Non l’ennesima lista dei “migliori libri dell’anno”, ma una selezione di libri del 2024 consigliati, che abbiamo scelto tra i romanzi, i saggi, le raccolte di poesie e i fumetti che ci hanno colpito. Non un altro elenco di titoli “imperdibili”, piuttosto un percorso di lettura sentimentale…
Libri consigliati 2024: quali sono i titoli migliori di quest’anno? Quali i romanzi e saggi del 2024 “da non perdere”, perfetti per le vostre prossime letture o come idee regalo?
Con la fine dell’anno che si avvicina, le classifiche di lettura si moltiplicano in tutto il mondo: dalle scelte del New York Times ai “libri dell’anno” del New Yorker, i titoli migliori del 2024 continuano a suscitare grande curiosità.
Può interessarti anche
Noi del sito ilLibraio.it, però, preferiamo presentare una raccolta un po’ diversa, dedicata a quei libri che, per il loro impatto personale, ci hanno colpito ed emozionato (abbiamo fatto la stessa cosa negli ultimi anni: qui, ad esempio trovate a lista relativa al 2023, qui quella relativa al 2022, e qui quella sul 2021).
Quella che vi proponiamo, quindi, non è una classifica dei migliori libri dell’anno, ma uno spazio in cui ciascuna delle nostre collaboratrici e dei nostri collaboratori ha scelto un titolo tra quelli letti e amati da gennaio a novembre, spiegando in poche righe perché lo ha ritenuto speciale. Certo, sarebbe stato più semplice selezionare cinque o dieci libri, ma, in fondo, si tratta di un gioco, di un suggerimento personale, guidato dai propri gusti e dalle esperienze individuali.
Nella lista di quest’anno troverete libri di ogni genere: alcuni già noti e altri che hanno avuto meno visibilità, autori affermati e nuove voci, senza dimenticare alcune imperdibili nuove edizioni.
Speriamo che la nostra selezione possa ispirarvi e, se vorrete condividere anche il vostro “libro consigliato dell’anno”, inviate una mail a digital@illibraio.it, indicando nell’oggetto l’hashtag #ilLibraioConsiglia2024. Siamo curiosi di conoscere i vostri consigli.
Infine, se siete in cerca di altre ispirazioni, potete scaricare gratuitamente in PDF o epub l’ultimo numero della rivista Il Libraio, con decine e decine di suggerimenti di lettura e una pratica guida ai regali che ripropone alcuni tra i libri più amati dell’anno.
Inoltre, vi ricordiamo che a inizio anno abbiamo raccolto qui oltre 370 nuovi libri tra i più attesi dei primi mesi del 2024, e prima dell’estate abbiamo selezionato qui circa 300 novità arrivate in libreria a metà annata, tra romanzi (dai thriller ai romance, dalle saghe familiari ai fantasy), saggi, manuali, memoir, autobiografie, raccolte di poesie e racconti, manga, fumetti, graphic novel e tanti albi e storie per bambini e ragazzi.
Può interessarti anche
Ora spazio ai nostri consigli:
Il costo della vita
Il costo della vita – secondo folgorante capitolo dell’Autobiografia in movimento della scrittrice britannica Deborah Levy (NN, traduzione di Gioia Guerzoni) – non è soltanto un libro di memorie, ma anche un saggio su cosa significhi essere donna oggi, su come si possa raggiungere la propria libertà abbandonando la maschera della femminilità che la società ci impone e assumendoci il rischio, ma soprattutto il costo che una scelta simile comporta. L’autrice racconta di un complicato periodo di “passaggio da una vita all’altra”, in cui si è trovata a vivere, nel pieno della propria ascesa professionale, un doloroso divorzio e un nuovo inizio assieme alle figlie, in un condominio malconcio nel nord di Londra. Sarà proprio questa fase di transizione che la porterà a scrivere in prima persona, a usare un “io” che “mi era vicino ma che non ero io”. Attingendo dalla vita di tutti i giorni, Levy ci regala pagine di grande letteratura in cui ogni oggetto diventa un portale per il passato e ogni scelta estetica una questione di resistenza. (Giuliana Altamura)
Può interessarti anche
L’amore è un fiume
Lo prendi tra le mani e lo senti scottare: perché sì, L’amore è un fiume, come Carla Madeira (qui la nostra intervista all’autrice brasiliana) ci dice nel titolo del suo romanzo (edito da Fazi, nell’eccezionale traduzione di Daniele Petruccioli), ma è anche un fuoco che illumina tutto e che al tempo stesso rischia di distruggerci. Quantomeno è quello che succede a Venâncio e Dalva, e insieme a loro alla prostituta Lucy, segnati ciascuno a suo modo dalle scintille – fatate o stregate – del sentimento più antico del mondo. A raccontarcelo è una prosa sensoriale e al tempo stesso onirica, che alterna morsi e fitte interiori, lirismo e antiche ossessioni, con un ritmo dolcissimo e velenoso che ci allontana da ogni nostra certezza, spingendoci a errare tra le strade divine e sboccate di un intreccio a dir poco travolgente. Un testo magnetico, sovversivo, catartico. Consigliato a chi con la letteratura desidera viaggiare, ma anche imparare a pensare (e a sentire) in maniera nuova. (Eva Luna Mascolino)
Risplendo non brucio
Le guerre non conoscono secoli né orizzonti: ardono ancora e hanno sempre lo stesso fetore di sangue, lo stesso popolo di diavoli e spettri. Ilaria Tuti sa parlare di umanità, lo fa con la sua scrittura vibrante, di immagini e di cuore: in Risplendo non brucio (Longanesi), gli uomini sono scheletri senza nome che nel teatro dell’orrore di Dachau fanno qualsiasi cosa per sopravvivere alla crudeltà di altri uomini, orgogliosi di un teschio come simbolo, progenie nera del Führer. È la storia di un padre, ridotto a una bestia alla corte del male, e una figlia, che nella sua Trieste scopre un buco nero di perversione e violenza: Johann e Ada sono separati da chilometri, ma immersi nella stessa oscurità, sporca di dolore e di cenere. Tra thriller e storia, Tuti parla della genesi del male, di un fuoco che si nutre delle allucinazioni del potere e delle viscere degli uomini. Con una luce: in mezzo a quel fuoco e a quell’orrore, abbiamo la possibilità, e il dovere, di scegliere il bene. (Francesca Cingoli)
Elsewhere. Benvenuti ad Altrove
Dopo il successo di Tomorrow, and Tomorrow, and Tomorrow, da ottobre Elsewhere – Benvenuti ad Altrove (Nord; edito per la prima volta in lingua originale nel 2005) è arrivato anche in Italia con la traduzione di Chiara Brovelli. La quindicenne Elizabeth, morta prematuramente, conduce i lettori alla scoperta di un aldilà ben diverso dall’immaginario dantesco: Altrove è una sorta di mondo parallelo, dove è possibile avere una seconda occasione, ma bisogna essere in grado di coglierla. Liz, infatti, sentendosi oggetto di una grande ingiustizia, fatica ad accettare l’aiuto di sua nonna Betty o ad aprirsi a nuove conoscenze. Se potesse, passerebbe ore a sbirciare cosa accade sulla Terra alla sua famiglia e ai suoi amici attraverso Ponti di osservazione speciali. Eppure per lei non sono finite le occasioni per essere felice e realizzarsi: Gabrielle Zevin crea una commedia delicata, divertente e commovente sulla vita dopo la morte, dando prova, ancora una volta, della sua straordinaria fantasia. (Gloria Ghioni)
La reputazione
Immagina di trovarti a una festa d’altri tempi, tra divani in velluto, luci soffuse e calici di champagne sottilissimi. Le voci, le risate, i tintinnii: tutto vibra di eleganza e mistero. In quel mondo, tu stessa cambi; ti scopri diversa, forse persa, ancora incerta eppure carica di una scintilla di vita. Sei una giovane donna nella Roma degli anni ’80, immersa nel fascino e nell’ambiguità di una delle boutique più prestigiose della città, specchio della sua enigmatica proprietaria. Con La reputazione (Guanda), Ilaria Gaspari (qui la nostra intervista) ti catapulta in questa dimensione in bilico tra noir e introspezione, attraverso parole che scivolano precise e vivide. La sua è una scrittura avvolgente, che costruisce atmosfere in cui immergersi come in luoghi interiori, da cui una volta entrati non si vuole più uscire. È un romanzo unico, capace di essere insieme romantico, inquietante e profondo (e anche molto divertente!), un invito a una festa desiderata e intrigante, di quelle a cui si va col cuore in gola, perché – come le migliori narrazioni – sai che ti trasformerà, ma non sai ancora come. (Jolanda Di Virgilio)
Intermezzo
Dopo mesi di attesa e fibrillazione, è appena uscito anche in Italia il nuovo romanzo di Sally Rooney, Intermezzo (Einaudi, traduzione di Norman Gobetti – qui la nostra recensione), in cui l’autrice irlandese torna a indagare, se possibile ancora più nel profondo, i pensieri vorticosi dei personaggi da lei creati. Come in un moderno Ulisse, i fratelli Koubek, Peter e Ivan, si muovono tra le strade di Dublino, alle prese con i propri rimpianti, fallimenti, dubbi e traumi. Ivan, giovane e talentuoso scacchista, e Peter, popolare e brillante avvocato, si trovano ad affrontare un intermezzo: da un lato una fase di stasi e isolamento, determinata dalla morte del padre dopo una lunga malattia; ma dall’altro un momento vitale e frenetico, che porta i fratelli a intrecciare relazioni totalizzanti, fameliche, drammatiche e liberatorie. Legami imperfetti e travolgenti, che, nella loro imperfezione, chiedono soltanto di essere vissuti fino alla fine. (Martina Ostinelli)
Triste tigre
È una strana sensazione quella di volere a tutti i costi consigliare un libro e al tempo stesso non volerlo fare. È una sensazione inevitabile, almeno per me, quando si parla di Triste Tigre (Neri Pozza, Premio Strega Europeo 2024), il saggio autobiografico di Neige Sinno (Neri Pozza, traduzione di Luciana Cisbani – qui la nostra intervista all’autrice) incentrato sulle molestie sessuali che la scrittrice ha subito dal patrigno per anni, dall’infanzia all’adolescenza. Si può immaginare che un libro che affronti questo tema con un taglio personale contenga delle pagine dure, ma la verità è che la lettura di Triste tigre è un’esperienza significativa su più livelli: oltre il coinvolgimento emotivo nella storia dell’autrice, quello che resta con noi a lungo è la riflessione profonda e articolata su cosa sia lo stupro infantile e in che modo la letteratura possa raccontare questa come altre situazioni autobiografiche complesse e disturbanti. Sono convinta che non si possa imporre la lettura di un libro evidenziando il suo essere necessario, ma penso che contributi così notevoli al tema possano davvero fare la differenza nelle domande che ci poniamo quando la violenza entra nelle nostre vite, quando ne siamo vittime o testimoni. Non consiglio di regalarlo, quindi, ma di acquistarlo per voi e di parlarne in attesa che qualcuno di vostra conoscenza ve lo chieda in prestito o in regalo. (Giusi Marchetta)
Può interessarti anche
Psicopompo
Anno dopo anno, Amélie Nothomb pubblica un libro. Ne ha scritti ormai più di cento, perché scrive ogni giorno della sua vita, con una dedizione che forse basterebbe già a giustificare le forme di devozione che fin dal suo esordio la sua scrittura soave e appuntita, il suo spirito d’osservazione svagato e puntualissimo suscitano in una nutrita schiera di ammiratori sparsi in tutto il mondo. Psicopompo (Voland, traduzione di Federica Di Lella), il trentaduesimo fra i suoi romanzi a vedere la luce, ha una grazia speciale. Forse, di tutti quelli usciti finora, è il più intimo, il più confidenziale e in un certo senso il più somigliante alla sua autrice. Di certo c’è che racconta l’amore per la scrittura, e la scrittura come disciplinato eppure incandescente esercizio spirituale con una franchezza spiazzante. È uno di quei libri che permettono, davvero, di sentire la vita che li attraversa. Espone senza esibizionismi e senza ricatti una ferita, consegnando a chi legge un’autrice improvvisamente vicina – come una bambina, come una sorella. (Ilaria Gaspari)
Il segreto dei Cardinal
Ventun figli, e tutti vivi, come ripetono amici e colleghi quando nel ’95 un anziano e stimato cercatore di vene metallifere, riceve un premio alla carriera, e una parte della sua enorme famiglia converge da varie parti del mondo. Ma è davvero così? Il segreto dei Cardinal, romanzo di Jocelyne Saucier (Iperborea, traduzione di Luciana Cisbani) conferma la particolare forza di sguardo – ne avevamo già letto Piovevano uccelli – nell’addentrarsi, attraverso i grandi panorami canadesi del suo Quebec, in una sorta di viaggio iniziatico che ha per meta un’interrogazione estrema sulla morte. Accadeva nel libro precedente, accade in questo dove, attraverso le testimonianze dei figli si riaffaccia qualcosa di oscuro accaduto in passato in una miniera sfruttata più o meno clandestinamente dalla famiglia. Il segreto, appunto. Il segreto di qualcuno che manca al conteggio celebrativo, in questa documentatissima epica di miniere, esplosivi, intuizioni, coraggio, menzogne, violenza e, si direbbe, metafisica della natura. (Mario Baudino)
Il canto del profeta
In un paese europeo certe cose non possono accadere. Non può salire al potere un partito autoritario, che piano piano restringa i diritti e imponga leggi securitarie, arresti gli oppositori politici, reintroduca la leva militare obbligatoria. Qualcuno farà qualcosa, la democrazia ha le sue regole che non si possono calpestare così facilmente. Oppure invece sì? Non sarebbe esatto definire Il canto del profeta di Paul Lynch (tradotto da Riccardo Duranti per 66thand2nd, e vincitore del Booker Prize 2023 – qui l’approfondimento) una distopia: è piuttosto un romanzo che, attraverso un’immagine distorta, racconta il baratro sull’orlo del quale sta il nostro tempo presente. La vita di Ellish Stack e della sua famiglia viene sconvolta quando suo marito Larry, insegnante e sindacalista, viene arrestato e incarcerato senza processo dal regime nazionalista che governa l’Irlanda. E mentre intorno a loro il paese scivola pian piano nell’abisso della dittatura, il romanzo segue con un ritmo serrato l’incubo di una famiglia che scopre quanto siano fragili le garanzie che siamo abituati a considerare come intangibili. Mostrando come gli scenari più inquietanti hanno tratti che possono apparire familiari. (Niccolò Bosacchi).
T
“Quando sei sul campo, durante una partita, in un certo senso sei solo. Ed è giusto così. Devi trovare la via d’uscita. Devi scegliere i colpi giusti e cercare lo spazio di cui hai bisogno. Devi tenere la T. Nessuno può aiutarti. Nessuno può concentrarsi per te o avere paura di perdere al posto tuo. Ma a volte succede il contrario. In campo ti sembra di essere tutt’altro che solo”. T di Chetna Maroo (Adelphi, traduzione di Gioia Guerzoni; finalista al Booker Prize 2023 – qui l’approfondimento) è un romanzo che unisce ai movimenti di uno sport – lo squash – i movimenti della protagonista – Gopi – delineando un parallelismo che non solo fa da guida al racconto ma riesce a sostenere i personaggi e in particolare Gopi nel suo percorso di cura dopo il lutto della madre. Lo squash non è trattato però solo come un viatico e un palliativo, ma diventa l’unico modo, il più indicato e il migliore, dunque, per riuscire a rendere la vita di una preadolescente piena di significato. Sul campo da squash, Gopi capisce cosa vuole essere e come fare per esserlo, ma soprattutto si stacca dalla sua famiglia, sapendo di poter vivere la prossima parte della sua vita con consapevolezza. (Elena Marinelli)
Settembre nero
Sandro Veronesi è tornato da poco in libreria con Settembre nero (La nave di Teseo), romanzo di rara intensità capace di immergere il lettore nelle atmosfere struggenti e suggestive della Versilia del 1972. La storia di Luigi “Gigio” Bellandi, narrata con la voce adulta del protagonista, viene assunto a racconto paradigmatico della fine dell’innocenza. Lungo il libro la quotidianità di un dodicenne si intreccia con la drammaticità della Storia, incarnata dalla tragedia delle Olimpiadi di Monaco. L’autore tratteggia un affresco vivido, tridimensionale e insieme nostalgico del passaggio dall’infanzia all’età adulta, in cui la scoperta dell’amore e l’inesorabile confronto con la fragilità familiare si fondono in un ritratto commovente della crescita. Settembre nero non è solo un viaggio nella memoria, ma una celebrazione della resilienza umana e del potere salvifico delle parole, un’opera che lascia un’impronta nella letteratura contemporanea. (Simone Re)
La scomparsa dei colori
Nel libro La scomparsa dei colori (Garzanti) di Luigi Manconi delinea il suo rapporto con la perdita della vista, avvenuto negli anni e sfociato infine nella cecità. Tuttavia, Manconi (che abbiamo intervistato) in questo racconto non si dedica a descrivere la cecità con distacco, ma piuttosto condivide un resoconto personale del rapporto con essa, e delle considerazioni che ne sono derivate. Il racconto si divide in piccoli quadri, ciascuno relativo a un tema che gli sta a cuore, come il mutevole rapporto con la lettura e con lo sport, i cambiamenti insorti nella relazione con la propria immagine, la ridefinizione dell’autonomia e della libertà personale. Il suo resoconto mostra come possano coesistere forza e vulnerabilità senza escludersi a vicenda, così come momenti di sconforto e di gratitudine, di amarezza e di autoironia. Si tratta di una prospettiva singolare, quindi, ma comunque pubblica nel suo volersi aprire a coloro che desiderano comprendere la prospettiva di chi vive la cecità, senza voler imporre i propri giudizi. Come sottolinea lo stesso Manconi, infatti, all’interno di un’etichetta come quella della cecità o dell’ipovisione, si trovano un’infinità di sfumature, dovute, anche, alle condizioni con cui le si vivono (non solo dal fatto che la cecità insorga fin dalla nascita o meno, ma anche dai mezzi materiali che si hanno a disposizione per affrontarla, dagli strumenti emotivi e affettivi che possono aiutare a gestirla, eccetera). Questa cronaca personale, che non si erge mai ad esempio ma neanche a eccezione, condivide con il lettore un percorso, fisico ma anche introspettivo, dal quale, come scrive l’autore stesso, emergono “non virtù eroiche, bensì la tranquilla normalità di tanti a-normali“. (Nadia Corvino)
Può interessarti anche
You like it darker – Salto nel buio
Se potessi incontrare L’uomo delle risposte – un’entità che detiene ogni risposta, personale e collettiva – all’angolo polveroso di una strada provinciale, cosa gli chiederesti? Con L’uomo delle Risposte, racconto devastante e magico, si conclude You like it darker (Sperling & Kupfer, traduzione di Luca Briasco), la tredicesima antologia di racconti di Stephen King (qui lo speciale sui libri cult del re dell’horror), uscita a pochissima distanza dal suo ultimo romanzo, Holly. You like it darker (Sperling & Kupfer, traduzione di Luca Briasco) è un libro compendio e, a suo modo, un testamento. Una raccolta di racconti, tra inediti e già pubblicati, che percorre quest’ultimo periodo del Re, una scrittura sempre consapevole, matura, e, forse per la prima volta, quasi nostalgica. Per gli appassionati, raccoglie in sé echi antichi – si torna a Duma Key, a Castel Rock – e nuovi personaggi. In due bastardi di talento, racconto meraviglioso che apre la raccolta, l’autore tiene insieme un’analisi ironica sulle inclinazioni artistiche, sul diventare anziani e una piccola invasione aliena. C’è qualcosa di più kinghiano di questo? (Silvia Cannarsa)
Generazione X
Tra le ripubblicazioni dell’anno c’è senza dubbio Generazione X di Douglas Coupland per Accento (con la traduzione aggiornata di Marco Pensante e la prefazione di Matteo B. Bianchi): un libro di culto, uscito nel 1991, che ha plasmato la generazione di cui si fa portavoce anticipando i grandi temi dei ventenni di oggi. Prima di Sally Rooney e altri epigoni, Coupland ha esplicitato il disagio giovanile, l’esaurimento dei vent’anni, o a essere più precisi la crisi dei venticinque, l’alienazione e la sofferenza verso il ritmo frenetico del lavoro, il conseguente burnout derivato dallo scollamento tra i vecchi valori dei padri, boomer, e la nuova realtà distorta dai messaggi pubblicitari e dal marketing. Disorientati da una società che esalta l’individualismo, stanchi di essere definiti in quanto target di mercato, Andy, Dag e Claire mollano i rispettivi lavori a cui non credono più e si trasferiscono nel deserto per dare un significato alla vita. Quello che scoprono è che non c’è nessuno che possa placare le loro ansie, né tantomeno riempire il vuoto lasciato dalla cultura americana degli anni Novanta. Un libro imperdibile per i lettori di David Foster Wallace, Dave Eggers e Bret Easton Ellis. (Micael Chimienti)
Magnificat Amour
A distanza di cinque anni dal suo precedente romanzo La Divina, il nuovo Magnificat Amour (Il Saggiatore) di Isabella Santacroce conferisce a noi fedeli il significato ultimo della sua scrittura: un’esperienza letteraria di channeling, il fenomeno metafisico che mette in comunicazione l’autrice con i tanti multiversi delle proprie narrazioni. Fra cui la Sua stessa; già perché nella storia di Lucrezia e Antonia (due cugine agli antipodi, ma riunite dall’incontro con Manfredi) è appunto di Isabella la sagoma che si scorge fra le pagine; viscerale cannibale prima, sacerdotessa del linguaggio poi, in questa – che è anche una sua “autobiografia” – l’autrice si consacra al Mondo attraverso i diari dei suoi tanti personaggi. Che ne intonano, per le vie corali, una sorta di liturgia mistica: sepolcrale, elevatissima, ma pur sempre attraversata dal suo spirito per la letteratura. (Stefano Risso)
Paradiso Terrestre
Florida, oggi. Dentro una natura rigogliosa e vagamente inquietante, con animali che sembrano volersi riappropriare degli spazi antropici, una donna, ex paziente psichiatrica, deve fare i conti con un’esistenza post pandemica che fatica a ritrovare la normalità. Paradiso terrestre (Mercurio, traduzione di Marta Olivi) di Laura van Den Berg è un romanzo agile e denso, scritto in modo magistrale che, mescolando antiche lezioni di distopia dalla letteratura del Novecento (pensiamo al Mondo nuovo di Aldous Huxley) con temi molto attuali, ci conduce dentro uno scenario non futuribile, ma già presente, fatto di tecnologia pervasiva, natura che si riprende i suoi spazi, rapporti umani complicati e difficili decisioni da prendere per decidere quale mondo vogliamo davvero abitare. Un libro imperdibile. (Francesca Coraglia)
Le figlie di Saffo
Scegliere di andare contro tutti e tutto, contro la società e contro i pregiudizi non è cosa da poco. Significa allontanarsi dalla propria casa e ricostruirsi una vita altrove. Significa doversela cavare senza l’aiuto di nessuno – o quasi. E, spesso, inizia con un atto di rottura: cambiare il proprio nome. Così hanno fatto grandi artiste quali Sibilla Aleramo, Renée Vivien, Eleonora Duse e Lina Poletti. Nel suo romanzo frammentato, Le figlie di Saffo (Garzanti, traduzione di Mariagiulia Castagnone), Selby Wynn Schwartz racconta la vita di queste e di altre donne, accomunate dal bisogno di cambiamento e di essere loro stesse, riunite dall’amore per la poesia e per la letteratura. Le figlie di Saffo è un esordio tanto complesso quanto profondamente femminista, un testo che unisce i frammenti della poetessa greca Saffo (vero e proprio personaggio che trascende i capitoli e il tempo) e la biografia delle protagoniste, con lo scopo di raccontare l’essenza e la forza delle donne. E se non fosse un termine abusato, si potrebbe definire questo libro “necessario” per via della sua memoria storica e della genuina passione per l’ideale della bellezza. (Jonathan Blasig)
Può interessarti anche
Paradiso
Roma e Milano sono come i cani e i gatti, l’Inter e la Juve, Londra e Parigi. Un derby tra categorie dello spirito, due antropologie agli antipodi. Michele Masneri nel romanzo Paradiso (Adelphi – , qui la nostra intervista) cerca di indagare e raccontare tutto questo smontando, in parte, il cliché dei milanesi che muovono il Pil e dei romani perditempo e caciaroni. Il protagonista è Federico, un giornalista squattrinato di Milano che viene inviato a Roma dal suo giornale – dove negli uffici loft è difficile distinguere i modelli dai giornalisti, rivista dove tutto è “iconico” e “visionario” – a caccia di un’intervista impossibile a un regista arrogante e spocchioso. Si ritrova catapultato in un mondo deliziosamente cialtronesco, tra mitomani, nobili decaduti, principesse con il pallino di fare un film e sbarcare a Hollywood, attori scoppiati e registi finiti. E così, il povero Federico, alter ego dell’autore, è investito dalla romanità più ruspante come uno schiaffone in faccia. Tra Trastevere, il Verano e qualche villona sul litorale nord della Capitale, è tutto un chiacchierare di persone divenute personaggi (che nella Capitale è una condizione per sopravvivere): “A Roma si parla soprattutto di scopate e di Rai, o di scopate alla Rai”, dice qualcuno. “Milano è un’infinita Tuscolana tenuta bene”, dice qualcun altro. E ancora: “Milano, dicono che sia molto migliorata”, perché #MilanoNonSiFerma, Roma è palude. Con l’ex giornalista Barry Volpicelli che gira su una vecchia Rolls Royce e dice a Federico che l’unica forma di giornalismo oggi rimasta sono i necrologi. Risultato: a Milano le sòle – influencer, creator di qualcosa, partite Iva che si inventano mestieri in inglese e gioiscono per qualche week e per la metro lilla – si prendono sul serio e vengono prese sul serio. A Roma – palude deliziosamente gaudente e decadente – le sòle divertono e si divertono. Scusate se è poco. (Antonio Sanfrancesco)
Può interessarti anche
Sulle donne
Sulle donne (Einaudi Stile Libero, a cura di David Rieff; traduzione di Paolo Dilonardo – qui un approfondimento, dal titolo Perché leggere oggi Susan Sontag, saggista indisciplinata) raccoglie sette interventi di Susan Sontag, scritti negli anni Settanta, su questioni legate al femminismo. Si tratta di testi molto diversi fra loro, e in cui Sontag mette a fuoco alcuni nodi particolarmente problematici rispetto alla vita delle donne e alle loro lotte, con enorme libertà di idee e di scrittura. Basti pensare al Terzo mondo delle donne, il testo forse più bello fra quelli contenuti nel volume, in cui Sontag dà prova di un pensiero davvero radicale, inquadrando la lotta di liberazione delle donne all’interno di un più ampio contesto storico e economico, pur nella consapevolezza che la “questione femminile” esiste nella sua specificità e “indipendentemente dai problemi in genere posti dal pensiero politico radicale”. In queste pagine Sontag, con voce veramente critica, non si limita a rivendicare una parità fra uomini e donne, ma piuttosto invoca un cambiamento radicale che investe “la natura stessa del potere”, poiché questo è stato definito, nel corso della storia, “in termini sessisti”: non modificare il potere (non solo chi lo detiene, ma invero la sua natura), vuol dire accontentarsi di una pacificazione e non della liberazione; lo stesso cambiamento dovrebbe investire l’etica sessuale, contestando il primato dell’eterosessualità genitale. Problemi ancora aperti, questi e altri all’interno dei saggi di Sontag: come il rapporto con il fascismo, la rivalutazione dell’operato delle donne, le forme di sfruttamento; e posizioni da cui si può (e si deve) ripartire ancora oggi. Magari con lo stesso rischio della contraddizione che Sontag corre in queste pagine. (Giuseppe Carrara)
Alla corte di mio padre
Un padre chiede a suo figlio di custodire un segreto. Un lontano cugino ha inviato alla loro famiglia un assegno di cinquanta marchi per aiutarli. In casa sfiorano la povertà, ma il padre dice al figlio che vuole investire trenta di quei marchi nella pubblicazione di un libro a cui si dedica da tempo. A questo punto, entra in scena la sapienza letteraria, e umana, di Isaac Bashevis Singer. Quel padre è un rabbino, quel bambino è lui stesso da piccolo e questo è il paradosso paterno a cui dovrà sottoporsi: “Secondo lui, niente era più gradito a Dio della pubblicazione di un libro religioso, perché accendeva il desiderio dell’autore per la Torah e stimolava altri a imitarlo”. Cosa conta di più? Saziare il corpo o lo spirito? Pensare alla propria famiglia o pensare a Dio? Singer ci lascia sempre sul ciglio dell’abisso, a fare una scelta che implicherà un dolore universale, che dirà di noi se vogliamo vivere ancorati a terra o se desideriamo aspirare al cielo. E nelle sue storie personali, raccolte in Alla corte di mio padre (Adelphi, a cura di Elisabetta Zevi, con la traduzione di Silvia Pareschi), mai l’ha fatto così schiettamente. (Marco Marino)
Amigdala
“Libro di poesia” sta stretto ad Amigdala (Nino Aragno), manipolazione di pezzi di linguaggio e di fotografie di Riccardo Frolloni. Cosa sia è questione da geometria sacra, da matematica delle sfere. Un principio ne governa le forme: “l’intero atto della scrittura sta nella resa di un’assenza, nel suo possesso e nella sua riproduzione tecnica”. Un’assenza, suggerisce, si guadagna aggiungendo fino a sottrarre, accumulandone le effigi finché il più si cambia in meno. Frequentiamo crolli, parole mancanti, la cosa più sola, fughe, nebbia, catrame, speranze marcite, “il ricordo di una scia”. Chi dice io non parla di sé, ma c’è, ci appare dedotto dalle sue circostanze. A București un modello di vita si dissolve di fronte a noi, arriviamo dopo, non c’è già se non niente (“il comunismo, pensa mia madre o non pensa niente”). Ma è un niente pericoloso, una stasi violenta, un niente che sanguina. Libro di muffe, di cemento e incrostazioni, di stanze murate; la pagina fa corrente, tradita da spifferi di un’aria raggelata. Lascia come l’impressione di assistere a una lunga dissolvenza, a un processo di congelamento, a un liquido che si addensa, di tenere in mano una fotografia mentre ingiallisce e diventa polvere. Di avere la testimonianza di chi ha visto un vuoto nel tempo e resta, dopo. Se ne compili un’edizione a cura di fantasmi. (Gianluca Catalfamo)
Le chiavi di casa – Un diario da Gaza
Cosa rimane quando tutto quello che sei stato, tutto quello che hai avuto, viene ridotto in macerie? Qual è il ruolo di un giornalista nel raccontare la guerra? Sami al-Ajrami (che abbiamo intervistato), insieme ad Anna Lombardi, in Le chiavi di casa – Un diario da Gaza (Mondadori) prova a descrivere la devastazione che ha colpito la Striscia di Gaza dopo gli eventi del 7 ottobre 2023. La sua esperienza non è solo quella del corrispondente esperto, ma anche quella del testimone sul campo. La sua storia personale si fonde con quella degli amici, dei vicini, dei parenti lontani. È una storia che corre di bocca in bocca, fino a raggiungere la sua penna. Il suo racconto è un tentativo di dare voce a un popolo che da anni non ha voce. Le chiavi di casa sono quelle che Sami al-Ajrami tiene sempre sul tavolo del suo nuovo appartamento, adesso che è rifugiato in Egitto. Sono chiavi che non aprono più niente, perché tutto quello che Sami aveva è stato raso al suolo dai bombardamenti. Questo saggio è un appello lucido e onesto per capire meglio quello che sta accadendo e per avere ben chiara la storia che tutti noi, insieme, stiamo scrivendo. (Giuseppe Cecere)
Può interessarti anche
Introduzione alla realtà
Introduzione alla realtà (Timeo) – pamphlet di Edoardo Camurri – è un libro che, come il suo autore, “rende la voce immediata, senza schermi, barriere, distrazioni e ‘vie di fuga’” (come descritto da Camurri nella sua intervista a ilLibraio.it). L’autore invita infatti lettrici e lettori a un viaggio concettuale che esplora il nostro primo incontro con la realtà, quel momento in cui tutto ci appare nuovo e spaventoso. Grazie a una prosa tanto serrata quanto immaginifica, il libro offre uno sguardo originale sul nostro modo di esperire il mondo, proponendo un percorso che va dall’inevitabile conformismo cognitivo all’opportunità di riscoprire la complessità nascosta dietro la blanda e apparentemente innocua quotidianità. Un testo breve ma ricco di spunti, che si snoda tra filosofia e psichedelia, con un equilibrio raro e affascinante. (Enrico Montanari)
Può interessarti anche
La crisi della narrazione
“Raccontare ci ricorda dove siamo stati e indica dove stiamo andando. Dà senso all’insensato e fa ordine nel caos. […] I biologi evoluzionisti sono convinti che la sete di racconti sia profondamente radicata nei nostri geni: è la narrazione a renderci umani”. Parola di Margaret Atwood e Douglas Preston nell’incipit a Quattordici giorni, romanzo collettivo firmato da 36 scrittori, nato durante il lockdown, da poco uscito in Italia per Ponte alle Grazie (qui un estratto e altri particolari). Che l’essere umano in quanto animal narrans, si distingua dagli altri animali per il fatto che narrando realizza nuove forme di vita, è convinto anche il filosofo Byung-Chul Han. Eppure cosa succede quando l’onnipresenza della narrazione si trasforma in uno storytelling rumoroso, votato più all’auto-promozione che all’orizzonte collettivo? Quando le storie da bussole in grado di orientare le comunità si trasformano in ancelle del capitalismo? L’autore della Società della stanchezza e di Infocrazia esplora i rischi di questa deriva nel saggio La crisi della narrazione – Informazione, politica e vita quotidiana (Einaudi Stile Libero, traduzione di Armando Canzonieri). Perché se vivere è narrare, il pericolo che il nostro tempo corre è quello di rendere le storie inefficaci, effimere, un puro oggetto di consumo solipsistico, abdicando all’introspezione a favore di una spasmodica, vuota caccia alle informazioni. (Alessia Liparoti)
Può interessarti anche
Mostri
La sottile linea che separa un genio da un mostro è impercettibile. Claire Dederer, giornalista e saggista statunitense, prova a sezionare e risolvere il conflitto morale che affligge tanti fan e appassionati di arte, in questa epoca storica più che mai: come salvare le opere di un artista che si è macchiato di crimini e orribili nefandezze? Si tratta di un dilemma che coinvolge appassionati, studiosi e non solo. È ancora possibile valorizzare le grandi opere di Picasso dopo che è stato reso noto quello che ha fatto a Dora Maar, o riguardare uno dei film di Roman Polanski, dopo aver appreso della condanna per gli abusi su una tredicenne? La giornalista Dederer non assolve, ma nemmeno condanna: in Mostri – Distinguere o non distinguere le vite dalle opere; il tormento dei fan (Altrecose, prefazione di Giulia Siviero, traduzione di Sara Prencipe) accompagna il lettore attraverso i gironi “infernali” dove colloca gli artisti in base alla propria macchia, esponendo la sua stessa vita in prima persona. Solo guidati dall’amore, come quello che lega ogni essere umano all’arte, si può riuscire a comprendere sia il genio sia il mostro. Mostri è una lettura fondamentale per capire l’arte, gli artisti e la natura umana che ci accomuna tutti. (Veronica Tosetti)
Jim
Chi abbia o abbia avuto un cane, sa quanto forte sia il dolore che si prova nel lasciarlo andare. Io ho perso il mio canetto qualche mese fa, e aver riconosciuto nei disegni e nelle poche parole di Jim (Sonda, traduzione di Paola Costanzo) le stesse emozioni che ho provato io, mi ha fatta sentire meno sola, mi ha consolata. François Schuiten, disegnatore e scenografo belga, ha perso il suo Jim il 24 gennaio del 2023, dopo tredici anni di vita insieme. “Da quel momento e nelle ore successive ha avuto un solo desiderio: disegnarlo… per tenerlo con sé ancora un po’”. Il risultato sono pagine illustrate con tenerezza e dolore, ma anche con la gioia di vivere di chi ha avuto accanto un compagno e un testimone straordinario. Jim è una struggente lettera d’amore e un inno all’amicizia più sincera. (Giulia Ceirano)
Quando muori resta a me
C’è qualcosa di confortevole nel riscoprire il legame con le proprie radici attraverso il racconto di qualcun altro. Quando muori resta a me (Bao Publishing) di Zerocalcare riesce a suscitare questo effetto nel lettore, anche quando chi legge non si riconosce nelle vicende raccontate. Lo spostamento geografico attraverso l’Italia, da Roma alle Dolomiti, diventa un viaggio nella memoria, quella personale, familiare, che tocca una corda profonda sia nel protagonista sia in chi legge. Tra un ricordo d’infanzia e una pausa in autostrada, una notte insonne e un tentativo di connettersi alla rete dove non c’è campo, Quando muori resta a me riesce a restituire quell’affetto complicato, a volte confuso e spesso doloroso, che ci lega alle persone più care, trasmettendone la forza e la dolcezza, ma anche la paura che spesso li accompagna. Il contrasto tra i dialoghi in romanesco e la parlata in dialetto veneto riesce a scavalcare a piè pari il rischio della parodia e si tuffa dritto dritto nel reame dell’autenticità, così genuina da innescare nel lettore una sensazione quasi catartica. (Elena Asquini)
Può interessarti anche
Traffic
Un libro sul giornalismo che ha il ritmo di un thriller, la forza narrativa di un romanzo d’avventura, la verità (certo, quella dal punto di vista dell’autore) di chi ha vissuto dall’interno i fatti che racconta, i retroscena che svela. Traffic – La corsa ai clic e la trasformazione del giornalismo contemporaneo (uscito per Altrecose nella traduzione di Andrea Grechi), racconta gli anni formidabili degli albori del giornalismo online, e spiega, esempi alla mano, la sua crisi attuale. Nel mezzo, tante storie che si intrecciano, e tanti personaggi, tra ascese inattese e cadute anche drammatiche. A firmare il libro è Ben Smith, che ha vissuto da protagonista gli ultimi 25 anni nel mondo dei media, dall’esplosione dei blog a quella di Twitter, dal sito Politico al boom (prima del tonfo) di BuzzFeed News, fino al New York Times e alla sua ultima creatura, Semafor. Moltissimo è cambiato nel mondo del giornalismo negli ultimi 30 anni, tanti modelli sono saltati, tante previsioni si sono rivelate errate: i social e gli algoritmi dei motori di ricerca hanno sconvolto la fruizione dei contenuti (giornalistici e non) da parte delle persone, e nessuno sa davvero come ci “informeremo” tra 10 anni (resteranno solo divulgatori e creator?)… Tra chi, oltreoceano ma non solo, si è occupato di comunicazione digitale in ambito giornalistico, certo non mancano le responsabilità. Di certo, leggendo Traffic, la sensazione è che c’è stato un momento, all’inizio del terzo millennio, in cui una rivoluzione nel giornalismo sembrava possibile. Presto, però, quel sogno utopico si sarebbe frantumato, anche a causa degli errori commessi da molti di quei sognatori. (Antonio Prudenzano)
Scopri le nostre Newsletter
Notizie, approfondimenti e curiosità su libri, autori ed editori, selezionate dalla redazione de ilLibraio.it