Amori appassionati, protagoniste irresistibili, disastri sentimentali, una scrittura brillante e ambientazioni affascinanti: sono questi alcuni degli ingredienti che rendono i libri di Felicia Kingsley una garanzia. Dopo aver debuttato nel 2016 con il suo primo romanzo autopubblicato, “Matrimonio di convenienza”, l’autrice (all’anagrafe Serena Artioli, architetta modenese classe ’87) ha conquistato il grande pubblico, diventando una delle penne più prolifiche e amate. Anche grazie a TikTok, dove non è raro imbattersi in video in cui i suoi romanzi sono protagonisti: dal nuovo “Ti aspetto a Central Park”, a cult come “Bugiarde si diventa” e “La verità è che non ti odio abbastanza”. Su ilLibraio.it, l’autrice si racconta, parlando della sua passione per il genere romance, per le Barbie, per MTV e per i lieto fine… – L’intervista

Amori appassionati, protagoniste irresistibili, disastri sentimentali, una scrittura brillante e ambientazioni affascinanti: sono questi alcuni degli ingredienti che rendono i libri di Felicia Kingsley una garanzia.

Dopo aver debuttato nel 2016 con il suo primo romanzo autopubblicato, Matrimonio di convenienza, l’autrice (all’anagrafe Serena Artioli) ha conquistato il grande pubblico, diventando una delle penne più prolifiche e amate del panorama italiano.

Un successo, che però Kingsley – architetta, modenese classe ’87 – guarda con lieve distacco: “Successo è una parola che mi è abbastanza estranea”, racconta a ilLibraio.it, “e non per fare professione di modestia, ma perché ci sono due fattori che mi permettono di guardare gli eventi da lontano. Il primo è il fatto di usare uno pseudonimo, che mi distacca parzialmente dal percorso dei miei romanzi. Il secondo, e questo credo sia un fatto comune alla maggior parte degli autori, è che il mio non è un lavoro d’immagine (come quello di attori, cantanti, modelli o influencer), quindi non è automaticamente associato alla mia persona. Credo che nemmeno i miei vicini di casa sappiano che scrivo, e mi va bene perché mi aiuta a tenere i piedi per terra. Più che di successo preferisco parlare di soddisfazione, nel vedere che le mie storie vengono apprezzate e nel ricevere l’affetto di chi le legge”.

L’effetto TikTok

Ancora di più in un momento in cui i lettori hanno modo di esprimere il loro apprezzamento attraverso i social, canali su cui Felicia Kingsley si è ritagliata uno spazio non da poco (basti pensare che su Instagram è seguita da 50mila follower, mentre su TikTok il suo nome ha oltre 13milioni di visualizzazioni): “Alla pubblicazione del mio primo romanzo, nel 2017, non avevo Instagram e solo una pagina Facebook malcurata, ma con il tempo ho cominciato a capire il linguaggio dei social e quanto fossero fondamentali per raggiungere le persone. È arrivato Instagram e, a dicembre scorso, mi sono fatta coraggio iscrivendomi a TikTok. È impegnativo seguire piattaforme che hanno funzionamenti diversi e utenti di fasce anagrafiche diverse ma mi diverto, mi piace interagire con le community che parlano di libri. Di Instagram amo il rapporto continuativo che si è venuto a creare con le persone che mi seguono, li reputo praticamente amici di penna, una famiglia virtuale. Di TikTok mi piace il fatto che è come se lo scorrere del tempo non esistesse, i libri non sono mai “vecchi”, ci si può appassionare anche a romanzi usciti dieci e più anni fa come se fossero freschi di stampa, mentre prima eravamo abituati solo a considerare le pubblicazioni più recenti”.

Felicia Kingsley-Ti aspetto a Central Park

Il nuovo romanzo di Felicia Kingsley, Ti aspetto a Central Park (Newton Compton)

Un trend che sta a tutti gli effetti rivoluzionando il mondo dell’editoria, quello dei repêchage di TikTok, di cui sono stati pionieri e protagonisti libri come La canzone di Achille, Una vita come tante, ma anche Follia e Un giorno questo dolore ti sarà utile.

I romanzi di Felicia Kingsley non fanno eccezione: sul feed non è raro imbattersi in video in cui ragazze e ragazzi mostrano con orgoglio le copertine dei suoi libri, anche quelli usciti diverso tempo fa, dichiarando di aver amato follemente storie come Stronze si diventaDue cuori in affitto o Prima regola non innamorarsi, per la loro capacità di parlare d’amore in modo lieve, coinvolgente e spesso ironico.

felicia kingsley (ph yuma martellanz)

Felicia Kingsley nella foto di Yuma Martellanz

Felicia Kingsley: segni particolari, sogni e…

Segno zodiacale: bilancia ascendente toro. Se le chiedessero cosa ama di più, risponderebbe: leggere, scrivere, dipingere, viaggiare e sognare a occhi aperti. Città del cuore: Londra. Colore preferito? Naturalmente il rosa, perché infonde buon umore.

Felicia Kingsley ha iniziato a leggere all’età di nove anni, immersa tra i volumi della biblioteca comunale dove trascorreva i pomeriggi. La scrittura è arrivata poco dopo: dapprima era un’idea abbozzata su un quadernino a quadretti, poi una trama da stendere su pc e da condividere con gli altri, attraverso l’autopubblicazione.

Felicia Kingsley Matrimonio di convenienza

La passione si è fatta strada attraverso le fanfiction, sfociando in seguito verso il romance, genere che Kingsley ha voluto rendere completamente suo: “Pur amando – da lettrice – gli storici, i thriller e i mistery, quanto a scrittura il romance mi dà tanto e non so se passerò ad altro. Mai dire mai, ma credo molto nella chiosa della Divina Commedia: ‘… L’amor che move il Sole e le altre stelle’. Se lo diceva Dante, possiamo fidarci, no?”.

Felicia Kingsley Stronze si nasce

Non si direbbe dalla sua produzione (che vanta ben undici romanzi, tutti pubblicati dalla casa editrice Newton Compton) ma, tra i suoi difetti, l’autrice annovera l’incostanza: “In realtà vorrei davvero essere una di quelle scrittrici che scrivono duemila parole al giorno; ho provato ma non riesco e sono consapevole che questa mia debolezza in termini di volontà non mi porti a esprimere al massimo le mie potenzialità. Ho tante idee, ma molte sono destinate a restare nel mio archivio mentale ancora a lungo”.

Felicia Kingsley Bugiarde si diventa

Una scrittrice ambiziosa e brillante, che in fondo non può non ricordare le protagoniste dei suoi stessi romanzi: “Quelle che si avvicinano di più al mio carattere sono Charlotte di Bugiarde si diventa e Allegra di Stronze si nasce: credulone, non sanno dire di no, finiscono invischiate in cose che a posteriori fanno dire loro ‘Chi me lo ha fatto fare?’, il duro lavoro non le spaventa ma vanno facilmente nel panico quando credono di non riuscire a fare qualcosa che è assolutamente alla loro portata, e spesso si rendono conto di aver riposto la loro fiducia nelle persone sbagliate troppo tardi. Diciamo che sto lavorando su me stessa per essere meno Charlotte/Allegra e più come Lexi Sloan di La verità è che non ti odio abbastanza“.

Anche se con un po’ di scetticismo – perché “pare che i sogni non si avverino se li si dice ad alta voce” – Kingsley ci confessa il suo desiderio più grande: “una cena con Ken Follett, Dan Brown, e Louisa M. Alcott resuscitata per l’occasione“.

Il romance non deve chiedere scusa a nessuno

Rassicuranti e sempre innovativi, con un pizzico di originalità: non deve essere semplice scrivere romanzi d’amore: “È entusiasmante e snervante al tempo stesso. Quando elaboro l’idea e storia e personaggi cominciano a prendere forma nella mia immaginazione, vengo colta da una specie di frenesia che non mi permette di concentrarmi su nient’altro, tanta è la voglia di articolare la trama. Tuttavia, la trasposizione del mio film mentale in testo è punteggiata da momenti carichi di frustrazione, perché trovare la parola giusta, la frase giusta per rendere fedelmente la scena così che il lettore veda ciò che io vedo non è immediata. Ci sono volte in cui passo ore davanti al pc a digitare per poi rendermi conto di aver scritto poco più di qualche centinaio parole. Prendiamo ad esempio la scena del primo bacio tra i protagonisti: la sfida, ora, dopo undici romanzi, è “Come scriverla in modo nuovo?”.

felicia kingsley la verita è che non ti odio abbastanza

Impossibile poi ignorare che, nonostante le numerose riflessioni e i molteplici interventi sul tema, il romance sia ancora succube di un certo pregiudizio: “Ne ho parlato molto nel mio ultimo romanzo Ti aspetto a Central Park, cercando anche di confutare con ampie argomentazioni le obiezioni dei più scettici. Non è un romanzo apologetico, tuttavia. Il romance non deve chiedere scusa di esistere a nessuno“.

Può interessarti anche

Barbie, MTV e architettura

Chiunque abbia letto almeno uno dei romanzi di Felicia Kingsley, non potrà non scorgere una sorta di debito letterario nei confronti di quelle narrazioni che hanno a che fare con il matrimonio. Di sicuro, tra i suoi riferimenti ci sarà Jane Austen, senza dimenticare le molteplici analogie che l’avvicinano a grandi firme della rom-com, come Sophie Kinsella (I love shoppingHelen Fielding (Il diario di Bridget Jones) e Candace Bushnell (Sex and the City).

Ma classici e bestseller a parte, è Kingsley a rivelarci le sue particolari fonti di ispirazione: “Pur avendo autori che stimo e ritengo siano autentici maestri di scrittura, come Ken Follett, direi che lo slancio scrittorio lo devo a tre cose che con i libri hanno poco o nulla a che fare: le Barbie, MTV e la mia laurea in architettura. Queste sono state rispettivamente i catalizzatori di tre strumenti oggi per me fondamentali alla stesura di un romanzo: ideazione di una trama, storytelling e architettura narrativa“.

felicia kingsley una cenerentola a manhattan

La immaginiamo, bambina, mentre gioca con le bambole inventando storie piene di colpi di scena, come in Una Cenerentola a Manhattan: “Da bambina, per me, le Barbie non erano solo bambole da pettinare e cambiare d’abito; erano veri e propri protagonisti di storie (sensate o meno) che mi divertivo a creare di sana pianta. Non mi vergogno a dire che certi intrecci avrebbero fatto impallidire qualche soap opera. Ma Barbie o no, io le storie le inventavo pure con le statuine del presepe. In particolare, mi ricordo di quando la fornaia e la pastorella si contendevano la corte del pescatore. Chissà cosa pensavano i miei genitori quando mi sentivano parlottare davanti alla natività?”.

Se questa era l’infanzia, la preadolescenza di Kingsley ha lasciato subito spazio a un programma che è stato un vero e proprio tassello fondamentale per molti cresciuti negli anni ’80 e ’90: “Intorno ai nove anni ho scoperto MTV e vi passavo davanti i pomeriggi, una volta finiti i compiti. Conoscevo a memoria tutti i video, le parole delle canzoni, non mi perdevo una classifica ma quello che mi è rimasto in tasca di tutte quelle ore sintonizzata sul canale 14, è la spaventosa efficacia di come i video in 3 minuti raccontassero una storia. E forse è anche il motivo per cui oggi il 90% delle idee mi arriva mentre sto ascoltando musica. Sento una canzone e la mia MTV mentale mi proietta il video con i miei personaggi”.

E arriviamo quindi agli anni universitari, durante i quali Kingsley si iscrive e si laurea alla facoltà di architettura, disciplina che esercita ancora oggi e che, in qualche modo, la influenza anche nell’attività di scrittrice: “Gli edifici sono storie, l’ho imparato in particolare quando si interviene nei restauri di edifici antichi, dove, sollevando i veli del tempo, le mura raccontano le vicende che vi si sono stratificate. Più in generale, nel processo di sviluppo di una storia, utilizzo gli stessi criteri che applico nello sviluppo di un progetto edilizio“.

C’è sempre bisogno di un lieto fine?

Ma cerchiamo di tirare un po’ le fila di questo discorso. Se il “segreto” del successo di Felicia Kingsley non può essere svelato (come non si può mai arrivare a comprendere il segreto dei bestseller), possiamo almeno cercare di individuare cosa rende le sue storie così amate da lettrici e lettori.

Alcuni punti li abbiamo già individuati: il carattere delle protagoniste, la costruzione della trama, lo stile romantico e divertente, ma anche… il lieto fine.

Un elemento che, nei suoi romanzi, non può mai mancare e che, inevitabilmente, regala a chi li legge una dolce sensazione di speranza: “C’è qualcuno per cui non conta il lieto fine? In Ti aspetto a Central Park c’è proprio un passaggio che ragiona sul lieto fine, ritenuto spesso (a torto) appannaggio dei romanzi rosa. Credo che dovremmo guardarlo in prospettiva, anziché con la lente d’ingrandimento. Harry Potter che sconfigge Lord Voldemort cos’è, se non un lieto fine? L’assassino che viene catturato e assicurato alla giustizia al termine di ogni thriller è un lieto fine, no? James Bond che porta a termine con successo ogni missione salvando il mondo dal cattivo di turno a me sembra un lieto fine. Il lieto fine è la conclusione del viaggio, qualunque esso sia. E anche nei romanzi che apparentemente finiscono ‘male’, il protagonista giunge all’ultima pagina che ha imparato qualcosa di più su sé stesso, sulla sua vita, dispone di un nuovo bagaglio esperienziale ed emotivo quindi, questo arricchimento io lo leggo come un lieto fine. Non dico che tutti i romanzi abbiano un finale lieto, impossibile, ma certamente una larga maggioranza”.

Scopri le nostre Newsletter

Iscrizione alla Newsletter
Il mondo della lettura a portata di mail

Notizie, approfondimenti e curiosità su libri, autori ed editori, selezionate dalla redazione de ilLibraio.it

scegli la tua newsletter Scegli la tua newsletter gratuita

Fotografia header: Credit: Yuma Martellanz

Abbiamo parlato di...