Ci sono libri che ci travolgono. Che ci fanno piangere, ridere, pensare, sognare. E quando finiscono, ci lasciano con una domanda sottile e urgente: “E adesso?”. I “libri balsamo” arrivano proprio lì, nel dopo. Sono letture di passaggio, capaci di prenderci per mano mentre lasciamo andare una storia che abbiamo amato. Non sono mai uguali per tutti, perché ogni grande libro lascia dietro di sé una scia diversa. Ma se scelti con cura, ci aiutano a ritrovare il respiro e, soprattutto, la voglia di voltare ancora una pagina… Cosa leggere, quindi dopo un saggio sconvolgente? E dopo un grande classico? E come superare il vuoto lasciato da una saga familiare? E da un fantasy?

Succede, a volte. Finisci un libro bellissimo, di quelli che ti sconquassano l’anima, che ti fanno ridere, piangere, pensare e sognare. Chiudi l’ultima pagina e resti lì, in uno stato di sospensione. Come se ti avessero appena strappato via da un altro mondo. Ti senti svuotato, quasi orfano. E dentro di te si insinua una domanda silenziosa, quasi timorosa: “E adesso, cosa leggo?”.

Trovare un grande libro è raro, ma forse ancora più difficile è trovare il libro giusto da leggere dopo. Perché dopo una lettura che ci ha rapiti, ogni altra storia rischia di sembrare tiepida, inadatta. Ecco perché esistono i libri balsamo: letture di passaggio, di guarigione.

I “libri balsamo”, letture di guarigione (che non cercano il confronto)

I “libri balsamo” non pretendono di essere migliori o più belli. Non cercano il confronto. Sono quelli che ti prendono per mano e ti accompagnano fuori dal vortice lasciato da un romanzo che hai amato profondamente. Ti fanno respirare. Ti sussurrano: “Va bene così. Possiamo andare avanti“.

Non esiste un identikit preciso…

Ma attenzione, non esiste un identikit preciso di questa categoria: i libri balsamo non sono sempre gli stessi, perché funzionano in relazione a ciò che abbiamo appena letto. Ogni grande lettura lascia dietro di sé una specie di scia emotiva, e il libro giusto per “dopo” deve saperla accogliere e trasformare. Un po’ come nella vita: dopo una relazione amorosa intensa, serve una ripartenza delicata, qualcuno – o qualcosa – che non abbia fretta di conquistare, ma solo di lenire.

Cosa leggere dopo un grande classico?

Dopo un classico monumentale, per esempio, come I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij (Garzanti, traduzione di Maria Rosaria Fasanelli) o Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas (Garzanti, traduzione di Lanfranco Binni), non c’è nulla che possa “reggere il confronto”. E allora meglio non confrontare. Meglio cambiare passo, ma restare in ascolto di quella stessa voce interiore che il grande romanzo ha risvegliato.

una stanza tutta per sé di virginia woolf è un libro da regalare

Un saggio sulla letteratura può essere il terreno ideale per atterrare con grazia: volumi brevi ma densi, che continuano a far pensare e sentire senza pretendere di travolgere. Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf (Garzanti, traduzione di Alessio Forgione), Lezioni americane di Italo Calvino (Mondadori), o – per chi cerca una voce più contemporanea – Il realismo è l’impossibile (nottetempo) di Walter Siti. Sono testi che mantengono alta la tensione intellettuale, ma con una leggerezza nuova, più riflessiva che totalizzante.

Se invece l’idea della critica letteraria vi fa sbadigliare, si può restare in zona affinità, ma virare verso qualcosa di più confidenziale e divulgativo: libri che parlano di libri, ma con il tono della confessione. Libri che mi hanno rovinato la vita (Einaudi) di Daria Bignardi o Cambiare idea (minimum fax) di Zadie Smith, per esempio, sono due percorsi molto diversi ma entrambi profondamente autentici, in cui le autrici raccontano le letture che le hanno formate e ispirate. È un po’ come partecipare a un gruppo di lettori anonimi: ci si ritrova a condividere l’impronta lasciata da un grande amore, ammettendo che sì, è stato meraviglioso, ma là fuori – per fortuna – ci sono ancora tanti mondi da esplorare.

Cosa leggere dopo un libro che ci ha fatto piangere?

Copertina del libro La bella e la bestia di Benjamin Lacombe

Dopo un libro che ci ha fatto piangere fino a svuotarci, la tentazione più comune è cercare una lettura allegra, qualcosa che distragga e faccia respirare. Ma forse non è la via giusta. Il sollievo non sempre arriva con il contrasto: a volte è meglio restare dentro la stessa onda emotiva, ma ammorbidendone il peso. In questi casi, i “libri balsamo” più efficaci sono quelli che parlano al cuore con delicatezza: fiabe, albi illustrati, storie per l’infanzia che parlano al cuore degli adulti.

Le favole rivisitate da Benjamin Lacombe – intensissime, poetiche, visivamente magnetiche, pubblicate in Italia da Ippocampo e Rizzoli – ci offrono una bellezza che consola senza semplificare.  Oppure storie gentili come Grande Panda e Piccolo Drago (Rizzoli, traduzione di Chiara Carminati) di James Norbury, o Lucciole, squaletti e un po’ di pastina (Salani) della scrittrice premio Strega Donatella Di Pietrantonio, che in poche pagine riesce a evocare il senso profondo della cura. Sono libri che non negano il dolore, non lo zittiscono. E, proprio per questo, aiutano davvero ad andare avanti.

E quindi anche noi proseguiamo. Dopo una rom-com spumeggiante, di quelle che ti fanno sorridere per giorni – Better Than The Movies. Meglio che nei film  e il nuovo di Nothing Like the Movies. Mai come nei film (Magazzini Salani) di Lynn Painter, o uno dei romanzi di Emily Henry (in Italia pubblicata da HarperCollins) – serve qualcosa che rimetta i piedi a terra, ma senza spegnere la luce. Le graphic novel possono essere perfette: ironiche, vere, con la giusta dose di malinconia. Zerocalcare è l’ideale per accompagnare quel passaggio, con il suo umorismo graffiante e l’inconfondibile vena emotiva. Anche se – diciamolo – dopo Zerocalcare serve spesso un altro balsamo ancora: qualcosa che smorzi l’overthinking e riaccenda l’adrenalina. È il momento dei thriller ben costruiti, trame che rapiscono e portano lontano: Donato Carrisi (per Longanesi) e Joël Dicker (per La Nave di Teseo) sono perfetti per infilarsi in trame ad alta tensione e farsi travolgere.

Come superare il vuoto dopo aver terminato una grande saga?

C’è ancora un altro tipo di vuoto: quello lasciato dalle saghe familiari. Dopo aver vissuto anni accanto a personaggi che sembravano diventare parte della nostra vita – come accade con i libri de L’amica geniale di Elena Ferrante (edizioni e/o) – il rischio è sentirsi spaesati. In questi casi, la direzione da prendere è quella del piccolo, dell’intimo. Libri che parlano sottovoce, ma arrivano dritti al punto. Come I beati anni del castigo di Fleur Jaeggy (Adelphi), Vita mortale e immortale della bambina di Milano di Domenico Starnone (Einaudi), Il senso di una fine di Julian Barnes (Einaudi, traduzione di Susanna Basso) o Le nostre anime di notte di Kent Haruf (Mondadori, traduzione di Fabio Cremonesi). Pagine brevi, ma affilate come coltelli, capaci di restare dentro a lungo.

vita mortale e immortale

Dopo un fantasy epico, come Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien o Harry Potter di J.K. Rowling, la nostalgia può essere quasi fisica. Il trucco, qui, è restare nel sogno ma cambiare lingua: passare al realismo magico. I romanzi di Gabriel García Márquez, le visioni di Jorge Luis Borges: storie in cui il meraviglioso continua a pulsare, ma con una nuova profondità.

Copertina di "Walden. Vita nei boschi", tra i libri per ragazzi 2025

Dopo un libro distopico o apocalittico, di quelli che ti sbattono in faccia un mondo sull’orlo della fine – qualcuno ha detto Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood (Ponte alle Grazie, traduzione di Camillo Pennati)? – abbiamo bisogno di ritrovare il nostro. Serve un balsamo che riporti alla terra, al qui e ora. Una storia radicata nella natura e nella lentezza. Walden (Giunti, di Massimo Bocchiola) di Henry David Thoreau o L’ordine del tempo (Adelphi) di Carlo Rovelli: libri che rimettono in ordine i pensieri, che riallacciano i fili col presente, che ci ricordano che la bellezza – e la possibilità – esistono ancora.

Cosa leggere dopo un saggio sconvolgente?

Dopo un saggio sconvolgente, uno di quelli che cambiano per sempre il modo in cui guardiamo il mondo – come Armi, acciaio e malattie di Jared Diamond (Einaudi, traduzione di Luigi Civalleri) – non possiamo semplicemente “passare oltre”, serve tempo per far decantare. Per questo, il libro balsamo ideale, forse, può essere un romanzo contemplativo, che ci accompagni nel silenzio della riflessione: Stoner di John Williams (Mondadori, traduzione di Stefano Tummolini), o Norwegian Wood di Haruki Murakami (Einaudi, traduzione di Giorgio Amitrano).

Norwegian wood Haruki Murakami

Dopo una biografia appassionante, il passo successivo non può essere un salto nel vuoto. Serve qualcosa che mantenga un piede nella realtà, ma con uno sguardo più obliquo, più narrativo. Il “libro balsamo” qui può essere un romanzo ispirato a fatti veri, oppure una raccolta di racconti che sembrano pezzi di vita vissuta: il nostro consiglio ricade su Persone normali di Sally Rooney (Einaudi, traduzione di Maurizia Balmelli), oppure La donna che scriveva racconti di Lucia Berlin (Bollati Boringhieri, traduzione di Federica Aceto).

la donna che scriveva racconti di lucia berlin

E poi c’è la poesia. Se ci ha toccato nel profondo, se ci ha fatto sentire capiti e vulnerabili, non è facile tornare subito alla prosa. Ma ci sono romanzi scritti con un’anima lirica, con frasi che sembrano versi: La strada di Cormac McCarthy (Einaudi, traduzione di Martina Testa), Gli anni di Annie Ernaux (L’orma, traduzione di Lorenzo Flabbi), o ancora Brevemente risplendiamo sulla terra di Ocean Vuong (La nave di Teseo, traduzione di Claudia Durastanti).

Ogni storia importante lascia una scia

Insomma, ogni storia importante lascia una scia. A volte è una ferita, a volte una luce. Ma c’è vita dopo i grandi libri? I “libri balsamo” ci dicono di sì. Sono loro ad accompagnarci oltre, senza fretta, senza clamore. E a ricordarci che, anche dopo una lettura che ci ha cambiati, ce ne sarà un’altra pronta a sorprenderci. Basta solo voltare la pagina giusta.

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