Il romanziere, poeta e tragediografo Alessandro Manzoni (1785-1873), autore di capolavori come “I promessi sposi”, “Storia della colonna infame”, “Il conte di Carmagnola” e “Adelchi”, ha avuto un ruolo cruciale nella storia della letteratura perché, pur riservando un’alta considerazione alle emozioni umane, ha trascurato gli eccessi sentimentali dei romanzi ottocenteschi e ha preso spunto da eventi reali per proporre opere vive, dinamiche e comprensibili a chiunque – Vita, opere e pensiero del padre del romanzo moderno, nonché della lingua italiana per come la conosciamo oggi

“Egli conversava con visibile piacere: era arguto; raccontava mille cose; aveva una portentosa memoria”: così la scrittrice Natalia Ginzburg (1916-1991), nell’opera La famiglia Manzoni (Einaudi) descrive il romanziere, poeta e drammaturgo Alessandro Manzoni (1785-1873), restituendoci di lui in poche parole un ritratto in realtà molto significativo.

Il suo desiderio di raccontare, la sua intelligenza brillante, la vastità dei temi e dei contenuti che affronta, insieme alla mole di informazioni che riesce a recuperare e a tenere insieme, sono infatti alcuni fra gli aspetti che hanno contribuito maggiormente a renderlo un caposaldo della letteratura italiana moderna.

Per affrontare più nel dettaglio l’argomento e analizzare i punti più importanti della sua vita, delle sue opere e del suo pensiero, ecco quindi un approfondimento dedicato alla figura di Alessandro Manzoni (del quale, peraltro, il 22 maggio 2023 si celebrano i 150 anni dalla scomparsa).

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Chi è Alessandro Manzoni in breve

Alessandro Francesco Tommaso Manzoni, più noto semplicemente come Alessandro Manzoni, nasce a Milano il 7 marzo 1785 ed è figlio di Giulia Beccaria (a sua volta figlia del giurista Cesare Beccaria, autore de Dei delitti e delle pene) e di Giovanni Verri, fratello degli esponenti dell’Illuminismo Alessandro e Pietro Verri.

Fra i suoi genitori, però, intercorre una relazione extraconiugale, che porta quindi il marito di Giulia Beccaria a riconoscere il bambino come proprio per evitare scandali: parliamo di Pietro Manzoni, esponente di una nobile casata di Lecco, che per questo trasmetterà al figlio gli appellativi di don Alessandro, don Lisander e Signore di Moncucco.

Fra Manzoni e sua moglie, inoltre, non scorre buon sangue, al punto che presto i due si separano e la madre si trasferisce a Parigi, mentre Alessandro dal 1791 studia presso il collegio dei padri Somaschi a Merate, per poi essere ammesso ne 1796 presso quello dei padri Barnabiti. Sono anni di formazione rigida e severa, che lo portano a proclamarsi ateo ma che intanto lo fanno entrare in contatto con le grandi personalità della cultura milanese, da Vincenzo Monti (1754-1828) a Giuseppe Parini (1729-1799).

Nel 1805, poi, Alessandro Manzoni si trasferisce in Francia, dove la madre vive con il nuovo compagno, Carlo Imbonati, anche se quest’ultimo muore prima che arrivi il giovane (a lui, infatti, Manzoni dedicherà il carme In morte di Carlo Imbonati) e porta Giulia Beccaria a stringere un legame solido e duraturo con il figlio all’indomani del lutto.

Nella capitale francese Alessandro Manzoni viene inoltre presentato all’élite intellettuale, e tre anni dopo sposa con rito calvinista Enrichetta Blondel (con cui avrà dieci figli, otto dei quali morti fra il 1811 e il 1873). Già nel 1810, comunque, la coppia si converte alla corrente cattolica del giansenismo, secondo la quale la grazia divina ha dei forti contorni personalistici e deterministici, e nel 1820 si ritrasferisce stabilmente a Milano.

Qui Alessandro Manzoni, che nel frattempo comincia a soffrire di depressione, attacchi di panico e agorafobia, cerca di superare i primi lutti familiari dedicandosi alle sue principali opere in prosa e a un’attenta riflessione sulla storiografia e sulla lingua italiana, anche se di lì a poco i suoi sforzi vengono messi alla prova dalla morte della moglie nel 1833. Dovranno passare quattro anni prima che l’autore si risposi, unendosi stavolta a Teresa Borri e trasferendosi successivamente con lei in Toscana dal 1852 al 1856.

La statua di Alessandro Manzoni in piazza San Fedele a Milano

La statua di Alessandro Manzoni in piazza San Fedele (Milano)

Gli anni Cinquanta preludono a un periodo di grandi cambiamenti personali e collettivi, che portano Alessandro Manzoni a ricevere i primi riconoscimenti per il romanzo I promessi sposi e ad essere nominato Senatore del nascente Regno d’Italia nel 1860. Sfortunatamente, tuttavia, anche la sua seconda moglie si spegne un anno dopo, e non saprà mai dell’incarico affidato al marito presso la Commissione per l’unificazione della lingua, a cui sei anni dopo Manzoni presenterà la relazione Dell’unità della lingua e dei mezzi per diffonderla.

Il 6 gennaio 1873, sbattendo la testa all’uscita della chiesa di San Fedele, nella città ambrosiana, Alessandro Manzoni si procura un trauma cranico che fa peggiorare rapidamente le sue condizioni di salute, finché una meningite non lo porta a spegnersi il 22 maggio successivo. Al suo funerale, celebrato in pompa magna, partecipano le più alte cariche dello Stato e decine di intellettuali, mentre nel primo anniversario della sua morte il compositore Giuseppe Verdi dirige una Messa da Requiem composta in suo onore nella chiesa milanese di San Marco.

La tomba e la Casa

La tomba di Manzoni si trova a Milano, al centro del Famedio, all’interno del Cimitero Monumentale. Come si legge sul sito ufficiale, il sarcofago in granito, disegnato dall’architetto Carlo Maciachini (1818-1899) e posto in origine lungo la parete nord, venne innalzato nel 1958 su un basamento con rilievi in bronzo, opera dello scultore Giannino Castiglioni (1884-1971).  E sempre nel capoluogo lombardo è possibile visitare la Casa del Manzoni, in via Morone 1, con all’interno il Museo Manzoniano.

Quali sono le opere principali di Alessandro Manzoni?

Le poesie

La produzione letteraria di Alessandro Manzoni viene inaugurata, in età giovanile, con la stesura di diverse opere poetiche. Tra il 1812 e il 1822 compone, infatti, i cinque cosiddetti Inni Sacri, dedicati ciascuno a una festività cattolica (La Resurrezione, Il nome di Maria, Il Natale, La Passione, La Pentecoste), mentre Ognissanti e Natale 1833 (ispirato alla perdita di Enrichetta Blondel) rimangono incompiuti.

Copertina del libro Tutte le poesie di Alessandro Manzoni

Allo stesso periodo, all’incirca, risalgono anche le sue famose Odi civili, tre componimenti che prendono spunto dai fatti sociali e storici a cui Alessandro Manzoni assiste personalmente. Il primo è Il proclama di Rimini del 1816, una riflessione sul discorso di Gioacchino Murat per la difesa dell’Italia; il secondo è Marzo 1821, incentrato sulle insurrezioni del 1821 contro gli Asburgo; e il terzo è Il Cinque Maggio, scritto di getto dopo la morte di Napoleone Bonaparte avvenuta nello stesso anno.

Quest’ultimo si concentra con stile commosso e incalzante sul condottiero che con le sue conquiste ha tenuto sotto scacco un intero continente per decenni, nonché sull’uomo dalle grandi ambizioni che ha conosciuto prima la grandezza e poi la disfatta. “Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza“, scrive in proposito Manzoni, immaginando che nei suoi ultimi giorni di vita Napoleone avesse comunque trovato conforto nella preghiera e nella fede.

Le tragedie

Contemporaneamente, Alessandro Manzoni si cimenta anche nella stesura di due tragedie, innovando la scrittura per il teatro non solo dal punto di vista dei contenuti, ma anche e soprattutto della forma e dei presupposti teorici. Più nello specifico, al 1816 risale Il Conte di Carmagnola (Garzanti, a cura di Sergio Blazina), che riprende la vicenda di un capitano di ventura alle prese con le guerre fra gli Stati regionali del Quattrocento.

Copertina del libro Il conte di Carmagnola e del libro Adelchi di Alessandro Manzoni

Del 1822 è invece l’Adelchi (Garzanti, a cura di Sergio Blazina), che narra la storia dell’omonimo figlio di Desiderio, ultimo re dei Longobardi, e che si svolge fra il 772 e il 774, per poi concludersi con la caduta del regno per mano di Carlo Magno. L’opera, complessa e ricca di spunti di riflessione, spingerà Alessandro Manzoni a volersi in futuro dedicare in maniera quasi esclusiva al genere del romanzo.

I promessi sposi

Ed è così che, fra il 1825 e il 1827, Alessandro Manzoni decide di ridare alle stampe la prima versione di un’opera monumentale, sulla quale sta lavorando e riflettendo da anni: il titolo provvisorio è Fermo e Lucia, anche se nei decenni successivi e nelle redazioni che seguiranno il testo prenderà il nome definitivo de I promessi sposi.

Si tratta del capolavoro assoluto di Alessandro Manzoni, un manoscritto che dopo la prima versione del 1821-23 e l‘alleggerimento operato nel 1827 soddisferà l’autore solo nel 1840, quando gli elementi storici saranno stati sfoltiti e i registri linguistici perfezionati il più possibile, nel tentativo di rendere il romanzo accessibile a chiunque, scorrevole e soprattutto attuale, specchio cioè della parlata fiorentina diffusa tra i suoi contemporanei.

Per riuscire nel suo scopo, Alessandro Manzoni fa quindi seguire all’edizione cosiddetta “ventisettana” una fase di “risciacquatura in Arno“, durante la quale intinge idealmente l’opera nel fiume toscano per lasciare che si impregni dello stile e delle espressioni locali, fino ad arrivare alla pubblicazione della celebre (e definitiva)quarantana” che ancora oggi troviamo in libreria.

Copertina del libro I promessi sposi di Alessandro Manzoni

La trama, ormai conosciuta in tutto il mondo e presa a modello da numerosi scrittori del calibro di Giovanni Verga (1840-1922) e Alberto Moravia (1907-1990), pone al centro il matrimonio fra due umili giovani lecchesi – Renzo e Lucia -, che nel 1628 viene ostacolato dal signorotto locale don Rodrigo, quando si invaghisce di Lucia e impone al curato don Abbondio di far saltare le nozze.

Dopo commoventi separazioni, incontri di ogni sorta (da quello con la monaca di Monza a quello con Fra’ Cristoforo) e tanti pericoli, che includono l’epidemia di peste del Seicento, l’assalto al forno delle Grucce e il rapimento di Lucia a opera dell’Innominato, i protagonisti riescono finalmente a ricongiungersi e a celebrare la loro unione.

La Storia della colonna infame

Saggio storico uscito in appendice a I promessi sposi nel 1840, la Storia della colonna infame (Garzanti, introduzione di Pietro Gibellini e prefazione di Franco Mollia) viene illustrato da Francesco Gonin proprio come il grande romanzo a cui si riferisce, e si focalizza a sua volta su diversi episodi che sono avvenuti in territorio milanese nella prima metà del XVII secolo.

Copertina del libro Storia della colonna infame di Alessandro Manzoni

Qui, in particolare, l’obiettivo di Alessandro Manzoni è di criticare le scelte della giustizia penale dell’epoca, che era amministrata dagli spagnoli a capo in quel momento della Lombardia. Descrive dunque la mancanza di etica e di correttezza a cui assistevano spesso i cittadini, approfittandone per proporre una riflessione più generale sugli errori e gli abusi che si compiono in nome di false credenze e sciocche superstizioni.

Qual è il pensiero di Alessandro Manzoni?

Dopo aver passato in rassegna la biografia e le opere principali di Alessandro Manzoni, osserviamo adesso più nel dettaglio il suo pensiero, che si riflette in maniera evidente nelle diverse fasi della sua produzione e che ci permette di capirle più a fondo e con maggiore completezza.

Trascorrendo a Milano i primi anni della sua formazione, l’autore viene inevitabilmente a contatto con gli ideali della cultura illuminista, assorbendo e facendo propria un’impostazione neoclassica della scrittura. Quando, però, si sposta poi a Parigi e conosce personalità come Claude Fauriel (1772-1844) e Augustin Thierry (1795-1856), la sua visione poetica e la sua concezione della storia iniziano a cambiare.

A differenza di quanto pensavano gli illuministi, infatti, Alessandro Manzoni si convince del fatto che non si possa guardare alla storia con ottimismo, dovendone al contrario riconoscere le cadute umane, gli abbagli e gli orrori, anche se conserva l’idea che sia fondamentale e appassionante studiarla per comprendere il presente a 360°.

Oltre a ciò, l’autore si rende conto di non dover prestare attenzione solo a sovrani e condottieri, bensì specialmente alle masse che costituiscono la spina dorsale di ogni popolo, e fra i cui meandri si sviluppano la mentalità e il sistema di valori che sorreggono (o distruggono) l’intera società, proprio come afferma la corrente del Romanticismo che si sta intanto affermando in Europa.

Copertina del libro La peste a Milano di Alessandro Manzoni

Prendendo spunto dai romanzi di Walter Scott (1771-1832) e dalla sua fede in una divina provvidenza capace di rovesciare le sorti umane in qualunque momento, Alessandro Manzoni sviluppa così il gusto per una letteratura inquadrata e rigorosa, ma che al tempo stesso risulti spontanea e vera, a contatto con i sentimenti, i pensieri e le azioni dei suoi lettori, per riuscire a descrivere gli eventi collettivi e le pulsioni individuali con realismo e coinvolgimento.

Perché Alessandro Manzoni è così importante?

Alessandro Manzoni, pertanto, assume un ruolo cruciale nella storia della letteratura perché, senza voler per forza seguire le tendenze del periodo in cui vive, e riservando comunque un’alta considerazione alle emozioni umane, trascura gli eccessi sentimentali dei romanzi ottocenteschi, prendendo spunto da eventi reali per proporre opere più vive e più dinamiche, che nel caso del teatro si allontano perfino dalle regole aristoteliche, petrarchesche e rinascimentali.

A differenza di quanto si era soliti preferire fino ad allora, infatti, nelle sue tragedie l’autore abbandona le tre unità di tempo, luogo e azione per dare ai suoi testi più pathos e verosimiglianza, modifica la funzione del coro del teatro antico (che ora gli serve per introdurre delle pause liriche e non per veicolare le proprie opinioni) e crea un rapporto più diretto con il suo pubblico.

Dopodiché, per portare a compimento l’ambizioso progetto de I promessi sposi, Alessandro Manzoni persegue con fermezza l’intento di rivolgersi non tanto a una ristretta cerchia di intellettuali, quanto piuttosto a un pubblico vasto, che a prescindere dalla propria condizione di partenza sia in grado di cogliere i significati della sua opera e di imparare qualcosa dai suoi contenuti.

D’altronde, specie quando l’Italia si trasforma in un solo regno sotto la guida di Vittorio Emanuele II, è indispensabile secondo lui che gli italiani trovino un codice comune nel quale esprimersi, che li aiuti a superare le differenze regionali e li faccia identificare nella stessa nazione: tutte idee per le quali intellettuali, lettori e lettrici apprezzeranno sempre di più Alessandro Manzoni nei secoli a venire, considerandolo il padre del romanzo moderno e, ancor di più, della lingua italiana per come la conosciamo ai nostri giorni.

Fotografia header: Alessandro Manzoni nel noto ritratto di Francesco Hayez esposto alla Pinacoteca di Brera (Milano)

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