Non un’altra lista dei “migliori libri dell’anno” ma, più semplicemente, una selezione di romanzi, saggi e fumetti (usciti nel corso degli ultimi dodici mesi) che hanno colpito la redazione de ilLibraio.it. A proposito, quali sono i vostri libri consigliati del 2021?

La fine dell’anno si avvicina, e sui siti iniziano a fioccare le liste dei libri da recuperare assolutamente prima che inizi il 2022. Ma non preoccupatevi, quello che vogliamo proporvi non è un altro categorico elenco dei “migliori libri del 2021” (a proposito, qui la redazione di The New York Times Book Review ne ha selezionati 100). Più semplicemente, pur recensendo e consigliando centinaia di libri (novità, ma non solo), e non potendo approfondire tutte le migliaia di pubblicazioni in libreria, preferiamo suggerire alcuni fra i titoli che ci hanno colpito di più nel corso dei mesi appena passati.

Ciascuna collaboratrice e ciascun collaboratore de ilLibraio.it ha dunque nominato uno dei libri letti nel 2021 (si tratta di testi pubblicati tra gennaio e dicembre), raccontandoci perché l’ha scelto tra i tanti che ha apprezzato. Ovviamente sarebbe stato più semplice dar la possibilità di individuarne più di uno ma, in fondo, si tratta di un gioco, di un suggerimento del tutto personale, dettato dai propri gusti, dalle proprie inclinazioni ma anche dal proprio vissuto.

Fatta questa premessa, nella selezione che trovate qui di seguito, in cui i titoli non sono posti in ordine di importanza, c’è spazio per romanzi, saggi, fumetti, nomi noti e altri meno conosciuti, per titoli che hanno avuto grande rilievo sui media e sui social e per altri che hanno avuto (per ora) meno visibilità. E se poi, scorrendo le nostre proposte, avrete voglia di farci sapere qual è il vostro libro consigliato del 2021, scriveteci usando l’hashtag #libriconsigliati2021 sui social de ilLibraio.it, oppure inviando una mail all’indirizzo digital@illibraio.it e indicando nell’oggetto #libriconsigliati2021. Siamo molto curiosi di leggere tutti i vostri suggerimenti.

La ladra di parole

Copertina del libro La ladra di parole
La ladra di parole (Nord, traduzione di Elisa Banfi) di Abi Daré è un romanzo commovente, che riesce a denunciare abusi, ingiustizie e illeciti per cui il femminismo intersezionale si batte da anni, scardinando ogni preconcetto sull’Africa e tratteggiando, con uno stile à la Mark Twain e un’atmosfera che ricorda Isabel Allende, un mondo composto da decine di ambigui personaggi tridimensionali, mai ridotti al ruolo di buoni o cattivi d’ufficio. Scritto nella lingua sgrammaticata e semplice della protagonista Adunni, ma non per questo banale o difficile da seguire, l’opera racconta la Nigeria contemporanea da un punto di vista sensibile e intelligente: è grazie all’onestà e alla dolcezza della voce narrante che le parole risultano schiette e spiazzanti, permettendo a chi legge di scoprire le disumanità di cui, proprio come Adunni, sono vittime ancora troppe giovani donne nel mondo. (Eva Mascolino)

Yoga

yoga libri consigliati 2021

Yoga (Adelphi, traduzione di Lorenza Di Lella e Francesca Scala) voleva essere un “arguto e accattivante saggio sulla meditazione”. Invece è diventato una dimostrazione concreta, nero su bianco, di come spesso la vita scorra su binari diversi rispetto a quelli che noi disegniamo per lei e anche di come, nell’assecondare le sue nuove rotte, sappiano prendere forma opportunità impreviste. Così, un saggio sulla meditazione è diventato un’autoconfessione, racconto di depressione, tradimenti, malattia mentale, movimento, perdita e attualità. Dentro ci sono un ritiro di yoga, gli attentati di Charlie Hebdo, un ricovero in ospedale psichiatrico, un workshop di scrittura con giovani migranti e il rumore che fanno le storie d’amore quando finiscono. Dentro c’è la vita di Emmanuel Carrère ma c’è anche, e soprattutto, la nostra: c’è il nostro tempo frenetico, la necessità di lasciar sedimentare le cose per riuscire a comprenderle, l’urgenza di ascoltarci e la vita che a volte si rompe ma altrettante volte si ricompone. (Giulia Ceirano)

I rondoni

I rondoni Aramburu libri consigliati

Fernando Aramburu è uno dei più importanti scrittori europei contemporanei. L’autore di Patria (Guanda), libro che ha convinto pubblico e critica, con cui ha vinto il Premio Strega Europeo nel 2018, è tornato in libreria con I rondoni (sempre tradotto da Bruno Arpaia) in cui narra la toccante storia del 55enne Toni, un insegnante di filosofia al liceo che ha deciso di suicidarsi di lì a un anno, e che si prepara a quel momento in modo meticoloso (tra le altre cose, scrivendo un diario). Parlando su ilLibraio.it del romanzo (una “preghiera laica”), Francesca Cingoli ha scritto che quest’opera “finisce per offrire al lettore un dono inaspettatamente dolce di speranza e di morale”. Ed è così: nel lungo conto alla rovescia che porterà Toni e i lettori del romanzo al fatidico giorno, più che alla tragedia si pensa alla vita. (Antonio Prudenzano)

L’Inverno dei Leoni

l'inverno dei leoni libri consigliati 2021

Spesso si guarda ai bestseller con scetticismo, un misto di diffidenza e cinismo che porta a dire: “È sopravvalutato, non potrà mai essere bello come dicono”. Ebbene, è arrivato il momento di mettere da parte tutti i pregiudizi, perché L’inverno dei Leoni (Nord) è la dimostrazione concreta che esistono libri magici, capaci di conquistare lettrici e lettori diversi, con il fascino unico e prodigioso che solo le storie universali sanno avere. Non che ci fossero dubbi, visto che lo stesso era accaduto anche con il precedente capitolo della saga dei Florio, I Leoni di Sicilia. Ma la doppietta ci autorizza, senza timore alcuno, ad ascrivere questi due titoli nel novero dei grandi classici contemporanei. I romanzi di Stefania Auci hanno il fascino delle storie antiche e maestose, quelle che, pur parlando di luoghi e persone distanti da noi, hanno tanto da raccontare anche sulla nostra vita. Sono un mistero, un segreto, un qualcosa di incomprensibile e straordinario che, però, sa arrivare dritto al cuore con l’immediatezza e la spontaneità dei successi senza tempo. (Jolanda Di Virgilio)

Quando abbiamo smesso di capire il mondo

Benjamín Labatut Quando abbiamo smesso di capire il mondo

Se fate parte di quel pubblico di lettori che ha scelto di dedicarsi alla letteratura o, più in generale, alle scienze umane come alternativa all’insieme delle discipline scientifiche con cui ha realizzato di non voler avere mai niente a che fare nella vita, Quando abbiamo smesso di capire il mondo (Adelphi, traduzione di Lisa Topi)  di Benjamín Labatut sarà per voi una piacevolissima sorpresa.
Una panoramica tanto bizzarra quanto avvincente sulla scienza contemporanea vi coinvolgerà in una lettura tutta d’un fiato che va dalla creazione del blu di Prussia fino alla narrazione (romanzata) del vissuto dei grandi nomi della fisica quantistica: Schroëdinger, Einstein, Heisenberg. Un viaggio a tratti allucinogeno attraverso le grandi scoperte, ma soprattutto attraverso la grande storia del XX secolo – e un’ode alle potenzialità rivoluzionarie del saper cambiare prospettiva. (Oriana Mascali)

Il ritmo di Harlem

Il ritmo di Harlem, C. Whitehead, libri consigliati 2021

Colson Whitehead è sempre stato un trasformista e con Il ritmo di Harlem (Mondadori, traduzione di Silvia Pareschi), si trasforma ancora una volta per i suoi lettori. Reduce dalle vicende feroci degli ultimi due romanzi (che gli sono valsi un doppio Pulitzer), La ferrovia sotterranea e I ragazzi della Nickel, Whitehead cambia ambientazione e si immerge in una Harlem vivace e disgraziata, per raccontare una gangster story a cavallo tra gli anni Cinquanta e i Sessanta. Il protagonista, l’antieroe Carney, è un venditore di mobili che si arrabatta in piccole truffe e viene suo malgrado trascinato in faccende più grandi di lui: prendendoci gusto, decide di sfruttare il sottobosco criminale per il proprio tornaconto. Il ritmo delle frasi è sincopato come il jazz che in quegli anni passa in radio, i personaggi spuntano senza essere invitati, si fanno un giro per qualche riga e scompaiono di nuovo, forse tornano qualche capitolo dopo, forse no. La questione razziale, sempre presente nei testi di Whitehead, emerge in queste pagine in modo quasi tangenziale, eppure pervade la storia di Carney e dell’America che lo circonda. (Matilde Quarti)

L’arte di legare le persone

paolo milone esordienti 2021

Raccontare la malattia mentale da un lato incuriosisce e dall’altro impaurisce. Eppure Paolo Milone, psichiatra che ha lavorato prima in un centro di salute mentale e poi in reparto, riesce ad avvincere anche il lettore più scettico con il suo L’arte di legare le persone (Einaudi). L’opera è una raccolta di frammenti dalla difficile definizione: gli accapo frequenti, emotivi, sembrano rispondere a un bisogno di lirismo, che contrasta però con la realtà spesso cruda. Alcuni pazienti attraversano il libro con le loro storie di solitudine, disagio sociale, malattia mentale, talvolta offrendoci scampoli delle loro parole o dei loro gesti. Dove si rischierebbe il patetismo, Milone ricorre all’ironia, prendendo (solo in parte) le distanze dalla materia trattata; altrove, non rinuncia alla dolcezza di un dettaglio, che si fa immagine nella mente del lettore. Nel suo disequilibrio, L’arte di legare le persone è un’opera sperimentale paradossalmente immediata ed evocativa al tempo stesso. (Gloria Ghioni)

La ragazza del collegio

La ragazza del collegio libri consigliati 2021

Per me la lettura è casa, e a casa propria ci si toglie le scarpe per mettersi comodi e indossare le ciabatte.
Questa sensazione che tutti conosciamo è la metafora che Alessia Gazzola ha utilizzato per spiegare come si è sentita nel tornare a scrivere di Alice Allevi, la specializzanda in Medicina Legale protagonista della fortunatissima serie de L’Allieva, e credo che lo stesso discorso sia valido anche per le sue fan sfegatate – nelle quali mi annovero con fierezza -. Leggere La ragazza del collegio (Longanesi) è come ritrovare un’amica che non senti da un po’. La incontri, la abbracci, e immediatamente le distanze temporali e spaziali si annullano, e vi rendete conto che il bene che vi volete è rimasto invariato, e che forse era necessario lasciar passare del tempo per rendervene conto entrambe. Ora la speranza è quella di non perdersi più di vista. (Martina Marasco)

Il ballo delle pazze

Il ballo delle pazze libri consigliati 2021

A fine ottocento chi entra nell’ospedale della Salpêtrière probabilmente non ne uscirà più: perché tra quelle mura vivono, accanto alle malate, le donne indesiderate dalla società, rifiutate dalla borghesia benpensante. Ragazzine vittime di traumi, madri molestate, mogli con troppa personalità, disobbedienti, depresse, figlie anticonformiste come la giovane Eugénie: tutte internate perché scomode, un motivo di imbarazzo sociale di cui liberarsi in nome del decoro. Una volta l’anno, la Parigi bene e “normale” entra nell’ospedale per il ballo di mezza quaresima, e le alienate, imbellettate e in costume, si mischiano per una serata speciale agli ospiti, merce in esposizione per la loro morbosità curiosa. Il ballo delle pazze (e/o, traduzione Alberto Bracci Testasecca) di Victoria Mas è stato un incontro speciale, testimonianza di una deportazione silenziosa, ma anche vigoroso omaggio alle donne, al loro coraggio di essere “fuori norma” in un mondo che porta la maschera anche quando non balla, e marchia come pazzia la diversità. (Francesca Cingoli)

La casa senza ricordi

Non è un caso se, sin dai tempi del suo esordio-bestseller del 2009 (Il Suggeritore), Donato Carrisi è l’autore italiano di thriller più apprezzato al mondo. Lo scrittore, regista e sceneggiatore di Martina Franca è tornato puntuale anche quest’autunno con un nuovo romanzo, La casa senza ricordi, sempre proposto da Longanesi. A proposito di ritorni, non si può non segnalare quello di uno dei personaggi più riusciti nati dalla fantasia di Carrisi: lo psicologo infantile e ipnotista Pietro Gerber, già ne La casa delle voci. Quando parliamo di un thriller a firma Donato Carrisi parliamo di un congegno narrativo dove ogni componente è al posto giusto, di una scrittura piena di ritmo, di atmosfere inquietanti e colpi di scena. Ma c’è anche tanto altro: in particolare, La casa senza ricordi pone al lettore diversi interrogativi: che tipo di rapporto abbiamo con la nostra “vera” casa, la nostra mente? E ancora: i nostri ricordi ci raccontano la verità… o anche loro ci mentono? Ma soprattutto, ci appartengono davvero? Di domande, leggendo il romanzo, viene da porsene molte altre. Una su tutte: fino a che punto siamo disposti a mentire a noi stessi, pur di sopravvivere alle nostre scelte sbagliate, ai nostri traumi? (Antonio Prudenzano)

Spatriati

mario desiati spatriati einaudi

Prima l’Osanna che risuona tra le mura della chiesa di Martina Franca, per lui porto sicuro, poco dopo il loro primo incontro a scuola; poi la sopraffazione per i genitori adulteri segnata dall’urlo di Kurt Cobain in Come as you are, quei genitori che cantavano a squarciagola Sentimento Nuevo di Battiato, superando uliveti e vigneti coi finestrini abbassati con la loro felicità ultraterrena. Per arrivare alla techno del Berghain, “il tempio” della trasgressione dei club berlinesi in cui sentirsi splendere pur immersi nel buio. Le vite di Claudia e Francesco, i protagonisti del romanzo di Mario Desiati, Spatriati (Einaudi), si muovono in una danza irrequieta, tra fughe e rincorse in cui nessuno esce vincitore; tra desiderio e distacco, alla ricerca di sé e di una felicità che per lei coincide con l’attimo di ronzio che precede la musica di un 33 giri. “Sta tutto lì, prima che la musica parta, che ti risucchi e ti avvolga in quel ballo”. Quell’attimo di fruscio prima che il dolore si svegli. Ed è allora, come sostenevano gli antichi, che “quando il dolore si fa insopportabile si alza la musica”. Perché “non è vero che si balla solo quando si è felici”. (Alessia Liparoti)

Sotto la falce. Un memoir

Sotto la falce. Un memoir libri consigliati 2021

Quest’anno la casa editrice NN ha pubblicato per la prima volta in Italia il memoir Sotto la falce di Jesmyn Ward, uscito negli Stati Uniti nel 2013. Lo ha fatto in quasi concomitanza con l’uscita di un pezzo di Ward su La Lettura del Corriere della Sera, tradotto sempre dalla bravissima Gaja Cenciarelli. In Il mio cuore in briciole raccontava come l’epidemia da Covid-19 si fosse intrecciata alle proteste e le rivolte del movimento Black Lives Matter. Ed è proprio quello che cerca di fare l’autrice con Sotto la falce: fare in modo che le vite, e le morti, delle persone nere valgano. La sua, quella di suo fratello Joshua, dei suoi amici, cugini, conoscenti, morti di morte violenta, uccisi a colpi di pistola, travolti da un suv, vittime della droga o della mala sanità. Jesmyn Ward è una scrittrice e una giornalista che conosce quello scrive. Non inventa, non gonfia, non esagera. E la sua storia è talmente atroce, eppure così comune, da diventare un manifesto da cui è impossibile sottrarre lo sguardo. (Silvia Cannarsa)

Le divoratrici

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Il nome di Lara Williams, prima ancora che alle sue opere letterarie, è per me legato ad alcuni dei più piacevoli articoli sulle serie TV degli ultimi anni: guardava per The Guardian le medesime cose che guardavo io, come Love, Girls, Crazy Ex-girlfriend. Essere sulla stessa lunghezza d’onda di una persona che non conosco, che non ho mai incontrato e che vive a molti chilometri da me, conducendo una vita completamente diversa dalla mia, è una cosa che da una certa età in avanti non capita più tanto spesso. Roberta, la protagonista di Le divoratrici, il romanzo di Lara Williams pubblicato in Italia da Blackie edizioni e tradotto da Dafne Calgaro e Marina Calvaresi, rappresenta chiunque possa dire di essere a posto con i desideri e con le relazioni: non perché non ne abbia più, ma perché non vuole che diventino una aspettativa sociale troppo grande. Con Le divoratrici Williams scrive una storia di una solitudine che ha bisogno di affermarsi e di essere sostenuta da altri esseri umani – può apparire una contraddizione ma non lo è – e sul rapporto del corpo femminile con lo spazio pubblico e privato, tanto nella sua definizione quanto nel suo limite: la segretezza del club culinario attorno a cui si svolge la narrazione è una possibilità o è un ostacolo? Le divoratrici, mentre mostra uno snodo o rapisce con un pensiero, non pretende niente, come Roberta che non si aspetta niente, eppure alla fine da lettrice le devo molto. Mi sento obbligata nei suoi confronti, ogni volta in cui con una luce fioca a sera tardi addento un soufflé. Roberta, a quasi trent’anni, inizia questa storia sola, bloccata nella sua vita quotidiana e magra e la finisce meno sola, più grassa e con molti desideri da soddisfare: questo passaggio è rivoluzionario perché tale è la libertà che ne deriva e il Supper Club, che Roberta inventa con una nuova amica di nome Stevie, diventa il luogo ideale per le barricate. (Elena Marinelli)

Di chi è la colpa

Alessandro Piperno, Di chi è la colpa, Mondadori

Niente è più complesso dell’avventurarsi tra i meandri delle relazioni familiari e in quei delicati equilibri che ci siamo trovati a esasperare e ridefinire proprio durante questi ultimi anni di pandemia. In Di chi è la colpa (Mondadori) Alessandro Piperno lo fa con una precisione chirurgica e delicata, raccontando di un bambino introverso che a piccoli passi si incammina verso l’età adulta. Figlio unico in una famiglia coperta di debiti e disfunzionale, in cui ogni legame è poco più di un’ombra, il protagonista si trova da un momento all’altro catapultato in una nuova esistenza, più luccicante e surreale, quasi quanto le menzogne che si trova a raccontare per reinventarsi. E seguendo il suo sentiero di bugie, siamo portati a interrogarci sulle colpe, i bisogni e i giudizi che immancabilmente trasferiamo sugli altri, sollevando da ogni responsabilità il nostro Io. (Francesca Tommasi)

Storia breve del mio corpo

Storia del mio breve corpo libri consigliati 2021

“Cominciamo dal mio corpo perché è lì dentro che tanto viene vinto e poi perso, perso, perso”. Non è un saggio qualsiasi quello che ci catapulta nell’esperienza intensa e dolorosa di Billy-Ray Belcourt che in Storia del mio breve corpo (Black Coffee, traduzione di Sara Reggiani) racconta la sua vita da NDN (“not dead native” ovvero “nativo non – ancora – morto”) in un Canada che, come un lupo “radioattivo”, continua a dare la caccia e rinchiudere nelle riserve le popolazioni indigene. La grande complessità della questione razziale si intreccia a quella, immensa e al tempo stesso molto personale, del rapporto con l’omosessualità in una comunità che si confronta da sempre con un contesto in cui viene storicamente negato il suo diritto all’esistenza. Ne consiglio vivamente la lettura a chi è in cerca di un contenuto originale, colto, potente: tra le altre cose scoprirà una riflessione profonda sull’essere al mondo, sulla bellezza e sulla capacità di chi, come l’autore, è capace di “brandire una parola come un fiammifero”. (Giusi Marchetta)

Atti di sottomissione

Copertina del libro Atti di sottomissione

Chissà che aria tira a Dublino. Tra Sally Rooney con i suoi adolescenti innamorati e teneramente delusi, e Naoise Dolan che scrive di relazioni affascinanti e morbose, si potrebbe pensare che sia il microcosmo perfetto delle storie d’amore. Ed è proprio qui che entra in scena Megan Nolan, che spinge la scrittura sentimentale più in là, verso l’ossessione, la violenza, pure. Al centro di Atti di sottomissione (NN, traduzione di Tiziana Lo Porto), infatti, c’è la storia di una narratrice che cerca disperatamente di rifugiarsi nell’amore, una dimensione in cui “si validano quei momenti altrimenti vuoti in cui fai pratica a diventare una persona”, sottomettendosi a un uomo più grande, abilissimo nell’arte del mansplaining. Forse è perché siamo stanchi dei piccoli protagonisti innamorati e tentennanti delle autrici irlandesi che quella di Nolan sembra portare un’ondata di aria fresca a Dublino, con una storia di ossessione e violenza che pare tanto sconfessata negli ultimi anni, ma che semplicemente non aveva ancora trovato la voce giusta. (Francesca Faccani)

La città dei vivi 

Lagioia_La città dei vivi

“È sempre: ti prego, fa’ che non succeda a me. E mai: ti prego, fa’ che non sia io a farlo”.
La città dei vivi (Einaudi), romanzo uscito l’anno scorso ma di cui parlo in occasione dell’uscita dell’omonimo podcast, che ha reso il progetto uno dei fenomeni narrativi più interessanti degli ultimi tempi, è la ricostruzione del delitto Varani, un fatto di cronaca che sconvolse l’opinione pubblica nel 2016. Ricerche, articoli, atti ufficiali, interviste, dichiarazioni: Nicola Lagioia sviscera e sfilaccia una vicenda macabra, affondando le mani non nella vita della vittima, ma dei suoi carnefici – cosa spinge due ragazzi qualunque, con problemi qualunque, a seviziare, martoriare e uccidere un loro coetaneo? E più prosegue, affannosa, la ricerca del movente, più si spalanca l’abisso dell’animo umano, specchiato da una Roma (La città dei vivi del titolo) corrotta e degradata, ma mastodontica e irresistibile. Come irresistibile è il male, proprio quello che ci repelle e ci disgusta, ma poi ci travolge e ci obbliga a guardarlo in faccia. Davanti a lui, ogni giudizio è sospeso: si può solo cercare di comprendere e accettare la verità più terribile – che dalla parte dei carnefici potremmo esserci anche noi. (Sara Canfailla)

Homo Caelestis

copertina-del-libro-homo-caelestis-di-tommaso-ghidini

Lo Spazio è un argomento spesso raccontato con grande entusiasmo; è raro in fondo non essere colti da vertigine quando si parla di numeri così grandi da essere difficilmente comprensibili, così come quando si scopre il grado di innovazione tecnologica raggiunta in questo campo da chi ci lavora. Tommaso Ghidini, ingegnere a capo della Divisione di Strutture Meccanismi e Materiali dell’Agenzia Spaziale Europea, è proprio una delle persone che della ricerca sullo Spazio ha fatto la propria professione. Ma, al contrario di chi una volta ottenuto il lavoro dei propri sogni con l’abitudine si fa prendere dal disincanto, Ghidini nel suo libro racconta il passato, il presente e il futuro dell’esplorazione spaziale con un senso di grande meraviglia. Homo Caelestis – L’incredibile racconto di come saremo (Longanesi) è quindi un libro per chi vuole scoprire il futuro dell’esplorazione spaziale, tra stazioni Lunari e città su Marte, dalla voce di chi contribuisce a costruirlo, esplorando al contempo le radici e le speranze di un settore che ha cambiato – e cambierà ancora – la storia dell’umanità. (Nadia Corvino)

Ombre sullo Hudson

Isaac Bashevis Singer

Un romanzo di 663 pagine, numero forse cabalistico, per reggere la lettura deve essere almeno un capolavoro. Ombre sull’Hudson, riproposto da Adelphi nella traduzione di Valentina Parisi, lo è davvero. Isaac Bashevis Singer lo scrisse a puntate per un giornale Yiddish fra il ’57 e il ’58, e sembrerebbe, vista la tarda traduzione inglese, sia stato a lungo considerato opera minore. È invece uno dei luoghi letterari dove emerge con maggior forza l’incredibile e virtuosistica capacità affabulatoria, l’esplorazione religioso-filosofica, il senso tragico ma anche comico e grottesco dell’esistenza. La vita quotidiana di un gruppo di ebrei askenaziti segnati da dolori immani e ritrovatosi a New York dopo l’Olocausto, tra senso degli affari, misticismo, avarizia, dongiovannismo, disperazione, idealismo, furfanteria, inseguita con perfetta simmetria di piani narrativi  (nonostante le insidie del feuilleton) è semplicemente la Commedia Umana. Singer parla del suo mondo. Ma come un Balzac del ‘900. (Mario Baudino)

Questo giorno che incombe

copertina del thriller questo giorno che incombe di antonella lattanzi

Ho aperto questo libro all’indomani dell’uscita, senza sapere esattamente cosa aspettarmi. E facevo bene: perché in ogni caso, credo, le mie aspettative sarebbero state spiazzate. Conoscevo l’amore di Antonella Lattanzi per Stephen King. Ma, pur conoscendo questo suo amore, non pensavo che entrare nel condominio di Questo giorno che incombe (HarperCollins Italia) potesse somigliare (pur senza nessuno dei tratti epigonici delle somiglianze che nascono dall’imitazione: questo è un libro originale, direi anzi unico nella narrativa italiana contemporanea) così tanto all’esperienza deliziosamente terrificante che associo alla lettura del Re. Ti incolla alle pagine senza che tu possa staccartene (infatti, incautamente l’ho iniziato di sera, non immaginando che avrei passato la notte intera a leggere, come non mi capitava da un’infinità di tempo), ti dà l’impressione di entrare davvero in un mondo, un microcosmo inquietante e fascinoso. Ti tiene con il fiato sospeso, mentre scopri le molte facce ambivalenti dei personaggi. Insomma, un’ottima lettura per chi ama i brividi autoindotti. (Ilaria Gaspari)

Riaffiorano le terre inabissate

terre inabissate di M John Harrison

Riaffiorano le terre inabissate, l’ultimo romanzo di M. John Harrison (Atlantide, traduzione di Luca Fusari) è inquietante e magnetico come l’avvistamento di un mostro marino. Lungo due fiumi, il Tamigi e il Severn, si dispiegano le vite di Shawn e Victoria, che si incontrano, tentano un avvicinamento con scarso successo – nelle storie del post Brexit la comunicazione è sempre insoddisfacente. Uno è reduce da un esaurimento e vive in una pensione marcescente a Londra, l’altra lascia la città e si trasferisce nella casa della madre morta da poco, in un angolo dello Shropshire dove la gente porta a spasso cani immaginari. Tra teorie del complotto, uomini acquatici, un libro vittoriano che ritorna ripetutamente, rimane addosso l’impressione che tutti gli altri sappiano di cosa si sta parlando, anche quando si parla di niente. C’è dentro queste pagine una tristezza che spezza il cuore, ma la scrittura non cede mai; il disorientamento è nel quotidiano, i fantasmi sono i nostri. I mostri marini nella pancia hanno pur sempre i relitti del mondo di sopra. (Anna Maniscalco)

Storie dell’arcobaleno

Storie dell'arcobaleno libri consigliati 2021

Che la letteratura permetta di vivere non solo la propria, ma mille vite è un’affermazione che – per abuso e per rispetto – non è più consustanziale a Umberto Eco, ma ricade nel dominio di aforismi.it. Ci credono più le borse dei libri. Infatti, l’autofiction, genere prediletto dei tempi di una guerra di tutti contro tutti dell’unica vita pensabile, fa carcere, fa marketing e fa leggenda. Ma occorre continuare, dimostra William T. Vollmann nelle Storie dell’Arcobaleno (minimum fax, traduzione di Cristiana Mennella) dove le vite altrui sono di “skinhead, pazienti di radiologia, puttane, innamorati, feticisti e altre anime perse”: lo spettro di una totalità. Vollmann si chiede: si può parlare di vite diverse dalla propria? La risposta è no. Provandoci, è possibile fare del bene? Di nuovo, no. Come spiegarsi la repulsione che i colori dell’arcobaleno hanno l’uno per l’altro? La risposta è boh. Si è detto che Vollmann scriva per perdonarsi una colpa irrimediabile o per salvare il mondo; sa di non potere e come per un castigo, o in un sottoprodotto alchemico, la sua pagina trasuda qualcosa di amorale, sbagliato, eccessivo, deforme, qualcosa di mostruoso, ma la grazia dei suoi fallimenti è molto più di quanto chiediamo ai nostri successi. (Gianluca Catalfamo)

Non è questo che sognavo da bambina

Non è questo che sognavo da bambina

A furia di usi e riusi alcune etichette diventano così inflazionate da perdere significato, fino al momento in cui non sopraggiunge un esemplare così valido della specie da poter restituire significato al concetto: Non è questo che sognavo da bambina (Garzanti) di Sara Canfailla e Jolanda di Virgilio, è uno di questi esemplari, un romanzo generazionale a tutti gli effetti. Ironico, autentico e dolceamaro, il romanzo d’esordio delle due giovani autrici ritrae alla perfezione il mondo del lavoro vissuto da schiere di millennials cresciuti sognando di lavorare nelle industrie creative, solo per scoprire, ormai troppo tardi, che i lavori a cui potevano realmente aspirare avrebbero strangolato la loro fantasia, creatività e voglia di fare; con tono pungente e un realismo spizzante, Non è questo che sognavo da bambina catapulta il lettore nella vita dei giovani stagisti, neolaureati, fuorisede, esauriti: quelli che si sentono quasi costretti a ritenersi fortunati perché loro sono quelli che ce l’hanno fatta, hanno trovato uno stage a Milano, poco importa che sia mal retribuito: tanti loro coetanei morirebbero dalla voglia di accettare la posizione che, lentamente e inesorabilmente, ucciderà i sogni con cui siamo cresciuti da bambini. Ingenuo? Può darsi. Geniale? Assolutamente. (Elena Asquini)

La balena alla fine del mondo

la balena alla fine del mondo

Nel paesino di St Piran tutti parlano di quando il disorientato capodoglio si incagliò vicino a riva; fu lo stesso giorno in cui l’analista finanziario Joe Haak venne ritrovato, tramortito, sulle coste di Piran Sands. Che si sia trattato di un presagio di sventura, venuto ad ammonire gli abitanti del villaggio circa i pericoli di un’imminente Apocalisse? O se, piuttosto, il salvataggio di uomo e animale non abbia costituito un provvido segno del destino, apparso a ricordare quanto la collaborazione sia l’unica via per la sopravvivenza? Con una prosa che sa di fiaba e un linguaggio aperto all’ambiente, ne La balena alla fine del mondo (Bollati Boringhieri, traduzione di Simona Garavelli) John Ironmonger ci conduce attraverso i temi critici del contemporaneo ma con uno sguardo possibilista verso gli accadimenti del futuro. Perché la speranza è l’ultima a morire, che sia essa la fine dell’anno, come pure la fine del mondo. (Stefano Risso)

La casa sul mare celeste

La casa sul mare celeste libri consigliati 2021

A volte è necessario perdersi per ritrovarsi, ma Linus Baker, il protagonista de La casa sul mare celeste (Mondadori, traduzione di Benedetta Gallo) di T. J. Klune, non ha proprio intenzione di perdersi in un bel niente. Ha una casa in un posto dove piove sempre, una gatta a cui non sta troppo simpatico, una vicina che non fa altro che impicciarsi delle sue faccende amorose, pochi capelli e una pancia sempre più rotonda. Ha un lavoro, una scrivania su cui non può poggiare alcun effetto personale, miliardi di cartelle da controllare ogni giorno, in un estremo, rigido silenzio. Non ci sono colori nella sua vita a parte quelli di una cartolina. Una spiaggia e l’oceano, con una scritta “Non vorresti essere qui?”. Linus Baker non vorrebbe essere lì, perché la sua vita è perfetta così com’è. Non ha bisogno di altro. Fino a che tutto questo altro non sfonda le barriere di grigio cemento che ha eretto intorno al suo cuore. Quando si troverà costretto a ispezionare l’orfanotrofio di Marsays, a due passi dall’oceano che non aveva mai visto, i colori di Lucy, Sal, Theodore, Talia, Phee e Chauncey, i magici piccoli abitanti dell’isola, lo travolgeranno, spingendolo a desiderare una vita che non aveva mai sognato di poter meritare. Sarà poi Arthur Parnassus, il direttore dell’orfanotrofio, a restituirgli il cuore che aveva avvelenato di vuoto, ricordandogli che l’amore, in tutte le sue forme, è l’unico motivo per cui vivere.
(Giuseppe Cecere)

Raccontare la fine del mondo – Fantascienza e antropocene

Raccontare la fine del mondo

Venezia sott’acqua, un animale morente: a partire da queste due fotografie Marco Malvestio racconta come l’immaginario (e soprattutto quello fantascientifico) della fine del mondo sia una delle narrazioni (forse la narrazione) attraverso cui la nostra cultura cerca di fare i conti con quella complessa relazione fra uomo e ambiente che in anni recenti abbiamo imparato a chiamare Antropocene. Muovendosi fra apocalissi zombie (ricondotte alla loro origine coloniale nelle piantagioni), pandemie letali, piante e animali dotati di agency, Raccontare la fine del mondo – Fantascienza e antropocene (nottetempo), il saggio di Malvestio, costruisce un racconto intelligente, mosso da un’urgenza in alcune pagine genuinamente militante, per spiegare non tanto (non solo) i molti film e romanzi da cui parte la sua analisi, ma soprattutto uno dei nodi più problematici del nostro presente. (Giuseppe Carrara)

La seduta spiritica

La seduta spiritica

Non tutte le storie di fantasmi popolano i castelli: alcune vivono nei palazzi del potere. Apro La seduta spiritica (minimum fax) di Antonio Iovane aspettandomi un’ucronia, un What if ambientato nel metaverso della prima Repubblica. Cosa sarebbe successo se un gruppo di democristiani si fosse radunato in una casa in collina, e avesse provato a individuare il luogo della prigionia di Moro interpellando gli spiriti? Eppure è tutto vero. È il 2 aprile del 1978 e lo spirito di don Luigi Sturzo risponde a Romano Prodi e ai suoi compari con una parola: Gradoli. Si tratta della piccola cittadina nel Lazio? Oppure di una via sperduta nella periferia romana? Questa è una storia di fantasmi molto, troppo reale. I detective dell’occulto si chiamano Leonardo Sciascia, Eugenio Montale, Marco Pannella. Come in un numero di Dylan Dog, ci aggiriamo in spazi chiusi: il salotto dove i democristiani muovono il piattino sul tavolo; l’aula giudiziaria dove il più grande scrittore siciliano – forse il più grande italiano – interroga gli occultisti; le stanze isolate e prive di indirizzi dove le BR trattengono Moro. È allora che comprendiamo che è molto più facile fidarsi degli spettri che degli uomini. (Lorenzo Barberis)

Mi stai ascoltando?

cover mi stai ascoltando tillie walden

Incontrare i lavori di Tillie Walden per la prima volta è un’esperienza multisensoriale, a tratti sinestetica. Capisci dal primo momento in cui approcci un suo racconto grafico che cambierà il tuo modo di intendere il fumetto. Già le sfumature di glicine del suo primo memoir Trottole (Mondadori Ink) avevano lasciato un segno in me, ma è con Mi stai ascoltando?, edito quest’anno da Bao Publishing, che mi ha conquistato definitivamente. Il modo in cui i vuoti si tramutano in sospensioni piene di senso è ciò che rende Walden unica, l’aspetto più evidente del suo talento. Riuscire a portare avanti la trama senza il supporto delle parole è forse uno dei maggiori successi di un artista dell’arte sequenziale, e questa autrice, ancora giovane solo all’anagrafe (è nata nel 1996) ma con alle spalle quasi una decina di pubblicazioni, è senza ombra di dubbio la più grande fumettista della sua generazione. (Veronica Tosetti)

Book tour. L’autore incontra il suo pubblico

booktour

Candidato al Premio Eisner 2021, Book Tour. L’autore incontra il suo pubblico (Edizioni BD, traduzione di Simone Roberto) è una graphic novel firmata dal fumettista inglese Andi Watson. In questa commedia nera dai toni esplicitamente kafkiani, un autore parte per il tour promozionale del suo ultimo libro, ma le cose vanno storte sin dal principio e il protagonista sembra essere perseguitato da un’inspiegabile sfortuna: all’arrivo in città viene derubato, la casa editrice sembra averlo abbandonato, i suoi firmacopie sono sempre deserti e, come se non bastasse, una libraia scompare nel nulla dopo una sua presentazione. Con un fantomatico killer che si aggira per le strade, il nostro autore si ritrova indagato per omicidio. Restando sempre ironico, Watson tiene in perfetto equilibrio paradosso e complessità. Il suo tratto semplice ed essenziale, a momenti abbozzato, mette ancora più in risalto l’assurdità di ogni situazione: il risultato è una calma apparente che sembra sul punto di esplodere da un momento all’altro. Con un mistero che si infittisce sempre di più, tra omicidi, bistecche ben cotte e valigette scomparse, Book Tour è una di quelle letture da terminare tutte d’un fiato. (Cristiana Chiumenti)

Prima che il gallo canti: Il carcere-La casa in collina

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Nel 2021 ho avuto l’occasione di rileggere e riscoprire un classico della letteratura italiana. Prima che il gallo canti (nella nuova edizione Garzanti a cura di Gabriele Pedullà) è il dittico con cui Cesare Pavese nel 1948 raccolse due romanzi brevi, Il carcere e La casa in collina. Il primo è il racconto dell’aspro isolamento di Stefano, confinato politico in uno sperduto e inospitale paese del sud Italia, il secondo invece segue Corrado, intellettuale di mezza età pavido e insicuro, all’epoca della caduta del fascismo e della guerra civile. Mi ha colpito, e fatto riflettere, come in entrambi i romanzi i temi fondamentali della realtà storica dell’epoca – soprattutto un’attrazione e repulsione per l’impegno politico che fu propria anche di Pavese stesso – aprano a una riflessione sulla solitudine esistenziale e un desiderio lacerante di amore e comunione, che anche per l’incapacità e la viltà dei protagonisti sembra destinato a non potersi mai realizzare. Quello che ci interroga ancora oggi è il dramma di uomini e donne presi – come scrisse Pavese in una lettera – nelle grinfie della storia – che cercano disperatamente di trovare un agire all’altezza di ciò che l’epoca chiede loro, e poter spezzare la separazione cui sembrano irrimediabilmente condannati. (Niccolò Bosacchi)

rivista il Libraio

Non è finita: se siete in cerca di consigli di lettura, di libri da regalare e da regalarvi, vi consigliamo l’ultimo numero dell’anno della nostra rivista, con oltre 140 romanzi e saggi del 2021 selezionati dalla redazione. Libri per tutte le età, di tutti i generi, a partire dalla fiaba natalizia di J.K. Rowling, Il Maialino di Natale.

Fotografia header: GettyEditorial 01-06-2021

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