posto più bello del mondo”. E come darle torto. Greenway, dove Agatha trascorreva le estate e i periodi natalizi insieme alla sua famiglia, è una splendida casa georgiana immersa nei boschi del Devon, in Inghilterra. Muovendosi nella biblioteca, nella stanza del disegno, nelle camere da letto e negli spazi comuni, si fa un salto negli anni Cinquanta, quando i Christie riempivano di vita questi spazi. Agatha ha trascorso molti anni felici qui ed è in questa casa che, ogni volta in cui completava un nuovo libro, riuniva i suoi cari per festeggiare.

Il programma era sempre lo stesso: riposo in riva al Fiume Dart, qualche partita a croquet o a golf, un po’ di lettura. Ancora oggi, ogni stanza è piena di oggetti collezionati da Christie e dalla sua famiglia o arrivati qui grazie agli scavi archeologici affrontati da Christie con il suo secondo marito Max. Anche i giardini intorno alla casa meritano una visita dato che custodiscono una vigna, un capanno per riporre la frutta e splendidi affacci sul fiume. Ma l’esplorazione di Greenway non è finita senza una gita alla Boathouse, scena del crimine nel libro La sagra del delitto.

Museo letterario memoriale Fëdor Michajlovič Dostoevskij, a San Pietroburgo

Lo scrittore Fëdor Michajlovič Dostoevskij

Qui è nato I fratelli Karamazov, e non solo. Inaugurato a San Pietroburgo nel 1971 all’angolo tra Kuznechny Lane e Dostoevskij Street (allora Yamskaya), il Museo letterario memoriale Fëdor Michajlovič Dostoevskij è il luogo dove lo scrittore russo visse dal 1878 al 1881, anno della sua morte, insieme alla seconda moglie e ad alcuni dei suoi figli. In realtà, già nel 1846 Dostoevskij aveva affittato un appartamento in questo edificio, ma soltanto per un breve periodo. È comunque simbolico che l’inizio e la fine della carriera di Dostoevskij come scrittore si siano ritrovati a esistere nello stesso posto.

In questo appartamento tipico borghese Dostoevskij accolse amici, intellettuali e pensatori contemporanei e, anche per questo, oggi è diventato una delle attrazioni più popolari della città. Già prima della Rivoluzione russa la stampa sosteneva la necessità di commemorare la casa con una targa storica e di aprire un museo dedicato alla vita e alle opere del grande scrittore russo. Il primo Museo Dostoevskij, tuttavia, fu aperto a Mosca dopo la Rivoluzione, nel 1928, all’interno dell’ex Ospedale per i poveri Mariinskij dove lo scrittore aveva trascorso gli anni della sua infanzia.

La casa che oggi si può visitare a San Pietroburgo è in realtà una ricostruzione, basata su fonti d’archivio, fotografie e testimonianze, ma non per questo è meno importante a livello storico e culturale. Oltre alla casa museo è possibile esplorare il museo letterario, dedicato alla vita e alle opere di Dostoevskij e al periodo storico in cui hanno preso forma.

La casa di Alda Merini a Milano

muro alda merini

Il sito ufficiale dello spazio Alda Merini

Alda Merini è stata un’autrice profondamente milanese. Cantrice del disordine mentale e dell’esperienza dell’ospedale psichiatrico, Merini ha vissuto decine di vite in una sola, ma quasi tutte sono state ambientate nella stessa città. Nata nel 1931 in viale Papiniano all’angolo con via Fabio Mangone, Alda Merini ha poi trascorso la quasi totalità della sua vita adulta in Ripa di Porta Ticinese numero 47, dove oggi una targa recita: “Ad Alda Merini, nell’intimità dei misteri del mondo“. Per ricordare una delle più grandi poetesse di sempre, nel 2021 è nato un luogo che racconta della sua vita e della sua poesia e, più in generale, di arte e di cultura.

Si tratta del Piccolo Museo Spazio Alda Merini, che ospita la ricostruzione della camera da letto di Alda e alcuni oggetti iconici appartenuti a lei. Non solo, questo luogo, informale e irriverente proprio come Merini, è oggi uno spazio aperto che offre alla comunità occasioni di incontro e partecipazione attraverso eventi culturali, musica, workshop e pure un caffè, il mitico Bar Charlie. Il nome è ispirato al piano bar sui Navigli dove Alda passava le sue giornate scrivendo e incontrando le sue persone care. Il consiglio è di passarci in orario aperitivo.

La casa di Goethe a Weimar, in Germania

Casa Goethe

Il sito ufficiale della casa museo

Nessun altro personaggio di rilievo è legato così indissolubilmente a Weimar come Johann Wolfgang von Goethe, che visse in questa città dal 1775 fino alla morte avvenuta nel 1832. È qui che Goethe è diventato il grande intellettuale che oggi conosciamo ed è qui che si è dedicato alla composizione del Faust.

Oggi, negli spazi della sua casa si sente forte il gusto classico di Goethe che, con le sue opere e il suo pensiero, ha innescato la nascita del Romanticismo. In questo senso, anche la casa abitata da Goethe era una sua opera: lui stesso l’aveva trasformata in un luogo dove poter fare esperienza della misura e della perfezione della classicità. Nel suo studio, della libreria, nella sua piccola camera da letto e negli spazi privati, ancora oggi si sentono le vibrazioni un pensiero fuori dal tempo che, a distanza di secoli, muove cose e idee. Weimar, poi, da sola vale il viaggio essendo stata casa di decine di personalità intellettuali e artistiche: non solo Goethe, ma anche Schiller, Bach, Liszt, Nietzsche, Herder, Kandinskij, Klee e molti altri.

L’augurio, allora, è quello di respirare a pieni polmoni la potenza dei luoghi, prendendo ispirazione da loro proprio come, prima di noi, hanno fatto questi grandi scrittori e scrittrici.

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