Dove nacque e come si sviluppò il movimento culturale del Romanticismo, che interessò non solo la letteratura, ma anche la filosofia, l’arte e la musica a partire dai primi anni dell’Ottocento? – Un percorso dedicato ai suoi tratti distintivi, alle sue tematiche ricorrenti e ai suoi esponenti principali in tutti i campi del sapere, tanto nel panorama europeo quanto in quello italiano. Da “I dolori del giovane Werther” di Goethe a “Ultime lettere di Jacopo Ortis” di Foscolo, passando per grandi artisti, musicisti e filosofi

Utilizzato oggi per indicare qualunque tratto associato a sentimenti e stati d’animo languidi e poetici, il termine Romanticismo – specialmente se scritto con la maiuscola – si riferisce anche a un movimento culturale ben preciso, che ha iniziato a svilupparsi alla fine del Settecento e si è poi diffuso in tutta Europa nel corso dell’Ottocento.

Ma dov’è nato, e perché è noto proprio con questo nome? Come mai ha preso pieghe diverse in Germania, Inghilterra, Francia e Italia? E da quali elementi si riconosce, tanto in letteratura quanto in altri ambiti artistici? Scopriamolo insieme…

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Perché il Romanticismo si chiama così?

Cominciamo dall’origine della parola Romanticismo, che deriverebbe dall’aggettivo inglese romance, ossia romanzesco, con il quale si indicava tutto ciò che era fittizio e pertanto non reale. Un’etichetta che da metà Settecento prese anche a indicare opere con elementi fantastici, come per esempio i romanzi cavallereschi.

Con il passare del tempo, però, più che riferirsi al genere letterario, il Romanticismo venne associato alle sensazioni che suscitavano i testi in questione, per via del loro carattere così pittoresco e toccante: era appena nata una nuova corrente culturale.

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Alle origini del Romanticismo

Certo, in verità lo sviluppo del Romanticismo fu più lento e graduale, e va inquadrato nel contesto della Germania della fine del XVIII secolo. Ad anticiparlo fu, infatti, il movimento del cosiddetto Sturm Und Drang (lett. tempesta e impeto), che oppose ai valori dell’illuminismo e del neoclassicismo quelli dell’istinto e del genio individuale.

Il quadro "Il bacio" di Francesco Hayez, considerato uno dei manifesti del Romanticismo

Il bacio, Francesco Hayez (olio su tela, 1859, Pinacoteca di Brera) | WikiCommons

A giocare un ruolo chiave nella formazione degli ideali romantici fu anche il testo La poesia ingenua e sentimentale (Abscondita, traduzione di Walter Scotti) di Friedrich von Schiller (1759-1805), in cui si operava per la prima volta una distinzione fra la poesia degli antichi, più legata al contatto diretto con la natura, e la poesia moderna, dall’approccio più sentimentale, di maggiore malinconia e introspezione.

Il distacco da una visione razionale e lucida del mondo, la considerazione per l’interiorità soggettiva e l’esaltazione dell’individuo contrapposto alla società, con tutte le sue pulsioni più recondite e inspiegabili, furono tutti concetti che segnarono l’avvento di un movimento più definito e circoscritto a partire dai primi decenni dell’Ottocento.

Caratteristiche e temi ricorrenti

Se dovessimo indicare le caratteristiche del Romanticismo, quindi, dovremmo senz’altro partire dalla riscoperta dell’io, che diventa la lente attraverso cui interpretare una realtà di volta in volta diversa, e da un’estrema considerazione per il già citato genio artistico.

L’artista e l’intellettuale erano ritenuti tali non per via delle nozioni che avevano assimilato, ma grazie a un’ispirazione quasi divina, che poteva anche farsi percezione collettiva e portare un intero popolo a condividere gli stessi costumi, lo stesso folklore, la stessa lingua – in una parola, la stessa cultura.

Questo spiega come mai il Romanticismo da una parte fosse interessato a una dimensione più spirituale dell’esistenza e, dall’altra parte, all’idea marcatamente ottocentesca di Nazione, che portò a sua volta a prestare una rinnovata attenzione alla grande storia – e in particolare al Medioevo, a cui risaliva la formazione dei primi Stati europei.

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Ma non è tutto, perché indagare l’io significa anche interrogarsi sui propri desideri irrisolti, sulla propria solitudine e sulla tensione a un infinito che sembra sempre irraggiungibile (conosciuta in tedesco come Sensucht), inducendo l’eroe romantico a sforzarsi con tutto sé stesso per uscire da questa condizione esistenziale (si parla in tal senso di titanismo) e a familiarizzare con il cosiddetto sublime.

Di che cosa si tratta? In breve, dell’effetto che sortisce su di noi il senso di infinito quando si manifesta in maniera prorompente, e a tratti oscura e spaventosa, attraverso un qualche fenomeno naturale. Un mare in tempesta, una foresta buia, una collina solitaria o un’alta scogliera causano quindi struggimento e inquietudine, caricandosi di significati simbolici ma scatenando nel frattempo anche un sottile piacere in chi li osserva.

Il Romanticismo in Europa

Copertina del libro I dolori del giovane Werther di Johann Wolfgang Goethe, esempio di romanzo appartenente al movimento del Romanticismo

Venendo ora più nel dettaglio alle diverse manifestazioni del Romanticismo in Europa, i primi autori da menzionare sono appunto quelli di area germanica. Fondamentale fu il contributo del poeta Novalis (1772-1801), al secolo Friedrich von Hardenberg, di Johann Wolfgang Goethe (1749-18320) con I dolori del giovane Werther (Garzanti, traduzione di Aldo Busi), e del filosofo Friedrich Schelling (1775-1854), per il quale l’unico strumento capace di farci cogliere l’essenza della realtà è l’intuizione.

A loro si ispirarono William Wordsworth (1770-1850), Samuel Taylor Coleridge (1772-1834) e John Keats (1795-1821), che oltre a rifarsi alla poesia cimiteriale di Thomas Gray (1716-1771), di gusto pre-romantico, videro nella composizione lirica il mezzo privilegiato attraverso cui trasformare la quotidianità in suggestione poetica, affermando in Inghilterra un Romanticismo strettamente connesso alla natura, all’immaginazione e a una lingua più comprensibile.

Tornando alla Germania, non vanno poi dimenticati i fratelli Friedrich e August Wilhelm Schlegel (1772-1829 e 1767-1845), che firmarono rispettivamente il manifesto della poesia romantica (definita universale e progressiva) e il Corso sull’arte drammatica, poi tradotto da Madame de Staël (1766-1817) ne La Germania, e con cui il Romanticismo si diffuse anche in Francia.

Qui arrivò dunque dal 1810 in poi, influenzando autori del calibro di Alphonse de Lamartine (1790-1869) e François-René de Chateaubriand (1768-1848), nonché per alcuni aspetti gli stessi Victor Hugo (1802-1885) in Notre-Dame de Paris (Newton Compton, a cura di Riccardo Reim) e I miserabili (Garzanti, traduzione di Liù Saraz), e Stendhal (1783-1842) ne Il rosso e il nero (Garzanti, traduzione di Mario Lavagetto) e La Certosa di Parma (Garzanti, traduzione di Emilio Tadini) – oltre a numerosi pittori e musicisti di cui parleremo meglio a breve.

Copertina del libro Il rosso e il nero di Stendhal, esempio di romanzo appartenente al movimento del Romanticismo

Il Romanticismo in Italia

Prima, però, soffermiamoci sul Romanticismo per come venne inteso nel nostro Paese, e per come si diffuse proprio grazie all’intervento di Madame de Staël. Nel 1816, nel primo numero della rivista Biblioteca Italiana, intitolato Sulla maniera e sulla utilità delle Traduzioni, la baronessa esortava infatti a tradurre le opere romantiche che circolavano all’estero, dando luogo alla formazione di due opposti schieramenti.

Da un lato, c’era chi sosteneva l’importanza di conoscere le opere straniere e di attingere agli spunti di riflessione che proponevano, mentre dall’altra parte c’era chi (si veda in proposito Pietro Giordani) voleva proteggere l’identità della letteratura italiana, difendendo una tradizione più classica e neoclassica.

E tuttavia, con la circolazione di diversi periodici stampati a Milano e a Firenze, prese piede la convinzione che dire Romanticismo equivalesse a dire progressismo e indipendenza (da intendere qui rispetto al regime asburgico di cui faceva parte la città meneghina, e che era più legato al gusto neoclassico), incoraggiando sempre più intellettuali ad associare questa nuova corrente all’impegno civico e al patriottismo.

Aprendosi a un linguaggio più diretto e caldeggiando un ritorno alla poesia popolare, si distinsero allora le opere di letterati come Silvio Pellico (1789-1854), Giovanni Berchet (1783-1851), Carlo Cattaneo (1801-1869), Giovan Pietro Vieusseux (1769-1863) e Carlo Porta (1775-1821), e ancora di più quelle di Ugo Foscolo (1778-1827) nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis (Garzanti), di Giacomo Leopardi (1798-1837) nello Zibaldone di pensieri (Garzanti) e di Alessandro Manzoni (1785-1873).

I primi due, pur avendo dei tratti peculiari non sempre ascrivibili al Romanticismo tout court, contribuirono a svecchiare forme e stilemi della poesia e della prosa intercettando lo spirito del tempo, mentre il terzo è passato alla storia per la sua volontà di conciliare l’invenzione creativa con la veridicità storica e le finalità educative e morali dell’arte, come fece in particolare nel grande romanzo I promessi sposi (Garzanti).

La copertina del classico di Alessandro Manzoni I promessi sposi

Oltre la letteratura

Oltre all’ambito letterario, dicevamo poco sopra, il Romanticismo riguardò molti altri ambiti della cultura europea, a cominciare dalla filosofia di matrice idealista che si sviluppò in Germania con Johann Gottlieb Fichte (1762-1814), Friedrich Schelling (1775-1854), Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831) e Arthur Schopenhauer (1788-1860), nonché quella più di matrice storica e giuridica dell’italiano Giambattista Vico (1668-1744).

In ambito artistico, invece, segnaliamo fra i tanti capolavori di questo periodo il Naufragio di William Turner (1755-1851), il Viandante sul mare di nebbia di Caspar David Friedrich (1774-1840), Il bacio di Francesco Hayez (1791-1882), La libertà che guida il popolo di Eugène Delacroix (1798-1863) e La zattera della Medusa di Théodore Géricault (1791-1824), che intrecciarono le suggestioni personali più tumultuose alle aspirazioni collettive più drammatiche, dando spazio alle istanze inquiete e appassionate dell’epoca.

Ultimo, ma non per importanza, il panorama musicale di età romantica, che vide affermarsi già dalla prima metà dell’Ottocento il genio di Richard Wagner (1813-1883), Ludwig van Beethoven (1770-1827), Franz Schubert (1797-1828), Robert Schumann (1810-1856), Clara Schumann (1819-1896), Franz Liszt (1811-1886) e Frédéric Chopin (1810-1849), i quali rivoluzionarono il linguaggio musicale ampliandone le possibilità tecniche ed espressive.

In Italia toccava intanto a Niccolò Paganini (1782-1840), Gaetano Donizetti (1797-1848), Gioachino Rossini (1792-1868), Vincenzo Bellini (1801-1835) e Giuseppe Verdi (1813-1901), che dal canto loro valorizzarono la melodia e il virtuosismo per suscitare emozioni profonde, segnando a lungo – come accadde in generale con gli esponenti del Romanticismo nelle sue diverse forme – l’immaginario collettivo del nostro Paese e di gran parte dell’Europa.

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Fotografia header: "Viandante sul mare di nebbia", Caspar David Friedrich (olio su tela, 1818, Kunsthalle di Amburgo) | WikiCommons

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